Cinema Garden
Non cercai di contattare Emma, sicuro che sarebbe stato inutile e senza senso. Avrei avuto un sacco di domande da porle, ma non mi avrebbe risposto, mi limitai quindi ad immaginarla nel suo quotidiano, la sua casa, il suo lavoro, forse un marito, e i suoi desideri perversi. Passarono alcuni mesi, l’estate, torrida, era esplosa, togliendo quasi la voglia di pensare al sesso. Da un indirizzo sconosciuto, Carbonio14, mi arrivò un e mail di Emma. “hai una proposta per una di queste sere?” Altrettanto concisamente le risposi ” no sera, pomeriggio, cinema porno, ambiente gay, extracomunitari, tutto permesso, no pantaloni”. Ancora una volta rispose “ quando?”. “Domani alle 16 cinema Garden via Durazzo 5”. L’aspettavo in auto con l’aria condizionata al massimo e fu puntualissima. La feci salire in auto e tentai di spiegarle qualcosa, mi chiuse la bocca e mi disse: “non togliermi la sorpresa, entriamo.” Il suo incarnato era più scuro di come la ricordavo, le braccia, le gambe, abbronzate, staccavano col colore sabbia della gonna, leggera, larga e sotto il ginocchio. Un top lasciava intravedere il ventre piatto e scuro e la scollatura copriva poco seno che non aveva bisogno di sostegno. Uno zainetto sportivo e sandali di corda bassi, la facevano apparire più giovane e meno severa. Alla cassa ci guardarono interrogativamente, immaginando sicuramente cosa cercassimo. L’accoglienza fu chiarificatrice, le scale scendevano per due piani e dopo il primo incontrammo due uomini abbracciati, arrivati fuori dall’ingresso della sala, un salotto scarsamente illuminato con una decina di poltroncine ed una televisione che trasmetteva un video porno gay. Qualcuno guardava il piccolo schermo, fumando. Entrammo e appena riuscimmo ad adattare la vista all’oscurità ci accorgemmo che in fianco a noi appoggiato alla parete c’era un ragazzo giovanissimo e in ginocchio davanti a lui un tipo coi capelli bianchi che gli succhiava un arnese notevole. Sempre appoggiati alla parete altri uomini si masturbavano ed uno baciava in bocca il ragazzino, infilandogli una mano sotto la maglietta. Lentamente ci indirizzammo verso il fondo della sala, quasi tutta la parete era occupata da persone in piedi, che più o meno si masturbavano a vicenda. Evidentemente per la maschera ed altri intrusi, la sala era off limits. Ci sedemmo nell’ultima fila ed Emma più che il film, di uno squallore unico, guardava i personaggi intorno a noi. Più gli occhi si adattavano al buio più era evidente quello che succedeva. Nelle file davanti non molte persone, divise ed isolate, spesso in gruppetti vicini, intorno ad un ragazzo generalmente giovane, uno anche di colore. Alle nostre spalle in piedi, seminascosti dal tendone, tre uomini di mezza età facevano del sesso come se nulla fosse, uno di loro si era calato i pantaloni e piegatosi succhiava il membro a quello che gli stava di fronte e contemporaneamente si faceva possedere dietro da un altro. Per qualche minuto ebbi il sospetto che la mia idea che portandola lì, quasi tutti si sarebbero interessati ad Emma, vacillò. Mi rincuorò il fatto che lei si stava eccitando alla vista di quella bolgia e aveva iniziato ad accarezzarsi con una mano sotto la gonna. Dalla parete si mossero due persone, un ragazzo ed un tipo decisamente anziano. Si sedettero nella fila davanti alla nostra spostati di qulache posto, ma non tanti da non consentirci di assistere a quello che fecero. Il vecchio praticamente spogliò il ragazzino e cominciò a leccargli il seno ed il ventre per poi infilarsi in bocca tutta la sua asta. Immediatamente furono circondati da altri uomini che seduti o addirittura in piedi vicino a loro diedero vita ad una vera orgia. Per la prima volta toccai Emma, raggiunsi il suo sesso, la sua mano, la tolsi e iniziai a masturbarla. Apri le gambe quasi volgarmente e sollevò la gonna per facilitare la mia manovra, la penetrai prima con due dita poi tre, e venne aiutandosi sul clitoride con la sua mano. Non volle che smettessi, era ormai partita, lo tirai fuori e lascia che se ne occupasse lei. Il nostro movimento finalmente attirò l’attenzione di qualcuno ed il primo curioso si sedette al suo fianco, già col sesso all’aria. Emma lo masturbò così velocemente che no fu difficile capire che il suo desiderio fosse quello di farlo venire subito, nella sua mano. Giocò con lo sperma su quel sesso fino a quando decise di prendere un clinex dallo zainetto e pulirsi. La situazione si stava scaldando, dietro a noi in piedi due o tre persone si masturbavano appoggiando i loro sessi sul collo di Emma o strofinandoli nei suoi capelli, uno aveva infilato una mano nella scollatura e le accarezzava un seno, il posto in fianco venne presto occupato da un altro, questa volta giovanissimo e con un sesso che attirò lo sguardo e la mano di Emma. Era occupata con una mano a masturbare uno dietro di noi e con l’altra il ragazzino, quando davanti si piazzarono altri due ragazzi che subito portarono le mani dietro frale sue cosce. Mi alzai e lasciai anche il mio posto ad un nuovo venuto e mi misi dietro masturbandomi assieme agli altri. Credo di non esagerare dicendo che vidi Emma far venire con le mani almeno una decina di sconosciuti, ma i clinex usati erano molti di più. Era passata circa un’ora, ero venuto masturbandomi in piedi e liberatosi il mio posto ritornai in fianco ad Emma, stava masturbando un ragazzo di colore che non aveva nessuna intenzione di venire, le dissi di seguirmi nei bagni e mi alzai. Stranamente obbedì subito e seguiti dal ragazzo entrammo nella toelette degli uomini. Qui avvenivano alla luce di un neon le stesse cose che succedevano in sala. La puzza era oscena, il pavimento scivoloso per lo sperma che lo ricopriva, c’era chi si faceva il bidè nel lavandino, coppie che si sodomizzavano nei bagni con le porte aperte ed Emma pareva veramente a suo agio. Il ragazzo la seguiva col suo affare in tiro e in mano, lei prese un preservativo dallo zainetto e li davanti a tutti si inginocchiò e con non poca fatica lo infilò sul quella banana al cioccolato. Appena riuscì nell’impresa lo fece sparire in bocca e quando raggiunse la dimensione massima, prima di un orgasmo si alzò e dopo aver alzato la gonna si appoggiò al lavandino attendendo solo che lui si decidesse a penetrarla. Intorno a lei, che guardava nello specchio, almeno quattro persone si masturbavano a quello spettacolo. Non riuscii a capire se il ragazzino fosse venuto e continuasse a scoparla senza tirarlo fuori o se avesse una resistenza stoica. Il fatto sicuro fu che la fece venire più volte alternandosi in entrambe le sue aperture. Ma la perversione di Emma doveva ancora dare il meglio. Si alzò lasciando il ragazzo sorpreso, eccitato e con i pantaloni abbassati. Rivolgendosi ai presenti rimasti, dopo avergli sfilato il preservativo, disse “ fatemi vedere come lo fate venire “. Emma rimase immobile guardando due vecchi bavosi inginocchiarsi davanti al ragazzo e succhiarlo a turno fino a vederlo contorcersi venendo nella bocca di uno di loro. Fui certo che nella sua immobilità avesse raggiunto l’ennesimo orgasmo.
Giardini d’inverno
L’e mail arrivò alle 22.45. “Stasera avrei bisogno di una delle tue serate. Emma”. Ero a casa infreddolito ed il brivido che quel messaggio fece correre giù per la mia schiena peggiorò la situazione. Dal freddo passai improvvisamente ad uno stato di eccitazione e di calore che partiva dalle cosce e saliva nel cervello. Le risposi scrivendo solo un orario, un indirizzo e come doveva vestirsi. Era passata l’una di una sera di inizio inverno, di quelle più schifose che puoi vivere a Milano, quando la nebbia, i primi freddi e l’umidità inizia ad entrarti nelle ossa e quel poco di cielo che si intravede ha quel colore strano, un marrone violaceo che ricorda le acque dell’Olona alle chiuse di piazza Napoli. Sul piazzale antistante l’Arco della Pace al Sempione arriva, gira e lentamente parcheggia vicino al chiosco di bibite chiuso il taxi dal quale scende Emma, stretta in una pelliccia di visone beige col largo collo alzato e stivali di camoscio. La raggiungo le offro il braccio e ci inoltriamo lungo un vialetto che costeggia l’inferriata di fronte alla chiesa. Trema mentre le spiego cosa potrebbe fare, non solo per il freddo. Siamo in un parchetto quasi a se, conosciuto dormitorio per numerosi clochard. Individuate le panchine dove sopra e sotto cartoni, circondati da bottiglioni di vino vuoti, dormivano o fumavano quattro sventurati, lei si ferma davanti a loro, lascia che la pelliccia si apra e mostra un corpo bianchissimo, coperto solo da stivali al ginocchio, calze e reggicalze nero. Sicuramente i quattro nella loro vita erano abituati a qualsiasi avvenimento, perché con una calma, forse dovuta anche all’alcool od al congelamento delle loro ossa, si riprendono lentamente dal loro torpore e come automi, allungano le mani nere e frugano quel corpo oscenamente offerto. Lei, li lascia fare, poi con calma ricambia cercando i loro membri fra i poveri stracci. Dire che raggiunsero una erezione non sarebbe corretto. Emma si siede sulla panchina fredda e a turno masturba e poi accoglie nella bocca quelle carni dal gusto perverso. Non smette fino a quando non ottiene il risultato desiderato, ancora poco e qualcuno le sarebbe venuto in bocca. Sfidando il freddo pungente lascia cadere la pelliccia sulla panchina, si mette in ginocchio su quella e offre un caldo ristoro nelle sue candide aperture posteriori ai quattro amici che ne approfittano a turno. Tutto si è svolge con una lentezza tale da far pensare ad una scena di un film, dove gli attori sono quasi stanchi di riprovare per l’ennesima volta lo stesso ciak del regista. Anche i gemiti di Emma sembrano soffocati dalla nebbia.