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martedì 27 luglio 2010



Barbara e Marco

Il contatto con Marco, il lui della coppia milanese che mi aveva risposto, presupponevava una possibilità di conoscerci una volta definite le particolari modalità dell’incontro che si voleva organizzare. La moglie che, dalle foto inviatemi da lui, era di una
bellezza notevole, ultimamente aveva fantasie di sottomissione e lui, fotografo abilissimo, che adorava riprenderla mentre si masturbava o si esibiva con altri partners, desiderava accontentarla anche in questa nuova passione. Era un marito di una fantasia senza limiti e ci scambiammo decine di mail per studiare assieme come incontrarci facendo apparire a lei tutto come casuale. Marco mi propose infine la sceneggiatura e l’ambientazione di un incontro del quale ovviamente sarebbe stato il regista. Andai all’appuntamento veramente eccitato e curioso: il presupposto perché tutto funzionasse era nelle mani di Barbara, dovevo piacerle subito. Marco era ottimista, le mie caratteristiche fisiche unite all’età e alle sue indicazioni avrebbero attratto sua moglie. Ero in anticipo perché volevo fare un sopraluogo sul posto dove li avrei trovati, piazza del Duomo a Bergamo Alta. Eravamo a settembre e molti passanti e turisti animavano ancora la zona anche se mancava poco alla mezzanotte. Tornai al parcheggio dove obbligatoriamente avrebbero dovuto lasciare l’auto e li vidi arrivare sulla mercedes blu che avevo già visto in una foto inviatami, dove lei era appoggiata nuda al baule. Puntuale come Cenerentola la trovai intenta a farsi scattare foto dal marito sulle scale della chiesa, con una attrezzatura che non poteva passare inosservata, due Nikon, innumerevoli obbiettivi, illuminatori e servoflash. Lei era ancor più bella che nelle foto, una folta capigliatura bionda staccava sul nero dell’abbigliamento, rimasi solo deluso dal vederla con i pantaloni, mi aspettavo che si presentasse in gonna e reggicalze che avrebbero facilitato il suo esibizionismo nel coinvolgermi, come prevedeva la regia di Marco. Passai vicino a loro lentamente, fissandola negli occhi, al mio secondo passaggio mi notò e ricambiò lo scambio di sguardi. Molti passanti si fermavano a curiosare perché sembrava veramente un servizio fotografico professionale. Al mio terzo passaggio non li vidi più erano spariti e subito pensai che il gioco fosse andato a monte, ma mi squillò il telefono per un messaggio, era Marco : “ siamo dietro il Duomo “. Muovendomi un‘pò a fatica nel labirinto di viuzze li ritrovai in una piccolissima piazza antica e molto carina con un lavatoio di pietra , un portico, dei giardinetti, un’ambientazione molto adatta per scattare belle foto. Inoltre quel luogo era isolato e passavano pochissimi curiosi. Io per primo. Salii da una stradina che dava nella piazza e rallentai per guardare, poi mi appoggiai ad una balaustra come se fosse naturale fermarsi ad osservare la scena. Lui scattava continuamente e lei cambiava posa con una facilità estrema, di colpo si sfilò il golfino nero e rimase per qualche scatto a seno scoperto. Un seno stupendo che avrebbe potuto appartenere ad una ragazzina ventenne. Si coprì solo con un soprabito chiaro e continuò a farsi riprendere, guardandomi e sorridendo, poi si avvicinò e tendendomi una mano mi chiese se potevo affiancarla per qualche scatto. Con non poco imbarazzo, avendo sempre odiato farmi riprendere in foto, mi feci guidare su quel set e sistemare come voleva lei. Si mise dietro di me abbracciandomi e posando le sue mani bianchissime sul mio petto sopra il maglioncino nero, si, pure io ero vestito di nero, impermeabile, pantaloni, golf e non indossavo slip, come mi aveva chiesto Marco. Barbara infilò le sue mani sotto il tessuto e mi accarezzò, scendendo poi sul ventre, insinuandosi nei calzoni e raggiungendo il mio sesso che ormai non poteva nascondere l ’eccitazione, sfregava i suoi seni nudi sulla mia schiena. Marco scattava come un assatanato e ci fece segno di cambiare posizione, mi misi dietro di lei e restituii le carezze ai seni e le feci sentire la mia eccitazione. Quando la mia mano scese oltre la cintura dei suoi pantaloni e si fermò negli slip trovò un sesso completamente depilato e intriso di piacevoli umori, l’accarezzai fino a quando non mi baciò e mi disse: “ no, ti prego, così vengo subito”. Feci scendere la lampo e offrii all’obbiettivo di Marco uno scorcio degli slip neri. Smontato il set decisero di tornare nella piazza del Duomo, sotto le colonne, era l’una ed i passanti erano ormai pochi, mi fece appoggiare con la schiena ad una colonna e si inginocchiò davanti a me, dopo alcuni scatti artistici, estrasse il mio sesso e coprendosi un po’ alla vista di chi transitava, lo fece sparire in bocca, mentre le tiravo i capelli con forza per farla smettere, al contrario si eccitò ancora di più per quella piccola violenza, scattò in piedi e si appoggiò col seno nudo al marmo ed alzò le braccia e le mani verso un grosso anello di ferro battuto. Capii subito cosa voleva e sfilata la cintura del suo soprabito la usai per legarle i polsi all’anello, fremeva e ansimava quando raggiunsi con la mano il suo sesso mi chiese di farla venire. Fermai invece le mia dita un attimo prima del piacere che invocava, strizzandole un capezzolo fino a sentirla contrarsi per il dolore e offrendole quella dolce sofferenza che provoca un orgasmo negato e rimandato. Ripetei questa piccola tortura più volte, fino a quando non la sentii implorarmi di slegarla e permetterle di toccarsi, solo allora le abbassai i pantaloni e la penetrai da dietro rimanendo immobile dentro di lei, obbligandola a raggiungere l’orgasmo solo contraendo i muscoli del suo sesso. Marco che si era avvicinato fotografando il volto di Barbara contratto da una smorfia di piacere propose di spostarci in posto più tranquillo. Salii in auto con loro e in pochi minuti raggiungemmo un belvedere fra delle mura antiche, assolutamente isolato e deserto, anche perché ormai si erano passate le due. Marco ricaricò la F4 ma non la usò, rimase a guardare Barbara che, rimasta solo con le scarpe e le autoreggenti si masturbava appoggiata ad un muretto, le bloccai le mani e le legai ancora dietro la schiena, con la cintura spingendola a piegarsi appoggiando il seno al marmo della balaustra ed aprire le gambe. La penetrai così, con violenza afferrando i suoi seni e procurandole un orgasmo interminabile fino a quando non si decise a dirmi quasi urlando : “ dietro ora “, entrai così senza preparazione, sentendola lamentarsi per il dolore ed il piacere, mentre Marco si era sdraiato per terra sotto di lei, le baciava il sesso, masturbandosi. Barbara era scossa da continui orgasmi, che inanellava senza interruzione di continuità, ogni tanto sussurrava “basta” ma se accennavamo a smettere era lei chiederci di continuare.
Io e Marco ormai eravamo in una condizione, normale se fossimo stati bevuti o fumati, ma non lo eravamo, che non riuscivamo più a venire. Forse aspettavamo entrambi un qualcosa che Barbara doveva ancora fare per farci raggiungere un’altra vetta di eccitazione e finalmente l’orgasmo. Barbara ci pregò di smettere immediatamente perché doveva fare pipì.
Tentò di spostarsi dietro un cespuglio, ma quando la obbligammo a rimanere lì e farla davanti a noi, sembrò eccitarsi ancor di più. Rimanendo in piedi si appoggiò al muretto, apri le gambe, piegandosi leggermente e lasciò scendere il liquido. Come se ci fossimo messi d’accordo io e Marco, in piedi davanti a lei, le chiedemmo a una sola voce di masturbarsi subito. Lo fece immediatamente, bagnandosi le mani, le calze, riprendendo ancora a godere e chiedendoci con voce roca.” Venite, ora vi prego, venitemi addosso…” Fu un orgasmo liberatorio, ci svuotò i sessi e la mente. Barbara si strofinava sul corpo, i nostri liquidi che l’avevano raggiunta ovunque …. mentre le luci del mattino illuminavano la valle sotto di noi.



Una coppia acquatica


Dopo quattro mesi d’attesa e scambi di e mail con Paolo, stavo finalmente andando all’appuntamento che mi aveva fissato. Per trovare quel luogo, oltre ad un disegnino con i riferimenti che mi aveva fatto lui, stavo usando il navigatore. Ero convinto che fosse un mezzo pacco, però le decine di foto di Ornella, che mi aveva inviato, e la prospettiva di una mezza giornata su un fiume lontano dalla calura di Milano a luglio, mi avevano spinto a partire. Paolo è un cuckold convinto, ma fantasioso e voyeur. Direte, “tutti i cuckold sono guardoni” , non è esatto, Paolo non uno di quelli che si accontenta di stare a vedere la moglie fra le braccia di un altro, ma un cerebrale, un selettivo e fondamentalmente uno che impazzirebbe dal piacere nel sapere o nello scoprire la moglie che lo tradisce sul serio. Ornella sta al gioco, ma non essendo assolutamente capace di tradirlo veramente, acconsente ai rarissimi incontri che Paolo organizza, con una regia sempre diversa, location diverse e in primis con partecipanti sempre diversi. Selezionati accuratamente, per soddisfare le sue fantasie, ma anche quelle di Ornella. Le mie foto infatti erano passate al vaglio della moglie, perché disponibile a lasciar organizzare un incontro al maritino, con la condizione che scegliesse lei il terzo partecipante alla rappresentazione del tradimento. Ornella ha 29 anni, sposata da 7, senza figli, agente assicurativo, bella, decisamente bella ( in foto) circa 165, 50 kg. seni piccoli e sodi, capelli corti con colpi di sole, pelo pubico cortissimo, ma non rasata. Ornella in questa occasione desiderava che il terzo fosse un uomo maturo, over 60, in forma, e dall’aspetto severo, aveva un ricordo di un docente universitario che l’aveva corteggiata e al quale non aveva avuto il coraggio di concedere nulla. Dopo giusto un’ora arrivo nei pressi di questo fiume, da una uscita sulla Serravalle dopo una decina di chilometri. Cartina alla mano cerco e trovo i riferimenti che mi aveva dato. Una torre diroccata, un boschetto di pini marittimi e un sentiero sterrato che scende al fiume. Parcheggio, prendo la borsa col telo di spugna costume di ricambio, libro, telefonino e scendo per il viottolo. Un centinaio di metri e sono giù: il posto è stupendo, deserto, il fiume in pratica è un torrente che si insinua fra gole di pareti a strapiombo, piccole lanche profonde di acqua limpidissima, curve, anse, con massi enormi e piccole spiagge sabbiose. Rimango incantato dal posto, se non ci fossero, sarei contento comunque di essere lì, mi farei un bagno gelato. Ripercorro mentalmente tutte le spiegazioni che Paolo mi aveva dato e risalgo il fiumiciattolo contro corrente, un po’ saltellando sui ciottoli e in parte camminando sulle rive, arrivo al punto previsto nel quale devo spogliarmi e in costume entrare in acqua e procedere così per cinquanta metri con l’acqua che in certi punti mi arriva a metà schiena. E’ gelata, mi sento ridicolo, mi viene in mente un film di Marines, ma ormai sono in ballo. Paolo mi aveva spiegato che quella “tortura” era necessaria perché garantiva che oltre non sarebbero arrivati intrusi. Solo loro, che conoscevano il posto. Li vedo, sono su un piccola spiaggia di ghiaia, stesi al sole. E’ uno slargo del torrente con una pozza che credo profonda, massi di granito enormi, cascatelle, zone d’ombra, favorite da pareti di roccia che salgono dritte verso il cielo, alte una trentina di metri. Impossibile che qualcuno ci veda dall’alto, solo sterpaglia. Esco dall’acqua e seguendo il copione di Paolo, stendo il telo a pochi metri da loro e mi sdraio. Loro sono nudi e non si scompongono, ne si alzano per guardare l’intruso. Rimanendo in costume e a pancia sotto, ammiro dal basso le gambe abbronzate di Ornella, sono distese e socchiuse, intravedo la peluria e passato il freddo che mi aveva quasi anestetizzato, comincio ad eccitarmi. Ornella si muove, piega le ginocchia, ora ben aperte e si appoggia sui gomiti, mi guarda, con uno spruzzino nebulizza dell’acqua sul corpo, si accarezza i seni. Paolo sembra dormire. Mi metto seduto, i nostri occhi si incrociano, è chiaro che sapeva che arrivassi, ma ho la sensazione che Paolo abbia detto solo a me cosa fare, che Ornella non abbia copione. Decido di non seguire i suggerimenti di Paolo. Mi alzo e parte del sesso eccitato fuoriesce dal costume, lo faccio rientrare non prima di aver guardato gli occhi di Ornella, non si erano staccati da lì. Mi dirigo verso l’acqua, entro di nuovo, mi metto appoggiato ad un masso levigato, le gambe immerse fino al costume, mi abituo alla temperatura che diventa piacevole, Ornella mi guarda, forse si aspetta un mio gesto di esibizionismo ( anche Paolo l’aveva chiesto). Non mi va mi sembra banale. Le faccio segno di entrare in acqua, non sembra capire, poi si alza e si avvicina al laghetto, camminando a fatica sui ciotoli, è molto bella, sudata, entra lentamente, è vicinissima, vedo la sua pelle reagire al freddo, sorride, si lascia andare fino a sparire sott’acqua. Riemerge e nuotando a rana si allontana contro corrente verso gli enormi massi scuri, dietro questi sparisce alla mia vista e a quella di Paolo. Attendo un attimo e la cerco. E’ dietro la parete, l’acqua ora le arriva alle cosce seguo, me la sono trovata inaspettatamente di fronte, nel passaggio obbligatorio, siamo uno di fronte all’altro. Mi avvicino le passo una mano fra i capelli bagnati e la tiro verso di me. La bacio, cede piacevolmente e la sua lingua saetta nella mia bocca. Se Paolo come credo ci sta vedendo penso sti provando provo le sensazioni che cercava. Il bacio, non ci si bacia in queste occasioni, il bacio è una cosa riservata alla coppia, se Ornella mi bacia lo fa convinta di far impazzire Paolo. Ne sono certo. Le accarezzo i seno senza togliere la lingua dalla sua bocca, scendo sul ventre e il mio medio scivola dentro il suo sesso. Si è piegata leggermente sulle gambe e il contrasto fra il freddo che sente la mia mano e il caldo umido e vischioso del mio dito è terribilmente eccitante. Mi abbasso entrando in acqua fino alle spalle, le sollevo prima una gamba poi l’altra e le metto attorno al mio collo, si aggrappa alla parete per non scivolare, mentre la lecco e le succhio il clitoride, quasi mi strozza con le cosce nel momento dell’orgasmo. Respira ancora affannosamente quando facendole scivolare giù le gambe da quella posizione il mio sesso si trova davanti al suo. La penetro di colpo, il mio sesso duro e freddo deve darle un brivido di piacere, perché mi bacia subito, quasi mordendomi. Il freddo mi impedisce di venire e la penetro a lungo lentamente, le sue gambe allacciate sulla mia schiena. Gode, finalmente, urlando di piacere, ( sicuramente Paolo ci vede e la sente) mi chiede di venirle dentro. Esco di colpo, e il freddo dell’acqua, da al mio sesso un ristoro necessario a farmi aspettare ancora prima di venire, ma Ornella lo prende in mano, mi masturba furiosamente, urla quasi:” vieni..vieni”. Non posso accontentarla, la voglio, ancora e meglio. Mi sposto strappandomi quasi dalle sue mani e mi lascio affondare nell’acqua. Quando riemergo vedo le sue spalle che vanno verso la spiaggia, Paolo non c’è. Ornella si sdraia al sole, io esco, nudo, il costume l’ho perso in acqua, sono parzialmente eccitato, prendo il mio telo e mi avvicino a lei, mi inginocchio, le asciugo la schiena, le gambe… le socchiude, guardo il suo sesso, lo accarezzo ancora, entro con un dito, poi due, passo con l’altra mano davanti e le tocco il clitoride, mentre muovo le dita dentro di lei. Le piace, rallento mentre una sua mano cerca il mio sesso, la voglio prendere ora. Non vuole, mi dice “ non smettere ti prego, fammi venire così, con due mani”.Continuo, il suo respiro accelera e io rallento il movimento, so che soffre ma godrà ancora di più aspettando. Percepisco l’inizio del suo orgasmo e mi fermo, vibra, trema, ma non dice nulla. Ora la mano davanti striscia col palmo sul suo clitoride mentre un dito penetra unendosi agli altri, ora sono tre. La mano dietra è più libera nei movimenti e ne approfitto per inumidire il pollice nei suoi umori, poi accelero con tutte le dita e la sento venire, la lascio venire e la penetro facilmente dietro col pollice. Sembra che abbia le convulsioni, un orgasmo stupendo che parecchio al punto del mio sesso sento uscire il liquido lubrificante nel palmo della sua mano che lo stringe fino a farmi male. Ha finito, è sfinita, si sdraia a pancia sotto, mentre con le dita umide le massaggio la seconda apertura, la penetro leggermente ora che è rilassata quell’apertura è pronta. Mi sdraio su di lei senza schiacciarla, tremo appoggiato ad un braccio, mentre con l’altra mano dirigo il mio sesso nel suo, lo bagno nei suoi umori, lo lubrifico e lentamente la penetro dietro. Si risveglia dopo i miei primi dentro e fuori, si inarca, arriva a mettersi in ginocchio, carponi, continuo lentamente, non voglio ancora venire, mi spinge indietro costringendomi a sdraiarmi sui sassi. E’ seduta sul mio sesso, tutto dentro di lei, le accarezzo la schiena, io non posso più muovermi è lei che lo fa, a colpi, lasciandosi cadere ogni volta sopra. Credo che verrò. Non ancora, si muove, si gira verso di me senza farlo uscire, la rotazione dentro di lei mi porta sull’orlo dell’orgasmo, lo capisce, si ferma. Sorride, si mette due dita in bocca le bagna e inizia a masturbarsi, ora si muove ancora su e giù, sono pronto, il piacere sta scoppiando dentro il mio sesso per la voglia di uscire, ma è Ornella che viene, come esplodendo, si masturba e si muove su e giù velocemente gridando “ ora, ora”. Vengo, assurdamente a più riprese, quando credo che il mio orgasmo sia finito, ricomincia, è una situazione che mi succede raramente purtroppo, perché è stupenda. La spiaggetta ormai è in ombra, quando, riprese le mie cose mi riavvio al percorso ritroso, prima di sparire alla sua vista, mi giro, un ultimo sguardo, Paolo è in fianco ad Ornella. Forse c’è sempre stato.



Roberta e Michele

Avevo messo un annuncio rivolto a giovani coppie esibizioniste per incontri in luoghi insoliti, preferibilmente all’insaputa della lei. Rispose Michele 28enne, due righe molto sintetiche, chiedendo ulteriori ragguagli su cosa proponevo, chiarendo che alla fidanzata piacevano incontri casuali e che non essendo facile trovarne, pensava di organizzare qualcosa che sembrasse casuale. Allegò due foto di lei in pose esibizionistiche su una panchina del parco Solari, Roberta 21enne sembrava una bancaria, occhiali di tartaruga e completino serio sotto un impermeabile che spalancato lasciava vedere un corpo molto piacevole.
Iniziammo uno scambio di lettere, nelle mie proponevo ipotesi di incontri pseudo casuali, nelle sue mi raccontava cosa piaceva a Roberta e mi descriveva episodi che l’avevano piacevolmente coinvolta.
La fidanzata si eccitava provocando degli sconosciuti con esibizionismi in luoghi pubblici. Se le reazioni di questi la stimolavano, il seguito era gestito da lei e la conclusione completamente a sua discrezione: lui l’assecondava con un ruolo di osservatore, beneficiando poi della conseguente eccitazione di lei. Scartate alcune mie proposte mi descrisse minuziosamente il copione ed la regia che aveva pensato per l’incontro, con la riserva che tutto avrebbe potuto procedere solo se io fossi piaciuto alla moglie. In questo caso il gioco sarebbe stato condotto da lei e io avrei dovuto solo comportarmi spontaneamente come meglio ritenevo. Ore 19.30. Li attesi fuori dalla pizzeria vicino a corso Lodi, appostato come un ladro e quando li vidi entrare aspettai 3 minuti come mi aveva detto Michele, poi entrai e salii direttamente al primo piano seguendo le istruzioni. Erano già seduti ad un tavolino in ferro battuto, lei rivolta verso la sala ancora vuota e gli altri tavoli. Un po’ assurdamente mi sedetti proprio di fronte a lei in un tavolo da una persona, da li vedevo perfettamente le sue gambe, se le fossi andato a genio e avesse deciso che ero uno sconosciuto adatto da provocare, tra breve l’avrei capito. La sbirciai facendo finta di leggere la lista e mi accorsi che mi stava fissando, ordinammo e iniziammo a mangiare, mentre entravano altri avventori e rendevano la situazione meno buffa ma più complicata. Ma lei dietro i suoi occhiali da professoressa era abilissima a controllare chi era seduto intorno a noi ed scegliere l’attimo per accavallare le gambe lentamente mostrandomi il reggicalze, senza che nessun altro se ne accorgesse o per socchiuderle quel tanto da mostrarmi le mutandine bianche. Il gioco era iniziato e lei lo conduceva con una padronanza tale che mi fece capire quanto fosse abituata a quel comportamento provocatorio. Mi stava eccitando ed erano solo da poco passate le 20. Michele mi aveva anticipato l’inizio dell’incontro, chiarendomi che il resto non poteva prevederlo neanche lui. Dopo il dolce, il caffè e la mia eccitazione che cresceva, chiesero il conto e uscirono raggiungendo l’auto che, come concordato, era vicinissima alla mia e si avviarono lentamente dopo essersi assicurati che li stavo seguendo. Giravano per la città come in cerca di qualcosa e parecchie volte rallentarono in prossimità di parchi o giardini adatti a fermarsi, ma nulla, riprendevano il peregrinare senza che comprendessi la meta. Decisero infine di fermarsi davanti ad una sala da tè dalle parti di via Abruzzi. Il locale era su due piani, il bar, una sala al pianterreno e una più piccola al primo piano molto riservata con tavolini bassi e divanetti contrapposti, che formavano una sorta di separè. Era deserta e si accomodarono in un angolo particolarmente nascosto, li seguii e, molto sospettosamente per il cameriere che mi osservava, mi andai a sedere, con tutto il posto che c’era, su un divanetto vicino al loro da dove potevo vederli e farmi vedere. Una volta che il cameriere prese le ordinazioni e le servì, si guardò bene dal rifare le scale per salire ancora. Roberta guardandomi diede vita ad uno spettacolo esibizionistico veramente notevole. Dovevano conoscere bene il locale perché nella posizione in cui si erano sistemati potevano vedere la scala e chi saliva senza essere visti. Si poté permettere, dopo un inizio soft fatto di scorci e di bottoni slacciati alla camicetta di finire a gambe spalancate e masturbarsi tranquillamente gratificando con l’altra mano Michele. Dal viso, gli occhi che si socchiudevano, le gambe che si contraevano chiudendo la sua mano, capii che Roberta aveva avuto almeno due orgasmi. Io potevo solo guardare ed eccitarmi e lei lo sapeva bene, nella mia posizione ero visibile persino dai primi scalini per chi fosse salito, così infatti avvenne, una coppia giovane salì e si sistemò lontano da noi. Roberta li aveva visti e aveva fatto in tempo a ricomporsi per poi ricominciare appena quelli si sedettero, certa di non poter essere vista. La simpatica tortura durò fino a quando Roberta non decise di alzarsi, ritornare all’auto e ripartire : questa volta il mio lento inseguimento durò poco, in una decina di minuti raggiunsero una via chiusa vicino alla stazione di Lambrate, si fermarono spegnendo le luci di posizione solo dopo che parcheggiai dietro a loro. Scesi senza far accendere la luce interna e passai una prima volta in fianco alla loro auto. Roberta stava occupandosi del sesso di Michele, che intanto le sollevava la gonna da dietro. Feci alcuni passaggi fino a quando fui convinto che tutto fosse tranquillo e mi fermai in fianco al finestrino aperto. Roberta ora stava masturbandosi e Michele la guardava facendo altrettanto. A completare la situazione mancavo solo io, non ci misi molto a tirarlo fuori e mostrarlo a Roberta. Dopo l’eccitazione di tutta la sera la voglia era di venire immediatamente davanti a quello spettacolo. Riuscì comunque ad aspettare per la curiosità di vedere cosa Roberta decideva di fare. Michele le sussurrò qualcosa e lei allungò una mano per impadronirsi in fretta del mio sesso. Dalla calma con la quale mi masturbava capii che non voleva farmi venire così. Infatti aprì la portiera sdraiandosi su Michele e aprendo le gambe verso di me. Mi inginocchiai e iniziai a leccarla, aveva un clitoride molto sensibile e una volta trovato il punto preciso non faticai a farla venire e sentirle stringere le gambe intorno alla mia testa. Mi rialzai e ripresi a masturbarmi chiedendole se volesse vedermi venire. La risposta volgare mi sorprese : “ non vuoi scoparmi un po’ con quel bell’affare?” hai un preservativo? Mentre me lo infilavo velocemente, si mise in ginocchio sul sedile offrendosi e occupandosi con la bocca di Michele. Non venimmo anche se fu lungo piacevole per entrambi, mentre il fidanzato si contorse e venne copiosamente. Roberta si era seduta e aveva ripreso a toccarsi dicendomi .” se ti vedo venire vengo anch’io” . Ed era vero.