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mercoledì 8 settembre 2010


L’esibizionismo

Nicoletta era stata sincera, con le sue pause di qualche minuto fra un orgasmo e l’altro, la voglia non le passava mai, così quando le proposi di farsi fotografare mentre si masturbava non fu necessario insistere per farle dire di si. Aveva un esibizionismo innato che la eccitava, non dovetti mai chiederle nulla, sapeva dove mettersi e come mettersi. Si vestì come quando era entrata in casa, si mise sul divano, la lasciai fare, era perfetta, provocante, fu una esibizione che eccitava lei e me nella stessa maniera. In pratica si masturbò, in tutte le posizioni e in ogni possibile inquadratura, senza spogliarsi completamente, come se l’unico scopo fosse di sconvolgere chi la guardava. Dopo il primo rullino iniziai a masturbarmi mentre scattavo, si eccitò ancora di più e venne, fotografai il suo viso mentre godeva era bellissimo fissare quei momenti. Da un cassetto presi un fallo di gomma non molto grosso e le chiesi se volesse usarlo, i suoi occhi si illuminarono. Mi disse che aveva sempre desiderato averne uno, ma si era sempre vergognata nell’entrare in un negozio per acquistarlo e si era arrangiata usando una bottiglietta di vetro di un profumo. Se lo introdusse con facilità, sia per la dimensione che per l’abbondante lubrificazione del suo sesso, si masturbò con quello mentre con le dita si torturava il clitoride, era in estasi e mi fece segno di avvicinarmi per poter accogliere in bocca il mio sesso. La dovetti interrompere per evitare di venire, avevo in serbo un’altra sorpresa e andai a prenderla in camera da letto. Era un fallo di lattice che riproduceva alla perfezione un membro di notevoli dimensioni, la sua espressione di stupore durò solo un attimo e diventò di godimento quando lentamente lo introdusse dentro di se. Feci fatica a continuare a fotografare: fino a quando non la vidi appoggiare il grosso fallo sul divano tenendolo diritto e sedendosi sopra, mi girava le spalle e piegandosi in avanti mi mostrò con quanta abilità e piacere riusciva a introdurre nell’altra apertura il vibratore più piccolo. Posi la macchina e finalmente lasciai che la sua bocca mi regalasse quel piacere che avevo trattenuto fin troppo, dopo un attimo venne anche lei. Esibizionismo e voyeurismo: se fino all’incontro con Nicoletta avevano avuto nella mia vita un significato stimolante e complementare al rapporto sessuale, dal momento in cui si trasferì a vivere da me divennero parte integrante del nostro modo di fare l’amore. Fu piacevole e liberatorio per lei, raccontarmi i suoi piccoli segreti, i giochi solitari o esibizionistici che fin da quando era ragazzina aveva sperimentato e raffinato trasferendoli dalla fantasia alla realtà. Aveva sempre avuto una curiosità sessuale molto sviluppata e aveva imparato presto a trarre piacere dall’eccitare qualcuno esercitando una raffinata perversione che superava di gran lunga quella vezzosa, quanto normale abilità provocatoria femminile. Ascoltarla descrivere le sue esperienze mi eccitava e se ne rendeva conto anche lei che se ne compiaceva con una ulteriore forme di esibizionismo e provocazione. Era la prima volta che trovava un ascoltatore che la capisse e le sue confessioni erano un simpatico preludio ai nostri momenti di intimità. Mi spiegò dell’eccitazione che provava da sempre nell’indossare minigonne vertiginose, cosa che mi sembrò strana perché non l’avevo mai vista in ufficio se non con gonne più che normali, e sentire gli sguardi che si intrufolavano sotto mentre saliva le scale della metropolitana od era seduta in autobus. Dopo questi giri stimolanti, generalmente al sabato pomeriggio, tornava a casa eccitata al punto di sedersi in camera sua davanti allo specchio e sfinirsi in interminabili masturbazioni. La sua curiosità però non si esauriva nell’eccitare, ma scoprì presto il piacere di ammirare i risultati delle sue provocazioni. Mi raccontò infatti di un gioco che aveva scoperto casualmente al parco Solari, quando aveva vent’anni: seduta su una panchina con una delle sue minigonne, intenta a godersi gli sguardi, di un attempato signore vide questi entrare in un vespasiano lì vicino e guardarla. Lei vedeva solo il suo viso, ma immaginando quello che stesse facendo, gli offrì degli scorci delle sue cosce e delle sue mutandine, fino a che lo vide mostrarle il sesso proprio nel momento dell’orgasmo. Quella volta scappò via, ma ritornò altre a volte per ripetere il giochino e procurarsi persino degli orgasmi contraendo i muscoli del pube, tenendo le gambe accavallate. A Nico non dovevo chiedere nulla per eccitarmi che già non lo avesse capito da sola o lo sentisse come un suo piacere che ora finalmente poteva esprimere con un uomo senza essere giudicata. Questa libertà divenne presto un comportamento abituale, era normale che capitasse che la sera mentre leggevamo io sul divano e lei sprofondata nella poltrona di fronte a me, presa dal libro, spesso erotico, iniziasse a toccarsi i capezzoli, accarezzarsi le cosce e finire con la mano nelle mutandine a giocherellare con il suo sesso. A questo spettacolo, rispondevo con complicità toccandomi ed estraendolo dai pantaloni per mostrarglielo in tutta la sua eccitazione. Il gioco continuava con maliziosi sguardi al mio pene e pagine di lettura, fino a quando non iniziava a masturbarsi più decisamente fino ad essere pronta alla conclusione che più le piaceva. Si sedeva a cavalcioni su di me e sul mio pene introducendolo il più possibile, non voleva che facessi alcun movimento, ma roteava lentamente il bacino torturandosi il clitoride con due dita fino ad esplodere un fragorosi orgasmi. Poi si dedicava al mio piacere, in qualsiasi modo lo chiedessi. Quando le chiesi se volesse vedere dei video porno, la risposta fu più che scontata ed il risultato strepitoso, non lo aveva mai fatto, ma sempre desiderato e vidi i suoi occhi brillare come Alice nel paese delle meraviglie. Da quella volta quando lo desiderava non esitava a infilare nel lettore una cassetta dopo averla accuratamente scelta. Il clima di complicità e di intesa che si era creato, stava bene ad entrambi e ci appagava. Ai suoi racconti facevano seguito i miei, dei giochi fatti con Marcella, Bianca o con coppie, Nicoletta era presissima dalle descrizioni delle mie esperienze, fu sincera, mi disse che la eccitavano certo, ma non sarebbe mai arrivata sperimentarle. La mia insistenza non superò mai la curiosità di vedere se prima o poi avrebbe cambiato idea, e ne ero convinto. Nella società dove lavoravamo nessuno sapeva della nostra relazione e convivenza, arrivavamo e partivamo con le vetture personali e mai un gesto tradì il nostro segreto insospettendo qualcuno, neppure le volte che ci intrattenevamo oltre l’orario per qualche reale motivo di lavoro. Motivo che però finiva a volte per finire nel sesso nel più classico dei modi, visto e rivisto nei più scontati film hard sulle segretarie. Ma anche questo per noi era un gioco e ridevamo dei nostri ruoli di attori porno.

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