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venerdì 9 aprile 2010






La barista

Di sicuro una spontanea volgarità e sfrontatezza erano per lei una dote. Il bar era in fianco all’ufficio che avevo affittato e ricavato in un negozio, per una nuova attività che svolgevo da solo. Passando l’intera giornata li le tappe quotidiane al bar erano frequenti. Per evitare la ressa del pranzo ero abituato a farmi un panino verso le 14.30, quando ormai rimanevano solo il titolare, la moglie e una ragazza che abitava nel palazzo ed aiutava in quell’orario. Regolarmente la moglie prendeva in giro il marito per la sua scarsa virilità e le ridotte dimensioni dell’attributo e diceva che voleva trovarsi un amante che le facesse recuperare il tempo perso. Queste battute dette con un marcato accento piacentino contrastavano con il viso fine e gli occhi azzurri della giovanissima signora Chiara, già madre di due figli, con un corpo, sicuramente non magro, ma decisamente appetibile e generosamente mostrato con abbigliamenti di gusto discutibile. Il marito effettivamente non sembrava il massimo della prestanza fisica e non era assolutamente reattivo alle battute della moglie. Giovane, con il viso da vecchio, magro, smunto, sempre sudaticcio capelli rasati a zero, decisamente non era attraente. Quei discorsi sul sesso e la sua insoddisfazione che uscivano sempre quando ero presente solo io, unite ad un rimarcare regolarmente verso le 15, “ Beh, io ora vado a prendere l’autobus e vado a casa “ mi fecero pensare che volesse lanciarmi un palese invito. Un giorno saltando il solito panino l’attesi alla fermata dell’autobus dietro l’angolo e le offrii un passaggio. Salì come se ci fossimo dati un appuntamento e dopo qualche minuto di silenzio disse ridendo : “però ce ne ha messo a capirla”. Rimasi come un cretino, ma mi ripresi subito e accostai l’auto ad marciapiede dietro l’Ospedale di Niguarda. La sua reazione fu immediata: “ ora no, alle quattro devo andare a prendere i bambini all’asilo”. Non mi lasciò neanche il tempo di dire una parola che continuò : “ domattina alle otto porto i bambini all’asilo, ci vediamo alle otto e un quarto alla fermata del Centro Commerciale di Cinisello.” Intraprendente la barista. Il marito ogni giorno apriva il bar alle sette e la moglie prima delle undici non arrivava mai. La mattina dopo davo per scontato di poter verificare quanto fosse vera l’insoddisfazione della barista, ma all’appuntamento non venne. E non andò neanche al bar. Il retro del mio ufficio e del bar davano su un microscopico cortile che portava alle cantine e alle scale di servizio, spesso d’estate lasciavamo aperte quelle porte per far circolare l’aria. Chiara non era mai entrata nel mio ufficio, così quando la mattina successiva avendola vista al bar le telefonai chiedendole di portarmi un caffè, passando pure dal retro, capì immediatamente che volevo vederla da solo. Rispose : “si, certo, due caffè, un cappuccio, un decaffeinato e tre cornetti ”. Decisamente furba. Il mio ufficio era su due livelli, sotto un locale dove ricevevo i clienti, una scrivania, poltroncine, scaffali e le solite cose di un ufficio. Sopra collegato con una scala a chiocciola un locale più piccolo, con il mio vero ufficio, il computer, la mia scrivania, l’impianto stereo, la Tv e un piccolo divano. Entrò col vassoio e le “ sue” ordinazioni, la stavo aspettando sotto e mi disse subito che il giorno prima la bambina più piccola aveva la febbre e lei era rimasta a casa. Aveva posato il vassoio sulla scrivania, la presi per una mano, la tirai verso di me e la baciai. Il suo bacino si piantò contro il mio sesso facendolo indurire e come si accorse di avermi eccitato, lo toccò con una mano accertandosi della consistenza e uscì velocemente dall’ufficio. Non si era fermata più di tre minuti. Alla una telefonai al bar e rispose lei, le dissi che mi stavo masturbando pensando alla sua bocca e che l’aspettavo nel retro. Dopo pochi minuti entrò e trovò il mio sesso già pronto, si abbassò, lo accolse nella sua bocca e masturbandolo contemporaneamente mi fece venire. Non si era fermata più di tre minuti. I successivi incontri, di mattina, furono decisamente un po’ più lunghi e soddisfacenti anche per lei: dovetti riconoscere che in un letto la sua volgarità si tramutava in piacevole passionalità. Non rinunciò però a portarmi ogni tanto qualche caffè, spiegandomi che si eccitava anche solo all’idea di entrare e trovarmi pronto per lei.

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