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giovedì 18 marzo 2010




Al cinema Zenit

Un mercoledì verso le 19, uscito dall’ufficio, entrai per curiosare al cinema Zenith e salii in galleria dove a volte in quell’orario qualche coppia cercava compagnia: vuota, il film era in cartellone da molto tempo e non attirava più, prima di uscire per scrupolo passai anche dalla platea.
Pochi spettatori, ma mi colpì una signora che era seduta in una posizione strana, per una sala vuota, invece di essere in centro era sistemata a destra quasi in fondo alla fila di fronte alla porta delle toelette, nelle file adiacenti, due o tre uomini soli . Mi misi a sedere più indietro per osservare e capire. Dopo una decina di minuti la signora si alzò ed entrò nei bagni, quasi immediatamente fu seguita da uno degli spettatori che era nei pressi, attesi un paio di minuti ed entrai silenziosamente.
I bagni di quel cinema avevano la particolarità di avere un unico ingresso per uomini e donne, poi da un antibagno con lavandino e specchio si separavano per sessi, non garantendo assolutamente alcuna privacy, infatti da qualsiasi posizione si potevano vedere sia le porte dei bagni delle donne, che gli orinatoi in piedi degli uomini. Accesi una sigaretta nell’antibagno e notai che la signora, cinquantenne, bionda tinta, con tailleur grigio e pettinatura demodè, fingendo di lavarsi le mani, guardava quello spettatore, piuttosto anziano, che l’aveva seguita ed ora in piedi davanti alla porcellana bianca si masturbava girato completamente verso di lei. Uscii e mi rimisi a sedere.
La distinta signora rientrò in sala e riprese lo stesso posto, un attimo dopo uscì il tipo dalla toeletta e si andò a sedere al suo fianco. La reazione della donna fu immediata, si spostò di una poltrona. Ero nella fila prima della loro e seguii lo sviluppo del gioco. Lui si masturbava sdraiato verso di lei, che ogni tanto lo guardava piuttosto distrattamente, dopo essere venuto si alzò e se ne andò.
Quasi subito la incontinente spettatrice rientrò nella toeletta e la seguii immediatamente. Ripeté la scena di mettersi in ordine la pettinatura, lavarsi le mani guardando verso di me che decisamente affascinato dal gioco le mostravo la mia eccitazione.
Per uscire mi passò in fianco senza staccare gli occhi dal mio pene. Quando, rientrato in sala, mi misi a sedere in fianco a lei non si spostò, senza paura di ricevere un rifiuto avvicinai la mia gamba al suo ginocchio ed ebbi la conferma della disponibilità. Si lasciò toccare aprendo le gambe e facendomi arrivare all’interno delle sue mutandine, si fece masturbare a lungo, fermandomi ogni tanto la mano per non venire. Quando si decise a toccarmi lo fece con una perizia mirabile, estrasse il mio sesso e stringendolo in mano, iniziò a masturbarlo lentamente, mentre le restituivo la cortesia. Prese un suo fazzoletto di stoffa e facendomi venire in quel pizzo profumato si abbandonò in un orgasmo che la scosse violentemente mentre scomodamente la penetravo da dietro con due dita. Mi pulì con una cura virtuosa e ripose il fazzoletto nella borsa, quando le chiesi se ci saremmo rivisti rispose solo “ mercoledì”.
La rividi più volte e il buffo fu che ogni volta voleva ripetere la scena nella toeletta, dalla platea passammo alla galleria dove dietro l’ultima fila si inchinò davanti al mio sesso. Mi invitò a casa sua a pochi passi dal cinema di piazza Piemonte. Declinai l’invito e non passai più al mercoledì, il fascino era legato alla trasgressione e una scopata a casa sua, di certo non lo era.

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