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mercoledì 10 marzo 2010




Stupenda 24enne

Risposi con poca convinzione dubitando che fosse vera, all’inserzione di una coppia che diceva : Coppia genovese, lei stupenda 24enne, mora, lui maturo professionista con appartamentino a Milano cercano giovane dotato per serate con lei al centro dell’attenzione. Fermoposta Cordusio. Mi mandarono due righe ed un numero di telefono. Dopo numerosi tentativi andati a vuoto riuscii a rintracciarli: mi dissero che avevano uno studio fotografico a Milano in piazza Stuparich, che passavano alcuni giorni della settimana lì dove avevano anche l’abitazione. Avremmo potuto incontrarci una sera della prossima settimana, mi fissarono l’appuntamento e mi diedero l’indirizzo. I miei 18anni e la smisurata voglia di avventure mi convinsero ad affrontare la prova superando le esitazioni dovute all’idea di finire in una situazione a rischio.
La sera ero agitatissimo e arrivai come al mio solito con almeno un quarto d’ora d’anticipo, attesi e puntualmente pigiai il pulsante del citofono : Laboratorio. Mi venne incontro lui, capelli tinti sul giallo, glabro e dall’aria viscida, mi accompagnò nel laboratorio. Un seminterrato umido che nella parte finale separata da una parete di cartongesso aveva una stanzetta, con cucinino ed un letto. Deprimente. Apparve lei, vestita da odalisca, alta e decisamente non filiforme, capelli neri, trucco pesante. Una mignottona. Mi offrirono un caffè ed un amaro mostrandomi prima un album fotografico che avrebbe dovuto contenere foto artistiche di lei, ma era solo pornografiche, poi un filmino casalingo di lei alle prese con un tipo che la trapanava in tutti i modi. Con un demoralizzante “ allora ci mettiamo sul letto” mi prese per mano e mi trascinò nell’alcova, mi spogliò e tentò di rianimare il mio povero sesso introflesso dalla situazione. L’abilità prestata nell’operazione ebbe alla fine successo e la valchiria mi cavalcò, liberando un seno di misura spropositata che si massaggiò con studiata professionalità, a quel punto il conto non tornò più. Le sue due mani erano sui seni ed una terza mano mi stava accarezzando il sesso che scivolava nella lubrificata apertura. Certamente non era mia. Disarcionai la cavallerizza e spostai bruscamente il tipo che inginocchiato vicino al letto aveva allungato la mano. Chiarito che se avesse riprovato me ne sarei andato ripresi a farmi possedere dalla cavallona. Non riuscivo a venire neanche pensando che mi stessi scopando la Bardot, la mia difficoltà entusiasmò la gentile signora che si concesse diversi orgasmi prima di decidersi a dedicare la sua bocca al mio piacere, riuscendoci al limite delle sue forze. Me ne andai, decisamente deluso dalla mia prima esperienza di un incontro con una coppia tramite un annuncio.





Coppia matura

Non mi arresi dopo la prima esperienza negativa e continuai a rispondere ad annunci. Uno diceva : coppia milanese matura, distinta, riservatissima cerca amico dotato e resistente per soddisfare lei, bionda, giovanile, affascinante e stabilire un discreto e duraturo rapporto a tre. Risposi specificando età, altezza, peso, millantando esperienze. Mi arrivò al solito Fermoposta Cordusio una lettera breve ben scritta, con una calligrafia ordinata. Mi proponevano un incontro non impegnativo in un bar di piazza Napoli allegando un numero di telefono per confermare il giorno. Firmato Mario e Lina. Al telefono rispose Mario al quale bastò dire il mio nome e far riferimento all’annuncio. Decise di vederci la sera stessa. Mi attendevano in piedi al banco, si complimentarono per la puntualità e dopo aver bevuto un caffè, mi dissero che era meglio andare in auto a chiacchierare con più privacy. Lei era intorno ai cinquant’anni, veramente affascinante, alta, fisico in forma, elegante, tacchi alti e calze con la riga, trucco un po’ pesante, accento milanese. Lui anziano decisamente, almeno vent’anni più di lei, appesantito e con giacca e cravatta fuori moda. L’auto era una BMW 3.0 nuovissima, rimanendo seduti lui mi spiegò che erano sposati da vent’anni, lei era stata una soubrette, avevano dei negozi di tessuti a Milano, una villa in Brianza e diversi appartamenti a Milano. Da tempo si dedicavano ad incontri poiché lui non riusciva più a soddisfare le voglie di lei che con gli anni si erano fatte sempre più esigenti. Avevano avuto parecchie esperienze, alcune molto positive altre disastrose. Ora desideravano trovare un amico con il quale stabilire un rapporto di confidenza duratura, in pratica un amante fisso per lei, che non chiedesse altro che sesso. Specificò che Lina a letto si faceva fare di tutto e lui stava solo a guardare. Mi chiesero cosa ne pensassi e se non fossi un minidotato, perché altrimenti non sarebbe interessato continuare a parlarne. La sua chiarezza mi piacque e Lina mi sembrava meritasse una conoscenza più approfondita, per le mie misure anatomiche dissi che se ci fossimo spostati da li e sua moglie mi avesse eccitato non avrei avuto problemi a far decidere a lei se le dimensioni erano di suo gradimento. Mise in moto e si allontanò verso il Giambellino fermandosi in piazza Tirana vicino alla stazione. Lei salì dietro e bastò che alzasse le gonne mostrandomi due splendide gambe ed il reggicalze per eccitarmi, completò l’opera slacciandomi i pantaloni e stringendomelo in mano. Giudicò che avessi passato la prova e che, guarda caso, eravamo proprio sotto un loro appartamentino che usavano per gli incontri. Alla coppia matura non piaceva perdere tempo, da veri milanesi. I due locali erano grandi e carini, anche se si notava che non erano arredati per viverci: salotto con divani, tappeti, un buon impianto stereo, televisione con raccolta di video porno, bar fornito, camera da letto senza armadi, grande letto matrimoniale, una poltrona, molti specchi, luci con regolatore, insomma uno scannatoio in piena regola. Un whisky in salotto senza preliminari eccitanti, poi Lina mi chiese se volessi andare in camera da letto, non aspettò la risposta e mi precedette. Si spogliò subito e quella fretta non mi entusiasmò certo, però mi ripresi incantandomi a guardare quel corpo liscio e tonico, assolutamente giovane, coperto da una guepiere bianca bordata di pizzo che conteneva a stento un seno sodo e agganciava calze di seta color carne. Non eccitato, ma sicuramente incuriosito, mi spogliai e mi sdraiai sul letto nudo. Lina in ginocchio mi leccò i capezzoli poi scese con la lingua e mi prese il pene in bocca portandolo presto alla massima eccitazione.
In quella posizione raggiunsi il suo sesso oltre le mutandine e trovandolo già ben lubrificato, infilai prima un dito, poi due ed entrai il più possibile frugandola fino in fondo, gradì molto e smise di dedicarsi al mio sesso rimanendo in ginocchio a gambe aperte, liberò i seni e si strizzò i capezzoli iniziando a godere, venendo e lasciando colare sulla mia mano il suo liquido piacere. Fu un aperitivo, perché nell’ora che passai su quel letto mi resi conto che l’appetito della signora era veramente inesauribile. Persi il conto degli orgasmi che raggiunse facendosi penetrare davanti e dietro in ogni posizione possibile, anche suggerita dal marito che tentando di masturbarsi la incitava a godere. Feci fatica a non venire, perché l’eccesso di eccitazione me lo impediva e faceva impazzire la signora che si adoperava in ogni modo per vedermi godere. Alla fine, seduta sul letto ci riuscì masturbandomi mentre ero in piedi, tenendosi contemporaneamente il mio sesso in bocca, quando si accorse, si divertì a farsi venire sul viso. Mentre andavo in bagno dedicò la bocca al marito che in poltrona aveva raggiunto una mezza erezione e venne rantolando.
Gli incontri si ripeterono per alcune settimane al venerdì, sempre con le stesse modalità, a Lina piaceva sempre di più, a me sempre di meno, così prima trovai delle scuse per diradare gli appuntamenti. Mario mi disse che Lina faceva pressione per vedermi: gli risposi sinceramente che un rapporto così rischiava di diventare monotono e che se voleva che ci vedessimo poteva ravvivarlo con la presenza, di un’altra ragazza o di una coppia.
Capì e disse che avrebbe combinato una sera con una ragazza loro amica. Passarono a prendermi e mi portarono in fondo a via Ripamonti in un locale a Quintosole noto in quegli anni come ritrovo di lesbiche e gay. Non c’ero mai stato e mi accorsi che al contrario loro erano conosciuti e salutavano diverse persone, il posto era simpatico, anche se tutti ostentavano un po’ troppo i loro ruoli. Mi dissero che conoscevano una ragazza che avrebbe partecipato al nostro incontro e avevano appuntamento lì. Arrivò tardi quando ormai pensavamo di andarcene, non era brutta, ma non aveva proprio nulla di femminile, li salutò calorosamente e salì in auto con noi alla volta di piazza Tirana.
La serata si differenziò dalle altre solo per il fatto che la ragazza si dedicò con entusiasmo al sesso di Lina e non si lasciò nemmeno sfiorare con un dito da me. Alla fine mentre Lina restituiva il piacere alla ragazza non mi rimase che sfogare la delusione per la serata penetrando dietro la signora con una rabbia che interpretò per entusiasmo.


Valentina


Forse Mario realizzò meglio la situazione e quando si fece vivo dopo un mese mi propose un incontro con loro ed una loro cara amica, specificando”è una giovane professoressa di lettere di Pavia”, mi chiese di portare pure un amico, ben dotato però.
Fra i frequentatori del Bar Sport, Camillo, quarantenne scapolo e puttaniere, si vantava spesso per le dimensioni del suo membro e per le sue doti di scopatore, così con discrezione gli spiegai della serata, gli descrissi Lina e gli chiesi se volesse partecipare, sembrò titubante ma accettò.
Ci incontrammo tutti in strada, sotto il loro appartamentino, Camillo alto e muscoloso fece colpo su Lina, io attendevo di conoscere la Prof. che arrivò con una Mini Travel verde, targata ovviamente Pavia. Valentina scese e mi rilassai, non era male, viso ovale, carino, occhiali, non alta, capelli castani a caschetto, gonna scozzese verde, golfino di cachemire blu, calze bianche e Saxon. Più che una professoressa sembrava una allieva di un college inglese. Un bel contrasto con la sensualità di Lina: mi incuriosiva vedere cosa avrebbe fatto una volta in casa.
Dopo le presentazioni ed il solito whisky, Lina con la consueta impazienza ci propose di accomodarci in camera, Camillo la seguì, Valentina disse che ci avrebbe raggiunto subito. Io non mi mossi dal divano convinto di essere caduto in una trappola e che la prof. non sarebbe mai andata di là. Si versò un whisky abbondante, dalla borsa prese un pacchetto di Celtic senza filtro, ne accese una aspirando con disinvoltura e mi disse sorridendo, che sapeva molte cose su di me tramite Lina. Le risposi che al contrario io non conoscevo nulla di lei e che mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa, ad esempio come aveva conosciuto Mario e Lina. Una lunga pausa di silenzio durante la quale si sfilò le scarpe aiutandosi coi piedi che mise poi sul tavolino e nel fare questo movimento notai che indossava un collant. Poi mi disse che era lunga storia e non le andava di raccontarla, che aveva trentasei anni, insegnava italiano e latino in un liceo di Pavia, dove abitava, in una mansarda nel centro storico, con tre gatti. Provocatoriamente le domandai se fosse la prima volta che partecipava ad un serata così. Sorridendo rispose: “ invece di fare domande sciocche, perché non mi accompagni in bagno, visto che sei di casa qui:” Non sarebbe stato difficile trovarlo anche da sola, dato che era l’unica porta chiusa nel corridoio, oltre la cucina, che si vedeva.
Le accesi la luce, aprii la porta e le feci il gesto di accomodarsi. Entrò e mentre le chiudevo la porta alle spalle, mi disse: “ rimani pure, non mi da fastidio farmi guardare.”Mentre pronunciava questa frase, si slacciò la gonna lasciandola cadere a terra. Rimase con le calze che mi erano sembrate un collant, perché erano molto alte e terminavano in vita, lasciando scoperto il sedere ed il sesso. Era completamente depilata. Mi fece segno di avvicinarmi mentre si sedeva sul bidé e si insaponava una mano. Mi misi dietro di lei e piegandomi le infilai le mani sotto il golf, accarezzandole i seni nudi e scendendo verso il suo ventre. Arrivai subito al sesso insaponato, ritrasse la sua mano asciugandola e continuai a lavarla, facendo scivolare le mia dita fra le sue aperture, mentre strusciavo il pene sulla sua spalla. Procedevo con quel lavaggio masturbatorio e la sentivo eccitarsi sempre di più, finché ebbi l’impressione che stesse venendo, invece lasciò scorrere un fiotto di pipì nella mia mano: accelerai il movimento, la penetrai furiosamente con due dita e mentre orinava, venne, singhiozzando e tremando. Complimenti professoressa, bell’aperitivo.
Si asciugò e mettendosi seduta sulla tazza, mi estrasse il membro ormai già appiccicoso per l’eccitazione e leccò quell’umore con gusto prima di farlo entrare tutto nella bocca. Stavo apprezzando la sua abilità quando smise improvvisamente e mi sussurrò che voleva vedermi orinare nella vasca da bagno, cercai di accontentarla, ma sia l’erezione, sia il fatto che me lo stava tenendo lei in mano, me lo impedivano, mi concentrai sforzandomi e alla fine riuscii a far uscire un leggero flusso. Valentina mi accarezzò la punta del pene bagnandosi la mano e appena ebbi finito se lo rimise in bocca. La fermai tirandole i capelli, mi stava quasi facendo venire, la alzai e sedendomi al suo posto cercai di tirarla su di me per penetrarla, la prof. mi prese per mano dicendomi che era ora di raggiungere gli altri. La pavesina mi avrebbe riservato altre sorprese, ne ero ormai certo. Già prima di entrare nella camera da letto ci giungevano i gemiti di Lina, Valentina si spogliò completamente e si fermò sulla porta, come per decidere cosa fare. Lo spettacolo nel locale era scontato, Mario con la sola camicia si masturbava sulla poltrona ed aveva quasi una erezione, Camillo invece sembrava un martello pneumatico scopava Lina da più di mezz’ora e sembrava che avesse appena iniziato. Lina che in quel momento era in ginocchio sul letto facendosi penetrare da dietro godeva con la testa affondata nel cuscino. Valentina si mise accucciata davanti a Mario e prese in bocca quel membro molliccio, rianimandolo con una passione come se fosse appartenuto a Brad Pitt. La mia eccitazione a quello spettacolo perverso vacillò per un attimo, non riuscendo a realizzare cosa fare. Valentina mi venne in aiuto e mi trascinò verso il letto, mi stese e con la bocca restituì al mio pene l’eccitazione che stava vacillando. Mentre era piegata su di me, Mario con fatica si inginocchiò dietro di lei e aprendole le natiche si mise a leccarla dietro, il viso di Lina era vicino al mio, era rosso e sconvolto e i colpi che le imprimeva Camillo a volte lo facevano appoggiare al mio, facendomi sentire il suo respiro ed il suo ansimare continuo. Valentina si staccò dal mio sesso, alzando la testa in una smorfia di piacere, Mario ora in piedi dietro di lei le era evidentemente entrato dove aveva leccato a lungo. In pochi secondi Mario venne, con una smorfia quasi di dolore. Camillo che aveva seguito evidentemente tutta la scena, venne dentro Lina e dopo qualche movimento ancora nel suo corpo estrasse il pene, effettivamente anche dopo essere venuto si capiva che non mentiva quando si vantava delle sue dimensioni. Valentina scavalcò me e Lina e afferrato il membro di Camillo si mise a leccarlo come una invasata pulendolo con la lingua. Camillo non si rianimò neppure con quel trattamento, dicendo che era già venuto tre volte, senza toglierlo dal corpo di Lina e questa volta gli credetti. Se ne andò in bagno a lavarsi seguito da Lina. Rimasi con Valentina sul letto, credendo che finalmente ora sarebbe stato il nostro turno, dato che eravamo gli unici a non essere ancora venuti. Mi sbagliavo ancora una volta, mentre le accarezzavo il seno, si alzò dicendomi: “ ti va di bere qualcosa?”Mentre sul divano versava due whisky io ero ancora ridicolmente eccitato, dal bagno uscivano nudi Lina e Camillo e tornavano in camera. Ne bevve un sorso, accese una sigaretta e entrò nel bagno dove era rimasta la luce accesa, lasciando la porta aperta. Mi alzai e rimasi sulla porta ad ammirarla: era sul bidé e si sciacquava, con la sigaretta che le pendeva in bocca. Era oscenamente eccitante, il pensiero che fosse una professoressa di latino, aumentava la mia eccitazione e mi avvicinai col sesso in mano. Buttò la sigaretta nel water e si mise a guardare il mio pene. Mi chinai e la baciai, sapeva di Celtic, whisky e sesso.
Da tutto il suo corpo saliva un calore ed un profumo eccitante. Questa volta non si rifiutò di alzarsi e lasciarmi il posto sul bidé, poi mi salì cavalcioni e si infilò il membro nel suo sesso che incredibilmente mi sembrò stretto, mentre si muoveva su e giù, mi sospirò in un orecchio: “vuoi venire a casa mia stanotte ?” Non le risposi, ma le strinsi i fianchi, aiutandola a penetrarsi ancora di più, non la lasciai più fino a quando non venne e nuovamente sentii il calore della sua pipì scendere dal suo sesso. Non riuscii più a trattenermi e venni a lungo dentro di lei, con degli scatti nervosi, dovuti alla attesa dell’orgasmo che si era protratta tutta la sera. Rimanemmo abbracciati, baciandoci fino a quando il mio pene iniziò a rimpicciolirsi, se ne accorse e mi sussurrò: ora non hai voglia di farla anche tu? La richiesta mi stupì un pò, ma riuscii ad accontentarla e sentirla apprezzare il lavaggio interno.
Mi addormentai all’alba, con la luce che entrava su un letto, in una elegantissima mansarda nel centro di Pavia.


Orsola e Ricky

L’annuncio pubblicato nel sito SM era breve .” Milanese 24enne, coniugata, cerca padrone ultra cinquant’enne, dotato ed esperto. Il marito sarà presente agli incontri. Riservatezza, pulizia, telefono per rapido contatto e foto esplicita.” Risposi, poche righe con una foto ed un n. di cellulare. Dopo due giorni mi contattò il marito e mi chiese di incontrarci noi due perché voleva prima conoscermi senza la moglie, per evitare malintenzionati. Non era una richiesta abituale, ma non ci feci particolarmente caso e accettai l’appuntamento per un caffè in un bar di Viale Famagosta. La mia sorpresa fu notevole quando si presentò : “ Ricky”. Non molto alto, viso molto bello, capelli neri lunghi e raccolti in una coda e occhi…..a mandorla. Mi spiegò subito, in un italiano perfetto che la madre era nata in Indocina ed aveva sposato un funzionario francese, trasferitosi prima per anni a Parigi, era poi giunto in Italia da 10 anni. A Milano insegnava grafica in un istituto piuttosto noto dove aveva conosciuto Orsola che da allieva dopo qualche anno era diventata sua moglie ed ora gestiva con lui un avviato studio di pubblicità . Mi disse di avere un rapporto molto aperto con la moglie e che desiderava aiutarla a soddisfare la sua voglia di essere sottomessa da un uomo maturo. Il tutto fu espresso con gentilezza e calma. Sempre con gentilezza ed un sorriso mi chiese anche se poteva accertarsi che la foto fosse veramente del mio sesso. Mi venne da ridere e gli feci notare come un bar non mi sembrasse proprio un posto ideale per una presentazione del genere. Rise anche lui e mi disse : “ ho l’auto qui fuori, potremmo spostarci in parcheggio vicino, dove le mostrerei delle foto di Orsola. “ Una stranezza del genere mi incuriosiva e accettai.
Con una Saab nuova, mi condusse in un parcheggio vicino all’ospedale San Paolo, complice la sopraggiunta oscurità, mi abbassai la lampo e guardando un album di foto decisamente ben fatte e molto intriganti di una ragazza bella, dal viso dolce, il corpo armonioso ed esile, gli dimostrai l’autenticità della mia foto. Ringraziò e mi riaccompagnò alla mia auto dicendo che si sarebbe fatto vivo presto. La telefonata, questa volta di lei, arrivò il giorno dopo: con voce leggermente imbarazzata mi chiese se avrei accettato un invito a casa loro. Le risposi accettando ad una condizione, visto i loro dubbi sulla mia foto, mi sentivo autorizzato nel chiedere prima un incontro in un bar, per verificare se lei fosse la ragazza delle foto. Orsola, così si era presentata, mi propose un noto american bar dalle parti di via Giotto, alle 22.00.
Li trovai già ad attendermi ad un tavolino, lei era meglio delle foto, una bellezza diafana, pelle chiara, bionda, capelli raccolti, occhi grigi, indossava un abito semplicissimo a tubino nero, calze nere, si alzò e mi baciò la mano con un inchino.
Ricky spiegò che era la prima volta che Orsola incontravano una persona tramite un annuncio, si scusò per essere stato scortese con la loro diffidenza, ma aveva conosciuto altre persone che non avrebbe mai presentato alla moglie. Orsola mi chiese notizie sugli annunci di quel sito e chiacchierammo piacevolmente fino a quando Ricky ci informò che sarebbe stato lieto se avessi desiderato salire in casa da loro, nel qual caso ci avrebbe anticipato per mettere qualcosa in fresco.
Accettai e se ne andò dopo aver pagato il conto alla cassa.
Dopo una decina di minuti Orsola mi invitò a seguirla a casa, a poche decine di metri dal bar. In ascensore, verso l’ottavo piano, la guardai senza parlare e le passai un dito fra le labbra, socchiuse la bocca e lo introdusse succhiandolo. L’appartamento era grande ed elegante, arredato con molto gusto, orientale, mi fece accomodare su una enorme poltrona e si accucciò ai miei piedi, iniziò a leccarmi la punta delle scarpe, poi me le tolse, mi sfilò le calze e si mise a succhiarmi le dita con devozione. Mi chiese se poteva far assistere al marito e al mi assenso lo chiamò. Ebbi l’impressione che fosse entrata una donna: i capelli neri sulle spalle, un leggero trucco agli occhi e un filo di rossetto, un corpo senza un pelo che era coperto solo da delle autoreggenti bianche, mostrava un sesso degno di un bambino. In mano reggeva un vassoio con una coppa di champagne e la bottiglia. Dopo avermi servito si mise a sedere in un angolo.
Feci alzare Orsola e le ordinai di portarmi la mia borsa, tornò e le dissi di prendere il vaso di cristallo che stava sopra un tavolino e di posarlo a terra davanti a me. Obbedì senza fare domande.
Le ordinai di spogliarsi e la feci rimanere solo con calze, reggicalze e mutandine, presi dalla borsa una corda di seta e le legai i polsi dietro la schiena, dicendole di inginocchiarsi e continuare così a leccarmi i piedi come una cagnolina. Ricky si stava masturbando senza raggiungere l’erezione così dissi ad Orsola di andare da lui a quattro zampe e succhiargli quel piccolo pene moscio fino ad farlo indurire. Obbedì ed eseguì con il risultato di un sesso decisamente duro e piccolo. Lei tornò da me e lui la segui, rimanendo in piedi. Dissi a Orsola di accucciarsi sopra il vaso e fare pipì attraverso gli slip: con un po’ di fatica ci riuscì dissi a Ricky di toglierli e infilarglieli in bocca e di portarmi un fallo di lattice nero con una base d’appoggio che avevo portato con me, lo feci appoggiare a terra e ordinai a lei di sedersi sopra infilandoselo davanti. Obbedì dimostrando che a dispetto delle dimensioni del sesso di suo marito la sua vagina era ben disponibile a grossi calibri. Mi alzai e abbassata la cerniera estrassi il pene strofinandolo sul suo viso fino alla completa erezione. Orsola mugolava soffocata dagli slip per il piacere che si stava procurando col fallo finto, le liberai la bocca e lo introdussi fino in gola, il marito si masturbava freneticamente e si avvicinava a bocca aperta verso il mio sesso che entrava e usciva dalla bocca della moglie, così le ordinai di lasciarlo alla bocca del marito, solo un attimo, poi mi tolsi e ritornato seduto feci salire Orsola su di me penetrandola e dicendole di insultare il marito. Godeva lasciando scivolare dal suo sesso un abbondante liquido col quale inumidii la sua seconda apertura fino a quando le introdussi prima un dito poi due, dissi a Ricky di passarmi il fallo di lattice e la penetrai con quello, urlò prima di dolore poi di piacere, ma non le permisi di raggiungere l’orgasmo togliendo sia il mio sesso che l’altro poco prima che venisse. Rantolava dall’orgasmo represso e mi pregava di liberale i polsi per potersi masturbare. Non lo avrei mai fatto, mi piaceva vederla soffrire così. Quando si quietò un po’, dissi a Ricky di inginocchiarsi sulla poltrona e misi Orsola dietro di lui in ginocchio di leccargli l’ano e lubrificarlo bene. La penetrai dietro, strappandole un ” Sìììì “ di approvazione seguito da un breve orgasmo, violento e a lungo desiderato. Uscii da lei senza essere venuto e le ordinai di pulirmi il pene, di avvicinarlo all’ano di Ricky e di passare capovolta sotto di lui per succhiargli il cazzetto. Con non molta fatica entrai in lui e non feci in tempo a muovermi che lo sentii venire nella bocca della moglie.
Mi riposai col sesso ancora duro e bevendo un po’ di vino con i miei schiavetti ai piedi, attesi che si riprendessero per continuare un gioco che alla fine avrebbe portato anche me ad un soddisfacente orgasmo nella bocca di Orsola.