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mercoledì 21 aprile 2010







AL CINEMA CAPITOL



"Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", sicuramente non un film che io e Marcella potevamo aver scelto per una serata di " caccia alla trasgressione "in un cinema. Il Capitol, una sala di prima visione, sabato sera, spettacolo delle 20.00, sicuramente non un cinema e una sera adatti a “giocare con sconosciuti”. Infatti entrammo, allora si poteva ancora, mentre la proiezione era già iniziata, platea piena, gente in piedi, allora si faceva. Galleria ancora con pochi posti liberi e nell’atrio al primo piano un personaggio già visto: un ragazzo sempre elegantissimo e sempre con un impermeabile al braccio. Lo avevo e avevamo incontrato più volte in moltissimi cinema, porno o meno, entrava guardava la situazione, se c’erano coppie si fermava e subito si sedeva accanto a loro iniziando trafficare sotto l’impermeabile. Aveva provato anche noi, ma Marcella non aveva gradito quell’approccio, ci eravamo spostati e lui era uscito. Da allora lo avevamo notato molte volte. Entrammo e disturbando tutta una fila ci piazzammo in un varco di tre poltrone, dopo pochi minuti il tipo english, scomodando tutta la fila dall’altra parte entrò e si piazzò in fianco a Marcella. Evidentemente ci aveva riconosciuto, siamo stupiti ma tranquilli che lì, con tutti i posti occupati e le nuvolette di fumo che ancora si poteva fare, non ci avrebbe provato. Marcella indossava una gonna seria sotto il ginocchio, larga, leggera, era maggio, e come abitudine a me cara indossava il reggicalze e delle calze a rete color carne. Anche noi come molti spettatori avevamo un impermeabile piegato sulle gambe. Il film, triste e drammatico, teneva tutti con gli occhi allo schermo, tutti tranne il tipo in fianco a Marcella, che dando prova di un coraggio notevole…trafficava. E tranne Marcella che dopo poco mi sussurrò :” ecco, ci sta provando”. Non avevamo molta scelta. Fare una scenata, mi sembrava eccessivo, scambiarmi di posto con lei era come far capire a tutti cosa stava accadendo. Poi, in fondo, l’idea di vedere cosa riusciva a combinare in un cinema così pieno, mi incuriosiva. Le dissi soltanto” ma dai, cosa vuoi che faccia, fai finta di nulla, se quelli intorno si accorgono e fanno casino peggio per lui”. La curiosità di Marcella non era inferiore alla mia. I nostri occhi infatti iniziarono a seguire sia il film che le sue mosse successive. Con una tecnica evidentemente collaudatissima aveva fatto arrivare il suo impermeabile fin quasi a contatto con le gambe di Marcella, le sue mani erano sotto questo indumento e mentre la destra manipolava il sesso la sinistra si faceva strada verso la gamba di lei, che impassibile non favoriva nessun approccio, se non un accarezzamento sopra la gonna. Nessuno si sarebbe potuto accorgere di nulla. Ammirevole. Curavo gli occhi di Marcella attenti all’impermeabile di lui, fino a quando anche lui si accorse di essere guardato e scostò leggermente un lembo, mostrando un sesso che definire fuori misura era poco. Marcella mi guardò sorridendo. In quelle condizioni il nostro vicino non poteva certo andare molto oltre che qualche esibizione del suo strumento, cosa che, ripetendosi appena possibile, attirava continuamente lo sguardo di Marcella. Il film finì ed il pubblico iniziò ad uscire, Marcella mi disse che non avendo visto l’’inizio potevamo fermarci ancora lì. In breve la galleria era semivuota, tranne noi e qualche altro con lo stesso problema e il tipo che di certo non si sarebbe mosso, neanche se avesse già visto il film tre volte. Avremmo potuto a quel punto spostarci, ma ero certo che lei preferisse rimanere lì. Appena le luci si abbassarono per la pubblicità, lui espose con orgoglio il suo membro, masturbandolo lentamente e guardando Marcella quasi provocatoriamente. Lei con le guance arrossate lo guardava masturbarsi, aspettando che si rispegnessero le luci e attendo le sue mosse successive. Appena avvenne, lui riprese l’opera di perlustrazione sotto l’impermeabile verso le gambe di Marcella. Questa volta il risultato fu diverso, lei lo lasciò curiosare fino a infilarsi fra le sue cosce socchiuse. Lo spettacolo successivo sarebbe iniziato fra non molto e la sala si stava riempiendo di nuovo. Lui estrasse un fazzoletto e lo stese sul pene, prese la mano di Marcella che non fece resistenza e la accompagnò a masturbarlo, mentre lei gli consentì di raggiungere le sue mutandine. Venne immediatamente e abbondantemente. Eravamo al punto esatto del film dove eravamo entrati, ci alzammo e dopo una sosta alla toelette uscimmo, per recupera l’auto parcheggiata in via Palestro. Il tipo ci seguiva a distanza. Arrivati all’auto, Marcella col più falso sorrisetto mi disse “ non hai voglia di fare quattro passi nei giardini pubblici, è una bella serata”. Ci avviammo lentamente sempre seguiti dal nostro amico verso un punto che io conoscevo bene, particolarmente riservato con panchine nascoste fra cespugli e finte rocce. Seduti a goderci il profumo della primavera aspettammo l’arrivo del nostro ormai compagno di serata; non tardò e si infilò, proprio dietro noi, ridicolmente poco nascosto da un alto cespuglio. Toccava a lui la prima mossa e la fece subito, estraendo un sesso già in forma che stando in piedi sembrava ancor più grande. Marcella si abbassò per prendere in bocca il mio pene che ormai reclamava la sua parte di piacere, iniziando a masturbarsi contemporaneamente, la feci rialzare dopo poco e sollevatole la gonna le sfilai gli slip e le chiesi di continuare a masturbarsi così in piedi, tenendosi con una mano la gonna. Il topo uscì subito dalla tana per assistere a quello spettacolo e ricambiare con il suo. Marcella ebbe il primo orgasmo a lungo desiderato quella sera. Il primo di una serie. La presi, la feci salire su me, infilandolo in un lago di umore vischioso e lasciandola girata verso di lui, dietro le mie spalle. Godeva veramente bene, si impalava lentamente e fino in fondo, masturbandosi contemporaneamente e dopo aver allungato un braccio in avanti masturbando anche il tipo. Quando le chiesi se voleva provarlo, sapevo già la risposta. Scese e si porto dietro la spalliera della panchina e in piedi piegandosi sollevò la gonna, allargò le gambe e si immolò a quel piacevole sacrificio. Riuscì a strapparle orgasmi ripetuti con una abilità e lentezza inesorabili, io ero in ginocchio sulla panchina e mi masturbai fino a quando capii che il momento della conclusione per tutti era arrivato. Le presi la nuca e l’avvicinai, affondando nella sua bocca e venendo proprio all’unisono con il rantolo che emise lui, svuotando il suo piacere dentro di lei.

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