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venerdì 30 ottobre 2009




Mario e Antonella.

Fu l’unica volta che mi fidai di uno sconosciuto che mi proponeva un incontro particolare con la moglie assicurandomi che quella era a casa e ci aspettava. Una proposta assolutamente anomala che poteva nascondere qualsiasi inganno, ma sia per un’innata attrazione per il rischio che per i modi educati e convincenti di Mario seguii la grossa Mercedes dal Liceo fino ad una signorile palazzina in zona Fiera. Salimmo assieme in ascensore ed entrati in un lussuoso appartamento, mi fece accomodare su un divano di un salotto dalla luce soffusa e sparì. Dire che passai alcuni minuti di profondo imbarazzo è poco, ebbi la netta sensazione di aver fatto un grosso errore a fidarmi e trovarmi in quella casa e su quel divano. Quella situazione d’ansia svanì d’incanto appena entrò la moglie, una donna bionda, occhi chiari e freddi, naso delicato, zigomi alti, pelle luminosa. Indossava una elegante camicia da notte lunga, di pizzo nero che lasciava intravedere un corpo straordinariamente armonioso, leggermente palestrato e ricoperto solo da un minuscolo slip nero. Si sedette al mio fianco e mi chiese se volevo rinfrescarmi in bagno : al mio ritorno mi spogliò con calma e mi dedicò un trattamento che neppure la più raffinata gheisha avrebbe saputo fare. Quando mi ritenne pronto, salì su di me, e mi usò a suo piacere cambiando posizioni con una lentezza distaccata, come se fosse di fronte ad una telecamera. In effetti quasi lo era, perchè quando le chiesi dove fosse sue marito, mi rispose che era sul balcone e che ci stava guardando dalla tapparella. Mario mi lasciò il numero di telefono e iniziammo a sentirci e vederci, non più con la moglie ma con l’amante, rossa e scatenata e con la quale non si limitava a guardare. Uscivo a volte solo con loro due, altre con qualche compagna e frequentavamo assieme feste private e club privè.
Quella telefonata di Mario mi stupì, voleva passare da me in ufficio per parlarmi. Di solito gli appuntamenti o la preparazione di incontri non richiedevano di vederci personalmente, così lo accolsi incuriosito. Non era un bell’uomo, ma quando entrò in ufficio, mi sembrò decisamente brutto, pallido, i capelli ricci arruffati su una fronte sudata e allungata dalla calvizie, ma elegante come sempre, blazer, Saxon, camicia Oxford, Regimental, Rolex, un quarantenne ricco e di successo. Distrutto dall’amore e da una nuova violenta passione per Antonella quasi diciottenne, quasi sua segretaria, sicuramente figlia di un suo amico, indiscutibilmente sua nuova amante. Le era stata affidata dall’amico perché in cerca di una occupazione dopo la maturità e aveva la massima fiducia che lui l’avrebbe trattata come una figlia.
Mario mi chiedeva le chiavi di casa mia per poter finalmente scopare in un letto la giovane protetta. Mi ero separato da qualche anno ed avevo un appartamentino che faceva al caso suo, dato che non poteva portare la fanciulla in un motel per colpa dell’età. Mario non era il tipo da violentare ragazzine, perciò lo aiutai per i due mesi che mancavano al diciottesimo compleanno della fanciulla. Si incontravano due o tre volte alla settimana verso le 17, dopo neanche un mese, quando passò come al solito per ritirare le chiavi con un sorriso malizioso mi disse : perché verso le 19 non passi da casa ed entri senza ricordarti che ci siamo anche noi ? Avevo capito chiaramente cosa stava tentando. Quando entrai infatti si fecero trovare in piena attività sessuale e Mario. mi presentò come l’amico proprietario del loro temporaneo nido d’amore. Antonella nuda mi tese la mano e mi lasciò ammirare un corpo acerbo, abbronzato, con seni pieni e natiche scultoree.
Risalii al viso, irregolare, ma simpatico, capelli lunghi, castani e lisci, le mani affilate e curate terminavano con unghie ricoperte di smalto rosa, così pure i piedi, non piccoli ma belli. Mi allontanai scusandomi dell’intrusione mentre Mario mi chiedeva di passare domani da lui in ufficio a ritirare la chiave.
La sua ditta era sul tragitto fra casa mia e il mio ufficio, così l’indomani alle 9 entrai da lui per prendere un caffè. Mi inchiodò alla scrivania per raccontarmi del suo amore, dell’affiatamento sessuale con Antonella e della sua predisposizione teorica a incontri particolari, aggiunse pure che appena maggiorenne le avrebbe affittato un appartamentino e che stava pensando anche di separarsi dalla moglie. Entrò Antonella con i caffè, e Mario le disse di mostrarmi come lui le aveva chiesto di vestirsi quando era al lavoro. Antonella da brava segretaria obbediente alzò la gonna lunga e seria e mi fece ammirare due gambe splendide, inguainate in calze di nylon e reggicalze di pizzo. La settimana successiva a casa mia Antonella mentre faceva l’amore con il suo compagno mi invitò a partecipare dandomi la prova di aver appreso alla perfezione gli insegnamenti di Mario. Nacque così un sodalizio che durò parecchi anni e ci legò in avventure sessuali alle quali partecipai sempre con Marcella particolarmente ben sintonizzata con Antonella.
La serata più memorabile la passammo in una villa alla Maggiolina a casa di un famoso sportivo milanese amico di Mario. Il programma prevedeva una risottata nella taverna e un dopocena sexi a sorpresa : il padrone di casa invitò maliziosamente alcune coppie scambiste come lui e sua moglie, altre che conoscevano questi gusti ma non avevano mai partecipato e altre ancora completamente estranee a questi interessi. Dopo il risotto innaffiato da una quantità esagerata di bottiglie di San Colombano risalimmo nel salone circolare al pianterreno costellato di divani e poltrone e da dove partiva una scalinata da Wanda Osiris che portava alle camere del primo piano. Li seduti per terra o più precisamente su preziosi tappeti kilim le coppie sbarazzine iniziarono un gioco che aveva come unico scopo quello di far spogliare i partecipanti. Le coppie esitanti, ma curiose assistevano dai divani e le due coppie ignare guardavano appollaiate sulla scala. La prima di queste era formata da due fidanzati di Bologna universitari ed occhialuti, lei mora capelli mossi alle spalle, viso regolare, labbra carnose, seno abbondante, belle gambe e caviglie sottili, la seconda era una coppia sposata di Varese, decisamente modello Comunione e Liberazione. Dopo mezz’ora una ammucchiata era già in corso sui tappeti, mentre le coppie sui divani avevano già iniziato ad ambientarsi e eccitarsi allo spettacolo, la coppia di Varese scandalizzata salutò ed se ne andò bruscamente lasciando i ragazzi bolognesi attenti e incuriositi. Alla ricerca di comodità salimmo a gruppi sparsi nelle camere da letto al primo piano invitando tutte le coppie a seguirci, là sopra ognuno si preoccupò solo del proprio piacere e si formarono nuove coppie, triangoli e ulteriori forme geometriche. Io fui letteralmente sequestrato in un camera da una signora quarantenne, che nella semioscurità non riconobbi neppure, ma che mi assalì possedendomi con una animosità che inizialmente mi mise a disagio poi mi affascinò, Marcella venne risucchiata in un gruppo numeroso e la rividi dopo parecchio tempo, strapazzata e sorridente. Uscito ancora vivo da quella camera, riunitomi a Marcella girai con lei per altre stanze giocherellando dove capitava poi ci bloccammo in una che sembrava particolarmente affollata e rumorosa.
L’universitaria bolognese era sdraiata a terra, senza gonna e calze. a gambe spalancate e stava scopando furiosamente con il marito della mia sequestratrice, mentre il fidanzato inginocchiato in fianco si masturbava accarezzandole il seno e la incitava, con un simpatico accento romagnolo, a fare ancor di più la porca . La camera era piena di spettatori attratti dalla vitalità di quella ragazza che aveva da un’ora iniziato a darsi a tutti gli uomini presenti alla festa, dimostrando di aver risolto ogni esitazione su come inserirsi nella serata. Verso le quattro di mattina la bolognese esauriti i maschi, ma non soddisfatta rivelò una infuocata passione per il gentil sesso ed iniziò a dedicarsi alle signore presenti, che stupite ed affascinate da quelle premure la lasciavano fare con piacere. La luce livida di una domenica mattina d’inverno iniziava ad illuminare una Milano che si risvegliava, con edicole di giornali che ritiravano i pacchi di quotidiani, i primi tram che sferragliando uscivano dalle rimesse e quattro scombinati che andavano alla Stazione Centrale con gli occhi pesti a bere un caffè.