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lunedì 9 agosto 2010




Elisabetta

Aveva risposto anche lei al mio annuncio nel sito sadomaso, una e mail abbastanza tiepida e attendista, chiedeva informazioni più precise sui miei gusti e interessi sull’argomento. Dopo uno scambio di lettere a volte quotidiano e sempre più personali, si creò una simpatica ed intima amicizia fra due sconosciuti che coperti dall’anonimato, si erano raccontati molti più segreti di due vecchi amici. Infine mi scrisse chiaramente che poteva interessarle arrivare anche ad un incontro, dopo altre tappe per conoscerci meglio : chat, telefonate ed infine l’ incontro. Con una doverosa premessa. Il suo interesse era quello incontrare una persona matura, oltre i cinquant’anni che volesse creare una relazione duratura anche affettiva e che il suo desiderio era quello di essere sottomessa in maniera soft, sculacciata sul sedere nudo, poi posseduta con un rapporto protetto. Il tutto avrebbe dovuto svolgersi possibilmente a casa mia dopo una cena, un corteggiamento, delle effusioni reciproche, avrei dovuto farla stendere sulle mie ginocchia alzarle la gonna, abbassarle le mutandine e sculacciarla sonoramente. Certo che la ragazzina aveva le idee molto chiare. Accettai. Mi scrisse in seguito che fin da piccola aveva questa fantasia ed era riuscita anche a realizzarla, due anni prima, quando era ventenne. Aveva risposto ad un annuncio assolutamente complementare con la sua giovanile fantasia, inserito da un uomo di 48 anni. Si erano incontrati, ed era nata una piacevole relazione sessuale ed affettiva che aveva soddisfatto le sue curiosità. La storia era durata fino a quando non le impose un incontro al quale partecipò un’altra donna. L’esperienza le era piaciuta, non aveva mai avuto un rapporto sessuale con una ragazza, e l’essere costretta a baciarla intimamente, mentre lui la penetrava e sculacciava le aveva fatto scoprire un suo lato bisex che neppure conosceva. I successivi incontri furono sempre a tre fino al momento in cui lui le chiese di trasferirsi a vivere con loro spiegandole che la donna era la moglie : sconcertata dalla rivelazione interruppe immediatamente la relazione, rimanendo però con la sua fantasia ancor più viva, dopo averla sperimentata con successo. Quando le chiesi come mai fosse entrata in un sito di annunci sadomaso mi confessò di essere una visitatrice di siti porno, e che questa curiosità la portava anche a masturbarsi davanti ad immagini preferibilmente di donne che sottomettevano altre donne. Si descrisse come carina, piuttosto alta, capelli castani lunghi, magra con gambe belle e slanciate, non volle mai mandarmi una foto e invece ne chiese una mia, che le inviai. Rispose che le interessavo. Frequentava l’università e stava preparando la tesi. Accettando le modalità di incontro proposte da lei, le scrissi anche quali erano i miei desideri e fantasie, che avrebbero portato al medesimo risultato finale delle sculacciate, ma attraverso un percorso più tortuoso e più giocato sul suo ruolo di sottomessa. Non le anticipai nulla di preciso, perché dipendeva dalla sera, dall’incontro, da come sarebbe stata vestita da diverse varianti che era meglio lasciare al piacere dell’improvvisata. Chiarii subito che non prevedevo coinvolgimenti affettivi, se non la possibilità di una simpatica e duratura amicizia. Accettò anche lei, chiedendo solo che non vi fossero assolutamente forme di violenza fisica. Tutti questi scambi di e mail durarono qualche mese, alla fine mi disse che si sentiva eccitata quando era in chat e leggeva quello che le scrivevo, che era arrivata a masturbarsi e quindi riteneva prossima la possibilità di incontrarci. Io non avevo mai fatto pressione sull’argomento. Mi diede il numero del suo cellulare, ci sentimmo subito.
Aveva una vocina dolcissima e parlava molto lentamente. Scoprimmo di abitare a meno di un chilometro di distanza, nella stessa zona e fissammo un incontro la sera successiva. Era carina, non bellissima, un viso particolare con gli occhiali, ma per il resto era stata sincera : alta, magra, belle gambe, bei fianchi e stranamente timidissima. Era settembre e indossava una gonna sotto il ginocchio ed un maglioncino, scarpe basse e non portava calze. Non sembrava la stessa ragazza decisa ed esplicita che mi aveva scritto quelle mail e mi aveva chiesto quei giochi. Salì in auto e mi chiese subito se ero rimasto deluso, le rigirai la domanda e dopo aver sorriso cominciò a rilassarsi, ma come accordato precedentemente mi ribadì che non voleva che quella sera andassimo a casa mia. Girammo in auto senza una meta precisa, chiacchierando, poi una sosta in un piano bar, i discorsi erano arrivati da un po’ alle sue fantasie e si vedeva dal rossore del suo viso e dal nervosismo delle sue belle mani che l’argomento la eccitava. Così interrompendola mentre stava parlando le dissi con tono che non lasciava dubbi : ora vai alla toelette, ti togli le mutandine e ritorni qui senza. Obbedì senza fiatare e quando tornò le chiesi di mostrarmele, erano bianche e nella borsetta. Continuammo a chiacchierare per poco ed uscimmo, arrivati all’auto le aprii la posteriore e le dissi di salire dietro. Mi diressi verso la tangenziale e le chiesi di accendere la luce posteriore, di aprire le gambe dopo essersi sollevata la gonna e rimanere così fino a quando non l’autorizzassi a ricomporsi. Lo fece senza dire una parola. Dopo una decina di minuti le dissi di passare davanti scavalcando il sedile e che l’avrei riaccompagnata a casa. Mi chiese se avesse sbagliato qualcosa o non mi fosse piaciuta, la rassicurai dicendole che andava tutto bene, ora avrebbe dovuto solo andare a letto e masturbarsi. Mi chiese di baciarla prima di scendere, la sua lingua saettò nella mia bocca e non voleva smettere. Mi telefonò dopo una ventina di minuti per dirmi che era sola a casa e si stava masturbando su una poltrona. Mi chiese di poter venire l’indomani a casa mia. Le risposi solo, vedremo. Resistette due giorni poi mi telefonò dicendomi di essere eccitatissima, le piacevano le mie mani e se le immaginava mentre la sculacciavano, mi pregò di incontrarci quella sera. La invitai a casa mia alle dieci: le aprii la porta senza accendere la luce nell’anticamera, le dissi di togliersi gli occhiali e mettersi la mascherina che le porgevo sugli occhi, prima di entrare. L’accompagnai per mano in salotto dove accesi solo una luce bassissima e la feci sedere su un divano, era vestita esattamente come la prima sera e tremava. La lasciai in silenzio e senza vedere per più di dieci minuti senza sfiorarla e senza che potesse capire dove fossi, poi la feci sdraiare sui cuscini del divano accompagnandola per le spalle e sollevandole poi le gambe, senza dire una parola le tolsi le scarpe. Dopo una interminabile attesa la sfiorai con la lingua sulle labbra e sul viso, socchiuse la bocca e la baciai . Mi staccai e iniziai a sollevarle lentamente il maglione scoprendo i seni nudi, piccoli e sodi, la mia lingua sfiorò i suoi capezzoli fino a sentirli indurirsi e poterli stuzzicare con i denti. Scesi sul ventre con la lingua mentre la mia mano sollevava la gonna, le aprii le gambe e la leccai all’interno delle cosce, le presi una mano e dopo averle succhiato le dita l’accompagnai nelle sue mutandine, capì da sola cosa fare. Infilò il medio nel suo sesso e dopo averlo estratto umido e appiccicoso se lo portò alla bocca. Prendendola per le braccia la feci alzare e mi sedetti al suo posto, era davanti a me in piedi e le feci scivolare a terra gli slip prima di farla adagiare sulle mie ginocchia, la girai a pancia sotto e le alzai la gonna sul sedere. Volli aspettare che me lo chiedesse, poi iniziai a sculacciarla. Mi disse solo “ più forte” , mentre la sua mano era indaffarata a masturbarle il clitoride.
Durò qualche minuto poi la mia mano era indolenzita, ed il suo sedere arrossato. Feci una pausa per constatare quanto fosse eccitata e bagnata e capii che era il momento di farla inginocchiare sul divano e prenderla. Venne immediatamente appena entrai in lei e mi pregò di non smettere, infilò un orgasmo dopo l’altro chiedendomi poi di venire con lei. Questo gioco era piaciuto ad entrambi e consolidò una affinità di altri interessi che ci portò a frequentarci come due particolari amici. Ci sentivamo spesso, a volte andavamo al cinema o cena, ripetemmo anche l’incontro a casa mia, senza far diventare quel gioco un obbligo ne tanto meno una abitudine. Era un diversivo, piaceva a tutti e due e potevamo gestirlo come un simpatico sfogo delle nostre fantasie. Dopo un anno mi disse che aveva trovato un ragazzo che le piaceva e con il quale aveva fatto l’amore, ne fui felice e le chiesi se volesse interrompere i nostri incontri. Mi disse che non avevo capito nulla, che i nostri giochi non li avrebbe mai potuti proporre ad un ragazzo della sua età e che avrebbe voluto continuare a coltivare solo con me questo suo segreto. Non potevo che essere d’accordo.



Letizia

Conobbi Letizia ad una degustazione di vini Cileni dell’Arcigola, io ero con Elisabetta, lei con un gruppo che in parte conoscevo, presentazioni lampo e la serata finì in una pizzeria. Ci scambiammo troppi sguardi per non incuriosirmi al punto di rintracciare il suo numero di telefono tramite un amico comune. Ci vedemmo per un aperitivo e mi chiese subito di Elisabetta, la differenza di età la meravigliava. Fui molto vago definendola “ solo un’amica”. Letizia aveva trentotto anni, single convinta, sembrava uscita da Sex and the City. Decisamente attraente, anche se non bella, emanava sensualità in ogni gesto, magra, palestrata, non scopava da parecchi mesi, eppure prima di accettare un invito a casa mia passarono mesi. Quando riuscii a sdraiarla vestita sul letto e infilarle una mano fra le gambe non ebbi il tempo di iniziare a masturbarla perchè venne urlando e dimenandosi come una invasata. Con quell’inizio fu evidente che avevamo molti interessi in comune, scopavamo molto bene e non ebbe vergogna a dichiarare che non aveva mai raggiunto orgasmi così intensi in vita sua. Nacque una storia d’affetto e di sesso che ci stava bene, senza convivenze soffocanti, potevo stare qualche giorno io da lei o lei da me, ma quando eravamo di umore negativo evitavamo di fare scintille assieme. Il sesso ebbe sempre una importanza fondamentale nella nostra relazione, le raccontai tutte le mie esperienze sessuali più strane, ne rimase eccitatissima e mentre facevamo del sesso voleva che le raccontassi le cose più particolari che avevo fatto. Si rifiutò sempre di arrivare ad incontri particolari, pur avendo curiosità lesbiche, non aveva mai avuto il coraggio di realizzarle. Le raccontai anche dei giochi con Elisabetta, omettendo però di dirle che ogni tanto li ripetevamo ancora. La passione segreta di Letizia era di essere legata e presa solo dopo una sottomissione soft, fatta di piccole torture ai capezzoli e ad altre parti sensibili del suo corpo. Amava anche essere frustata leggermente, dosando la richiesta di dolore e piacere, che desiderava le fosse somministrato. Me lo chiese la prima volta dopo alcuni mesi di relazione, mi piacque il giochino, lei realizzò una vecchia fantasia e io continuai a far emergere quel lato della mia sessualità che da alcuni anni stavo scoprendo. Non finiva così ogni volta che facevamo l'amore , ma abbastanza spesso. Al punto che mi ero organizzato procurandomi attrezzi adatti a quei giochi. Dopo qualche anno il lato affettivo della nostra relazione vacillò ed andò in crisi, rimanemmo però molto amici e la particolare intimità che avevamo raggiunto nella nostra storia l’autorizzava a non avere riserve nel chiedermi qualche volta di incontrarci ancora per fare esclusivamente del sesso. Così quando Letizia mi chiese di fare un giro a casa mia, non mi meravigliai, anzi fui contento immaginando già quali giochi avrebbe voluto rivisitare. Le dissi che le avrei preparato una sorpresa. Arrivò puntuale e come un rituale sulla porta le misi una di quelle mascherine che si usano in aereo per dormire. Letizia sapeva che non poteva rifiutarsi di fare o farsi fare qualsiasi cosa avessi voluto, erano sempre stati gli accordi relativi al gioco, ma era tranquillizzata dalla mia conoscenza dei sui gusti ed dei limiti da non superare. La presi per mano e la accompagnai in camera da letto, le slacciai golf e camicetta scoprendole il seno piccolo e sodo, rimasi ad ammirarla prima di spogliarla. Le alzai la gonna e la sfilai dalla testa, era sempre bella con le autoreggenti nere e gli slip di cotone da bambina. Era pronta e non l'avevo ancora sfiorata con un dito.
Dietro la porta c'era la spalliera da palestra che conosceva bene, le alzai le braccia e le imprigionai i polsi in soffici ma resistenti strisce di spugna. Mi abbassai e le feci aprire le gambe quel tanto che bastava a bloccare le caviglie alle estremità dell’attrezzo con altre fasce. La sentivo già fremere. Il suo piacere era nell'arrivare sempre vicino all'orgasmo e non venire mai. O quasi, perchè quando si masturbava o la masturbavo o facevamo l'amore, arrivava ad un punto che non ce la faceva più e come diceva lei " le scappava" e non riusciva a fermarsi, esplodendo in orgasmi, violenti e liberatori. Era immobilizzata nella posizione che preludeva ad una serie di piccole torture fisiche e non. La lasciai parecchi minuti in attesa, senza sapere cosa stessi preparandole. Sul letto guardava tutta la scena Elisabetta. Quando le proposi quell'incontro all’insaputa di Letizia, fu un pò titubante per la paura di un suo rifiuto. La tranquillizzai, assicurandole che la reazione di Letizia sarebbe stata sicuramente positiva e decise di accettare il gioco in tutte le sue varianti da me prospettate. La voglia di farsi sottomettere di fronte a Letizia era pari alla sua voglia di essere costretta a fare del sesso con lei. Quando le misi le pinzette sui capezzoli, Letizia tremò di piacere. Non di dolore, erano finte, studiate per non fare male e collegate fra di loro da una catenella d’argento che le passava dietro al collo. Iniziai a leccarle l'inguine e a toccarla sopra le mutandine fino a quando vidi che si erano inumidite per bene, le abbassai un pò e le feci passare dietro i fianchi un’altra catenella con altre due pinzette che fissate sulle grandi labbra le tenevano spalancato il sesso. Era il momento di infilarle il grosso vibratore e risollevarle le mutandine, per tenerlo fermo, appena si sentì penetrata iniziò a muovere il bacino per assecondare lo sfregamento. Elisabetta si era avvicinata e Letizia ne avvertì il profumo chiedendomi chi ci fosse nella stanza, non le risposi, le tolsi una pinzetta e le leccai un capezzolo, facendo segno a Betti di fare altrettanto. Ci togliemmo subito e alle domande di Letizia risposi chiudendole la bocca con un bavaglio che lasciava passare solo un mugolio, misto di piacere e incazzatura. Prima di tagliare i lati dello slip le appoggiai la lama fredda della forbice sul ventre. Betti era inginocchiata in fianco a me immobile. Appena la liberai degli slip e dal vibratore le leccai a fondo tutto gli umori che colavano, poi la penetrai fino a portarla vicinissima all'orgasmo per smettere e lasciare subito il posto a Betti che si girò sotto di lei e iniziò a leccarla davanti e dietro, fino a quando vidi che Leti iniziò ad irrigidirsi di nuovo e la strappai letteralmente via prima che la facesse godere. Betti sapeva che non avremmo dovuto dire una parola, così rimase in silenzio quando la baciai sentendo il sapore di Letizia, quando la spogliai e la spinsi ad abbracciare Leti. Sembrava incantata, la leccava tutta, ogni millimetro del suo corpo senti la sua lingua. Dovetti sculacciarla seriamente per toglierla da lei e avvicinarmi a Letizia per chiederle se fosse finalmente pronta a vedermi con un'altra. Era una fantasia che la ossessionava da sempre e la usava per eccitarsi prima di venire. Le chiesi di assicurarmi che potevo sbendarla e toglierle la mascherina e che non avrebbe fatto scenate. Il mugolio ed il cenno della testa, confermò. Le tolsi prima il bavaglio e la baciammo a turno lungamente. Poi le dissi di aspettare che avrebbe dovuto prima immaginarci sul letto. Betti eccitatissima voleva venire e si toccava, Leti mi pregava di liberarle una mano per potersi masturbare, io ero indeciso, avevo voglia di venire sia con una che con l'altra. Avrei voluto leccare Leti fino a sentirla godere, ma il pensiero di vederla soffrire guardandoci mi eccitò di più. Dopo averle liberato un polso affondai la testa fra le gambe di Betti. Leti in un attimo si era tolta la mascherina e sciolta dagli altri nastri. Si avvicinò al letto e salì sulla bocca di Betti con il sesso ancora tenuto aperto dalle pinzette, feci appena in tempo ad alzarmi e penetrare Elisabetta che esplodemmo tutti e tre in uno sconvolgente contemporaneo orgasmo.



MARTINA

Era stata lei a dirmi "legami". Stavamo scopando in una di quelle domeniche d'inverno che si decide di passare a letto facendo sesso fino a sfinirsi. Non era una ragazzina, se non nel corpo, porca e cerebralmente preparata a tutto, doveva solo decidere se e quando saltare il fosso. Fantasticava a volte di vedermi scopare con un'altra o farsi scopare davanti a me, ma rimanevano desideri. Amava masturbarsi davanti a me che mi toccavo per lei, erano ditalini interminabili e seghe infinite, perchè ci fermavamo ognuno poco prima i venire, da mal di testa, da vibrare come corde di violino, attenti a non lasciarsi scappare l'orgasmo, centellinarlo come un malto di 40 anni. Quando dopo ore di questo gioco decidevamo di venire era una esplosione, quasi delle convulsioni che duravano alcuni minuti....e non era raro che lei non riuscisse in quei momenti a trattenere la pipì. La legai con le prime cose che trovai in camera, forse le cinture degli accappatoi, le bendai gli occhi e le feci tutto quello che volevo compreso farla venire più volte....proprio perchè non lo voleva. Godeva nel sentirsi costretta, immobilizzata, a disposizione, oggetto del mio piacere e ovviamente del suo. In seguito, ma non con troppa assiduità, perchè avevamo capito che era piacere particolare, da non bruciare con la quotidianità, perfezionammo questo gioco : legata meglio, pinzette sui capezzoli e sulle grandi labbra, mascherina nera, frustino soft, insomma un po’di attrezzatura ad hoc. Si dovette assentare dall'Italia per un mese ed io ne approfittai per decidermi ad un ricovero per un piccolo intervento. Saranno state le infermiere che hanno sempre stuzzicato la mia fantasia, sarà stata l'astinenza forzata ma la mia fantasia si scatenò mettendo a dura prova i punti di sutura dell'ernia ed il consiglio del medico di evitare rapporti ed erezioni. Decisi che appena fuori e prima che Martina ritornasse dalla Germania le avrei preparato una sorpresa, un regalo, un tavolo di tortura. Il pensiero dei particolari, degli accessori e di come l'avremmo usato mi provocava dolorose erezioni che non potevo calmare con la masturbazione. Come fui dimesso mi misi all'opera, da un falegname feci tagliare una bella tavola di mogano di una dimensione tale che lei ci potesse stare sdraiata di schiena, con le gambe spalancate e le ginocchia piegate. Adatta ad essere appoggiata sul tavolo del mio studio. Feci sagomare in tondo il lato che sarebbe rimasto fra le sue gambe in modo tale da potermi avvicinare in piedi e scoparla o stare seduto e avere il mio viso all'altezza del suo sesso poterci giocare a mio piacere. Praticamente una tavola ginecologica !! La feci rivestire di raso rosso da un tappezziere che non capì mai cosa fosse !!! E me la portai a casa trionfante. La perfezionai personalmente montando ganci e fermagli tali che mi permettessero di bloccarla completamente una volta che si fosse sdraiata. Bloccarle il collo, i polsi, le braccia, il bacino e le caviglie. Era pronta ! Al telefono le dissi che al rientro le avrei fatto una sorpresa relativa ai nostri giochini di legature. Era curiosissima ed eccitata, ma non mi cavò una parola sulla sorpresa. Rientrò e con simpatica crudeltà non volli che venisse a casa mia, andai io da lei per qualche sera, scopammo, scherzammo, mi chiese, non risposi, rimasi sul vago dicendole che domenica le avrei dato il regalo. Quando a casa mia entrò nel mio studio rimase senza parole. Volle provarla subito, così per curiosità, si tolse solo le scarpe la gonna ed il golf. Dopo che la legai per mostrarle il tutto capì che il gioco era già iniziato. Era bloccata. Le misi una mascherina da aereo ed iniziai con un coltello a tagliarle l'elastico delle mutandine, poi il reggiseno, ora era nuda. E bagnata, si la tavola faceva il suo effetto.
Le fissai delle pinzette sui capezzoli, non dolorose, ma legate fra di loro con una catenella che le passai dietro il collo, se avesse mosso la testa si sarebbe procurata un leggero dolore. Passai al suo sesso, che gocciolava.....pinzette sulle labbra anche queste con catenelle che arrivavano alle ginocchia, se le avesse mosse le avrebbe aperto ancora di più il suo sesso, già spalancato. Era pronta. Ora l'attesa, in silenzio, di quello che le avrei fatto, sapeva che sarebbe stato un gioco lungo, domenicale. Sentì il mio respiro vicino al sua sesso....la mia lingua che le sfiorava il clitoride, poi nulla, l'attesa. Capì che mi stavo spogliando, e capì che mi stavo masturbando guardandola così, come si offriva. Quando strofinai la punta del mio sesso fra le sue labbra, si mischiarono in nostri umori...... mi alzai e le passai il cazzo sulla bocca, cercò di accoglierlo, ma per riuscirci tirò la catenella dei capezzoli, le dissi solo : " stai ferma, devi fare solo quello che ti dirò", "tira fuori la lingua che ti faccio sentire il tuo sapore" bagnai ancora il mio sesso negli umori del suo e tornai a passarlo sulla sua lingua. Poi nulla, pausa, silenzio, attesa, ero davanti a lei e senza preavviso entrai nel suo sesso di colpo...fino in fondo, fermandomi dentro di lei. " vuoi che ti scopi ?" no, dovrai scoparmi tu se vuoi, contraendo i muscoli del tuo sesso " lo fece e bene, così uscii subito, lasciandola con quella insoddisfazione che la eccitava tanto. Mi accesi un sigaretta e rimasi a guardarla, la sua figa era lucida e il liquido le colava fra le natiche bagnandole l'ano, lo spalmai meglio e capì che ora mi sarei dedicato a quello, la penetrai prima con un dito, poi due, gemeva, ma non sarebbe mai venuta così, la conoscevo, il suo orgasmo stava nel clitoride. Godeva solo masturbandosi o facendosi masturbare mentre la scopavo davanti o dietro, sapeva che non avrebbe goduto se non l'avessi voluto io, perchè lei aveva le mani bloccate, io volevo che fosse ancora più eccitata, e lei lo desiderava quanto me. Smisi di toccarla e uscii dalla stanza, l'attesa e il non sapere cosa stava succedendo sapevo che la facevano impazzire di eccitazione. Presi dal frigorifero il pestello di marmo di un mortaio, grosso come un membro normale e tornato di là glie lo infilai di colpo davanti, vibrò come una pazza dal piacere, temetti che stesse godendo, era un suo desiderio, una sua fantasia che ancora non avevamo attuato. Con quell'affare freddo davanti spinsi il mio, caldo, per entrarle dietro, non ci riuscii facilmente, perchè gemeva e si contraeva, quando i suoi muscoli si rilassarono entrai fino in fondo. Iniziò a pregarmi di slegarle almeno una mano o di masturbarla. Sapeva che non l'avrei mai fatto. La scopai dietro facendo veramente fatica a non venire, mi tolsi da lei e le tolsi l'affare di marmo che ormai era caldo, il suo ano era aperto, bagnato e accolse facilmente un grosso fallo di lattice che usai per provocarla meglio, mentre io le entrai davanti trovandola eccitantemente bagnata e fredda. Le parole senza senso che le uscivano dalla bocca erano musica. Erano le cinque e come d'accordo un mio amico aspettava dietro la porta d'ingresso. Uscii da lei e la lascia col fallo infilato che scivolava fuori. Aprii la porta in silenzio e lo feci entrare senza che lei se ne rendesse conto, si spogliò di là e arrivo nello studio come avevamo concordato già nudo, si masturbò un attimo guardandola ed in breve il suo sesso assunse le dimensioni adatte. Lei non percepì la sua presenza, lo stereo copriva i minimi rumori dei passi scalzi. Attendeva cos’ altro le avrei fatto e per farle capire meglio che questa volta sarebbe stata diversa dalle altre le misi in bocca una pallina da golf che avevo bucato da parte a parte e trapassata con una stringa di cuoio, fissandola alla tavola, era più simbolica che altro, non l'avrei fatta urlare di dolore, ma forse di piacere. Mi misi dietro di lei appoggiandole il cazzo sul collo e accarezzandole i seni. Andrea sfregò il suo arnese fra le labbra e scivolò dentro di lei.
Gemette e cercò di dire no, ma le sussurrai all'orecchio : "ora amore puoi farti scopare da un altro davanti a me e se farai la brava ti libererò la bocca e te lo farò succhiare." Mugolava e non capivo, ma le piaceva, Andrea la martellava senza sosta, prima davanti poi dietro.... le chiesi di nuovo : " ti piace ? vuoi il mio in bocca ?" mosse leggermente il capo accennando la risposta affermativa. Mi leccò come un'invasata e mi pregò di farla venire. Non ci misi molto, mi bastò accarezzarle il clitoride mentre lui la scopava e venne scaricando in quell'orgasmo le ore d'attesa, Andrea volle venirle sul viso mentre la scopavo io e lei tentò con la lingua di assaporarne il gusto, mentre io guardandola con la lingua fuori, le venni sul sesso spalancato. La lasciammo così legata, senza ascoltare le sue richieste di liberarla e dopo un pò riprendemmo a scoparla a turno in tutti i suoi ingressi, alla fine quando ci pregò di liberarle almeno una mano per potersi masturbare l'accontentammo e le venimmo sulla mano e sulle dita che si muovevano veloci fra le labbra ed il clitoride.