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mercoledì 8 settembre 2010


Nicoletta

Ci sono dei momenti della vita nei quali ti rendi conto che la concomitanza di radicali cambiamenti non può essere casuale. Il rapporto con Marcella languiva e si reggeva ormai esclusivamente su una complicità sessuale molto appagante, ma non sufficiente a mantenere viva una coppia. Avevo fatto ristrutturare e arredare il mio appartamento, ora sembrava un po’ meno una garconierre e ci vivevo meno saltuariamente. Il lavoro mi dava solo soddisfazioni economiche, ma mi sentivo poco realizzato professionalmente, così quando una azienda concorrente mi propose la direzione commerciale accettai con entusiasmo. Una ventata di novità stimolava la mia voglia di impegnarmi nel lavoro e quando mi venne presentata la mia nuova segretaria capii che i miei cambiamenti non erano finiti. Nicoletta aveva 27 anni, da dieci in quella società, molto carina, magra, elegante, un sedere appetitosissimo, capelli neri raccolti in una coda, occhi verdi segnati da significative occhiaie scure, che me la fecero immaginare una appassionata cultrice di solitari piaceri. Il lavoro mi piaceva e girava bene, Niki era molto efficiente e dopo un paio di mesi le dissi che quando eravamo soli preferivo che mi desse del tu : era il primo passo per cercare di conoscerla meglio, ma era molto riservata e riuscii solo a sapere che non era sposata, ne fidanzata e che viveva coi genitori. Il pettegolezzo interessante mi arrivò invece dalla donna delle pulizie una sera che mi fermai in ufficio fino a tardi. La signora Nanda era da sempre in quella ditta e aveva visto arrivare Nicoletta quando aveva 17 anni. “Brava ragazza” mi disse ben voluta da tutti, ha fatto una bella carriera, ma se la merita proprio, peccato che non trovi un fidanzato. Non dovevo neppure stimolarla a parlare era un fiume in piena.” Sa, da quando ha mandato a monte il matrimonio, non si è più trovata nessuno serio e poi quegli anni dopo la rottura…. ha saltato troppo la cavallina, si era fatta la fama di essere leggerina. Ma ora è solo casa e lavoro.” Qui dovetti indagare. Venni a sapere che per qualche anno, dopo aver lasciato il fidanzato col quale stava da 5 anni ed in procinto di sposarsi, collezionò una serie infinita di avventure , con colleghi sposati, che le affibbiarono la reputazione di ragazza piuttosto facile. Da due anni si era trasformata, non dava più confidenza a nessuno, quindi erano finiti anche i pettegolezzi. Tranne quelli della Nanda, chiaramente. Passarono alcuni mesi, l’affiatamento sul lavoro era piacevole e nacque anche una sottile confidenza, Nicoletta mi filtrava con un sorriso di complicità le telefonate di Marcella che non avevo voglia di ricevere e allungava le orecchie come un coniglio curioso quando mi sentiva combinare qualche incontro particolare. Vide Marcella una sera che passò in ufficio e mi fece i complimenti, per la sua bellezza e la mia fortuna di avere una fidanzata così giovane. Colsi l’occasione per farle sapere che il nostro rapporto era alla fine e mi sembrò poco dispiaciuta. Quando scoprii che anche Niki aveva una passione per la cinematografia d’autore, colsi l’occasione della prima di un film dei fratelli Cohen per invitarla ad uscire. Durante la proiezione come un ragazzino le presi una mano e la tenni per tutto il tempo e sotto casa sua la salutai con un bacio che le sfiorò la bocca. Lasciai passare qualche giorno e la invitai a cena, le raccontai qualcosa della mia vita e qualcosa delle mie esperienze sessuali con le precedenti compagne. Prima di riaccompagnarla ci fermammo in auto, ci baciammo e accarezzammo a lungo, era eccitata e sensibilissima, però mi pregò di smettere dicendomi che da due anni non faceva l’amore e che quella sera non voleva andare oltre. Dopo un settimana era il suo compleanno e le feci trovare sulla scrivania un cofanetto portagioie che conteneva un pacchettino con un reggicalze di pizzo bianco. Fortunatamente quando lo aprì eravamo soli in ufficio. Quella sera rimase a casa con i genitori, ma accettò l’invito di festeggiare con una cena a casa mia la sera successiva, sabato. Era veramente carina, i capelli raccolti in una coda, una gonna di lana, scura e lunga, un golfino bianco di cachemire, calze bianche lavorate e scarpe basse, sembrava una ragazzina di sedici anni. Ero curiosissimo di sapere se avesse indossato il reggicalze che le avevo regalato, pensai di attendere la risposta a quando avrei infilato una mano sotto la gonna, ma durante la cena Niki mi chiese come avessi fatto ad indovinare perfettamente la sua taglia, aggiunse che aveva acquistato quelle calze bianche appositamente per il reggicalze. Sul divano, dopo tenerezze interminabili, quando sentì la mia mano fra le sue gambe le aprì quel tanto che mi consentì di raggiungere subito il suo sesso e constatare quanto fosse eccitata. Volle che la prendessi subito, così, sul divano, scostando solo le mutandine per entrare dentro di lei: era sopra di me con le ginocchia sui cuscini del divano, attesi che si muovesse su e giù, invece rimase immobile completamente impalata. Non so quanto tempo passò, perché mi persi nel guardare il suo viso che dimostrava quanto fosse soddisfatta. Mi mise in bocca due dita della mano destra e le succhiai, fino a quando non le estrasse e con quelle iniziò a masturbarsi inarcando la schiena. Si contrasse e si scatenò in movimenti del bacino velocissimi che la portarono a venire con piacevolissimi sussulti. Si rilassò abbracciandomi e appena accennai a muovermi ancora dentro di lei, mi chiese di fermarmi ed aspettare un po’. Ci trasferimmo sul letto, ancora vestiti. Mi spiegò che non riusciva a continuare a far l’amore o anche toccarsi per qualche momento, dopo essere venuta, poi aggiunse, quasi rassicurandomi, che la voglia però le rimaneva e a lungo anche. Approfittando di quella pausa le chiesi se poco prima fosse venuta masturbandosi o per la penetrazione. La risposta fu una vera confessione. Da quando aveva quindici anni si masturbava regolarmente, quasi tutti i giorni, a volte anche durante le ore d’ufficio, si ritirava in bagno per toccarsi, facendo l’amore riusciva a raggiungere un piacere completo, masturbando il clitoride e facendosi penetrare, come aveva fatto poco prima. Ero ancora eccitato per l’interruzione imprevista e quelle notizie mi stimolarono ancor di più, le chiesi se ricorresse a fantasie mentre si masturbava. Forse facilitata dal fatto che avevo ricominciato ad accarezzarla proprio là dove amava toccarsi da sola, continuò la sua confessione. Aveva diverse fantasie, ma ad alcune ricorreva più spesso. Una era di essere scoperta da un uomo mentre si masturbava e di essere penetrata dallo sconosciuto. Un’altra era di essere presa da un camionista muscoloso e in canottiera che la scopava senza troppi riguardi, oppure era di essere nuda in una stanza sdraiata a terra con molti uomini in torno che si masturbavano guardandola. Non le lasciai quasi finire la frase che le portai una sua mano a sostituire la mia nelle sue mutandine, le sollevai la gonna e mi misi in piedi in fianco al letto masturbandomi lentamente. Fu travolgente, perché forse realizzò un suo sogno esibizionista e si lasciò andare completamente, si sfilò lo slip e mentre si teneva il sesso aperto con due dita di una mano con l’anulare dell’altra si torturava piacevolmente il clitoride chiedendomi di aspettare a venire insieme a lei e di venirle sulla mano mentre si toccava. Lo feci poco prima che lei venisse e lei masturbandosi con la mano impiastricciata raggiunse un orgasmo molto intenso. Era venuta due volte ed era ancora vestita, quando le chiesi se poteva fermarsi a dormire, mi rispose solo: ” ho già detto a casa che sarei rimasta fuori. “ Finalmente la spogliai e ci infilammo sotto le coperte. Chiacchierammo, abbracciati, accarezzandoci. Volle sapere tutti i particolari delle mie esperienze sessuali, mi chiese di vedere le foto che avevo scattato durante gli incontri, eccitandosi più volte. A mia volta le domandai delle sue avventure e si sfogò liberandosi quasi di un peso quando si accorse che l’unica reazione che avevo era di compiacimento ed eccitazione. Ci addormentammo all’alba. Mi svegliai perché sentii un piacevole calore avvolgere il mio membro, mi sorrise dicendomi che le piaceva sentirlo crescere nella sua bocca, si girò su di me offrendomi il suo sesso ed iniziammo così una eccitante domenica milanese in casa.

L’esibizionismo

Nicoletta era stata sincera, con le sue pause di qualche minuto fra un orgasmo e l’altro, la voglia non le passava mai, così quando le proposi di farsi fotografare mentre si masturbava non fu necessario insistere per farle dire di si. Aveva un esibizionismo innato che la eccitava, non dovetti mai chiederle nulla, sapeva dove mettersi e come mettersi. Si vestì come quando era entrata in casa, si mise sul divano, la lasciai fare, era perfetta, provocante, fu una esibizione che eccitava lei e me nella stessa maniera. In pratica si masturbò, in tutte le posizioni e in ogni possibile inquadratura, senza spogliarsi completamente, come se l’unico scopo fosse di sconvolgere chi la guardava. Dopo il primo rullino iniziai a masturbarmi mentre scattavo, si eccitò ancora di più e venne, fotografai il suo viso mentre godeva era bellissimo fissare quei momenti. Da un cassetto presi un fallo di gomma non molto grosso e le chiesi se volesse usarlo, i suoi occhi si illuminarono. Mi disse che aveva sempre desiderato averne uno, ma si era sempre vergognata nell’entrare in un negozio per acquistarlo e si era arrangiata usando una bottiglietta di vetro di un profumo. Se lo introdusse con facilità, sia per la dimensione che per l’abbondante lubrificazione del suo sesso, si masturbò con quello mentre con le dita si torturava il clitoride, era in estasi e mi fece segno di avvicinarmi per poter accogliere in bocca il mio sesso. La dovetti interrompere per evitare di venire, avevo in serbo un’altra sorpresa e andai a prenderla in camera da letto. Era un fallo di lattice che riproduceva alla perfezione un membro di notevoli dimensioni, la sua espressione di stupore durò solo un attimo e diventò di godimento quando lentamente lo introdusse dentro di se. Feci fatica a continuare a fotografare: fino a quando non la vidi appoggiare il grosso fallo sul divano tenendolo diritto e sedendosi sopra, mi girava le spalle e piegandosi in avanti mi mostrò con quanta abilità e piacere riusciva a introdurre nell’altra apertura il vibratore più piccolo. Posi la macchina e finalmente lasciai che la sua bocca mi regalasse quel piacere che avevo trattenuto fin troppo, dopo un attimo venne anche lei. Esibizionismo e voyeurismo: se fino all’incontro con Nicoletta avevano avuto nella mia vita un significato stimolante e complementare al rapporto sessuale, dal momento in cui si trasferì a vivere da me divennero parte integrante del nostro modo di fare l’amore. Fu piacevole e liberatorio per lei, raccontarmi i suoi piccoli segreti, i giochi solitari o esibizionistici che fin da quando era ragazzina aveva sperimentato e raffinato trasferendoli dalla fantasia alla realtà. Aveva sempre avuto una curiosità sessuale molto sviluppata e aveva imparato presto a trarre piacere dall’eccitare qualcuno esercitando una raffinata perversione che superava di gran lunga quella vezzosa, quanto normale abilità provocatoria femminile. Ascoltarla descrivere le sue esperienze mi eccitava e se ne rendeva conto anche lei che se ne compiaceva con una ulteriore forme di esibizionismo e provocazione. Era la prima volta che trovava un ascoltatore che la capisse e le sue confessioni erano un simpatico preludio ai nostri momenti di intimità. Mi spiegò dell’eccitazione che provava da sempre nell’indossare minigonne vertiginose, cosa che mi sembrò strana perché non l’avevo mai vista in ufficio se non con gonne più che normali, e sentire gli sguardi che si intrufolavano sotto mentre saliva le scale della metropolitana od era seduta in autobus. Dopo questi giri stimolanti, generalmente al sabato pomeriggio, tornava a casa eccitata al punto di sedersi in camera sua davanti allo specchio e sfinirsi in interminabili masturbazioni. La sua curiosità però non si esauriva nell’eccitare, ma scoprì presto il piacere di ammirare i risultati delle sue provocazioni. Mi raccontò infatti di un gioco che aveva scoperto casualmente al parco Solari, quando aveva vent’anni: seduta su una panchina con una delle sue minigonne, intenta a godersi gli sguardi, di un attempato signore vide questi entrare in un vespasiano lì vicino e guardarla. Lei vedeva solo il suo viso, ma immaginando quello che stesse facendo, gli offrì degli scorci delle sue cosce e delle sue mutandine, fino a che lo vide mostrarle il sesso proprio nel momento dell’orgasmo. Quella volta scappò via, ma ritornò altre a volte per ripetere il giochino e procurarsi persino degli orgasmi contraendo i muscoli del pube, tenendo le gambe accavallate. A Nico non dovevo chiedere nulla per eccitarmi che già non lo avesse capito da sola o lo sentisse come un suo piacere che ora finalmente poteva esprimere con un uomo senza essere giudicata. Questa libertà divenne presto un comportamento abituale, era normale che capitasse che la sera mentre leggevamo io sul divano e lei sprofondata nella poltrona di fronte a me, presa dal libro, spesso erotico, iniziasse a toccarsi i capezzoli, accarezzarsi le cosce e finire con la mano nelle mutandine a giocherellare con il suo sesso. A questo spettacolo, rispondevo con complicità toccandomi ed estraendolo dai pantaloni per mostrarglielo in tutta la sua eccitazione. Il gioco continuava con maliziosi sguardi al mio pene e pagine di lettura, fino a quando non iniziava a masturbarsi più decisamente fino ad essere pronta alla conclusione che più le piaceva. Si sedeva a cavalcioni su di me e sul mio pene introducendolo il più possibile, non voleva che facessi alcun movimento, ma roteava lentamente il bacino torturandosi il clitoride con due dita fino ad esplodere un fragorosi orgasmi. Poi si dedicava al mio piacere, in qualsiasi modo lo chiedessi. Quando le chiesi se volesse vedere dei video porno, la risposta fu più che scontata ed il risultato strepitoso, non lo aveva mai fatto, ma sempre desiderato e vidi i suoi occhi brillare come Alice nel paese delle meraviglie. Da quella volta quando lo desiderava non esitava a infilare nel lettore una cassetta dopo averla accuratamente scelta. Il clima di complicità e di intesa che si era creato, stava bene ad entrambi e ci appagava. Ai suoi racconti facevano seguito i miei, dei giochi fatti con Marcella, Bianca o con coppie, Nicoletta era presissima dalle descrizioni delle mie esperienze, fu sincera, mi disse che la eccitavano certo, ma non sarebbe mai arrivata sperimentarle. La mia insistenza non superò mai la curiosità di vedere se prima o poi avrebbe cambiato idea, e ne ero convinto. Nella società dove lavoravamo nessuno sapeva della nostra relazione e convivenza, arrivavamo e partivamo con le vetture personali e mai un gesto tradì il nostro segreto insospettendo qualcuno, neppure le volte che ci intrattenevamo oltre l’orario per qualche reale motivo di lavoro. Motivo che però finiva a volte per finire nel sesso nel più classico dei modi, visto e rivisto nei più scontati film hard sulle segretarie. Ma anche questo per noi era un gioco e ridevamo dei nostri ruoli di attori porno.

L’ammiratore turco

Venne il periodo delle vacanze estive e partimmo per un paio di settimane in Turchia e Grecia, erano le prime lunghe vacanze assieme ed inevitabilmente dovevano essere all’insegna del sesso e della scoperta di nuovi giochi.
Scoprii così che Nico aveva una componente masochistica a lei sconosciuta, ma ben gradita se attuata con legature al letto e incruente violenze finalizzate solo ad impedirle di masturbarsi. Gli orgasmi che le concedevo di prendersi con le sue dita alla fine delle ore di giochini non erano certo inferiori a quelli che le avevo procurato durante torture soft che le avevo dedicato.
Non mancarono gli episodi fuori programma che scaldavano le nostre già infuocate giornate di sesso. A Pamukkale, nella piscina dell’albergo ricavata nella sorgente delle acque calcaree, con anfratti, piante, rocce e reperti archeologici, Nicoletta poté ammirare un giovane ragazzo turco che le esibiva un pene paonazzo masturbandosi nascosto da una roccia da altri sguardi indiscreti. Lei ovviamente si gustò l’esibizione e me la raccontò solo la sera mentre eravamo a tavola per la cena, mostrandomi il giovane ammiratore che sedeva ad un tavolo poco distante dal nostro. La nostra serata fu più infuocata del solito, programmando anche un seguito per il giorno dopo.
Alla stessa ora del giorno precedente Nico con un ridottissimo bikini entrava nell’acqua calda della piscina, mentre io ero già a mollo da un’altra parte da dove potevo seguire tutto il giochino.
Con incredibile malizia Nico scelse per sedersi una pietra levigata situata in un angolo dove nessuno usava passare perché era esattamente da dove sgorgava l’acqua sorgiva e iniziava la piscina, quindi uno stretto corridoio coperto da piante acquatiche lussureggianti . Il masso le permetteva di stare seduta a mollo con lo slip a pelo d’acqua. Il giovane non tardò a farsi vedere ed entrare da un angolo lontano della piscina, girò camminando nell’acqua che non superava quasi mai il metro, evidentemente in cerca di Nicoletta e nella speranza di poter ripetere l’exploit del giorno prima. Quando la trovò, nascosta in quell’angolo, rimase bloccato perché ormai era a meno di due metri da lei, e una fuga sarebbe stata ridicola, quindi si appoggiò alla parete con aria assorta a guardare le piante. Lei si lasciò scivolare in acqua e riemergendo fece apposta a far uscire un seno dal costume, e sistemandolo guardando il ragazzo con un’aria veramente da porca. Incoraggiato da questa mossa il giovane si sedette su un colonna di marmo semiaffiorante girandosi verso Nicoletta alla quale evidentemente ormai toccava la mossa successiva : si abbassò lo slip in un vedi e non vedi a pelo….d’acqua. Fu il segnale che aspettava per estrarre il pene e masturbarsi, guardandosi attorno con agitazione, infatti se il giorno prima lo strumento era semicoperto dall’acqua, ora era completamente fuori e manovrato con decisione. Niki non resistette al desiderio di infilarsi una mano nello slip e toccarsi, assistendo all’orgasmo che il ragazzo ebbe immediatamente, lasciando filamenti bianchi galleggiare nell’acqua. Nicoletta salì in camera e la trovai intenta a proseguire nella sua carezza, mi fece segno solo di avvicinarmi al letto e potermelo prendere in mano. Il giorno dopo noi partimmo e credo che il ragazzo ne fu molto dispiaciuto.