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domenica 1 marzo 2009





La Radiologa

Io e Bianca abitavamo al quinto e ultimo piano di una casa signorile in zona Fiera, nell’appartamento che le avevano lasciato i genitori. Dal bagno si accedeva ad un terrazzo piuttosto grande, ma inutilizzabile per altri scopi, se non per stendere il bucato o prendere il sole nudi in estate essendo completamente chiuso con dei muretti. Confinava con un terrazzo analogo di un appartamento di due locali, arredato, ma sfitto da tempo per la cifra esorbitante richiesta. Ci tranquillizzava il non avere vicini, perché potevamo dare libero sfogo al sonoro dei momenti di sesso sia di coppia, senza crearci scrupoli. Questa libertà non venne comunque interrotta con l’arrivo di una vicina: Tina, bruttina, greca e radiologa. L
a bellezza non era la dote principale di questa ragazza, però era cordiale e con quella sensualità strana di chi sa di non esser bella, ma di piacere. Aveva una trentina d’anni, naso pronunciato, capelli neri lisci e raccolti in una coda, occhi neri, incarnato olivastro, un corpo minuto e gambe non brutte, ma sicuramente storte. Non si fece scrupoli per presentarsi e chiederci informazioni sulla zona e in generale su Milano. Aveva abitato a Treviso ed ora si era trasferita grazie ad un ottimo posto trovato in una famosa clinica milanese, come radiologa. Qualche volta dopo serate un po’ movimentate da festicciole con musica e sesso, ci eravamo scusati per il disturbo: rideva dicendo di non essersi accorta di nulla. Venne la primavera e come nostra abitudine con il primo sole la domenica pomeriggio ci mettevamo nudi sul terrazzo del bagno, su dei lettini. I nostri terrazzi erano separati da un muro basso e da un vetro spesso e rinforzato con rete metallica. Garantiva sicurezza e privacy. Non impediva però di vedere le sagome delle persone dall’altra parte e di intravederne i movimenti. Inoltre gli infissi a sostegno del vetro lasciavano un paio di centimetri di stacco dal muro sul quale erano fissati. Eravamo sdraiati al sole e intravedemmo Tina copiareo la nostra idea di usare il terrazzo come solarium, sistemarsi al sole, probabilmente su un lettino simile al nostro. Di sicuro indossava un costume intero, nero. Io e Bianca eravamo nudi e come capitava spesso in quella situazione ci stuzzicavamo sotto il sole. Facendo segno a Bianca che la vicina avrebbe potuto capire cosa facevamo, non ebbi alcun risultato se non stimolare la sua voglia di esibizionismo. Iniziò a masturbarmi e poi salendo sul mio lettino si infilò il mio sesso eccitato e decise di fare l’amore. Certamente Tina poteva capire cosa stavamo facendo. Mentre Bianca si muoveva su di me, vidi la vicina alzarsi dal lettino e sparire il nero del costume, era nuda. Volutamente esagerammo con i gemiti mentre facevamo l’amore, alla fine dopo essere venuto non resistetti alla tentazione di guardare dalla fessura sotto il vetro, verso il terrazzo della radiologa. Si stava masturbando. Da quella volta ci capitò, mentre facevamo l’amore, di fantasticare spesso su una eventuale partecipazione della vicina e l’idea stuzzicava entrambi.
Dovendo fare una radiografia all’apparato digerente e trovando tempi biblici di prenotazione mi venne l’idea di chiedere alla vicina se potesse trovarmi una soluzione in tempi brevi. Mi fissò dopo due giorni una Rx nella clinica dove lavorava, fortunatamente convenzionata con la USSL.
La mattina dell’esame ero nervoso, ne mi distese la richiesta di Tina, sola nella sala di radiologia, di spogliarmi completamente e mettermi in piedi davanti ad una parete di contrasto.
Dovevo bere una sostanza schifosissima e non c’era alcun motivo di essere nudo, il fatto mi tranquillizzò e fece avere un movimento al mio pene, non era una vera erezione, semplicemente un leggero aumento delle dimensioni. Durò pochissimo perché come ingurgitai la pappina disgustosa, tutto poteva succedermi, tranne eccitarmi. Mi disse subito di non vedere nulla di anormale se non una gastrite, sicuramente causata dai disordini alimentari, l’eccesso di alcool e di fumo.
Ci sembrò doveroso sdebitarci del favore invitando Tina a cena in un buon ristorante. Accettò senza fare complimenti inutili: a tavola ci rendemmo conto subito di quanto apprezzasse la cucina italiana ed sopratutto i vini, le chiacchiere diventarono presto confidenziali e subdolamente io e Bianca, spiegammo le cause dei rumori notturni provenienti dal nostro appartamento.Rise e finalmente ci disse di aver capito benissimo cosa facevamo ogni tanto. Al rientro a casa la invitammo a bere qualcosa da noi, ma gentilmente declinò l’invito spiegandoci di aver già raggiunto il tasso alcolico massimo, oltre il quale non era abituata ad arrivare. Quella notte io e Bianca esagerammo veramente nella colonna sonora della scopata dedicata a Tina.
La domenica seguente la invitammo a pranzo e dopo abbondanti libagioni, le proponemmo di prendere il sole con noi sul terrazzo. Accettò. Logicamente non era preparata e neppure noi, così ci trovammo a spogliarci sul posto, rimanendo con la biancheria intima, per pochi minuti però , poi ridendo sparì anche quella. Io e Bianca eravamo su un lettino, Tina sull’altro in fianco a noi. Aveva un bel seno e quando Bianca iniziò a toccarmi ed eccitarmi, lei prese ad accarezzarsi i capezzoli. Avevo una erezione completa e notevole anche per il fatto di sentirmi osservato da Tina. Appena Bianca dedicò la sua bocca al mio sesso, la vicina cominciò a masturbarsi girandosi verso di noi, Bianca smise per un attimo e la invitò ad affiancarla nell’impresa. Disse che preferiva solo guardare e toccarsi. Chiariti gli interessi, ci eccitò l’idea di avere una spettatrice, le dedicammo una scopata live e lei ci ringraziò con piacevoli fremiti e scatti in un paio di orgasmi. Il gioco fra di noi si ripeté, con una curiosa intesa, quando noi o lei avevamo voglia di combinare qualcosa, bastava la frase: ci vediamo per cena ? Accettare dava per scontato un dopocena. Da noi o a casa sua indifferentemente. Il gioco consisteva nel mettersi a conversare seduti su divani contrapposti, Noi iniziavamo a baciarci, accarezzarci, fino al punto in cui Bianca mi apriva i pantaloni e mi liberava il membro, per la nostra vicina già eccitata era il momento in cui iniziava a toccarsi. Tina era decisamente più una voyeur, che un’esibizionista e sicuramente il suo piacere stava nel guardare un sesso maschile. Quando ero io a masturbare Bianca spalancandole le gambe ed il sesso alla vista di Tina non aveva reazioni fino a quando non vedeva apparire anche il mio sesso. Le chiedemmo ancora qualche volta di aggiungersi a noi, ma ci pregò di insistere. Molte volte si masturbava davanti a me e Bianca mentre davamo spettacolo senza neppure spogliarsi. Si infilava una mano nei pantaloni della tuta da ginnastica o sotto la gonna e si toccava, i suoi orgasmi erano brevi e intensi e riusciva a procurarsene anche quattro o cinque in una sera. Era eccitante così, ma Bianca capì quanto mi sarebbe piaciuto vedere Tina esibirsi insieme a noi. Non so come e quando ne parlò con lei, ma una sera andammo da lei per un caffè, ci aprì vestita da radiologa, camice bianco, calze bianche e zoccoli verdi di gomma. Bianca aveva colpito, sapeva i miei gusti e le aveva consigliato quell’abbigliamento. Quando si mise sulla poltrona di fronte a noi lasciò le gambe socchiuse e vidi sotto il camice la fine delle autoreggenti bianche, sicuramente procurate da Bianca. Per la prima volta estrassi da solo il pene già eccitato e iniziai a masturbarmi, non aspettai molto per vedere la sua reazione: slacciò il camice e mi mostrò le mutandine, si accarezzò con una mano il seno e infilò l’altra fra le gambe. Bianca accese una sigaretta rimanendo a guardare la scena. Mi alzai e rimasi in piedi davanti a lei con il sesso in mano, venne stringendo e accavallando le gambe sulla sua mano, poi si sfilò gli slip ed estrasse da sotto il cuscino della poltrona un pene di gomma, a me noto. L’avevo regalato io a Bianca ed era quello più piccolo che spesso usava dietro mentre scopavamo. Tina se lo introdusse e cominciò a muoverlo dentro e fuori, mentre con l’altra mano si accarezzava il clitoride, infilò una serie di orgasmi quasi consecutivi guardandomi mentre venivo riempiendo le mani premurosamente pronte, di Bianca.
Visto il risultato di quella novità, dopo una settimana proponemmo a Tina un giro notturno di una Milano a lei non ancora nota. Esitò un po’ ad accettare, ma alla fine garantendole l'assenza di alcun rischio, accettò. La serata fu veramente dedicata tutta al suo piacere di guardare membri maschili venire. Girammo fino alle tre di notte e credo non dimenticammo di visitare nessuno dei luoghi dove si potevano incontrare dei guardoni o esibizionisti. Bianca nel sedile davanti alzate le gonne dava spettacolo masturbando con una mano il mio membro e con l’altra il suo sesso, oltre ad eccitarli, a volte abbassava il vetro e qualcuno veniva aiutato dalla sua mano nel venire. Dietro Tina guardava allibita e si masturbava, dapprima timidamente, poi sdraiata sul sedile con le gambe spalancate rivolte al finestrino dove vedeva alternarsi sessi a lei offerti. Dietro l’Arena alle due di notte, l’auto era attorniata da uomini col sesso in mano, davanti allo spettacolo inusuale di due donne che si esibivano per loro, dovetti mettere in moto e andarmene perché davamo troppo nell’occhio. Ci seguirono con le auto fino ad posto tranquillo, dove le ragazze ripresero il gioco fino a quando anche l’ultimo degli spettatori si allontanò. Ritornando a casa Tina ci confessò di essere venuta otto volte e di aver visto lo stesso ragazzo venire tre volte.
Non ripetemmo più quella pazzia, ma ne parlammo spesso. Le cene con Tina continuarono finché una notte sentimmo dal suo appartamento giungere dei gemiti noti, uniti allo scricchiolio di un letto. Curiosissimi la mattina seguente dallo spioncino vedemmo uscire un bel ragazzo. Tina, bruttina, aveva colpito e da allora ci dedicò solo saluti in ascensore.