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mercoledì 21 aprile 2010



Al CINEMA ANTEO...poco d’Essay


Dopo l’assaggio del piacere di un’avventura sexy al cinema, provato ai tempi di Milena, e appena riuscii a capire che potevo entrare in un cinema a luce rossa ( o quasi ) pur non avendo ancora compiuto 18 anni, diventai un assiduo frequentatore dell’ Anteo, allora non multisala, non d’essay, ma vecchio teatro trasformato in sala cinematografica. Era specializzato in pellicole soft core, si direbbe oggi, in pratica film a contenuto erotico non definibile porno, tipo: Emanuelle, Histoire d’O, Assicurasi vergine (Romina Power), De Sade. Il pubblico al pomeriggio era eterogeneo, con il particolare che la galleria era principalmente occupata da coppiette in cerca di tranquillità con un briciolo di spregiudicatezza nell’entrare accoppiati e da single che approfittando dell’oscurità e degli stimoli visivi si applicavano seriamente in manipolazioni più o meno nascoste. Entrai la prima volta e molto impacciato mi piazzai a “spiare” una coppia. Erano attenti al film e non davano proprio l’impressione di cercare avventure. Essendo abbastanza poche le persone presenti e rimasto vittima di una precoce eccitazione nascosto dall’impermeabile sulle gambe mi misi a fere quello che più o meno stavano facendo tutti gli uomini presenti. Alle 17.30 entrò in galleria una donna da sola, decisamente non bella, ma con un corpo piacevole e una gonna cortina. Non si sedette subito, ma fingendo difficoltà ad adattare la vista al buio, rimase in piedi girando qua e là, poi si sedette non lontano da me, nella stessa fila. Non avevo proprio motivo per smettere il lavoretto iniziato e così continuai sotto il mio impermeabile. E’ comico ricordare oggi come in effetti tutti gli uomini in sala avessero una montagnetta sulle gambe, fatta da impermeabili o cappotti. La signora dopo poco tempo si spostò al mio fianco e inevitabilmente il mio ginocchio si spostò contro il suo, la mia mano libera sul suo ginocchio e la sua si insinuò sotto la montagnetta. Piacevole sorpresa già pregustavo il piacere di una nuova avventura, quando un alito caldo di sapore di menta mi sussurrò :” vuoi fare qual cosina?”. Certo che volevo fare qual cosina, ero lì per quello! Proseguì :” cosa facciamo?” e soprattutto disse la frase stonata.” Mi fai un regalino?” Al mio rifiuto giustificato dalla assoluta mancanza sia di fondi che di voglia di farlo pagando, gentilmente mi salutò dandomi un’ultima scrollatina al sesso ancora piuttosto eccitato. Girò ancora per la sala si sedette, cambiò posto più volte, cercò insomma di attirare l’attenzione degli altri single presenti. Senza risultato. La coppietta ormai se n’era andata ed erano rimasti in galleria solo una decina di spettatori. La signora ritornò ancora in fianco a me e senza troppo pensarci sostituì la sua mano alla mia, per dirmi poco dopo, “vieni con me…! E si alzò spostandosi in un angolo ben in vista da tutti, rimanendo in piedi. La raggiunsi, me lo riprese i mano e continuò a masturbarmi, poi si abbassò e lo accolse con maestria in bocca, infine si alzò e appoggiandosi alla balaustra alzò la gonna dietro presentandomi un bel paio di gambe con reggicalze, senza mutandine, dicendomi “ dai mettilo dentro “. Non me lo feci ripetere due volte, era persino calda e umidina. Feci l’amore, bene, non posso dire a lungo, ma per un tempo sufficiente a dare spettacolo a tutti i presenti e a farli spostare dietro di noi, per guardarci. Quando le dissi che stavo venendo, si spostò e finì il lavoretto con la mano. Salutai e andai al bagno. Uscii e mi fermai a guardare. Stava facendosi un altro..e poi dopo una breve pausa con contrattazione un altro ancora. Hai capito! L’anima della pubblicità! La rividi spesso entrare nella galleria di quel cinema e ripetere la presentazione con me dei suoi servizi, e una volta, poiché la sala era quasi vuota ed era in attesa, mi raccontò della sua vita. Era un’operaia della Farmitalia, lasciata dal marito con una figlia piccola e prima di tornare a casa, spesso si fermava ad “arrotondare”. Fui commosso e visto che eravamo vicini alle ferie, le allungai un regalino per la figlia. Senza accettare la solita prestazione. Quella doveva essere sempre gratuita, la prossima volta.






AL CINEMA CAPITOL



"Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino", sicuramente non un film che io e Marcella potevamo aver scelto per una serata di " caccia alla trasgressione "in un cinema. Il Capitol, una sala di prima visione, sabato sera, spettacolo delle 20.00, sicuramente non un cinema e una sera adatti a “giocare con sconosciuti”. Infatti entrammo, allora si poteva ancora, mentre la proiezione era già iniziata, platea piena, gente in piedi, allora si faceva. Galleria ancora con pochi posti liberi e nell’atrio al primo piano un personaggio già visto: un ragazzo sempre elegantissimo e sempre con un impermeabile al braccio. Lo avevo e avevamo incontrato più volte in moltissimi cinema, porno o meno, entrava guardava la situazione, se c’erano coppie si fermava e subito si sedeva accanto a loro iniziando trafficare sotto l’impermeabile. Aveva provato anche noi, ma Marcella non aveva gradito quell’approccio, ci eravamo spostati e lui era uscito. Da allora lo avevamo notato molte volte. Entrammo e disturbando tutta una fila ci piazzammo in un varco di tre poltrone, dopo pochi minuti il tipo english, scomodando tutta la fila dall’altra parte entrò e si piazzò in fianco a Marcella. Evidentemente ci aveva riconosciuto, siamo stupiti ma tranquilli che lì, con tutti i posti occupati e le nuvolette di fumo che ancora si poteva fare, non ci avrebbe provato. Marcella indossava una gonna seria sotto il ginocchio, larga, leggera, era maggio, e come abitudine a me cara indossava il reggicalze e delle calze a rete color carne. Anche noi come molti spettatori avevamo un impermeabile piegato sulle gambe. Il film, triste e drammatico, teneva tutti con gli occhi allo schermo, tutti tranne il tipo in fianco a Marcella, che dando prova di un coraggio notevole…trafficava. E tranne Marcella che dopo poco mi sussurrò :” ecco, ci sta provando”. Non avevamo molta scelta. Fare una scenata, mi sembrava eccessivo, scambiarmi di posto con lei era come far capire a tutti cosa stava accadendo. Poi, in fondo, l’idea di vedere cosa riusciva a combinare in un cinema così pieno, mi incuriosiva. Le dissi soltanto” ma dai, cosa vuoi che faccia, fai finta di nulla, se quelli intorno si accorgono e fanno casino peggio per lui”. La curiosità di Marcella non era inferiore alla mia. I nostri occhi infatti iniziarono a seguire sia il film che le sue mosse successive. Con una tecnica evidentemente collaudatissima aveva fatto arrivare il suo impermeabile fin quasi a contatto con le gambe di Marcella, le sue mani erano sotto questo indumento e mentre la destra manipolava il sesso la sinistra si faceva strada verso la gamba di lei, che impassibile non favoriva nessun approccio, se non un accarezzamento sopra la gonna. Nessuno si sarebbe potuto accorgere di nulla. Ammirevole. Curavo gli occhi di Marcella attenti all’impermeabile di lui, fino a quando anche lui si accorse di essere guardato e scostò leggermente un lembo, mostrando un sesso che definire fuori misura era poco. Marcella mi guardò sorridendo. In quelle condizioni il nostro vicino non poteva certo andare molto oltre che qualche esibizione del suo strumento, cosa che, ripetendosi appena possibile, attirava continuamente lo sguardo di Marcella. Il film finì ed il pubblico iniziò ad uscire, Marcella mi disse che non avendo visto l’’inizio potevamo fermarci ancora lì. In breve la galleria era semivuota, tranne noi e qualche altro con lo stesso problema e il tipo che di certo non si sarebbe mosso, neanche se avesse già visto il film tre volte. Avremmo potuto a quel punto spostarci, ma ero certo che lei preferisse rimanere lì. Appena le luci si abbassarono per la pubblicità, lui espose con orgoglio il suo membro, masturbandolo lentamente e guardando Marcella quasi provocatoriamente. Lei con le guance arrossate lo guardava masturbarsi, aspettando che si rispegnessero le luci e attendo le sue mosse successive. Appena avvenne, lui riprese l’opera di perlustrazione sotto l’impermeabile verso le gambe di Marcella. Questa volta il risultato fu diverso, lei lo lasciò curiosare fino a infilarsi fra le sue cosce socchiuse. Lo spettacolo successivo sarebbe iniziato fra non molto e la sala si stava riempiendo di nuovo. Lui estrasse un fazzoletto e lo stese sul pene, prese la mano di Marcella che non fece resistenza e la accompagnò a masturbarlo, mentre lei gli consentì di raggiungere le sue mutandine. Venne immediatamente e abbondantemente. Eravamo al punto esatto del film dove eravamo entrati, ci alzammo e dopo una sosta alla toelette uscimmo, per recupera l’auto parcheggiata in via Palestro. Il tipo ci seguiva a distanza. Arrivati all’auto, Marcella col più falso sorrisetto mi disse “ non hai voglia di fare quattro passi nei giardini pubblici, è una bella serata”. Ci avviammo lentamente sempre seguiti dal nostro amico verso un punto che io conoscevo bene, particolarmente riservato con panchine nascoste fra cespugli e finte rocce. Seduti a goderci il profumo della primavera aspettammo l’arrivo del nostro ormai compagno di serata; non tardò e si infilò, proprio dietro noi, ridicolmente poco nascosto da un alto cespuglio. Toccava a lui la prima mossa e la fece subito, estraendo un sesso già in forma che stando in piedi sembrava ancor più grande. Marcella si abbassò per prendere in bocca il mio pene che ormai reclamava la sua parte di piacere, iniziando a masturbarsi contemporaneamente, la feci rialzare dopo poco e sollevatole la gonna le sfilai gli slip e le chiesi di continuare a masturbarsi così in piedi, tenendosi con una mano la gonna. Il topo uscì subito dalla tana per assistere a quello spettacolo e ricambiare con il suo. Marcella ebbe il primo orgasmo a lungo desiderato quella sera. Il primo di una serie. La presi, la feci salire su me, infilandolo in un lago di umore vischioso e lasciandola girata verso di lui, dietro le mie spalle. Godeva veramente bene, si impalava lentamente e fino in fondo, masturbandosi contemporaneamente e dopo aver allungato un braccio in avanti masturbando anche il tipo. Quando le chiesi se voleva provarlo, sapevo già la risposta. Scese e si porto dietro la spalliera della panchina e in piedi piegandosi sollevò la gonna, allargò le gambe e si immolò a quel piacevole sacrificio. Riuscì a strapparle orgasmi ripetuti con una abilità e lentezza inesorabili, io ero in ginocchio sulla panchina e mi masturbai fino a quando capii che il momento della conclusione per tutti era arrivato. Le presi la nuca e l’avvicinai, affondando nella sua bocca e venendo proprio all’unisono con il rantolo che emise lui, svuotando il suo piacere dentro di lei.


AL CINEMA ORFEO

La prima del film “Crash” di Cronemberg, dal libro omonimo di Ballard, era attesa con ansia, da me e da altri amici appassionati di questo scrittore. Inoltre circolava la voce che sarebbe stato subito sequestrato dalle sale per una ottusa censura. Quindi alle ore 15.30 di un venerdì, assieme a due amiche entravo al cinema Orfeo dove avrebbero proiettato quella pellicola, pensando che diversamente poi sarebbe stato difficoltoso poterla vedere.
La sala era ovviamente vuota, film cult, orario e giorno settimanale. Attesa, chiacchiere, pubblicità, luci che si abbassano, controllo ancora una volta quante persone siano presenti. Cinque, noi tre più una coppia, in una posizione strana, ultima fila in fondo a destra, ultime poltrone della fila verso la parete, un posto vuoto al fianco di lei, poi il corridoio. Mi sembrò un palese invito. Fui disturbato durante la visione del bel film dalla costante curiosità di capire cosa volesse quella coppia. Arrivò l’intervallo, mi girai, nulla era cambiato, noi tre più loro due. Mi alzai con la scusa di andare i bagno e passai accanto a loro. Una bella ragazza con una esagerata minigonna con un accompagnatore decisamente più maturo di lei, e un sorriso ammiccante quando le passai accanto. Ritornai al mio posto, ma la curiosità aumentava, volevo andare a sedermi accanto a quella coppia e l’unica cosa mi riuscì di fare, fu scusarmi con le amiche, dicendo che avevo sentito vibrare il telefono e dovevo uscire un attimo per rispondere ad una telefona importante che stavo aspettando. Mi sedetti subito accanto alla coppia che vide chiaramente da dove arrivavo, e con la paura che un ‘improvvisa quanto immotivata accensione delle luci mi avrebbe fatto fare una meschina figura con le mie amiche. Ne valse la pena, perché quasi subito notai che la ragazza stava masturbando il compagno che, con assoluta disinvoltura, se ne stava col sesso fuori dai pantaloni. Allungai subito una mano sulle gambe della ragazza e mai accoglienza fu più gradita. Non potevo certamente fermarmi oltre qualche minuto, così le sussurrai : “vi aspetto per il prossimo spettacolo in galleria” Lei riferì al compagno e mi sorrise. Tornai ancora una volta al mio posto e scusandomi dissi che dovevo andarmene prima della fine per un motivo imprevisto. Uscii dalla platea e salii, sotto lo sguardo stupito della maschera, in galleria, enorme e completamente vuota. Fine dello spettacolo, le mie amiche se ne vanno e in galleria non sale nessuno. Attesa curiosissima nel divanetto prima dell’ingresso in galleria e…. finalmente poco prima dello spettacolo delle 17.30, la coppia sale le scale e entra in cerca di un posto dove sedersi. La scelta non fu difficile vista la disponibilità. Mai avevo visto un’ occasione più propizia per una coppia ed un singolo che volessero combinare qualcosa in un cinema. Fu come gustarci un pranzo prelibato, potevamo decidere come iniziare, cosa assaggiare, il piatto forte , la quantità, il dessert finale, tutto insomma. Devo riconoscere che la coppia si dimostrò maestra in quel gioco che sicuramente conoscevano bene. Lei aveva sicuramente meno di trent’anni, lui probabilmente più di cinquanta. Non molto alta, capelli neri mossi e tenuti in una coda, seno morbido e non esagerato, gambe snelle, tornite e quasi lucide per l’abbronzatura. Mi accomodai nella poltroncina davanti alle loro e mi comportai, volutamente, come se non conoscessi già la loro disponibilità a “giocare”. Capirono subito il gioco di ruolo che proponevo e lei iniziò a provocarmi come un estraneo, accavallamenti, gambe socchiuse, mi giravo e avendo la testa all’altezza delle sue ginocchia ammiravo quello spettacolo gustoso. Iniziai a masturbarmi con discrezione, poi sempre più liberamente, mentre lei ormai apriva le cosce mostrandomi le mutandine. Lui partecipava guardando e attese che lei decidesse di estrarglielo dai pantaloni e accarezzarlo, ricambiando con una sua mano alla carezza ed entrando nel suo slip. Era inizio estate ed indossava solo una mini, senza calze e una tshirt senza reggiseno, la punta dei capezzoli bucava il tessuto per la durezza dell’eccitazione e lui come interpretando un mio pensiero le alzò completamente la maglietta mostrandomi il seno. La gonna si era alzata fino in vita, praticamente sembrava nuda. Mi girai completamente sulla poltrona e dopo averle sfilato le mutandine affondai col viso fra le sue gambe, lei facilitò l’impresa scivolando sul sedile e avvicinandomi il bacino. La leccai lungamente, non venne ma si eccitò ancor di più e dopo aver parlottato con lui si alzò, si ricompose un attimo, salì i pochi scalini che la portavano in alto verso l’uscita e sparì dietro il tendone di velluto. Lui mi fece segno di seguirla. La trovai nuda fra i due tendoni, con i piccoli indumenti in mano, che si affrettò a passare a lui che ci aveva raggiunto. Si abbassò e dopo avermelo estratto dai pantaloni lo ingoiò fino in fondo, praticamente mi stava scopando con la bocca, davanti a lui che controllava se dalla scala eventualmente salisse qualcuno. Fui costretto a strapparla quasi con forza per evitare di venire troppo in fretta, la girai verso la parete e la penetrai così. Era scomodissimo, la differenza di altezza non permetteva di raggiungere la sincronia necessaria, mi lasciai andare sul pavimento e la tirai su di me, si impalò con piacere reciproco e finalmente iniziammo a fare l’amore bene, con rabbia e dolcezza, lui si godeva lo spettacolo e quando capì che mancava poco al termine, lo tirò fuori e lei lo accompagnò, masturbandolo, fino davanti al suo viso dove esplose schizzando e colandole sul seno. Fu il segnale, per lei e per me, che oramai era giunto anche il nostro momento di venire.