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giovedì 18 ottobre 2012




Una giornata piena

Arrivati a Milano alle 11, accompagnai Viviana alla Statale e la lasciai con l’intesa che sarei passato a recuperarla alle 4: doveva sistemare l’iscrizione e informarsi per trovare un appartamentino in zona, anche in condivisione con qualche altra ragazza. Appena il tempo di passare da casa per una doccia e per cambiarmi, e passai a riprenderla. Alle 7 Graziella mi aveva dato appuntamento all’uscita di Sesto, avrebbe lasciato lì la sua auto. Viviana era raggiante, l’aspettativa di poter studiare e vivere a Milano la elettrizzava e quando salì in auto mi disse subito che aveva già trovato un annuncio alla Statale di una  ragazza che poteva condividere un appartamento. Mi chiese di vedere casa mia e riuscii a stento a convincerla che col traffico di quell’ora non avrei fatto in tempo a riportarla alla stazione centrale in tempo per il suo treno. Ci fermammo in via Aporti e con la massima tranquillità mi disse che era ancora bagnata dalla mattina, si era appena ripulita con un clinex, ma  le faceva piacere sentirsi il mio sperma nelle mutandine. Dicendolo socchiuse le gambe come ad invitarmi a constatarlo. Non solo era vero, ma aveva anche voglia che le mie dita non si fermassero ad una verifica. Lì fra la gente che passava sul marciapiede riuscì a venire, serrandomi nell’orgasmo la mano fra le cosce. Mi baciò salutandomi e facendomi promettere che per il fine settimana saremmo riusciti a trovare il modo per stare assieme, su al paese. Arrivai con largo anticipo all’appuntamento all’uscita dell’autostrada e già con una notevole eccitazione. Dovuta, sia all’orgasmo ricevuto nella mia mano da Viviana, sia all’idea di cosa avrebbe combinato quella sera la scatenatissima Graziella. Arrivò 10 minuti prima del previsto. Come aprì la portiera per scendere e mise giù una gamba capii che si era preparata a dovere e lo spettacolo aumentò la mia eccitazione. Calze velate con reggicalze, minigonna nera e scorcio di slip come aperitivo e … appena seduta in auto da me, esordì con: “ ho fatto tutta l’autostrada guidando con una mano sola, con l’altra mi masturbavo. Se non mi fai godere subito impazzisco”. Non le chiesi con chi volesse godere. Avevo deciso di cenare in un ristorante vicino al cinema a luce rossa dove volevo portarla, ma cambiai idea e mi diressi subito verso il parco Lambro, nel parcheggio dietro il cimitero. A quell’ora, c’era sicuramente qualche guardone ancora in giro. Il percorso in tangenziale servì a Graziella per iniziare la serata scendendo con la bocca sul mio sesso e sollevandola solo quando spensi il motore. Riuscii a stento a non venire. Per arrivare a parcheggiare in un punto tranquillo davanti ad un cancello chiuso ero passato davanti a un’auto che aspettava giusto una coppia che si infilasse lì. Probabilmente si aspettava solo di poter sbirciare una scopata, quando si accorse della nostra posizione “riservata” parcheggiò in fianco a noi e seduto in auto, iniziò vistosamente a masturbarsi sotto lo sguardo di Graziella. Alla quale dissi solo:” se davvero stavi impazzendo dalla voglia di scopare, ora tocca a te”. Non se lo fece ripetere due volte, scese, si avvicinò al finestrino dello sconosciuto, allungò dentro un braccio e la sua mano partecipò all’operazione in corso. Il tipo per ringraziarla a sua volta, le infilò una mano sotto la gonna, invitandola ad aprire le gambe. Graziella non era in condizione di perdere altro tempo in quel giochino soft e dopo avergli detto qualcosa che non capii, si avvicinò al cancello poco distante appoggiandosi con le mani e volgendo la schiena al tipo. 


Lui scese dall’auto col sesso in mano già eretto, si avvicinò a Graziella, quasi con furia le sollevò la gonna e lasciando cadere i calzoni si mise un preservativo e la penetrò subito da dietro, mentre lei lo aiutava nell’impresa, allargando e piegando un po’ le gambe. Non mi resi conto se fu più veloce lui o lei nel raggiungere l’orgasmo, la cosa certa fu che il rapporto durò poco, ma vennero a lungo. Quando risalì in auto era più rilassata, ma non meno eccitata e mi disse: “era prevista  questa scopata lampo o è stata un’ improvvisata?” Non aspettò la risposta e si dedicò con la bocca al mio sesso che da ore ormai reclamava di essere soddisfatto. Il tipo che si era appena fatto una scopata fuori programma si avvicinò alla mia auto ancora eccitato e masturbandosi assistette al mio orgasmo, e quando Graziella rialzò la testa non trovò strano schizzarmi sul vetro sotto il suo sguardo un po’ divertito. Raggiungemmo il ristorante e dopo una pulitina in bagno iniziammo la cena. Graziella era buffa, sembrava una ragazzina che ne aveva combinata una e ne stava già pensando un’altra. Dopo due commenti sull’accaduto le chiesi a bruciapelo:” riuscirai a farmi scopare anche con Lidia?” Rise e rispose: “così completi il trio delle amiche! Ma con Lidia ti dice male, io non posso aiutarti e credo proprio che non ci sia possibilità di fartela”. “E’ strana, neppure con noi si apre a confidenze, fa una vita monotona, la casa, il marito alcolista, il passatempo al bar della Pro Loco, abbiamo fatto fatica a farle dire che il marito non la scopa più ormai da anni.” “ pensa che anche quando andiamo al mare a giugno noi tre da sole, io e Renata ce la spassiamo assieme e ci raccontiamo tutto, lei invece sparisce e non siamo mai riuscite a farci dire cosa combina.” Non commentai, ma facendole altre domande su Lidia, venni sapere che da tre anni ogni giovedì pomeriggio andava a Brescia per del volontariato in un ospedale. Strano. Finimmo di cenare, Graziella aveva bevuto qualche bicchiere di vino e forse per quello o per l’eccitazione delle due ore che l’aspettavano era rossa e scarmigliata. Entrammo nella sala, probabilmente la più piccola e squallida di Milano mentre iniziava un porno altrettanto squallido. L’unico vantaggio di quel posto era che il cassiere/maschera sapeva benissimo cosa succedeva dentro, ma non si permetteva di mettere il naso oltre il tendone, perché, ripristinare l’ordine avrebbe significato perdere quei pochi clienti e quelle rare coppie che andavano lì solo per la tacita libertà assoluta di poter fare quello che volevano. I posti non erano più di sessanta e credo gli spettatori non superassero la ventina. Divisi in gay, masturbatori solitari e cercatori di coppie. Questi ultimi dopo l’inizio dell’ultimo spettacolo accertandosi che non erano presenti coppie, si rassegnavano a rientrare in una delle altre due categorie. Al contrario se era entrata una coppia o addirittura due, tutti cercavano di partecipare indipendentemente dai gusti: chi era entrato per farsi una sega guardando il film, preferiva farsela guardando lo spettacolo dal vivo della coppia e chi era gay sperava nella confusione generale di trovare qualcosa da mettersi in bocca. La cosa certa era che quel cinema era un casino e che le coppie che lo frequentavano cercavano proprio quello. Rimanemmo in piedi per adattare la vista e quando gli occhi di Graziella riuscirono a vedere la sentii irrigidirsi ed aggrapparsi al mio braccio. Nella fila davanti a noi due tipi a braghe calate si masturbavano a vicenda, alternando le mani alla bocca. In piedi in fianco a noi un tipo coi capelli bianchi era in ginocchio e stava succhiandolo ad un ragazzo asiatico giovane. Seduti a macchia di leopardo il resto degli spettatori più o meno si masturbava, qualcuno accortosi della nostra presenza si era già alzato e si stava spostando dietro l’ultima fila dove eravamo noi. Dissi a Graziella:” se vuoi possiamo andarcene..” Rispose “no, sediamoci”. Ci sistemammo al centro di una fila e immediatamente fummo circondati da uomini e ragazzi che si piazzarono davanti, dietro e ovviamente il più lesto, in fianco a Graziella. Tutti aspettavano le nostre mosse, per capire come comportarsi. Volevamo solo guardare e farci guardare? lei voleva masturbare qualcuno?  Due nella fila davanti alla nostra ruppero gli indugi e girati di trequarti avevano tirato fuori i sessi e si sforzano di masturbarsi mostrandoli a Graziella. Uno seduto dietro a Graziella le sfiorava i capelli delicatamente. Le presi una mano e la portai sul mio sesso, con l’innata abilità in un attimo fu dentro i miei pantaloni e iniziò a masturbarmelo. Mi chiese se avessi dei fazzolettini e dei preservativi La mia mano non si era ancora posata sulla sua gamba che il vicino di posto sfoderò un affare che la fece rimanere incantata a guardarlo. Più il tipo se lo masturbava e più si ingigantiva. Graziella non resistette e allungò una mano per toccarlo  iniziando una sega lentissima mentre guardava il film mentre con l’altra mano si occupava del mio sesso. Ormai era partita e non  mi rimaneva altro che guardare cosa faceva o si faceva fare. Smise di masturbarmi e si girò abbassandosi su quel pene per succhiarlo più comodamente, mentre le mani dei tipi davanti la toccavano ovunque. 


Aveva spalancato le gambe, probabilmente al ristorante si era tolta le mutandine, il tipo che era seduto dietro e prima le sfiorava i capelli ora più sbrigativamente era in piedi e piegato in avanti le toccava il sedere cercando di penetrarla con un dito. In pochi minuti quasi tutti i presenti erano intorno a noi, molti in piedi guardavano e si masturbavano altri cercavano di toccarla: prese in mano la situazione il tipo seduto davanti. La fece alzare e prendendola per mano la portò nel corridoio che separava i due blocchi di poltrone, la fece sedere a gambe spalancate e inginocchiandosi riuscì a penetrarla comodamente, mentre il vicino di poltrona che se l’era vista soffiare aspettava il suo turno. Graziella guardava quel grosso sesso pronto per lei e nel frattempo non riuscì ad evitare un orgasmo improvviso che le procurò il pene che aveva dentro, meno voluminoso, ma sicuramente abile. Venne anche lui e togliendosi la quantità di liquido nel preservativo era esagerata. Graziella allungò un altro preservativo al tipo col grosso pene che la portò dietro l’ultima fila di sedili, tutti li seguirono. La fece appoggiare alla spalliera della poltrona e dopo aver tentato inutilmente di infilarsi quel preservativo troppo piccolo,  la penetrò facendole emettere un mugolio di piacere, Graziella riuscì a dirgli di non venirle dentro mentre  si godeva ansimando quel grosso  pene piantato in lei e che sembrava non smettesse mai di muoversi avanti e indietro. Intanto allungava le mani per masturbarne altri. Il ragazzo asiatico era passato nella fila e piazzatosi davanti a lei, l’aveva invitata a succhiarglielo, la posizione però era scomoda per lei e si accontentò di masturbarsi davanti alla sua bocca e venirle in mano. Quella scopata sembrava non terminare mai, Graziella venne due volte prima che il suo benefattore si decidesse a toglierlo e venirle  fra le natiche masturbandosi. Non riuscì neanche a pulirsi completamente col clinex che un altro pene già protetto la stava penetrando. Rendendosi conto che la dimensione era  ben più ridotta e non le avrebbe procurato un gran piacere, Graziella passandosi una mano fra le gambe lo indirizzò nell’altra apertura. L’intera zona era tutta ben lubrificata e scivolò dentro senza fatica: la lunghezza dovette soddisfarla perché sul suo viso dopo un accenno di dolore apparve subito una smorfia di piacere, al quale contribuì anche una mano che non si capì neppure a chi appartenesse e  che si era infilata fra  le sue gambe e aveva preso a masturbarle il clitoride con evidente abilità. Venne per l’ennesima volta. Quando finì la confezione da sei di preservativi, mancava poco alla fine del film, in pratica quasi tutti i presenti in un modo o nell’altro erano venuti, tranne io. Ma faceva parte del gioco  e l’accompagnai nella toelette dove si risistemò alla meglio. Uscimmo prima che si riaccendessero le luci e fortunatamente senza essere seguiti ritornammo alla mia auto. Le chiesi se  prima di portarla alla sua volesse fare un giretto per completare la serata con qualche guardone. Mi rispose che ora voleva solo occuparsi del mio sesso per ringraziarlo di aver atteso tanto. 


Raggiungemmo la sua auto nel parcheggio deserto della Sony, mi fece appoggiare alla portiera  e accucciandosi davanti a me a gambe aperte si procurò, masturbandosi, l’ultimo orgasmo, mentre le venivo in bocca.

martedì 11 settembre 2012



Viviana all'università

Sì, mi ero cacciato in un guaio, un piacevole guaio. Viviana mi piaceva da morire, quella prima esperienza sotto le stelle mi aveva incantato. La sua difficoltà a raggiungere un orgasmo senza una guida e contemporaneamente la sua giovane sensualità mi attraevano in modo morboso. Graziella ormai era lanciatissima verso la scoperta di esperienze sempre più trasgressive e non avevo nessuna intenzione di tarpare questo suo interesse. La sessualità Renata era un fuoco che esplodeva improvvisamente e non mi dispiacevano affatto i suoi exploit imprevisti. Il fatto certo era che, mentre a Graziella l’idea che potessi iniziare una storia di sesso con Viviana poteva interessare poco  ( a condizione che non facessi mancare a lei il suo divertimento) se invece Renata avesse scoperto che mi ero fatto sua figlia avrebbe fatto succedere un casino. Comunque, in questo intreccio di sesso forse più impegnativo delle mie possibilità di gestione, mi sembrava giusto esagerare aggiungendo anche la parte incompiuta della mia permanenza estiva al paesello: farmi la bella, misteriosa e taciturna Lidia. Lidia, moglie frustrata e trascurata di un marito alcolista, l’unica delle tre amiche che non fosse mai andata oltre un semplice saluto quando mi incrociava. Lidia, che probabilmente aveva capito tutte le nostre tresche, ma che non ne aveva mai fatto parola con le amiche del cuore. Lidia, assidua frequentatrice della chiesa, alta, un fisico forse leggermente androgino, che mi era capitato di vedere in costume da bagno al fiume, lasciandomi senza fiato, la bellezza e la perfezione di una statua di un atleta, pelle d’ambra e velluto. Lidia, che a Riccione spariva anche tutta la notte da sola e non raccontava mai alle amiche cosa avesse combinato. Stavo entrando in casa preso da questi pensieri e infilato sotto la porta trovai un bigliettino:” domani mattina vado a Milano per informazioni sull’università, alle 9 prendo il treno a Bergamo, a meno che qualcuno voglia passare lì a prendermi e darmi un passaggio … V.” L’idea più assurda mi passò subito per la mente e ritornai subito al Circolo. Aspettai che Graziella fosse sola e le dissi:” domani devo andare a Milano e mi fermerò anche a dormire, se mi raggiungi verso sera, potremmo cenare assieme e fare un giretto in uno di quei cinema che ancora non conosci”. Nei suoi occhi brillò un lampo perverso :” stai sicuro che ci sarò, però mi devi venire a prendere all’uscita dell’autostrada, se no mi perdo”. L’indomani alle 9, a Bergamo, Viviana invece di salire sul treno per Milano, saliva sulla mia auto. Il bacio sulla bocca fu caldo, breve e sapeva di caffè. L’avvisai subito che non avrei potuto riaccompagnarla perché mi sarei fermato a Milano, mi disse che era meglio così, perché alle 7 Renata l’aspettava alla stazione per portarla  a casa. Indossava una mini e una maglietta anche se il tempo stava cambiando e minacciava temporali, la tentazione di accarezzarle subito le gambe fu subito fortissima e mi dovetti trattenere perché Viviana ruppe subito l’incantesimo con un:”hai intenzione di scopare ancora con mia madre e con Graziella?” Mi venne voglia di risponderle “ vorrei farmi anche Lidia”, ma le dissi solo:” Perché me lo chiedi?” Fu velocissima e chiara:” perché vorrei scopare ancora con te e non mi va se lo fai anche con mia madre”. Ribattei :” e con Graziella?” Lei:” con la vedovella puoi fare quello che vuoi, gli servi solo per uno scopo” “E quale, se lo sai?” Lei “ l’ho sentita raccontare a mia madre i giochi che le piacciono e che fate, e a lei interessi solo per quello.” Fui immediato nel chiederle:” a te perché interessa scopare con me?” “ perché mi incuriosisci e non mi piacciono i ragazzini, ma non mi piace neanche essere usata”. Rimasi colpito da questa affermazione e accarezzandole un ginocchio, preferii cambiare discorso e le chiesi:” fai sempre fatica a venire quando scopi?” Velocissima la risposta:” con te è stata la mia terza scopata, e sono venuta per la prima volta nella mia vita” Ribattei:” ma se ti masturbi vieni?” ormai la mia mano si infilava fra le sue cosce, quando rispose:” non sempre, a volte sento solo piacere, ma non è un orgasmo, colpa dei ragazzi che ho avuto … gli interessava solo mettermelo in bocca e venire e poco gli importava cosa provavo io”. Mi fermai in una piazzola di sosta e baciandola arrivai con le dita oltre il bordo delle mutandine, era asciutta. Mentre continuavo a baciarla le dissi:” prova a toccarti ora e lasciati andare senza pensare a nulla”.Le presi la mano e le succhiai due dita fino a sentirle scaldarsi nella mia bocca, poi le accompagnai fra le sue labbra. Seguì la mia richiesta e baciandola sentii che si rilassava, dopo qualche minuto passò quelle dita, ora appiccicose, sulle mie labbra. Mi disse:” ora continua tu”. La portai più volte vicino all’orgasmo per poi fermarmi e alla fine sbottò” perché ti fermi?” Non le risposi, abbassai il  mio schienale e la portai su mi me, scostai lo slip e scivolai facilmente dentro di lei. Il suo sesso scottava e sembrava risucchiasse il mio, si muoveva lentamente, e questa volta senza chiederglielo iniziò a toccarsi e venne quasi subito rabbiosamente, senza però smettere di muoversi su e giù. Il secondo orgasmo fu più lento e sia ad arrivare che ad esaurirsi e si concluse solo quando mi sussurrò:” vienimi dentro, sto prendendo la pillola”.

giovedì 5 luglio 2012

Un desiderio neanche espresso


La prima settima di agosto fu calda, e non per la temperatura. Renata tolta la benda dagli occhi e le conseguenti inibizioni, chiedeva quasi ogni giorno a Graziella di combinarle un nuovo incontro, proponendomi anche “sveltine” estemporanee, al posto d’incontri come il primo. Graziella mi riferiva, rideva del fatto, ma non rinunciava alla sua razione notturna di attenzioni sessuali. Dopo aver assistito con estremo piacere alla mia mattinata a casa sua con Renata, era ancora più eccitabile: il suo pensiero fisso però rimaneva Milano, il suo sogno di perversione. Ora voleva a tutti  i costi vivere un’avventura in un cinema a luce rossa, l’idea l’eccitava e quasi ogni sera mi chiedeva di anticiparle il racconto di possibili realizzazioni. Era, se ne fosse stato necessario, uno stimolo a fare poi del sesso nel modo più travolgente. Seguendo il gioco che Renata proponeva e Graziella mi riferiva, mi ritrovai una mattina alle sette a incontrarla per una “sveltina” in auto (la sua) mentre ufficialmente stava andando a Bergamo a fare rifornimenti per il locale. Un’altra volta Graziella mi fece scendere nella cantina del Circolo con una scusa e trovai Renata ad attendermi: dopo l’amplesso in piedi, uscì prima lei dalla botola e andò fuori in giardino, qualche minuto dopo emersi io, Viviana la figlia maggiore di Renata aveva seguito le due uscite e probabilmente capito tutto. Il giorno di San Lorenzo avrebbe compiuto diciotto anni e speravo nel suo silenzio. Ne parlai comunque con Graziella, la quale mi rassicurò un po’, dicendo che anche quando Renata si trovava con suo figlio Luca, forse Viviana aveva capito qualcosa, ma era stata zitta, forse perché quasi ufficialmente sapeva che suo padre aveva un’amante. Comunque da quel giorno la ragazza mi guardò spesso negli occhi con un’aria che non mi piaceva. Il dieci agosto per festeggiare il compleanno della ragazza, alla Pro Loco organizzarono alla sera una gran festa reggae, musica a palla, balli, birre, dolci, tutti i ragazzi e ragazze del paese e villeggianti si scatenarono. E non solo i giovanissimi. Io mi buttai nella mischia e beccai Viviana al campo di bocce che si faceva un cannone degno di Bob Marley, non fece una piega se non passarmelo. Chissà se la mammina oltre ai suoi segreti conosceva anche quelli della figlia. Ci ritrovammo vicini sulla specie di pista da ballo a scatenarci nelle danze. Quando arrivò un pezzo lento di Battisti, chiesi a Viviana l’onore di ballare con la festeggiata: eravamo abbastanza fuori dalla visuale sia di Renata sia di Graziella e la ragazzina m’incollò il suo bacino sfregandolo in maniera inequivocabile. Risposi stringendola sulla schiena e facendole sentire l’erezione che mi aveva provocato. Non si meravigliò per nulla, anzi avvicinò la sua bocca al mio orecchio e disse: “ così ti scopi la mammina?” Fortunatamente la musica lenta finì e riuscii ad allontanarmi senza dover rispondere. La sera era nuvolosa e la programmata, abituale gita sulla cima della collina al buio per vedere cadere le stelle, annullata. Il giorno dopo mi sentivo controllato da Viviana ed evitai in ogni modo qualsiasi occasione di scherzare sia con Renata sia con Graziella. Ero sicuro che la ragazzina avesse anche subodorato la mia storia con l’amica di sua madre. Due giorni dopo, cielo sereno, alle otto già si vedevano cadere le stelle. Renata e Graziella dovevano rimanere al locale, Lidia non c’era: alle nove al Circolo erano rimasti solo gli accaniti giocatori di bocce di carte e chi proprio non aveva desideri da esprimere. Un desiderio invece l’aveva Renata. E me lo fece recapitare da Graziella, che mentre ero a un tavolino, mi sussurrò: ” senza dare nell’occhio entra in cucina …”. Mi piaceva Graziella, per la sua disponibilità all’intrigo e alla assoluta mancanza di gelosia nei confronti sia miei sia di Renata. Approfittando di un attimo senza nessuno al bancone del bar entro in cucina e Renata nascosta dietro i frigoriferi, mi accoglie buttandomi le braccia al collo e infilandomi la lingua in bocca. Senza dubbio avrebbe voluto fare sesso lì, in piedi con Graziella che faceva da palo. Dopo cinque minuti di contorsioni, si accontenta di una mano infilata nelle mutandine e delle mie manovre che la soddisfano comunque. Per ringraziarmi di quelle attenzioni manuali, s’inchina e slacciati i pantaloni con furia, tenta di darmi un piacere lampo con la bocca. La mia erezione è naturale come la decisione con cui la faccio smettere di colpo e rimetto al suo posto con difficoltà il mio povero sesso umido, insoddisfatto e strapazzato violentemente. Esco dalla cucina poco prima delle dieci: almeno una cinquantina di persone s’incamminarono verso i prati alti, al buio portandosi birre, vino e coperte. Io mi accodai. L’abitudine era di passare quasi tutta la notte sdraiati a guardare il cielo. Viviana era nel gruppo, staccata però dalla sorellina e dai suoi amici, saliva da sola, fumando non so cosa. Ero lontano da lei e l’osservavo: veramente un corpo stupendo e un viso altrettanto bello, in effetti, da due genitori belli il risultato era quasi obbligatorio. Indossava una tuta nera, scarpe  da ginnastica, una felpa leggera, al collo una kefiah bianca e nera. Nera come i lunghi capelli lisci che svolazzavano.  Abitualmente non ho eccessivo interesse per la dimensione dei seni di una donna, anzi li preferisco piccoli e sodi, ma Viviana camminando, mostrava sotto la t shirt, un seno non piccolo, ma sicuramente molto, molto sodo. Salendo tenevo d’occhio Viviana e lei faceva lo stesso con me, ero curiosissimo di vedere dove si piazzava. Arrivati in cima al Prato Pelato la comitiva si sparpaglio sull’enorme spiazzo, le coppiette cercarono posticini romantici, i gruppi di ragazzini e ragazzine spensero le pile e si sdraiarono dell’erba appena tagliata, niente luna, in breve tutti immersi nel buio rischiarato solo a tratti da stelle che cadevano fra un ohhhh generale. Viviana indugiava su dove piazzarsi, io su dove immaginavo si mettesse lei. Dopo qualche minuto decisi e mi allontanai dal grosso del gruppo e mi sistemai al limite del pratone vicino ad alcuni cespugli di more. Fissavo il cielo pieno di stelle quando percepii un’ombra dietro di me. Viviana in piedi mi guardava. Disse: “ ne hai già viste cadere?” risposi “sì ma non ho fatto in tempo a esprimere un desiderio” “ ora ci riprovo” e lei dopo un attimo : “ cosa hai desiderato?” io :” te lo dico, anche se non si dovrebbe, perché magari è più facile che si avveri” rise. Io continuai :” mi piacerebbe che ti togliessi quel bel pakistano e lo mettessi sul prato. Così ci potremmo sdraiare sopra” Se lo tolse dal collo e lo allargò sul prato. Ci sdraiammo vicini. Non lasciò passare più di un minuto e disse:” scopa meglio mia madre o zia Graziella?” Ormai era inutile giocare a nascondersi e risposi:” sono diverse, Graziella è più cerebrale e più porca, tua madre è molto sensuale, ma credo meno trasgressiva” per non perdonarle la piccola cattiveria della domanda aggiunsi : ” e tu come scopi?” Apparentemente dal silenzio che seguì, le avevo restituito l’impertinenza. Poi riprese:” che ne so! ho pochissima esperienza, solo con due ragazzi della mia età e sinceramente non ho mai raggiunto un orgasmo. Piacevole, sì ma nulla di più” Non accennai neanche una risposta, mi girai e la baciai, a lungo: rispondeva con passione e il suo corpo s’intrecciava al mio come una contorsionista. Ci sdraiammo di nuovo a guardare il cielo e la mia mano superò l’elastico della tuta, non aveva mutandine, ma il suo sesso non era per nulla bagnato, come invece mi sarei aspettato. Un inizio di carezza intima non dava risultati, ripresi a baciarla sulla bocca, le alzai la maglietta e le succhiai i capezzoli. Il seno era da fotografare, stupendo. Come se facesse parte di un copione mi slacciò i jeans e me lo prese  in bocca. L’unico pensiero che ebbi, fu che ero ancora bagnato della bocca di sua madre.  La fermai, tirandole indietro la testa per i capelli. Mi guardò stupita : ” perché non vuoi?” le accarezzai il viso e le risposi :” non ora, aspetta quando avrai voglia, non devi farlo perché sai che agli uomini piace, devi desiderarlo per il tuo piacere, non solo per il mio.” Lentamente la spogliai e smisi di guardare il cielo infilando la testa fra le sue gambe. Il tempo sembrava essersi fermato, il suo sapore era dolcissimo e lentamente iniziò a bagnarsi di suo e sentii crescere il suo clitoride sulla mia lingua. Non so quanto fu necessario e piacevole leccarla prima di sentirla ansimare leggermente, poi sempre più forte: era tesissima, le gambe rigide il bacino inarcato, capiva che stava per  succedere qualcosa che non conosceva e aveva paura di perderlo prima di provarlo. Venne a lungo, nella mia bocca, tremando, rilassandosi per poi sussultare ancora, singhiozzare, abbracciarmi. Fui quasi subito dentro di lei, e fu facile e bello per entrambi. Rimasi fermo, in fondo a lei, senza il minimo movimento, anche se morivo dalla voglia di muovermi. Mi rotolai sulla schiena senza uscire dal suo corpo e solo quando fu sopra di me, accennai una rotazione col bacino. Fu come dare il via ad gioco stupendo, aveva capito e imparato tutto in un attimo lasciando al suo corpo il modo di dimostrarlo. Si muoveva come sua madre, quasi con consumata abilità, ma non riusciva assolutamente a raggiungere l’orgasmo ed era quasi al punto di arrendersi pur continuando a sussurrarmi: ” si mi piace, ancora, ancora”. Era una sofferenza per entrambi, ma mi bastò prenderle una mano e portare le sue dita sul clitoride perché capisse subito come sommare le due stimolazioni. L’orgasmo le partì dalla masturbazione e riuscì a continuarlo roteando il bacino sul mio sesso. Non so come riuscii a non venire: forse fu solo per non distrarmi ed interrompere lo spettacolo del suo piacere che mi affascinava. Alla fine sudatissima e profumata di erba capì che ora il mio sesso poteva desiderare la sua bocca e non la tolse fino a dopo averne assaporato anche l’ultima goccia. Guardando assieme cadere le stelle, capii che mi ero cacciato nell’ennesimo guaio.

lunedì 25 giugno 2012

1) Un piacevole ricatto




Graziella rientrò prima di me al Circolo, ma quando arrivai non la vidi fra i tavoli esterni. Neppure Renata. Senza dare nell’occhio entrai nel locale e sbirciai in cucina. Erano lì, tutte e due, parlottavano ridacchiando ed ebbi la netta sensazione che le stesse raccontando l’avventura di poco prima. Non mi vide e tornai fuori ad un tavolino. Quando uscì, era raggiante, evidentemente il “giochino” l’aveva conquistata. Non mi fermai perché era strapieno di gente e me ne andai a casa. Mi raggiunse come il solito dopo mezzanotte, ero sul letto con un libro, voleva chiacchierare, commentare sia gli avvenimenti del venerdì sera che quelli del sabato. Per provocarla non le diedi molta corda e dissi che erano stati “diversivi” soft, che a Milano le cose erano ben diverse. Scattò subito: ” allora perché non mi porti mai a Milano?” Continuai a stuzzicarla.” Non so sei preparata!”. Si scatenò buttandosi sul letto addosso a me fingendo di prendermi a pugni, poi sparò “ credo di avere un argomento per convincerti”. Ora il curioso ero diventato io e le dissi che se l’argomento era valido, in settimana l’avrei portata in un cinema a luci rosse di Milano. Fu diretta: “ so che ti scoperesti volentieri Renata” e continuò ”io te la faccio trovare a letto a casa mia e tu mi porti a Milano, così vedrai se non sono preparata”. Era una bella sfida, Graziella non era pronta, era prontissima e lo sapevo. Voleva scaricare fantasie trasgressive che aveva accumulato per anni e che con i miei racconti le erano apparse facilmente realizzabili, e in parte aveva già iniziato a realizzarle in quel fine settimana. L’idea di farmi Renata mi allettava, ci pensavo ma non ero riuscito a scoprire come. Le chiesi come avrebbe organizzato l’incontro fra me e Renata e soprattutto come mai fosse così sicura del risultato. Rispose seria.” Renata da quando mio figlio non la scopa più ha sempre in mente di fare sesso, suo marito ha l’amante e non la tocca più neanche con un dito, inoltre le ho raccontato cosa abbiamo fatto in questi due ultimi giorni e quasi veniva solo ascoltandomi." L’unica cosa credo che voglia farlo in un modo particolare.”. Come?” chiesi subito incuriosito. Graziella continuò “ vuole rimanere ad occhi bendati perché si vergogna”. Sorrisi e le dissi: ” Allora se avrà gli occhi bendati, tu potresti stare a guardare, altrimenti non ci sto io, voglio guardarti e capire se ti ecciti, non ti va?” Non rispose, ma mi salì prima sul petto, poi a gambe aperte appoggiò il suo sesso sulla mia bocca. Non aveva le mutandine, solo tanta voglia. Graziella era veramente un vulcano sempre in azione, pronta ad ogni occasione per godere ed ero convinto che il limite davanti al quale si sarebbe arresa dicendo” questo no” era ben lontano, forse inesistente. Dopo la breve cavalcata sulla mia lingua che soddisfò momentaneamente il suo piacere, le dissi: ”Allora quando mi porti Renata’”. “ lo sapevo che me lo avresti chiesto”, “leccavi me e pensavi già a lei”.” Prima mi porti a Milano, poi ti faccio incontrare Renata”. Neanche per sogno, non mi fido di te “ le dissi. Nacque una simpatica lotta, nudi sul letto per decidere chi si doveva fidare dell’altro, nel gioco mi accorsi anche della forza che aveva e del piacere che provava ad essere sottomessa e immobilizzata. Voleva fare ancora  sesso e dovetti allontanarla con la forza per non cedere ai suoi tentativi. Volevo tenerla sulla corda e farla rimanere eccitata per i prossimi avvenimenti. Vinse lei, mi dovetti fidare della sua promessa e assicurarle che prima l’avrei portata a Milano, ma quando volevo io, poi mi avrebbe combinato l’incontro con Renata.

2) La prima trasferta a Milano




  • Graziella se ne andò da casa mia quasi alle quattro e domenica alle dieci era già al Circolino, di sicuro il fisico era buono e non soffriva per lo scarso riposo. Io salii alla Pro Loco per mangiare qualcosa alle due e dopo mezz’ora scappai tormentato dal chiasso di ragazzini e villeggianti. Decisi di fare un giretto in quelle postazioni dei ”Guardoni ruspanti”. Erano già piazzati, ma i due ragazzi del giorno prima non c’erano. In compenso lo spettacolo che il posto ci offrì era notevole, una coppia si stava dando fare alla grande e non era meno scatenata di due professionisti dell’hard core. Dopo quella un’altra, due ragazzini, lei timida che non voleva farsi spogliare completamente e che lo accontentò solo con la mano. Insomma il fascino di spiare veramente esisteva e me ne stavo rendendo conto, eccitandomi. Poteva essere un simpatico aperitivo per qualcosa che stava maturando nella mia fantasia, per la sera stessa. Alle sei tornai al bar da Graziella, era indaffaratissima, e Lidia la aiutava energicamente. Lidia, più la guardavo muoversi, più saliva la voglia di farmela: muscolare, gambe con una pelle tesa e lucida, viso un po’ androgino, belle spalle, insomma una forza che sicuramente avrei avuto piacere di domare col sesso. Consideravo che con Renata ormai il gioco era fatto, solo questione di tempo, ora pensavo già a come farmi Lidia, chissà se anche con lei mi avrebbe aiutato Graziella? Scrissi un bigliettino per Graziella .” a mezzanotte, pronta, docciata a casa mia, andiamo a Milano, cambio di programma, niente cinema, sorpresa”. Glielo feci scivolare in mano senza farmi vedere da nessuno, mi allontanai verso il campo da bocce e mi girai a guardarla. Le brillavano gli occhi. A mezzanotte usciva dalla mia doccia chiedendomi.”. Mi metto lo slip?” Le risposi solo ridendo: ”porta dei pacchetti di fazzoletti di carta … magari ti servono” Minigonna di jeans, canottierina, sandali, salì sui sedili dietro della mia auto nel giardino, sdraiandosi per non farsi vedere, uscimmo velocemente, senza che incontrassimo alcuno. Poco prima dell’una eravamo a Trezzano, piazzale del Motel 2000, Graziella aveva detto poche parole, nervosissima e eccitata, aveva lo slip, ed era già bagnato. Come prevedibile in una calda notte d’estate, era affollato, diverse coppie e moltissimi singoli, erano in auto, in attesa o giravano per farsi notare o per seguire qualche coppia. Graziella mi chiese spiegazioni sul posto. Le risposi solo.” Qui ti puoi divertire, se davvero ti senti pronta” Non rispose. Girai alla ricerca di una coppia con un’Y10, non ero mai riuscito a farmela, perché cercavano coppie per scambio e solo se non ne trovavano, alla fine si facevano seguire da qualche singolo. Avevo parlato con loro, lui un ragazzo insignificante, lei invece, mi eccitava, molto giovane, quel tantino volgare, mi aveva detto chiaramente: “voglio leccarla ad una bella ragazza, mentre mio marito mi guarda, poi mi farò scopare da chi c’è”. Gira, gira li trovai in una vietta lì dietro. Lei era scesa dall’auto e fumava seduta su un muretto, scosciava per il piacere dei singoli che fermi in auto probabilmente si masturbavano. Mi affiancai all’auto con lui al volante, guardò prima Graziella, poi sua moglie, che ritornò velocemente in macchina. Misero in moto e li seguii, dietro a noi partirono altre tre o quattro auto di singoli. Si fermò a Cusago in un posto che evidentemente conosceva bene, tranquillissimo, le altre auto dietro di noi arrivano lentamente e a fari spenti. Abbracciai Graziella, baciandola e infilandole una mano fra le cosce, erano sudate e in fondo bagnate. Non volevo dirle nulla di cosa avrebbe potuto fare e tantomeno farle vedere che la coppia era scesa e si avvicinava alla nostra auto. Graziella scoperta la mia eccitazione aveva già iniziato ad occupare la sua bocca sul mio sesso, i finestrini erano aperti, la coppia fuori guardava, lui dietro di lei le aveva alzato la maglietta e le accarezzava i seni. Graziella scattò quando sentì la mano di lei insinuarsi fra le sue gambe, probabilmente pensava fosse un uomo, si girò la vide e la lasciò fare assecondandola girandosi verso la portiera, che l’altra aprì silenziosamente. Si appoggiò sul mio corpo e le sfilai la canottiera. La ragazza, Giusi, allungò le mani e le accarezzò i seni, abbassandosi e tuffando la testa fra le sue cosce. Graziella le aprì e se le faceva leccare fino all’inguine. Giusi passò prima, quasi timidamente, un dito sotto lo slip di Graziella, poi vedendo che lei non reagiva, glielo sfilò completamente e raggiunse con la bocca il sesso che la aspettava. Graziella ansimava, mugolava, forse stava già godendo sotto i colpi di quella lingua sicuramente esperta. Scesi e girai dietro a Giusi, che inginocchiata, ormai aveva le gambe di Graziella intorno al collo, sotto gli occhi del marito che si stava masturbando. Morivo dalla voglia di toccare il sesso di Giusi e lo feci subito, infilando una mano sotto la sua mini, e subito dopo insinuando un dito nel suo sesso, fradicio come quello di Graziella. Presi per le spalle Giusi e la allontanai dal piacere che stava dando, le sussurrai all’orecchio: ” mettetevi sui sedili dietro, e fattela leccare anche tu”. Sembrava che non aspettasse altro, prese quasi con forza Graziella e la stese per il lungo sui sedili posteriori, si posizionò sopra di lei in un modo inconfondibile. Graziella dopo aver ricevuto nuovi colpi di lingua, ansimò e si arrese alla situazione e affondò la sua nel sesso di Giusi. Era la sua prima volta. Rimasi ad ammirale qualche minuto, lo spettacolo era fantastico ed il piacere che si scambiavamo intenso, come gli orgasmi che a turno le travolgevano. Ero dalla parte di Giusi, ammiravo la bocca di Graziella succhiare il clitoride dell’amica e guardavo il sesso aperto e invitante di Giusi. Suo marito era in fianco a me e continuava a masturbarsi lentamente, dalle auto i singoli erano scesi e si erano avvicinati silenziosamente e discreti, già col sesso in mano. Graziella dalla sua posizione mi guardava e quando vide il mio pene dirigersi verso il sesso di Giusi, smise di leccarla e spalancò la bocca per accoglierlo. Non potevo deluderla lo misi un attimo fra le sue labbra e subito dopo lo tolsi per affondarlo nel sesso gocciolante di Giusi. Non smisi fino a quando sentì salirmi l’orgasmo e solo a quel punto lo sfilai venendo sulle grandi labbra di Giusi per poi infilarlo nella bocca di Graziella. Il mio orgasmo fu violento, quasi doloroso e lunghissimo, sul finire mi accorsi che tutto il corpo di Graziella ondulava verso il mio sesso. Dietro di lei, all’altra portiera, qualcuno la stava penetrando con forza e con piacere. Mi spostai e il marito di Giusi prese il mio posto infilandosi, scivolando nel mio sperma, dentro sua moglie. Mi allontanai ammirando il movimento che si stava formando intorno all’auto. Giusi era scesa e sdraiata sul cofano anteriore si stava probabilmente facendo sodomizzare da un ragazzo, mentre Graziella stava utilizzando il primo dei fazzolettini che le avevo consigliato di portare, si puliva educatamente il sesso prima di sedersi sul sedile anteriore e soddisfare l’arnese del ragazzo che era riuscita all’ultimo momento a bloccare prima che le venisse dentro. E ora, giustamente, chiedeva di poter completare l’opera nella sua bocca. Non ci mise molto e con l’abilità di una professionista invece di farlo venire in bocca, preferì ammirare gli schizzi sul suo seno. Altri fazzolettini da usare. Allontanatosi soddisfatto lasciò il posto ad un amico che stava aspettando e guardando: questo, sventolando un sesso da pornoattore, fece brillare di nuovo gli occhi di Graziella che scese dall’auto e si affiancò a Giusi ancora appoggiata al cofano. Entrambe si passarono quello strumento, leccandolo e masturbandolo, poi Giusi fece appoggiare Graziella con le mani sul cofano, si chinò e riprese a leccarla da dietro sulle due aperture. Quando fu soddisfatta del risultato come lubrificazione, afferrò l’arnese del ragazzo, lo puntò nel sesso di Graziella e rimase ad ammirarlo sparire dentro. Si alzò e dopo essersi messa dietro il ragazzo lo prese per i fianchi e gli guidò il movimento. Graziella sbuffava e godeva, mugolava, piangeva e veniva senza intervalli, il tipo sembrava una macchina, non si fermava mai. Fu Giusi a interromperlo sdraiandosi sul cofano e offrendogli la sua seconda apertura. Il marito di Giusi che aveva seguito tutta la scena in fianco, non esitò un attimo e penetrò in Graziella che era rimasta intontita nella stessa posizione, venendo subito. I singoli erano spariti, Graziella si era chinata dietro l’auto per fare pipì e lavarsi con dell’acqua minerale, mentre Giusi e il marito si accendevano una sigaretta. Quando Graziella salì in auto poteva credere che fosse finita la serata. Si sbagliava. Guidai attraversando la Vigevanese e mi portai sul piazzale opposto, abitualmente parcheggio notturno di TIR. Li bazzicavano di solito le coppie che cercavano emozioni forti. Erano mariti che si divertivano a far provocare dalle mogliettine inquiete qualche robusto camionista arrapato, e se alla moglie andava a genio, decideva lei il seguito. Spiegai tutto a Graziella, che si stava riprendendo dalla prima parte della serata, e disse:” vuoi proprio farmi crollare?” Le risposi, mentre parcheggiavo sotto il finestrino di un camion, :”no solo farti divertire". Il Camionista guardava le cosce aperte di Graziella che si toccava, dopo un po’ scese e senza riguardi tirò fuori un affare che fece sobbalzare Graziella. Non tanto per la lunghezza quanto per la larghezza, spaventosa, non avrebbe potuto ne penetrarla, ne entrarle in bocca. Forse era consapevolmente afflitto da quelle dimensioni e si limitò a farsi masturbare, scaricando alla fine nelle due mani di Graziella una quantità di sperma, animalesca. La nostra presenza non era passata inosservata e appena il tipo salì sul camion, ne arrivarono altri due. Graziella era con le gambe fuori dalla portiera e stava usando non so quanti fazzolettini per pulirsi. Alzò gli occhi e si vide due tipi in canottiera che le presentavano i “loro omaggi”. Questa volta abbondanti, ma non esagerati. Li impugnò entrambi misurandone la consistenza, poi ne scelse uno e se lo fece sparire in bocca, mentre masturbava l’altro. Furono gentili, le rivolsero solo complimenti e le chiesero se voleva farsi scopare, aggiungendo “col preservativo”. Graziella mi guardò quasi con sfida e scese nuda alle quattro di notte in un parcheggio di camion. I due si erano già infilati i preservativi, uno si appoggiò al parafango, la sollevò come un fuscello e mentre lei gli metteva le braccia al collo come una bambina e la gambe intorno ai fianchi la penetrò facilmente. La muoveva per i fianchi come se si stesse masturbando col suo intero corpo. Graziella venne dopo pochi colpi, ma lasciò che lui continuasse, mentre l’altro iniziava a tentare di penetrarla da dietro. Non fu facile, ma quando ci riuscì, Graziella emise un rantolo misto di piacere e dolore. La sballottarono sui loro sessi con un sincronismo perfetto, facendola venire ancora una volta. Poi accelerarono per cercare il loro piacere e lei si ribellò, divincolandosi, si tolse dalla duplice impalata, si inginocchiò e dopo aver sfilato i preservativi li masturbò velocemente, ammirando poi il risultato finire sul suo corpo. Finito tutto furono gentilissimi e con una doccetta appesa al camion le permisero di darsi una pulita. In autostrada verso Bergamo mi chiese: “ allora ho superato la prova?”. “Dipende dall’esame finale” risposi, mentre con una mano sulla sua nuca le portavo la testa sul mio sesso.

3) Finalmente Renata



Nei giorni seguenti Graziella era un agnellino, appagata e contenta, stava ricaricando le batterie in prospettiva di un’altra seratina movimentata. Veniva come al solito a casa mia di notte e dopo un paio di giorni di riposo a causa del suo sesso gonfio e arrossato, avevamo ripreso a fare l’amore, tranquillamente, stuzzicandoci solo a volte con i ricordi degli avvenimenti del week end. Fu lei dopo una settimana a dirmi: “ti sei dimenticato di Renata? Non ti interessa più?” Eccome se mi interessava. Le risposi.” Organizza, io sono pronto”. Il lunedì successivo il Circolo era chiuso, mi diede appuntamento alle sette a qualche chilometro dal paese, mi fece lasciare lì la mia auto e salire sulla sua, sui sedili posteriori. Prima di entrare in paese mi fece sdraiare dietro i sedili e coprire con un telo, entrò velocemente nel suo box usando il telecomando e da lì salimmo in casa, nessuno mi aveva visto. Mi sdraiai nel suo lettone per recuperare il sonno rubatomi con quella sveglia all’alba, mi disse di non uscire, fino a quando mi avrebbe avvisato lei. Alle dieci sentii suonare alla porta di casa e poco dopo distinsi la voce di Renata. Passò una mezz’ora prima che Graziella entrasse in camera dove ero io, era il slip e reggiseno, il caldo si faceva già sentire, mi saltò addosso allegra cercando di toccarmi e appena si accorse della mia eccitazione, mi slacciò i jeans e giocò col mio sesso fino a provocarmi una erezione violenta. Graziella mi stava masturbando e pensavo che di la c’era Renata, la situazione mi intrigava. Smise, mi prese per mano col sesso che mi ballava davanti e mi portò davanti alla porta della camera di suo figlio. Sul letto, con le sole micro mutandine e un foulard che le bendava gli occhi c’era Renata. Graziella silenziosa, a piedi nudi si fermò sulla porta. Mi avvicinai al letto, sedendomi sulla sponda, senza sfiorarla e rimasi così cinque minuti a guardare quel corpo, che da almeno vent’anni avevo desiderato vedere nudo e poter toccare. Renata era immobile, tesa e capivo dal suo respiro che era nervosa, eccitata ed aspettava la mia prima mossa. Mi trovavo in una situazione strana, come davanti ad un piatto squisito e non sapere da che parte iniziare ad assaggiarlo, con la differenza che quel ” piatto” aveva voglia di essere mangiato. Mi inginocchiai in fianco al letto e con la lingua le sfiorai i capezzoli fino farli indurire, poi smisi, una pausa, le strisciai la lingua sul ventre, solo un attimo. Aveva la bocca socchiusa e la mia lingua passò fra le sue labbra, si aprirono in un lungo umido bacio. Guardai Graziella, era sempre sulla porta, senza reggiseno e si accarezzava un capezzolo. Renata con la bocca ancora socchiusa mi sembrava stupita dalla mia dolcezza, così le avvicinai la punta del pene bagnato alle labbra e lo sfregai lentamente. Tirò fuori la lingua per sentire meglio il sapore e accoglierne un po’ di più, l’accontentai. Non usava le mani, era immobile. Mi staccai, le presi una mano, la destra e mi infilai in bocca le sue dita, succhiandole a lungo, quando se sentii calde e umide le abbassai lo slip e portai le dita sul suo sesso.  Le mossi fino a farne penetrare due fra le labbra e le aiutai a far uscire il clitoride. Le tolsi le mutandine, mentre le sue dita si muovevano ormai da sole. Rimasi a guardarla beato, poi salii sul letto sopra di lei e le sfregai il sesso sui seni. Finalmente si mosse da sola, allungò la mano libera e accompagnò il mio pene alla sua bocca, le presi la nuca con due mani e mi mossi nella sua bocca come scopandola. Venne masturbandosi e succhiandomi. Mi girai subito su di lei e affondai la bocca sul suo sesso che ancora vibrava per l’orgasmo, la mia lingua le impedì di smettere di venire e la costrinse ad infilare un nuovo orgasmo senza interruzione. Graziella ora era nuda, leggermente piegata sulle gambe, si stava infilando due dita nel sesso e del suo viso capii che anche il suo orgasmo era imminente. Girai Renata sul letto volevo prenderla guardando Graziella, mi cinse la schiena con le gambe e affondai nel suo sesso, anche se non era una posizione che adoravo quella volta mi piacque molto. Graziella veniva in silenzio, soffrendo per non poter urlare il suo piacere, Renata veniva tremando, e sussurrando “ancora, ancora”, io ormai ero in quella fase catartica nella quale un uomo ha un’erezione e non riesce più a venire. E continuai. Graziella era sparita, Renata ora sopra di me stava rilasciando un flusso di pipì che probabilmente bagnava anche il materasso, quel liquido caldo che colava sulla mia pancia, il suo viso contratto dal piacere e le lacrime che scendevano da sotto il foulard, mi fecero esplodere in un orgasmo che credevo di non riuscire ad interrompere. Uscii dalla stanza e tornai nella camera di prima, verso mezzogiorno la sentii salutare Graziella, che velocemente si infilò nel suo letto pretendendo la sua parte di piacere. Dovette aspettare un bel po’, ma alla fine ci riuscì.



lunedì 21 maggio 2012



Attenzione: con questo post molto lungo, ma suddiviso in più avvenimenti successivi e collegati fra loro, vorrei proporre una lettura più rilassata e intrigante, allo scopo di far entrare chi segue da qualche tempo questo blog con interesse” particolare” nell’atmosfera adatta per apprezzarlo. Gradirei un vostro commento su questa mia scelta.

Guardoni di montagna

Probabilmente in ogni donna esiste un cassetto nel quale nasconde e accumula desideri e fantasie di trasgressioni sessuali di ogni tipo. Qualcuna non lo aprirà mai. Altre cercano un uomo a cui consegnare la chiave del cassetto e lo invitano ad aprirlo. Graziella era una di queste.
Il caldo di luglio che aveva avvolto Milano mi aveva fatto decidere di andare a dormire ogni sera al fresco della casa in montagna , inoltre la presenza di Graziella, disponibile e non invasiva rallegrava spesso le mie notti. Il figlio Luca ormai si era trasferito a Milano per l’università, inoltre aveva una ragazza con la quale viveva e i suoi ritorni a casa erano rari. Ne soffriva Renata che si era vista togliere il giocattolo sessuale che tanto la soddisfaceva nei pomeriggi di relax. Io mi rilassavo lontano dalla città, depurandomi forse con la semplicità della vita di paese, dove ormai mi fermavo ogni fine settimana. Graziella usava il solito stratagemma di entrare a casa mia dalla porta sul retro, dal vicolo. Il sabato sera dopo la chiusura del Circolo pro Loco s’infilava volentieri nel mio letto e si eccitava chiedendomi di raccontarle le mie esperienze, da solo o con le passate compagne. Volutamente non le chiesi mai se le sarebbe piaciuto farle quelle esperienze. Non era necessario. Ormai si era decisa ad aprire il cassetto delle sue fantasie e propormi di aiutarla a realizzarle. In particolare era attratta dall’idea di eccitare dei guardoni che si masturbassero guadandola o spiandola. Anche in Graziella, fin da ragazzina, il piacere dell’esibizionismo e del voyeurismo era uno stimolo alla frequente ricerca di soddisfazione sessuale con pratiche di autoerotismo. Temporeggiavo sul decidermi a proporle qualche occasione per attuare questa fantasia, preso anche dalla curiosità di scoprire qualcosa di più di Renata, sicuramente al corrente della mia storiella con Graziella e consapevole che io conoscessi la sua con Luca. Avevo ripreso l’abitudine di fare lunghe passeggiate a piedi nella valle e una domenica pomeriggio dopo aver lasciato l’auto in una piazzola della provinciale, qualche chilometro più in su del paese, entrai nel bosco risalendolo. Arrampicando senza particolare fatica su un pendio finii su una specie di terrazzo roccioso affacciato sopra una piccola cava abbandonata. Rimasi allibito! Quattro uomini erano lì in piedi e volgendomi le spalle erano impegnati a guardare in giù nella cava attraverso un muro di rami e foglie assolutamente mimetico che avevano eretto, per non essere visti. Passato lo stupore iniziale della scoperta e degli sguardi che mi fissavano come un intruso, mi trovai un posto e guardai anch’io giù nella cava. Esattamente sotto di noi in un’auto, una coppia stava dando il meglio di se in acrobazie sessuali.  Guardoni di montagna!     Era la prima volta che vedevo dei veri voyeur, tutte le mie precedenti esperienze a Milano erano legate a guardoni che sapevano che la coppia era in quel dato posto proprio per essere guardata, per eccitarli e vederli masturbarsi. Lì la differenza era evidente. Rubavano spazi d’intimità. Si eccitavano mentalmente e nessuno di loro si sarebbe nemmeno sognato di masturbarsi. Quando l’auto se ne andò, fecero dei commenti su quanto avevano visto e si sedettero su dei massi in attesa che entrasse in quel parcheggio particolare un’altra auto, con una coppia in cerca di tranquillità. La mia presenza non era gradita, era evidente, ma quando cominciai a raccontare dei posti di Milano dove le coppie andavano apposta a farsi guardare e a cercare compagnia, la loro attenzione e le loro domande mi permisero di essere facilmente accolto nel gruppo. Non erano della zona, venivano da Bergamo o Brescia, mi spiegarono che c’erano parecchi posti come quello, su quella strada e m’indicarono come trovarli. Mi allontanai e salutandoli dissi che poteva darsi che prima o poi mi avrebbero visto entrare in uno di quei “parcheggi”con un’amica che desiderava esibirsi e guardare
uomini eccitati che si masturbavano. Spiegai che auto avrei usato e li rassicurai dicendo che avrebbero potuto avvicinarsi, fingendo di spiarci e poi fermarsi vicino a finestrini a guardare e masturbarsi. Ovviamente stavo pensando a Graziella, ma loro non mi sembrarono molto convinti.


La coperta militare

Mi allontanai con l’intenzione di cercare le altre “postazioni” che mi avevano indicato: erano tutte vicine, sparse su quel tratto di strada per qualche centinaio di metri. Erano facili da trovare, bastava partire da una stradina non asfaltata che s’inoltrava in qualche boschetto e si arrivava a piazzole dove un’auto si poteva fermare nascosta dal verde o dalle rocce. Guardandosi intorno non era difficile immaginare dove fossero i “punti di osservazione”. Ne trovai diversi, alcuni con auto parcheggiate. Quando decisi di tornare alla mia auto, tagliai per un bosco per accorciare la strada. Camminavo con passo spedito, ma mi dovetti arrestare di colpo. In un piccolo spazio erboso su una coperta militare una coppia era impegnatissima in un’attività che non lasciava dubbi. Lei completamente nuda in ginocchio stava occupandosi con la bocca del sesso di lui, che sdraiato con i pantaloni calati e appoggiato sui gomiti mi stava guardando.  Un attimo di panico fu comprensibile. Poi ragionai. Se una coppia avesse cercato un posto tranquillo per fare sesso non si sarebbe fermata di certo lì, inoltre mettere lei completamente nuda mi sembrava un po’ esagerato. Ero fermo a una decina di metri e stavo pensando a proseguire, cambiando direzione, quando lui con la mano mi fece segno di fermarmi. Mi fermai dietro un albero. Lo spettacolo non poteva che eccitarmi e visto che la mia presenza non era sgradita non mi sembrò inopportuno tirarlo fuori e masturbarmi. Lui le disse qualcosa all’orecchio, lei si girò verso di me sorridendo poi riprese il suo impegno con mani e bocca. Lui con la mano mi fece segno di avvicinarmi. Lo feci senza smettere di masturbarmi, la fece spostare, sempre rimanendo in ginocchio, fra le sue gambe e con il sedere rivolto a me. Ero in piedi davanti a loro e con un gesto inconfondibile della mano mi fece capire di penetrarla da dietro. M’inginocchiai a mia volta dietro di lei e le scivolai dentro senza difficoltà, sembrava gradire e assecondare i miei movimenti, ma non la sentii raggiungere l’orgasmo. Decise lei quando spostarsi e sedersi sul sesso di lui impalandosi, lasciandomi col dubbio che per me il gioco fosse finito. Per fortuna le mani di lui aprendole le natiche mi spiegarono il passo successivo che gradivano. Non fu facile penetrarla dietro, ma la lubrificazione generale della zona e del mio sesso in particolare, dopo qualche tentativo permisero alla punta di varcare la soglia. Lentamente, mentre anche lui riprendeva i suoi movimenti davanti, scivolai completamente dentro di lei, col piacevole risultato di sentire i suoi muscoli in quella zona rilassarsi e percepire attraverso il sottile divisorio delle due aperture, la presenza del sesso di lui. Poco dopo iniziò a contrarsi e scoppiare in un orgasmo interminabile che consentì anche a noi di venirle dentro quasi contemporaneamente. Sempre con la mano, lui mi fece segno di andarmene. Nessuno aveva detto una parola. La montagna rivelava inediti aspetti.





Graziella … da sola

Tornai a casa e dopo una doccia rigeneratrice delle fatiche di quella “scampagnata” salii al Circolo
indeciso se raccontare o meno a Graziella le avventure di quella domenica pomeriggio. Erano tutte e tre indaffarate, ormai i villeggianti erano arrivati per le vacanze estive e si godevano il fresco del posto e il piacere delle chiacchiere. Era l’ultima domenica di luglio. Decisi di lavorare ancora una settimana a Milano e di tornare lì per passare qualche settimana di riposo, ormai avevo rinunciato ad affittare la casa ed era meglio sfruttarla. Graziella me lo aveva chiesto più volte e fino a quel momento non avevo ancora deciso. Quando mi vide e venne al mio tavolino glielo annunciai, mi rispose sottovoce “ grazie, ci vediamo stanotte?” Non aspettò la mia risposta e sparì. Tanto la conosceva già. Alla una era nel mio letto, fresca di doccia e pronta con le sue solite richieste, sia di conoscere altre mie esperienze, sia di chiedermi di farle provare anche a lei. La presi un po’ in giro dicendole che non era pronta per certi giochi e che prima era necessario fosse sicuro delle sue reazioni nel vedermi con un’altra. “credo che mi ecciterei, mettimi alla prova o non lo sapremo mai ” A questo punto la sfida era aperta e continuai: “ va bene perché non convinci Renata a fare sesso con me?  Rispose subito: “ convincerla a venire a letto con te non è un problema, credo che da quando mio figlio, oltre a suo marito, non la scopano più, e dopo che le ho raccontato quello che facciamo qui da te, le farebbe solo piacere se tu ci provassi. Sull’idea che ci stia a farlo davanti  a me ho molti dubbi. che accetterebbe.” Il discorso si chiuse lì e lasciammo ai nostri corpi eccitati altre decisioni su cosa fare quella notte. Le telefonai da Milano il giovedì seguente proponendole di andare a cena assieme  il venerdì sera in un buon ristorante che conoscevo prima di Brescia. Accettò con entusiasmo dicendomi che aveva già deciso di andare a Brescia venerdì pomeriggio e ci saremmo potuti incontrare lì e rientrare al paese con due auto per non spazio a pettegolezzi. Quando arrivai era già lì parcheggiata nella sua auto, scesi dalla mia e salii da lei. Mi buttò le braccia al collo e m’infilò la lingua in bocca poi mi prese una mano e se la portò fra le gambe, fino alle mutandine. Erano completamente bagnate. La guardai sorpreso e mi disse “toccami che oggi ho qualcosa io da raccontarti”. Quel pomeriggio era scesa a Brescia per comprarsi delle scarpe e dopo un negozio andato a vuoto, in un altro aveva trovato un modello che le piaceva. Seduta per provarle si era accorta che la commessa, piuttosto mascolina e inginocchiata davanti a lei, aveva fatto scorrere lo sguardo fra le sue cosce, poco coperte dalla mini. Dopo un primo momento di smarrimento durante il quale forse era pure arrossita, aveva socchiuso leggermente le gambe e verificato che gli occhi della ragazza si erano infiltrati fino allo slip. Eccitata da quel gioco aveva provato inutilmente altri modelli, mentre aveva già scelto quale acquistare, per provocare la commessa. Uscita col suo pacchetto e con un fremito nelle mutandine, proseguiva su quel marciapiede. Passando davanti ad un cinema, quasi trascinata senza riflettere fu presa dall’idea di entrare, le scorrevano nella mente i miei racconti di avventure al cinema. Davano un cartone animato erano le cinque e quando gli occhi si adattarono al buio si cercò un posto. La sala non era vuota, anzi c’erano parecchie mamme con bambini e un paio di uomini soli. Si sedette lontano dai presenti in fondo, in una fila di posti vuoti, appoggiando il pacchetto sul sedile in fianco e più che il film si guardò in giro. Uno degli spettatori era seduto a un paio di posti da una donna con due bambini, un altro si era alzato e ora stava in piedi in fondo. Dopo qualche minuto il tipo si mosse ed entrò nella fila dove era seduta lei. Se lo aspettava. Si sedette tre o quattro posti prima di lei. Anche senza fare nulla di particolare Graziella sapeva che con quella mini le sue gambe potevano eccitare chiunque le guardasse. Non fece nulla se non girare ogni tanto la testa, per seguire le mosse dello sconosciuto. Era già eccitata. Il tipo guardandole le gambe iniziò a toccarsi sopra i pantaloni, poi infilò una mano nella patta e aspettando il momento in cui lei si girò verso di lui, lo tirò fuori. Graziella pur non volendo, rimase a guardare più del normale, lui interpretò lo sguardo come un invito e si alzò coprendosi in fretta il sesso per spostarsi al suo fianco. Lei fece appena in tempo a spostare il pacchetto delle scarpe da quel lato per impedirgli di sedersi vicino. Il tipo si bloccò sedendosi ad un posto di distanza.  La seduta della poltroncina in fianco a Graziella si ribaltò facendo cadere la scatola e lei per raccoglierla fu costretta a girarsi e chinarsi verso lo sconosciuto, il quale fu velocissimo nel tirarlo di nuovo fuori e ben eretto mostrarglielo a poca distanza dal suo viso.  Lei s’incantò a guardarlo, quei secondi furono eterni e uniti al fatto che qualsiasi donna in quella situazione avrebbe urlato parolacce o come minimo si sarebbe spostata confermarono al tipo che la sua esibizione non era sgradita, alla vicina di posto piaceva assistere a quello spettacolo, non gradiva fare altro, almeno per ora. Lo sconosciuto ormai tranquillo allungò le gambe verso di lei, stendendosi sulla poltrona per meglio riuscire a masturbarsi e farsi ammirare. Graziella sentì un fiotto caldo scendere dal sesso e bagnarle le mutandine: la voglia di toccarsi la sconvolse. Riuscì a trattenersi da quell’idea limitandosi a contrarre ritmicamente i muscoli del pube, nella speranza di raggiungere così un orgasmo. Ottenne solo l’effetto di eccitarsi ancora di più. Accavallò le gambe e senza più riguardi si girò a guardare il vicino che aveva aperto completamente i pantaloni e si masturbava lentamente. Nei lampi di luci che il film ogni tanto proiettava sugli spettatori, Graziella notò la punta di quel sesso luccicare nel buio, scavallò le gambe e le aprì sfacciatamente. Il ritmo del movimento sul sesso del tipo aumentò e lo vide infilarsi in fretta una mano in tasca, togliere un fazzoletto e coprire la punta del pene contorcendosi nell’orgasmo. Graziella sperò solo che se ne andasse in fretta per rimanere senza ammiratori e potersi toccare subito. Lo sconosciuto non era ancora uscito dalla fila che la sua mano corse sul clitoride tentando di procurarle quel che desiderava. Dovette interrompere l’operazione quasi subito perché il tipo era andato qualche fila più avanti a parlare all’orecchio dell’altro unico spettatore maschile della sala. Il quale si alzò e senza esitazioni rioccupò il posto lasciato libero dall’amico, iniziando subito a toccarsi. Graziella ormai era senza difese, poteva solo alzarsi e andarsene col dubbio che il tipo l’avrebbe seguita o rimanere e stare al gioco.  Scelse la seconda possibilità. Si lasciò scivolare col sedere nella poltrona e arrivò ad appoggiare le ginocchia sulla spalliera davanti, la minigonna scese scoprendo completamente le cosce. A quel punto il vicino interruppe l’attività manuale, si alzò in piedi e senza nascondere il sesso, scavalcò sedendosi proprio davanti a lei. Con la testa girata completamente in dietro vicinissima alle sue ginocchia le sussurrò: “ aprile un attimo che vengo subito” Graziella era stordita dalla situazione e come un automa apri le gambe. Il tipo si contorse sulla poltrona girandosi verso di lei per meglio guardare e scaricò così facilmente per terra il risultato del suo orgasmo. Erano le sette e a Graziella non rimase altro che uscire e andare all’appuntamento con me.   Mentre ascoltavo il racconto le mie dita non si fermarono mai e riuscì a venire tre volte. Fu una cena molto piacevole oltre che per il cibo, per le reciproche sorprese. Dopo aver ascoltato la sua avventura, fu il mio turno di riferirle cosa mi era capitato vicino al suo paese, la domenica prima. A Graziella, che indossava una mini da ragazzina su una maglietta estiva senza reggiseno, mentre ascoltava, s’indurivano ancora i capezzoli. Terminata la cena e recuperate le auto ci avviammo verso casa, lei davanti col suo Cherokee, pochi chilometri prima del paese, poco prima di quel posto dei guardoni, si fermò ad una piazzola, scese. Chiuse l’auto a chiave e salì sulla mia macchina. “ti prego portami in quel posto, ora” e a nulla valsero i miei rifiuti e spiegazioni che a quell’ora di notte era impossibile che ci fosse qualcuno a guardare, che il posto “funzionava” solo il sabato e domenica e solo al pomeriggio. Dovetti accontentarla e ci ritrovammo al buio in quel parcheggio “particolare”. In un attimo fu nuda, abbassò il sedile e aprì la portiera che diffuse una luce discreta.  Non mi lasciò la possibilità di nessuna iniziativa, le feci tutto quello che mi chiese e mi ringraziò con più orgasmi suoi e con uno mio, che mi procurò fuori dall’auto in piedi appoggiato al cofano e lei inginocchiata davanti a me. Quella sera, ormai erano le due, mi disse che non sarebbe venuta a trovarmi a casa.





Un’assenza ben giustificata
 
Il sabato mattina pigrai a letto fino a mezzogiorno, godendomi il mio primo giorno di vacanza. In pratica mi fece uscire dal letargo una telefonata di Graziella che dal bar del Circolo Pro loco mi disse “ oggi è sabato chissà se i tuoi amici sono già appostati? Andiamo a trovarli? Fino alle 5 c’è poco lavoro e posso staccare un ‘oretta” Di sicuro sapeva quello che voleva, ma le risposi “non so, quando salgo vediamo, magari domani” Appese dopo un “come vuoi”. Pranzai e verso le tre, dopo aver sistemato un po’ la casa per la lunga vacanza, salii al Circolo in macchina. All’entrata del parcheggio incrociai Graziella che usciva con la sua auto, affiancati i finestrini mi disse solo :” vado a fare un giretto” e partì sgommando suoi ciottoli. Rimasi sbalordito, era chiaro dove stava andando, “da sola”. Fui indeciso per qualche minuto, se lasciarla fare o seguirla. La curiosità di capire fino a dove era capace di arrivare mi spinse a girare l’auto e dirigermi a quel parcheggio nel boschetto. Entrai piano con l’auto per far prima e per essere sicuro di non sbagliarmi. Era lì, ma non fece in tempo a vedermi. In retromarcia uscii e lasciai l’auto all’ingresso della stradina. Volevo evitare che qualche altra auto entrasse a disturbarla. Mi arrampicai in silenzio verso la postazione fra le frasche. C’erano solo due tipi nuovi che non conoscevo, giovani e più loquaci degli altri, mi dissero: “guarda c’è una porca da sola che si sditalina” feci finta di nulla e guardai in giù fra i rami. Certo che lo spettacolo era piacevole! Aveva parcheggiato perfettamente sotto di noi e dall’ampio parabrezza anteriore si vedeva tutto l’abitacolo anteriore, senza che lei potesse vederci. Aveva i finestrini aperti e la radio accesa, il sedile di guida leggermente reclinato e lei con il suo solito abitino a fiori aveva una mano nascosta fra le gambe socchiuse e a mala pena coperte. Dopo qualche minuto slacciò la parte alta del vestito scoprendo il seno e accarezzandosi i capezzoli e pizzicandoli: ormai le sue gambe erano scoperte e si vedeva la sua mano muoversi nelle mutandine. Reclinò di più il sedile, aprì tutti i bottoni davanti scoprendosi completamente e si sfilò lo slippino. Si accarezzava il clitoride che teneva estroflesso con due dita dell’altra mano. Ogni tanto smetteva e si penetrava fino in fondo col dito, per poi estrarlo luccicante di umori e riprendere la carezza sul clitoride. Faceva tutto molto lentamente, godendo della certezza che i suoi gesti eccitassero invisibili, ma presenti spettatori.  Non riuscendo ad aprire bene le gambe, ne passò una sopra la leva del cambio e la posò dalla parte del passeggero. Ora poteva spalancarle e mentre continuava la carezza sul clitoride penetrarsi con due dita dell’altra mano. Raggiunse così il primo orgasmo, che strappò ai miei compagni di visione dei commenti decisamente volgari. Graziella che sicuramente aveva previsto che io non la accompagnassi, aprì il cassettino e prese una carota lunga e piuttosto grossa, la fece entrare facilmente in un preservativo e la fece sparire nel suo sesso spalancato, da una tasca dietro il sedile del passeggero prese una rivista l’appoggiò sul volante e sfogliandola iniziò a masturbarsi. A quel punto lasciai il posto di visione e scesi lentamente verso la parte opposta del boschetto per arrivare alla sua auto da dietro. Lei non mi vide fino a quando fui vicino ad un finestrino posteriore dal suo lato, solo allora notai i suoi occhi che mi guardavano nello specchietto esterno. Fece finta di nulla, accettò il gioco io pure e lo tirai fuori iniziando a masturbarmi. Dovevo far apparire la scena agli occhi dei due che mi stavano sicuramente vedendo, come il più veritiera possibile, anche Graziella lo capì o almeno sperò che ci fosse qualcun altro oltre me.  Mi spostai dall’altro lato dell’auto e avanzai furtivamente fino al finestrino anteriore, anche alzandomi in piedi non poteva vedere il mio sesso, così cercando quasi di non farmi accorgere aprii la portiera del passeggero e le mostrai cosa stavo facendo guardandola. Andammo avanti così qualche minuto finché lei non sussultò in preda al secondo orgasmo, ritirò la gamba come per invitarmi a salire. Mentre entravo sul sedile feci segno a quelli su di scendere. Abbassai il sedile e anche i pantaloni, Graziella subito si impossessò del mio sesso con la bocca, mentre la mia mano cercava e trovava il suo. in quella posizione solo io mi accorsi dei due che erano scesi e spiavano dai finestrini posteriori. Chiusi i finestrini elettrici anteriori e certo che fuori non mi sentissero le dissi : “ho visto tutto lo spettacolo che hai fatto e con me c’erano due guardoni che spiavano. Ora sono qui in fianco all’auto, cosa vuoi fare?” Staccò un attimo la bocca per dirmi “fai tu“. Feci scendere un vetro, mentre Graziella si raddrizzava e sedeva e feci segno ad uno dei due di avvicinarsi :” vuole solo farsi guardare e vedervi venire, se vi và” Non rispose, ma era un sì. Mi sdraiai, la feci salire su di me penetrandola e chiedendole di masturbarsi. Si muoveva lentamente su e giù toccandosi e guardando i due che fuori si masturbavano. Quando capii che era vicina all’orgasmo mi bastò dirle “ dopo scendo anch’io, lasci aperta la porta e infili ancora la carota mentre noi ti guardiamo e veniamo” per sentirla urlare “ siiii” ed esplodere singhiozzando in un orgasmo interminabile. Venni anch’io dentro di lei e i due tipi sulla portiera. Se ne andarono come erano arrivati senza che ce accorgessimo. Graziella in retromarcia mi portò alla mia auto. Disse solo finalmente ci sono riuscita, comunque io mi sarei anche fatta scopare, non erano male i due ragazzi.” Non risposi. 

giovedì 1 marzo 2012


Il paese delle sorprese: una nuova Graziella.


Accompagnandola a casa alle tre di notte, Giovanna era rilassata, ma stranamente silenziosa e non volli entrare nei suoi pensieri. Avevo già i miei e mi bastavano. Stavo pensando a Graziella, su al paese e anche che, pur avendo da poco fatto l’amore, mi stavo quasi eccitando all’idea di riuscire a fare sesso con lei. Non era la prima volta che mi succedeva di trovarmi in uno stato simile. Mi era già capitato parecchie volte che, poco dopo essere uscito una situazione dove avevo avuto un orgasmo anche molto piacevole e intenso, mi trovassi intento ad ammirare con eccitazione una donna che scendeva da un’auto scosciando o che seduta di fronte a me in tram accavallasse le gambe.






Ora però esaminavo questo comportamento con nuova curiosità: inutilmente, perché archiviai subito il quesito con l’etichetta” Normali Impulsi di una Sana Sessualità”. Intanto eravamo fermi sotto casa di Giovanna, guardandomi sorridendo mi disse: ” dopo questa serata credo che sia io che dovrei fare quattro parole con qualche collega, non so proprio cosa mi sia preso, mi spiace.” Inutile risponderle, la salutai con un bacio e una carezza. Senza riflettere, partii dirigendomi verso l’ingresso dell’autostrada per Bergamo. Alle quattro entravo nel lettone della mia ex cameretta da ragazzo, curioso di rivedere l’indomani Graziella e magari anche Renata e Lidia. Dormii come un sasso fino alle undici, poi con una passeggiata di una ventina di minuti raggiunsi la cooperativa della bocciofila appena fuori il paese. Renata, mi venne incontro salutandomi con allegria e quasi senza meravigliarsi di vedermi lì, sicuramente Graziella le aveva anticipato la mia presenza al paese. Uscì anche Lidia che si unì ai saluti con più austerità. Stava preparando il giardino e i tavoli per una grigliata in programma la sera. Erano cambiate poco, due belle ragazze in jeans e maglietta. Entrambe in forma splendida, abbronzate e con un corpo in linea, da ventenni. Una più solare, l’altra più timida. Mentre aspettavo un caffè a un tavolino, arrivò Graziella a bordo di un Cherokee, nuovo, nuovo, con i rifornimenti per la grigliata. Scese dall’auto e quasi mi corse incontro abbracciandomi e baciandomi sulle guance sotto gli sguardi un po’ stupiti delle amiche. Era da prendere lì, subito, appoggiata al parafango dell’auto, come avevo fatto con Giovanna poche ore prima.






Un vestitino nero a fiori bianchi, corto, svolazzante e abbottonato davanti fino a una scollatura che lasciava vedere due seni che stavano benissimo su da soli. La testa di riccioli biondi scarmigliati e ai piedi Superga bianche. Guardandola di schiena abbassarsi nel baule per prendere pacchi di braciole e costine, rischiai di avere un’erezione. All’ora di pranzo Renata e Lidia andarono a casa dai mariti e rimase solo Graziella, il figlio ventenne era all’università e non sarebbe rientrato per il fine settimana. Due toast, due birre e seduti all’ombra dei pini Graziella sembrava impaziente di farmi domande e ancor di più di rispondere alle mie sui pettegolezzi di paese. Esordì con: ” dov’eri sparito? l’altro ieri eri qui e non ti ho più visto.” risposi ridacchiando con l’aria del più consumato strapazzafemmine :”ero tornato a Milano, sai, avevo un’orgetta in un club di scambisti e una psicologa da soddisfare..!” Rimase un attimo indecisa se credermi o no. “beh cosa credi anche qui si fanno le orgette” e mi spiattellò le prime notizie sulla milanese della villa al Poggio, del medico nano e di chiacchieratissime feste per partecipare alle quali arrivavano occupanti di numerose auto targate Milano e Brescia. E io subito:” e tu ci sei mai stata?” Rise senza arrossire e riprese come un fiume in piena:” no purtroppo, le uniche  trasgressioni che mi posso permettere sono quei quindici giorni a Riccione con Lidia e Renata, da sole, ormai un’abitudine che abbiamo da una vita, lì ci scateniamo veramente, poi ritorniamo nella clausura del paese, io sono sola e loro con due mariti che ormai non le scopano più da anni, non è che a me prima andasse meglio, dopo qualche anno di matrimonio, già non mi guardava più, poi è andata come è andata, a Lidia però è andata ancora peggio, dopo due anni hanno scoperto che lui non poteva fare figli, ha cominciato a bere è diventato impotente e pensa solo al lavoro, Renata non è messa meglio, anzi, sa che Riccardo a un’amante a Bergamo e non si separano giusto per non dare dispiaceri ai genitori e alle figlie”. Aveva parlato tutto d'un fiato, si era accalorata con queste rivelazioni e parlando aveva appoggiato una mano sulla mia, poi buttò giù un bel sorso di birra. Toccava a me:” allora visto che sei abbronzata immagino che sei tornata da poco dal mare e dalle tue “trasgressioni”… sarai rilassata allora? Che strano! Io e Graziella, quando avevamo quindici, sedici anni, ci salutavamo appena e ora eravamo lì, passati i quarant’anni a farci confidenze come vecchi amici. Le dissi “Sai che da ragazzini quando ti sedevi con Renata sul muretto davanti a casa mia, con quelle mini vertiginose che lasciavano spesso vedere le mutandine, vi guardavo dal giardino e poi correvo in camera a sbirciare da dietro la tenda e farmi le seghe?






Ora la sua mano era tornata sulla mia e la stringeva quasi.” credi che non ce ne accorgessimo? saremo state ragazzine di paese, ma mica tonte, lo facevamo apposta ed eravamo sicure di quello che andavi fare quando sparivi, sì è vero, c’era freddezza fra noi ragazzi del paese e voi milanesi, quasi una rivalità, però sotto sotto noi sognavamo di farci qualcuno di voi e probabilmente qualche milanesina schizzinosa, pensava ai muscoli dei nostri ragazzini, per le trasgressioni di quest’anno a Riccione, quasi non le ricordo più è già iniziata la clausura.” Le feci l’ultima domanda, senza avere risposta, perché erano tornate Renata e Lidia :” ma tu chi ti saresti fatta di noi ragazzini milanesi?”. Sorrise soltanto e si alzò per aiutarle a preparare.



La grigliata

Tornai a casa e mi buttai sul letto pensando al passato, dopo pochi minuti dormivo. Alle sette si alzava una colonna di fumo dalla griglia e mi ritrovai ancora lassù con mezzo paese intorno, tutti trepidanti di buttarsi sul mangiare, bere e poter iniziare il torneo di bocce, rividi amici quasi dimenticati e piacevolmente mi feci coinvolgere dall’atmosfera allegra. Le chiacchiere, il vino la carne arrostita, bambini che correvano, le figlie sedicenni di Renata che già facevano sbavare i ragazzini del paese e non solo loro. Una simpatica confusione nella quale stavo bene e che si protrasse fino alle 10; poi, spostati i tavoli, tutti in pista a ballare con vecchio juke box, mentre Graziella e le due amiche correvano dal bar con birre, mezzilitri e amarini. Polke, mazurke, twist, un tuffo nel passato, che tutti gradivano. Quando si calmò un po’ il casino e i vecchi cominciavano a dirigersi verso casa, suonavano un  motivo di Gino Paoli, la pista improvvisata era ancora piena, Graziella servì da bere proprio al mio tavolo così le chiesi se riusciva a concedermi un ballo. Accettò ridendo. Abbracciati i nostri visi desideravano  un contatto, impossibile sotto gli sguardi di tutti, ma i nostri bacini erano incollati e sentivo il suo calore attraverso il vestitino leggero, era rossa in viso e sudata per il lavoro e per l’eccitazione. Certo che nessuno potesse ascoltare, avvicinandomi al suo orecchio le dissi:” sai che non sono mai riuscito a dimenticare quella volta di notte al lavatoio, da ragazzini, quando i nostri occhi si sono incrociati, mentre tu eri inginocchiata davanti ad Enrico e …” non riuscii a finire la frase perché un’erezione violenta mi costrinse a spingere il mio bacino contro di lei”. 






Reagì assecondando la mia spinta e rispose:” non posso non ricordarlo perché ci siamo guardati negli occhi proprio mentre Enrico mi stava venendo in bocca. Tu non potevi immaginarlo …” La provocante schiettezza di Graziella mi eccitò ancora di più. Finì il disco e feci fatica a ritornare in mezzo al  tavolo con l’erezione che non si calmava, così andai a vedere la premiazione dei giocatori di bocce, mi rilassai e poi tornai dagli amici. Dopo  una decina di minuti arrivò Graziella che se ne uscì con un “ c’è qualche mister muscolo che mi può aiutare a cambiare il fusto della birra in cantina?”Mi alzai dicendo “ va beh sono l’ultimo arrivato e mi sa che mi tocca”. La seguii dietro il bancone del bar giù per una scaletta ripida, come fummo sul pavimento di terra umida si mise di fronte a me, mi posò le mani sulle spalle spingendomi contro la parete, alzandosi sulle punte dei piedi avvicinò la sua bocca alla mia e saettando con la lingua entrò a cercare mia. Le sue mani intanto avevano già slacciato la cintura dei  miei jeans e trafficavano coi bottoni, prima che riuscisse a liberarlo, il mio sesso era già in uno stato di eccitazione spaventosa e umida. Scivolò in ginocchio prendendolo con la mano e facendone uscire la punta, mi aspettavo il caldo della sua bocca invece lo baciò solo con le labbra e mi disse con una piacevole volgarità :” proprio un bell’uccello!” 






Poi finalmente sentii quel caldo che desideravo. Era decisamente un’esperta di quella manovra e non sarei resistito a lungo, ma non volevo proprio venire così, cercai di rialzarla per le spalle senza successo, allora la presi per i capelli ricci e la tirai su quasi con forza, cercando la sua bocca salata, le alzai il vestito e il mio sesso scivolò di scatto fra le sue cosce fermandosi allo slip. Mentre cercavo di farmi strada per entrare in lei mi disse:” no, qui così in fretta no! posso venire a dormire da te sta notte? Sempre che non hai qualche amica che già ti sta aspettando a letto.” Risi e la baciai ancora. Mentre risaliva la scaletta non riuscii a resistere alla tentazione di abbracciarla da dietro e infilarle una mano nelle mutandine. Erano bagnate. Le sfiorai il clitoride solo una volta mentre con la testa era già sotto in banco del bar.






Nessuno poteva vederci. All’una ormai la festa era sul calare, qualcuno insisteva a chiedere da bere, mentre Lidia e Renata iniziavano a impilare le sedie, la chiusura toccava a loro. Mi alzai per avviarmi a casa e Graziella a voce alta, per farsi sentire da tutti “ vuoi un passaggio in macchina, fra un minuto vado in giù anch’io.” Nel breve tratto mi disse solo: “ ti lascio davanti a casa tua, vado a mettere l’auto nel box mentre mi vedono ancora quelli che passano, poi vengo da te, lascia aperto il cancelletto dietro, sul vicolo, da lì non mi vede nessuno”. Aveva pensato a tutto lei.


Un lungo  notturno al chiaro di luna

Mi sedetti sul dondolo in giardino per aspettarla e approfittai del fresco che era sceso per accendermi una cannetta che mi ero già preparato e che non avevo ancora potuto inaugurare. La luna piena colorava il verde delle piante e del prato tingendolo di grigio argento, mi godevo profondamente quei momenti quando due mani calde si appoggiarono sulle mie spalle, scendendo dentro la camicia. Graziella si sedette in fianco a  me mettendo       la testa riccia sulle mie gambe, in silenzio per alcuni muniti, poi surrurrò:” non è che hai mangiato le costine con le mani?” Non capivo! Così aggiunse:” ti si è appiccicata la canna fra le dita?” Risi di gusto e gliela passai, per non rivederla più. Ci baciammo ed entrammo in casa salendo verso la mia camera, passando davanti al bagno mi chiese di  fare una doccia per togliersi l’odore di grigliata. La lasciai lì ed entrai in camera, chiusi la finestra e lascia aperte le tende per far entrare la luce della luna. Dovevo solo aspettarla. Come? Si poneva la ridicola domanda che ogni uomo si sarà posto in quella situazione. Nudo sopra le coperte, magari con una bella erezione? Cazzata ridicola. Nudo sotto le coperte. Peggio. Optai per rimanere con i soli jeans slacciati e steso sul letto. Entrò silenziosa portando una ventata di profumo maschile, il mio, la guardai, i suoi cinquanta chili e il metro e sessantadue sparivano nel mio accappatoio scuro, si sdraiò a pancia sotto, in fianco a me, senza toglierselo. Mi accarezzò il petto e sentii i suoi capelli umidi solleticarmi, scese con la mano nei miei pantaloni aperti e accolse nella mano il mio sesso che stava crescendo. Con la bocca sul mio collo mi sussurrò: “ …ma è vera la storia che sei andato a Milano per fare un orgetta in un locale con la tua amica? Mi racconti cosa avete fatto?” Iniziai a raccontarle di Giovanna, mi prese una mano e se la portò sotto il suo corpo fra le gambe. Non dovevo fare altro che tenere il medio alzato fra le sue labbra. Era lei a muovere il bacino e farsi raggiungere il clitoride. Raccontavo mentre si masturbava sulla mia mano e mi accarezzava lentamente il pene. 






Il suo bacino accelerava, rallentava, si fermava. Forse veniva irrigidendosi ogni tanto oppure si fermava un attimo prima dell’orgasmo, sulle mia dita colava il suo piacere. Le parlai dei giochi con Marcella, al cinema e in auto e finalmente a quel punto spostò una gamba sulla mia e finì per sdraiarsi su di me. Volevo baciarla, ma mi disse di continuare a raccontare, aprì le gambe e si rialzò sedendosi sul mio ventre sfregando il suo sesso umido sui miei peli. Arrivava a sfiorare appena la punta del mio sesso che faceva capolino dalla cintura dei jeans, intanto si strizzava fra pollici e indici i capezzoli. Salì lentamente sfregando il bacino sul mio petto, il mento, la barba e finalmente si fermò sulla mia bocca dove la mia lingua la stava aspettando. Aderiva perfettamente e Graziella togliendosi l’accappatoio facilitò il mio leccare portando una mano sul suo sesso e porgendomi il clitoride stretto fra indice e medio. Venne violentemente, singhiozzando scossa da fremiti lunghissimi, si sedette di peso sulla mia bocca agitando il bacino e cercando il piacere sulle mie labbra, i miei denti, quasi non riuscivo più muovere la lingua. Crollò su di me e cercò il suo sapore nella mia bocca con la sua lingua. “parla ancora mi ecciti da morire” lo disse mentre mi sfilava i pantaloni e impugnandolo con una mano, affondava la sua bocca sul mio sesso. Era decisamente brava in quella operazione, non voleva farmi venire, solo impazzire di piacere e sapeva come riuscirci. La girai col sedere verso di me e la penetrai con le dita davanti e dietro, con due dita curve dentro il suo sesso trovai un punto che la faceva venire e non lo mollai più. 

 Era instancabile e rinunciò a continuare con quegli orgasmi manuali solo per girarsi e accompagnare il mio sesso dentro di lei, gli scese sopra lentamente, rialzandosi per poi risprofondare, rialzarsi ancora e, tendendolo con le dita, sfregare la punta fra le labbra, sul clitoride per poi sentirlo scivolare ancora dentro. Io ero entrato in quella fase di eccitazione che potrei definire “ anorgasmica” probabilmente la prostata si gonfia così tanto che mi diventa impossibile raggiungere l’orgasmo, rimango in uno stato di erezione e piacere continuo. Graziella ora si era seduta completamente sul mio sesso e la mia punta toccava la fine del suo utero, sembrava in trance. 
Mi prese le mani e me le portò sui seni dicendomi con voce strozzata:” strizzami forte  i capezzoli e parlami ancora delle porcate che hai fatto”.  Roteava   il bacino e spingeva, mi sembrava di sfondarla, era completamente in preda al piacere e si mise a premere e massaggiare forte con due dita un punto della sua pancia che corrispondeva alla fine del mio sesso dentro di lei. Portò l’altra mano dietro di se, e pensai che volesse penetrarsi insieme al mio pene, invece le servì solo per inumidirsi il  medio e per introdurselo nell’ano.

Mi urlò quasi “ stringili di più che sto venendo” buttò la testa in dietro con un rantolo soffocato, si mise a tremare e sbuffare come un animale ferito, ribaltando indietro gli occhi. Per un attimo pensai che stesse collassando, ma subito dopo si riprese rallentando i movimenti e sentii scendere il suo umore lungo il mio sesso, non smetteva più e mi resi conto che doveva essersi così massaggiata la vescica che ora stava scendendo una fiume di pipì. Feci appena in tempo ad afferrare l’accappatoio e tamponare. Non riusciva smettere di venire e di farla, ora si era sollevata e il mio pene scivolava su e giù  in quella cascata calda. Improvvisamente sentii il mio orgasmo partire con un calore fulminante dalle natiche e dirigersi nel ventre, nell’uretra e liquefarsi in sperma che esplose dentro di lei. Urlai con lei e fui preso da una serie interminabili di scatti nervosi che mi fecero pensare” qui invece di venire, mi sa che ne vado”.

La Pausa

Era quasi l’alba. Graziella era cotta e stralunata, io avevo la vescica che esplodeva e dolori alla pancia per un orgasmo così a lungo trattenuto, passai in bagno e mi ficcai sotto una doccia appena tiepida, sedendomi per terra. Non so quanto vi rimasi, ma ricordo che pensai: “forte però la Graziella, davvero una piacevole sorpresa” in pratica da sola aveva condotto un gioco ben riuscito e a me non dispiace ogni tanto far guidare ad un altro. Ritornai sul letto ancora umido avendo trovato solo un asciugamano da viso, lei frugando nella cassettiera aveva rimediato un telo da mare che lasciò una scia di odor di canfora. Entrò nella doccia. Non  amo fumare ne in camera ne a letto ma quella sera feci una eccezione e mi rollai un’altra cannetta, ci voleva proprio. Tornò in fretta e ci infilammo sotto il lenzuolo, avrei voluto addormentarmi ma il racconto che Graziella decise di farmi, mi fece passare il sonno, anzi stuzzicò ancora un idea. Che la serata non fosse ancora finita?

Graziella racconta

A tredici anni lei e Renata avevano deciso di imparare a baciare con la lingua e non trovarono strano fare esperimenti fra di loro, il collaudo con i ragazzini fu positivo, molto positivo. A quattordici provarono il brivido di una mano maschile che si intrufolava nelle loro mutandine e subito dopo pensarono di scoprire cosa ci fosse in quelle dei ragazzini. Solo Lidia era rimasta indietro sul corso accelerato, anzi non l’aveva proprio iniziato. Le due amiche decisero che era meglio perfezionarsi con ragazzi un po’ più grandi e soprattutto non del paese, così negli ultimi posti della corriera che nel tardo pomeriggio le riportava dalle scuole medie di Bergamo, Graziella e Renata impararono con due ragazzi di terza a cosa poteva anche servire la bocca.






Poi Graziella commise il primo sbaglio della sua vita, nel confessarsi al sessantenne Don Cesare prima della comunione domenicale obbligatoria, raccontò tutto e le vennero chiesti anche dettagliati particolari. Al  pomeriggio della domenica il solerte parroco, la chiamò dall’oratorio e la fece salire in canonica. Si ritrovò  prima con una mano più grande e fredda nelle mutandine, poi con in bocca qualcosa di più flaccido di ciò che conosceva, ma che alla fine emise una enorme quantità di succo acido, ben superiore a quanta ne avesse mai provata. L’esperienza non la sconvolse particolarmente, disse solo a Renata di non confessare certe cose al sacerdote, perché si arrabbiava.

A sedici anni persero entrambe la verginità grazie all’intervento di due ragazzi del paese che poi avrebbero sposato.

Solo che Graziella era con quello che avrebbe sposato Renata e lei col futuro marito di Graziella. Scherzi del destino. Questo mezzo fidanzamento durò solo qualche mese, poi si accorsero che era meglio invertire le parti, la più carina del paese col belloccio e la mingherlina con il più cannaiolo. Uno scambio di coppie ante litteram. Renata era più fedele e più controllata dal fidanzato, Graziella molto meno e non rinunciò mai a qualche esperienza allettante. Infatti a diciotto anni accettò una relazione breve, ma rischiosa col postino e una ben più lunga col salumiere cinquantenne che assomigliava ad Alain Delon, ed aveva una moglie  trentenne. Storia tormentata, ma molto gratificante, il tipo oltre che bello scopava da vero maestro ed oscurava come dimensioni e prestazioni la pochezza del fidanzato e futuro marito di Graziella. Fu il suo personal trainer sessuale, dopo le prime volte in macchina si trovano al pomeriggio in un albergo a Bergamo. Neppure il matrimonio che le tre amiche decisero di celebrare assieme nello stesso giorno pose fine alla relazione di Graziella col suo amante. A vent’anni arrivò la sorpresa, il bel salumaio le disse che la moglie era dalla suocera in un altro paese lontano e l’invitò per una sveltina in casa sua. Il pizzicagnolo era riuscito non solo a far digerire alla moglie la relazione con la giovane amante, ma l’aveva convinta ad un incontro a tre.
Così Graziella se la trovò nel letto già in guepiere e entrambe si occuparono di soddisfare le esigenti fantasie sessuali del maschio trasgressivo. Riuscirono solo a rifiutarsi di avere un rapporto lesbico che lui tanto desiderava ammirare.

(A questo punto del racconto, Graziella giocherellava con il mio sesso che si stava rianimando, io mi limitavo ad accarezzare i suoi seni e i capezzoli che si irrigidivano.)

A ventun anni nacque Luca, lei chiuse la relazione  clandestina  e i rapporti col marito iniziarono a diradarsi. Anche Renata lamentava un calo di desiderio del marito, così accettò l’idea della amica di rianimare il menage sessuale di entrambe le coppie proponendo ai rispettivi mariti di vedere un film porno dopo una cena ben innaffiata dal vino. 






Durante la visione iniziò Graziella a portare un mano del marito fra le sue gambe, poi a toccarlo e masturbarlo. Renata seguiva copiando i passaggi dell’amica e in breve si ritrovarono a scopare in salotto. Si trasferirono in camera da letto dove finalmente i mariti la capirono proposero di riprovare a fare sesso con le ex fidanzate. Esperienza quasi disastrosa perché, mentre Graziella godeva tranquillamente col marito di Renata, questa aveva grossi problemi col suo ex che non funzionava a dovere. Dopo questa parentesi inutile, Graziella prese a masturbarsi spesso perché la frequenza dei rapporti col marito aveva preso una cadenza semestrale.


Ne la consolava il fatto che Lidia le avesse confessato che ormai il suo di “marito” aveva chiuso definitivamente col sesso.
                                                                                                                                         (Nel frattempo la mano di Graziella mi aveva riportato ad una completa erezione, ma quando cercai di raggiungere il suo sesso lo trovai già occupato dall’altra sua mano, si accarezzava le labbra ed il clitoride ancora gonfi e arrossati, rifiutando il mio intervento.)

Quando le gemelline di Renata avevano cinque anni ed il figlio di Graziella ormai dieci, le tre amiche decisero che a giugno un paio di settimane di mare avrebbero fatto bene a loro e alla prole, ai mariti no di certo. Riccione, giugno, meta tentatrice di giovani sposine, con la complicità del padrone della pensione e di una cameriera, iniziarono ad uscire alla sera per andare a ballare. Dal ballo, ai corteggiamenti e a finire sui lettini in spiaggia a scopare il passo fu abbastanza rapido.


Graziella e Renata erano sempre in coppia, Lidia preferiva sparire da sola e a volte la rivedevano solo alla mattina a colazione. Questo palliativo sembrava funzionare e consentiva di affrontare il resto dell’anno anche se con frequenti soluzioni autarchiche di ripiego. A trentasei anni Graziella commise il suo secondo errore e anche il terzo. Il marito era già ammalato grazie alle 80 sigarette che fumava ogni giorno e lei ebbe la disgraziata idea prima di scoprire riviste porno in camera del figlio diciassettenne, poi di spiarlo dalla porta socchiusa, un pomeriggio sul letto intento a masturbare un pene che fra le gambe di un ragazzino era veramente esagerato. Rimase scioccata per un solo motivo: si era eccitata. Era sbagliato, ma era successo. Luca era il suo orgoglio, la sua soddisfazione di madre, bello, alto, muscoloso, sportivo, ottimi risultati al liceo, l’università in arrivo, insomma il guaio era stato accorgersi che era un uomo e con un sesso che l’aveva turbata. Questo turbamento la perseguitò per mesi obbligandola a masturbarsi fantasticando i più scatenati amplessi col figlio. Era arrivata a punto di toccarsi sul letto seminuda sperando che la vedesse dalla porta socchiusa e fosse lui a fare il passo fatale.








La morte del marito, per altro ampiamente annunciata, la calmò temporaneamente da questo tormento incestuoso, che dopo qualche mese ritornò ancor più devastante. Trovò il coraggio di parlarne con Renata. Al contrario delle sue aspettative non la giudicò e imputò il problema alla carenza di soddisfazioni sessuali, l’identico problema che affliggeva anche lei. Poi scherzando le disse:” visto che tu non puoi beneficiare di quel bell’arnese, potresti lasciarlo a me!” Risero assieme come da ragazzine quando dicevano qualche porcata o combinavano qualche pasticcio. Dopo qualche giorno al pomeriggio erano a casa di Graziella e Luca ufficialmente in camera sua a studiare: Renata con una sfrontatezza nuova che stupì l’amica disse:  non è che magari Luchino si sta facendo una sega e riesco a dare un’occhiata al gioiello di famiglia?” Fecero centro in pieno. Costretta vergognosamente a spiare dalla serratura, Renata si sentì le piccole labbra risucchiarle lo slip, davanti alla spettacolo del ragazzo nudo che, in piedi, masturbava come un forsennato un sesso esagerato.






Non riuscì a staccare lo sguardo dalla fessura fino a quando non lo vide schizzare sullo specchio dell’armadio e immediatamente pulirlo con le sue mutande. Ora erano in due a volerselo fare, ma solo Renata era decisamente nella possibilità di riuscirci,  Graziella non poté fare altro che accantonare l’idea e aiutare l’amica del cuore nella operazione di conquista. Fece solo una richiesta: poterli guardare di nascosto.

(Io ormai ero con la testa fra le cosce di Graziella e leccavo quel sesso che, forse per i ricordi, era di nuovo lubrificato, lei alternava il racconto a piccole pause per infilarsi in bocca il mio pene, ormai strapronto.)

Fu ancora la fantasia decisamente perversa di Graziella a preparare la trama del coinvolgimento. La settimana successiva avvisò Luca che martedì sarebbe stata a Brescia tutto pomeriggio, forse sarebbe passata Renata per scegliersi degli abiti che a lei andavano larghi e che poteva tranquillamente portarseli via. Renata arrivò appena dopo pranzo, Luca era sdraiato sul divano a guardare la televisione. Dal tempo che ci mise ad aprire la porta, dopo aver spento il video registratore, dal rossore del suo viso e i pantaloni mezzi slacciati, non le fu difficile immaginare che stesse guardando un porno. La conferma fu il titolo leggibile sulla costa della cassetta che spuntava ancora dal lettore. Renata si sedette sulle di fronte ad un imbarazzatissimo Luca e, facendo uno sforzo per la sua scarsissima  predisposizione ad esibirsi, accavallò le gambe così lentamente che il ragazzo non poté che ammirare le sue mutandine. 






Il programma prevedeva che lei sarebbe  salita nella camera di Graziella per scegliere e provare dei vestiti, lasciando la porta semi aperta. Luca passando l’avrebbe vista mezza nuda e corso in camera sua a masturbarsi, lei dopo poco sarebbe entrata beccandolo sul fatto e aiutandolo a risolvere il problema dell’erezione con una soluzione a due. Graziella sarebbe rientrata in silenzio e assistito allo spettacolo dal solito buco della serratura. Non funzionò esattamente così. Luca vedendola seminuda invece di sparire in camera aprì la porta e dopo due minuti stavano scopando come forsennati nel letto matrimoniale di Graziella, con la porta aperta. Graziella rientrata silenziosamente dovette passare davanti a quella porta e si fermò solo un attimo, con i sensi che si sconvolgevano davanti alla scena. 






Panico generale. Chiuse la porta e scese in salotto. I rei scesero dopo qualche minuto. Imbarazzo di Luca, finte e scontate scuse di Renata e soluzione modernamente condivisa: l’accaduto doveva rimanere fra quelle mura, Renata aveva problemi col marito che la trascurava sessualmente, Luca aveva delle sane pulsioni da soddisfare, la mamma generosa (ma profondamente invidiosa) avrebbe chiuso un occhio se i due affamati si fossero ancora incontrati segretamente in quella casa, ma almeno non nel suo letto. Graziella non ebbe mai il coraggio di spiarli, ma si accontentò di ascoltare i loro gemiti con l’orecchio alla parete.




(io e Graziella avevamo ricominciato a fare l’amore con meno furia e più tenerezza … almeno fino a quando mi disse:” mi porterai mai a Milano in quelle vie con i guardoni.”)