L'unica gratificazione per chi scrive un blog è avere lettori che lo seguono inviando commenti e cliccano su UNISCITI A QUESTO SITO per ricevere gli avvisi dei nuovi post.

domenica 6 giugno 2010



Cosmopolitan I°: Anna

L’idea non fu mia, ma suggerita un amico che l’aveva già sperimentata con successo. Mettere un annuncio nella rubrica Relazioni Personali di una famosa rivista femminile. Avevo sfogliato più volte le ultime pagine di Cosmopolitan leggendo annunci che sembravano chiaramente delle ricerche di compagnia sessuale. Ve ne erano parecchi inseriti da ragazze o donne, ma la maggior parte erano di uomini : annunci spesso banali e poco coinvolgenti. Dopo diversi tentativi, bozze e correzioni arrivai ad un testo che mi soddisfaceva e lo spedii allegato ad un assegno circolare di 150.000 lire come richiesto, il costo piuttosto alto eliminava perditempo e curiosi.
“Affascinante, autoritario, cinquantenne, cerca una ragazza molto giovane, curiosa e che sogna di fare l’amore con un amico di papà. Se ami il gusto del Sauternes e la musica di Miles Davis telefonami ti aiuterò a realizzare il tuo sogno.” Incredibilmente ricevetti un centinaio di telefonate nell’arco del mese pubblicazione. Da tutta l’Italia, isole comprese. Mi contattarono ragazze, donne, signore, molte delle quali non avevano capito nulla dell’annuncio e non erano per nulla giovani o carine. In comune fra di loro però c’era il bisogno di parlare con qualcuno, di non sentirsi sole e per ottenerlo erano disposte anche ad andare a letto con uno sconosciuto. Fu una esperienza sia scioccante per le situazioni tristi che mi vennero raccontate, che divertente per altre, che nella loro stranezza superavano la mia già contorta fantasia. Ne conobbi personalmente una decina, feci del sesso con qualcuna, ne frequentai una per qualche mese. La prima trasferta sessuale mi portò nei pressi di Torino a conoscere Anna: mi aveva telefonato molte volte tenendomi al telefono anche delle ore, di notte. Dopo le prime telefonate mi disse che stava masturbandosi, spiegandomi dettagliatamente dov’era e come lo stava facendo e chiedendomi ogni volta di descriverle cosa avrei voluto farle quando ci saremmo visti. Sfondava una porta aperta e le porcate che le raccontavo e proponevo la entusiasmavano e l’accompagnavano in orgasmi piacevolissimi. La voce era sensuale, l’età dichiarata 23 anni, si descriveva fisicamente come una copia di Ornella Muti. Non le chiesi mai di vederla perché qualcosa mi diceva che il gioco si sarebbe rotto conoscendoci personalmente, ma la sua insistenza, unità ad un mio appuntamento in quel di Torino, mi convinsero ad accettare un invito ad incontrarci. Quando la vidi scendere dalla 127 verde pisello ero indeciso se ridere, scappare o stare al gioco : una buffa cicciottella che esplodeva in un miniabito da mignotta, con un seno della sesta che straripava da una scollatura al limite degli atti osceni in luogo pubblico, calze a rete con un buco e stivali di vernice alla pirata.. La seguii nel ristorante che aveva prenotato in un paese credo lontano da dove abitava ed entrai al suo fianco con malcelato imbarazzo ed un inizio di malumore. Il locale ed il cibo era scadenti quanto lei. A tavola il porcellino mi prese una mano e mi succhiò le dita chiedendomi di trattarla come una bambina cattiva e di sgridarla a voce alta in modo che sentissero tutti i presenti. Mise la “latteria” sul tavolo, quasi nel piatto di tortellini Fioravanti e mi chiese di toccarle i seni. Infine mi confessò che l’uomo che la eccitava di più e al quale sognava di sottomettersi era l’Avvocato, si proprio lui, l’ottantenne Giovanni A. Non sapevo se ridere o spaventarmi. Non vedevo l’ora di terminare la cena e andarmene, ma per non essere scortese e anche per una certa curiosità morbosa, quando mi chiese di stare un po’ in auto in un posto tranquillo, a fumarci una sigarettina, accettai. Salita sulla mia auto, fece strada guidandomi al “posticino tranquillo”. Il parcheggio dietro il cimitero di quel paese, che probabilmente conosceva bene. Appena spensi il motore in quel posto romantico, non feci in tempo ad accendere la sigaretta perchè mi prese una mano e se la mise in mezzo alle gambe, sussurrandomi che si era depilata per me. In effetti si era depilata, forse qualche giorno prima e in quel momento mi sembrò di toccare un porcellino d’india. La lasciai fare e mi slacciò i pantaloni, prodigandosi per produrre un qualsiasi risultato su quella carne inanimata. La fermai dicendole che dopo le telefonate erotiche ed il loro contenuto mi aspettavo da lei qualcosa di più hard, lo dissi da seccato quasi sgridandola. Speravo così di riuscire a convincerla a stabilire un altro incontro per “un gioco” più organizzato. Incontro al quale non sarei mai andato. Invece il risultato della mia sgridata su catastroficamente diverso. Si eccitò e scusandosi, mi disse che era stupida più esattamente mi disse “ mi scusi padrone ho sbagliato, mi punisca”. Mi ero proprio cacciato in un guaio. Dovevo uscirne. Le dissi sgarbatamente “masturbati” e subito lo fece spalancando le gambe. A quel punto mi resi conto che ero in un vicolo cieco. Dovevo stare al gioco. Inizia con un” ma cosa stai facendo stupida? Scendi subito dall’auto, vai contro quel muro (del cimitero) alzati la gonna e masturbati alla luce dei fari”. Credo che fu il primo regalo che le feci. Obbedì come un cagnolino. Era scesa, ora avrei potuto mettere in moto e andarmene, ma il dubbio che una suonata così magari poteva andare dai carabinieri e inventarsi uno stupro, mi fece svanire l’intenzione. Inoltre era arrivata una golf, che si era parcheggiata lì vicino. Spensi i fari e Anna ritornò alla mia auto mestamente. Non la feci salire. Gli occupanti della golf erano tre e dai lunghi bagliori di accendini che avevo visto all’interno dell’auto era chiaro che dopo aver scaldato del fumo, ora era partite le canne. L’idea assurda mi passò per la mente, ma la mia bocca ormai aveva già iniziato ad esporla. “Vai alla golf, probabilmente ci saranno tre ragazzi, un po’ fumati, fatteli, questa è quello che voglio vederti fare !” Senza ribattere si mosse verso quell’auto, si avvicinò al finestrino anteriore che si abbassò, dopo un attimo vidi il rosso della brace uscire dalla portiera e Anna farsi un tiro spaccapolmoni da un cilum esagerato. Al secondo giro del fumo scesero gli occupanti. Il primo abbracciò Anna e la baciò a lungo, il secondo si mise dietro la coppia e sollevò la mini di Anna toccandola fra le gambe. Il terzo …. aveva anche lui la mini. Si. Era una ragazza. Uscita dall’auto, si appoggiò al parafango e accese una cannetta. A quel punto mi accorsi che mi stavo eccitando. Scesi e lentamente mi avvicinai alla golf. Il ragazzo che aveva dietro stava cercando di penetrarla, quello davanti ormai dipendeva dalla sua mano che lo stava masturbando. La ragazza aveva un piercing al labbro, un anellino al naso, una decina sull’orecchio e i capelli neri sparati in piedi, fumava e guardava. Anna mi accolse con un ” chiedimi qualcos’altro, ti prego”. Risposi :“ Fai quello che ti chiederà la ragazza” . Speravo che la tipa fosse sveglia da capire il gioco. Lo era. Si mise seduta sul cofano motore e a gambe aperte le disse” leccala”. Tombola. Avevo proprio fatto tombola. Una serata schifosa si era tramutata in “allegra”. Anna obbediva, con gusto della ragazza e suo, perché intanto era anche posseduta da dietro, non so in quale apertura, ma sicuramente in una che le dava piacere. Avevo iniziato a masturbarmi a quello spettacolo e la ragazza sdraiata mi dava una mano. Quando la posizione scomoda costrinse Anna a mollare la presa e rialzarsi i due ragazzi pensarono bene di poterla soddisfare contemporaneamente. La punkina rimasta a gambe spalancate non obbiettò nulla quando mi avvicinai e entrai in lei.


Cosmopolitan II°: Giada

L’annuncio su Cosmopolitan mi aveva portato ad avere un bel numero di risposte e di contatti da sviluppare. Il secondo incontro e la seconda trasferta fu sul lago di Garda. Giada aveva in comune con la torinese l’abitudine di telefonarmi di notte e di masturbarsi. Algerina 28enne con una erre francese molto sensuale, era sposata ad un italiano molto ricco e spesso in Algeria per lavoro. Ora abitava in un piccolo paese del Veneto, un po’ isolata dai divertimenti e dalle possibilità di soddisfare la sua esuberanza. Era difficile combinare un incontro perché viveva con loro la suocera che in assenza del marito era la sua custode: all’inizio fu un rapporto “telefonico”, lunghi scambi di ipotesi erotiche e narrazioni dei miei incontri trasgressivi. I racconti erano graditi e accompagnati da reciproche solitarie masturbazioni. Anche per realizzare queste strane intimità dovevamo aspettare che la suocera dormisse e solo allora poteva chiamarmi dalla stanza da bagno. Dopo più di un mese di questi orgasmi a distanza, con una scusa riuscì a liberarsi dalla vecchiaccia e mi fissò un appuntamento una domenica di primavera alle 14, all’uscita dell’autostrada al casello di Sirmione. Avrei dovuto aspettare una Mercedes famigliare verde metallizzato. Arrivò con un notevole ritardo, più di un’ora, ma la mia attesa fu subito ricompensata dallo spettacolo che vidi scendere dall’auto. Non so per quale motivo ma mi aspettavo una ragazza di colore invece mi trovai di fronte un sorriso su una bocca carnosa con denti bianchissimi che apparteneva ad una ragazza dalla pelle olivastra e di una bellezza mozzafiato: occhi grandi e neri, una testa fluttuante di capelli ricci neri e un corpo da farmi pensare di aver avuto un colpo di fortuna incredibile. Spiritosa e un po’ pazza sapeva ben usare il suo fascino. Giravo in cerca di un parcheggio che non trovavo ed improvvisamente, con l’auto ancora in movimento scese e con un sorriso al quale nessuno avrebbe rifiutato nulla, convinse un ragazzo che stava parcheggiando a lasciarle il posto, facendomi poi segno di entrare come una vigilessa. Ridevamo, passeggiando sul lungolago e gli sguardi di chi incrociavo mi confermavano che non stavo sognando, ero con un gran bel pezzo di ragazza. Seduti al tavolino di una gelateria, offrendo con innato esibizionismo le sue gambe accavallate, offrendo ai passanti la visione di due cosce poco coperte, mi raccontò tutta la sua vita e le sue avventure, prima e dopo il matrimonio. Non era poche. Con il massimo candore mi disse che fin da ragazzina aveva usato il suo corpo per ottenere ciò che le serviva, pur essendo di famiglia agiata, amava la bella vita, che, in Algeria costava molto. Non si era mai fatta scrupolo di passare da un letto all’altro, specificandomi che il comportarsi un po’ da “ puttana” la eccitava molto. L’ultimo esempio di come sapeva destreggiarsi era avvenuto la settimana stessa, portandosi a letto la persona giusta, che poi aveva ottenuto un permesso di soggiorno per la sorella. Agnes arrivava fra qualche giorno dall’Algeria e l’avrebbe sistemato in un bel appartamentino avuto in affitto con lo stesso meccanismo. Portandosi a letto il proprietario. Rideva raccontandomi questi episodi, con evidente soddisfazione e nessuna vergogna. Il tempo passava piacevolmente ascoltando le sue avventure, ma, avendomi anticipato che doveva rientrare per cena, vedevo lentamente sfumare la possibilità di assaporare qualcosa di quel corpo che mi stava sconvolgendo. Infatti verso le 18 mi chiese di riaccompagnarla alla sua auto parcheggiata al casello autostradale. Prima di scendere e con la massima naturalezza mi disse che voleva che ci masturbassimo guardandoci, lì con le auto che passavano e ci illuminavano con i fari. Lo spettacolo immaginato durante le telefonate era lontano dalla realtà che avevo davanti a me, vederla a gambe spalancate scostare gli slip e toccarsi ansimando nella riccia peluria, mi spinse a toccarmi immediatamente, abbassandomi anche i pantaloni e non so se sincero o meno, ma l’apprezzamento che fece sul mio sesso , mi scatenò. Le chiesi di mostrarmi i seni e la investii con parolacce che ebbero il risultato sperato : gradiva molto essere trattata da porca e la sua bocca che non aveva solo denti bianchissimi, ma anche una sapientissima abilità scivolò sul mio pene senza lasciarlo fino che era distillata l’ultima goccia. Mi chiamò ancora qualche volta di notte, chiedendomi se tutto ciò che le avevo raccontato fosse vero e se, sarei stato disponibile ad organizzare qualcosa anche con lei. Non mi feci sfuggire l’occasione per tentare un bel ricatto, anche a rischio di farla arrabbiare se avessi sbagliato a valutare il suo limite di trasgressione. Quindi le risposi che sicuramente potevo proporle qualche giochino, ma in cambio avrebbe dovuto farmi conoscere la sorella appena arrivava in Italia, aggiungendo “ sempre che sia bella come te” e con la stessa visione della vita. La lunga pausa di silenzio mi fece pensare di aver esagerato e aver detto una fesseria. Mi spiegò che non vedeva la sorellina 22enne, da quasi quattro anni, che era più carina di lei, ma non aveva nessuna informazione sul liberalità sessuale della piccola che non era mai uscita dall’Algeria. I contatti fra loro erano telefonici e formali, fermo restando che Agnes sapeva di poter entrare in Italia legalmente grazie alle “disponibilità sessuali” di Giada. Mi chiamò la settimana prima che Agnes arrivasse a Malpensa, dicendomi la sera del suo arrivo avrei potuto offrire loro una cena di benvenuto. Avrei così conosciuto la piccola e poi, visto che si sarebbero fermate in un Hotel a Milano per recarsi in questura il giorno dopo, dopo cena avrebbe lasciato la sorella in albergo e avrebbe avuto una sera libera, se avessi voluto organizzarle qualcosa di carino. Certamente una proposta allettante e migliorabile.
Le incontrai dopo che erano state in albergo, lasciate le valige, riposate, rinfrescate erano pronte per una cena “milanese” che avevo prenotato da Alfredo. Agnes era la copia di Giada con sei anni meno e i capelli corti da maschietto, solo un po’ più minuta e meno appariscente. Lei conosceva poco l’italiano io poco l’arabo, e la cena, comunque allegra, si sviluppò in un misto di francese, inglese e traduzioni che mi faceva Giada. Il vino scorreva abbondante e gli sguardi degli altri presenti mi comunicavano la loro invidia per la compagnia che avevo al tavolo. Caffè doppi e cognac conclusero la cena. Erano allegre e su di giri, Agnes mi chiese di fare un giro per Milano, città sconosciuta. Si stupì di vedere per le strade ragazze e trans “in attesa”. Giada era su di giri per le libagioni e quando le proposi di fare un giro “solo esplorativo” per certe vie dove sostavano guardoni e coppie, per mostrale dove avremmo potuto andare noi due dopo, si dichiarò d’accordo. Scelsi una via a Lambrate vicino al Giuriati, tranquilla e sempre ben frequentata. Dopo essere passato più volte per la via, mi accorsi di essere seguito da due o tre auto di guardoni, non dissi nulla a Giada e mi fermai verso il parco Lambro, con la scusa di fumare una sigaretta in pace. La via era a fondo chiuso e dopo pochi minuti, dalle auto che ci avevano seguito scese il primo guardone. Giada non capì al momento, Agnes ancora meno, ma quando le spiegai cosa poteva succedere rise prima una poi dopo la traduzione, anche l’altra delle sorelle algerine. L’idea di vedere un ragazzo masturbarsi non dispiaceva e Giada mi disse che nella loro città, Algeri, non era infrequente che qualche uomo si masturbasse di nascosto per strada guardando una ragazza. Però così tranquillamente a loro non era mai successo. Il tipo passò più volte, senza far nulla, logicamente aspettava il via con qualche esibizione della passeggera davanti. Lo spiegai a Giada che non esitò a sollevare la gonna quel tanto da autorizzare il tipo a sfoderare il sesso. Agnes rideva, ma Giada che sembrava essere entrata subito nel personaggio, mi disse “portiamo all’albergo Agnes e torniamo”. Le risposi solo “ perché ti vergogni di tua sorella ?” Fece una lunga chiacchierata con la sorella e riuscii solo capire ogni tanto un “aiua, aiua” che mi fece ben sperare. Infatti Agnes si spostò di sedile dalla parte del guardone e seguendo l’esempio della sorella sollevò la gonna, mettendo in imbarazzo il tipo che non sapeva dove guardare masturbandosi. Nell’indecisione pensò che la soluzione migliore fosse venire e lo fece con l’approvazione delle sorelle. Venne subito rimpiazzato da un altro che facendomi un grosso favore bussò al finestrino di Giada e le disse “dai, passa dietro anche tu”. Lei tradusse per Agnes che rise. Misi in moto e mi allontanai prima che mi seguissero, fermai dietro l’angolo e Giada salì dietro. Puntai diritto ad un parcheggio del parco Lambro, tranquillissimo. Le auto mi seguirono e dopo secondi che ero fermo, quattro tipi già si masturbavano ai finestrini posteriori, le sorelle erano completamente partite, Giada a gambe spalancate e senza slip, si masturbava, Agnes lo faceva più timidamente con una mano nelle mutandine. Io girato dal mio sedile accarezzavo Giada e finalmente misi in atto il proposito che mi era scattato nella mente il giorno in cui mi aveva detto che sua sorella sarebbe vunuta in Italia. Presi la mano di Giada non occupata fra le sue gambe e la portai fra le gambe di Agnes. Non fecero una piega, ne una ne l’altra, anzi Agnes lasciò che la mano della sorella sostituisse la sua. I vetri posteriori della mia auto dopo pochi minuti necessitavano di un serio lavaggio, dopo aver ricevuto numerosi “omaggi” dagli spettatori. Misi in moto e puntai diritto per casa mia, chiedendo ad Agnes di passare davanti, per non farmi fare la parte dell’autista, rise, scavalcò e si sistemò. La mia mano passò dal cambio alle sue cosce, mentre da dietro quelle di Giada le accarezzavano il seno. Chiesi alla maggiore se fosse la prima volta che “giocavano”fra di loro. Mi spiegò che da ragazzine erano cresciute in un ambiente molto chiuso ed erano molto legate, avevano imparato a baciare fra di loro, prima che Giada avesse una storiella con un ragazzo, e poi avevano scoperto il sesso sui loro corpi, reciprocamente. Fino a quando Giada era partita per l’Italia, si procuravano piacere fra di loro, come surrogato di quello che non potevano trovare con appartenenti all’altro sesso. Poi Giada si era scatenata, andandosene di casa, con scandalo famigliare. Ormai eravamo sotto casa mia e non ci furono obiezioni a salire per bere ancora qualcosa. Lo spettacolino al parco le aveva già preparate e in un attimo eravamo a letto, dopo aver lasciato rinfrescare alle sorelline i lori ricordi, facendo solo da spettatore, potei finalmente assaporare in comodità il sesso di Giada e penetrarla sotto gli occhi di Giada che accarezzava la sorella mentre si masturbava. Quando cercai di approfondire la conoscenza anche con Agnes, il rifiuto fu garbato, ma deciso. Era vergine, no grazie, ti prego. Sicuramente Giada l’avrebbe aiutata presto a disfarsi di quello scomodo residuo di Algeria.


Cosmopolitan III°: Giancarla

Giancarla al contrario fu molto sbrigativa al telefono, disse che le era piaciuto quell’annuncio che interpretava i suoi interessi, che non le piaceva stare al telefono e che avrebbe conosciuto volentieri chi l’aveva pubblicato. Fissato un appuntamento ci incontrammo ad Inverigo per parcheggio della famosa gelateria. Anche in questa occasione la sorpresa di veder scendere dalla R5 rossa una ragazza molto bella e ben fatta mi fece congratulare con me stesso per aver messo quella inserzione. Allegra, simpatica, sensuale, abbigliamento sobriamente sexy, bel sorriso, ricordava la prima cantante dei Matia Bazar, mi chiese di andare in un piano bar della zona per parlare un po’ dell’annuncio. Aveva ventiquattro anni ed un figlio di sei, separata dal marito, delusa dai coetanei, voleva conoscere un uomo della mia età per una relazione che non escludesse la possibilità di una storia duratura ed una eventuale convivenza. Molto aperta e mi raccontò anche di serate passate con l’ex marito in locali per coppie, definendole piacevoli diversivi e lasciandomi intendere che non le sarebbe dispiaciuto approfondire quelle esperienze. Fu sincera anche nel dirmi che aveva risposto già ad annunci di uomini soli, aveva avuto una relazione con un avvocato, con il quale si trovava bene ed aveva anche passato serate particolari: me descrisse una, nella quale lui la portò ad una festa in una villa di Lecco, dove partecipò ad un’orgia vera e propria. Lo lasciò appena si accorse che era sposato e la stava usando come amante e compagna di giochi particolari. Uscimmo parecchie sere assieme e pur essendo molto disinibita nei discorsi, interessata e stimolata dai racconti delle mie esperienze, accettava ogni genere di gioco in auto, ma si rifiutava di scopare. La scusa era che l’auto non era adatta per far bene l’amore e con la promessa che sarebbe venuta a casa mia appena fosse riuscita a trovare una sistemazione notturna per il figlio. Non era infrequente che riuscisse ad affidare il bambino alla nonna per il sabato sera, era una concessione che la cara vecchietta faceva volentieri per lasciare un po’ di libertà alla figlia sfortunata. Ne approfittammo per andare a cena in un localino di Via Bramante. Era stupenda, tailleurino nero con minigonna, calze velate nere, capelli nerissimi corti e spettinati, mani bianchissime e curate ed un seno libero sotto la giacchina che si intravedeva con piacere per la vista, ci provocammo reciprocamente con proposte gastrosessuali e poi di corsa da me. In ascensore iniziammo a baciarci furiosamente, ma una volta in salotto scappò maliziosamente dal divano dove l’avevo posata e si sedette nella poltrona di fronte. Si tolse le scarpe e allungò le gambe posando i piedi sulle mie ginocchia. Risalì fino ad accarezzare il mio sesso eccitato massaggiandolo, nel fare questa operazione maliziosamente si alzò la minigonna mostrandomi il candore delle sue cosce al termine delle autoreggenti. Ci sapeva fare la mammina, non voleva correre e accettai il gioco. Mi misi seduto per terra di fronte a lei e aprendole le gambe iniziai a leccarle le cosce all’inguine e a farle sentire la lingua attraverso le mutandine che non scostai fino a quando non le sentii intrise dei suoi umori. Le slacciai la giacca e come previsto era nuda, passai ogni millimetro della sua pelle con la lingua e scendendo sul ventre le aprii la lampo e feci scivolare via la gonna. La stesi sul divano e la baciai a lungo sulla bocca, sul collo e mi stesi al suo fianco, mi salì sopra e slacciandomi i pantaloni liberò la mia voglia sfregandosela fra le cosce e gli slip, ansimava e aspettava solo che le togliessi le mutandine per penetrarla. Ma volevo continuare il gioco e ci riuscii finche non resistette e spostando il tessuto indirizzò il mio sesso dentro di lei. Trovammo subito un affiatamento di ritmi e posizioni come in una coppia collaudata da anni di intimità. Non mi meravigliai affatto che, quando la provocai dietro con un dito, mi chiedesse se possedessi un fallo di gomma non molto grosso per essere penetrata dietro mentre facevamo l’amore. La riaccompagnai a casa alle sette della domenica ed in auto lungo il tragitto la voglia di toccarci non era ancora esaurita e le nostre mani frugavano ancora nei reciproci sessi. Ci vedevamo durante la settimana, alla sera, per brevi incontri in auto o a bere qualcosa, ma alle dieci rientrava. In uno di questi incontri ritornai sull’argomento “trasgressioni” e mi disse chiaramente di non essere particolarmente attratta da esibizionismi in auto o al cinema, ma di aver voglia di ritornare in qualche locale di scambisti, evitando però quello in zona dove era stata più volte col marito. Il sabato seguente dopo una cenetta propiziatoria a mezzanotte entrammo in club in una zona del centro. Locale molto bello e ben frequentato. Giancarla era smagliante e carica. La sua voglia di giocare traspariva persino dai suoi occhi, ma come suo carattere, voleva scegliere, il momento, la situazione, le persone. Curiosava nei separè, senza decidere se partecipare a un gruppo o meno. Alla fine senza quasi avvisarmi la vidi entrare in un salottino con divani dove una coppia giovanissima stava facendo del sesso sfrenato sotto gli occhi un anziano spettatore decisamente vicino alla settantina, molto elegante e distinto, rimanendo nel divano di fronte, guardava masturbandosi. Gianca prima si avvicinò alla coppia, poi dopo essere stata accettata si diede da fare con entrambi. Dopo qualche minuto che osservavo in piedi stando sulla porta, mi invitò ad inserirmi nel gruppo. Giocammo a lungo e piacevolmente, sotto lo sguardo del nostro anziano spettatore, poi Giancarla si alzò e passò sul divano di fronte e rimase a guardare noi tre continuare. Intanto aveva iniziato a masturbare il solitario amico. Gli sussurrò qualcosa all’orecchio e mi fece segno di raggiungerli. Mi sdraiò sul divanetto e mi salì sopra chiedendomi di penetrarla subito. Il suo posteriore era sotto gli occhi del vecchietto e quando lei con le due manine dilatò le natiche come un invito, non esitò ad penetrarla dietro. Gianca godeva e mi diceva farfugliando che aveva impiegato del tempo ma aveva trovato la misura giusta per la sua porta posteriore. Il tipo ci sapeva anche fare e riusciva a non farlo mai uscire non ostante la scomodità della posizione. E soprattutto non veniva mai, con gran piacere per lei. Io trascinato da un orgasmo di Giancarla invece decisi di venire assieme a lei e dopo qualche minuto scivolai fuori. Fu il momento che il tipo forse aspettava, perché cambio canale e forse eccitato dalla lubrificazione esistente, venne con un quasi rantolo. Dopo esserci ricomposti, al bar incontrammo il tipo “vintage” che allungando a Giancarla un biglietto da visita ci invito il sabato successivo a cena da lui. Fu l’ultima volta che la vidi, ci sentimmo ancora al telefono, ma la sua sincerità nel chiedermi se volessi andare a vivere con lei mi gelò completamente e le dissi di no. Ancor più sinceramente mi disse che allora sarebbe andata da sola a cena dal nostro nuovo conoscente. Finì così un incontro piacevole che in quel periodo della mia vita però valeva molto meno della mia libertà.