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martedì 4 maggio 2010







La trilogia di Emma.






La Caserma Perrucchetti





Non avevo molte speranze che una donna avrebbe risposto al mio annuncio. Era più che altro una provocazione, una sfida. “ Avresti voglia di realizzare le fantasie più depravate, ma non hai il coraggio e la possibilità di farlo da sola? Vuoi che ti accompagni, e ti aiuti a trasformarle in realtà? Indecise, brutte e impreparate, astenersi dal rispondere.” Infatti, dopo due mesi non avevo ricevuto neppure un contatto. Poi mi arrivarono due righe.” Va bene, solo se indovini le mie fantasie” Risposi subito con un’ipotesi piuttosto dettagliata e forse anche stimolante. Tempo di leggerla e mi arrivò la sua replica “ Va bene, quando e dove? Emma . ps. non voglio domande inutili su di me, arriverò e me ne andrò in taxi .” Le scrissi :” Ti avviserò il giorno prima, con le spiegazioni e il luogo”. Altrettanto rapidamente e brevemente rispose.” No, 48 ore prima. Emma” Non ero per nulla sicuro che non fosse qualcuno che scherzasse, ma oramai ero in gioco e valeva la pena di rischiare comunque di buttar via qualche ora di una sera di inizio primavera. Dovevo logicamente organizzare il tutto, sperando che le mie supposizioni sulla fattibilità della serata che le avevo proposto, trovassero un riscontro oggettivo e la disponibilità delle persone che dovevo coinvolgere. Mi recai, con giacca camicia e cravatta nei giardinetti davanti ad una caserma, che, dalle ventuno alle ventitré la libera uscita serale popolava di militari di leva. Ne avvicinai uno che mi sembrava più sveglio degli altri e con calma gli spiegai tutto. Era incredulo, ma anche lui non aveva nulla da perdere. Accettò impegnandosi a collaborare all’organizzazione. Rimanemmo d’accordo che sarei tornato appena avessi avuto una conferma, per comunicargli il giorno deciso per l’incontro. Fissai l’appuntamento con la sconosciuta Emma per le ventuno di due giorni dopo, in piazza Perrucchetti, davanti alla chiesa, lei sarebbe arrivata in taxi, io l’avrei attesa con la vecchia Jaguar blu. La sera prima avvisai il ragazzo che mi confermò di aver organizzato tutto, molto discretamente. Alle 20,45 ero già parcheggiato sul piazzale, sotto lo sguardo attento di quelli che mi aspettavano e che con la stessa mia curiosità attendevano l’arrivo di un taxi e della gentile signora. Di Emma non sapevo assolutamente nulla, non le avevo chiesto nulla, come aveva voluto lei. Ero un po’ agitato, veder scendere da un taxi una persona non corrispondente alle attese di tutti, mi avrebbe messo in una condizione di imbarazzo notevolissimo, sia con lei che con i ragazzi che vedevo allungare il collo nei giardinetti. Il pathos durò poco alle ventuno in punto arrivò un taxi e scese una donna mozzafiato, rimasi paralizzato al volante dimenticandomi quasi di andarle incontro. Alta, sicuramente coi tacchi sfiorava il metro e ottanta, bellezza austera, greca quasi, incarnato olivastro, capelli mossi sulle spalle nerissimi, occhi neri, vestita con un completo nero di raso, giacchino corto e pantaloni aderenti, stretti alle caviglie, senza calze, scarpe con tacco alto. Una borsa nera a bauletto. Impressione positivissima di una donna che non raggiungeva i trent’anni, sicuramente decisa e volitiva nel camminare nel gestire i suoi movimenti. La accompagnai alla mia auto e la feci salire. Mi diede la mano, unghie curate senza smalto, mano calda, che al contrario della mia fredda per la tensione, dimostrava tranquillità. Mi tolse dall’imbarazzo dicendomi “Andiamo”. Misi in moto e come da programma mi diressi lentamente in una vietta a fondo cieco dietro la caserma. Il posto l’avevo valutato attentamente. Era ideale, a cinque minuti dai giardini davanti alla caserma, confinava con un enorme terreno usato per le esercitazioni dei carri armati, e nella parte oltre l’asfalto consentiva di infilarsi in una stradina in terra battuta che conduceva a degli orticelli autarchici. Un posto tranquillo, ancor più garantito da chi ci avrebbe raggiunto. Parcheggiai erano le 21.15. I finestrini aperti, la serata tiepida, accesi una sigaretta, lei si tolse la giacca e rimase con una t shirt anch’essa nera, sotto la quale i capezzoli tesi dimostravano che non esisteva reggiseno e la proprietaria era eccitata. La situazione era strana, lei non disse una parola, io guardandola feci fatica a resistere alla tentazione di avvicinarmi alla sua bocca e baciarla. Ricordandomi lo scopo dell’incontro, tutt’altro che romantico, feci scendere la zip dei pantaloni ed estrassi il sesso eccitato e piuttosto umidiccio. Lei allungò una mano accarezzò la punta umida impiastricciandosi il palmo che portò subito alla bocca leccandolo, poi iniziò a succhiarmelo con lentezza e straordinaria bravura. Io curavo nello specchietto l’arrivo degli amici. Due erano, già in fianco all’auto. Altri che non riuscivo a contare erano più lontani, seminascosti. Emma quasi immaginandolo alzò un attimo la testa e se ne rese conto, si riabbassò verso il mio sesso e finalmente parlò: ” vienimi in bocca subito” mi masturbò velocemente tenendolo in bocca fin che venni. Non ne perse una goccia. Si rimise seduta, togliendosi prima le scarpe, poi i pantaloni, la maglietta, non aveva nulla sotto, rimase nuda e si rimise le scarpe. Aprì la portiera e mise fuori le gambe davanti agli occhi sgranati dei militari, attimo dopo aveva i loro sessi in mano succhiandoli a turno, uno non resistette più di pochi secondi, le venne in mano e lei fece appena in tempo a dirigere gli schizzi sulle sue gambe. L’altro la afferrò per la nuca e la scopò in bocca con una velocità parossistica, senza venire. Aveva abbassato i pantaloni e aperto la camicia, Emma si aggrappò alle sue natiche scivolando dal sedile e sedendosi sulla battuta della portiera, appena in tempo per vedere arrivare altri due ragazzi già col sesso in mano. Si alzò e si girò buttando quasi il ragazzo che stava succhiando sul sedile al suo posto e porgendo il suo didietro ai nuovi arrivati, senza peraltro smettere il lavoro iniziato con la bocca. I due la presero subito uno dopo l’altro scaricandosi dentro di lei in pochi attimi, se ne andarono lasciando il posto ad altri colleghi, mentre lei con una mano rinunciò a trattenere lo sperma che le colava dal sesso, decidendo che fosse meglio spalmarlo lubrificando le sue due aperture. Si girò sedendosi sul sesso del primo ragazzo che dimostrando una resistenza notevole non era ancora venuto. Con le mani sulle ginocchia e il viso spinto verso i nuovi arrivati che si stavano masturbando disse “venitemi sul viso” la parola esatta non fu “ venite” ma quella più comunemente usata. Uno dei due la accontentò subito, l’altro preferì infilarglielo in bocca e svuotarsi lì, mentre anche lei ruotando il bacino sul sesso che la penetrava, si lasciò andare nel primo esplosivo orgasmo, urlando e ripetendo “ ancora, ancora”. Era passata solo mezz’ora, io l’avevo duro di nuovo ed Emma estrasse dalla borsa/bauletto un foulard di seta nera e si asciugò fra le gambe, poi se lo legò a un polso. Ora intorno all’auto c’erano almeno sei o sette ragazzi col sesso in mano che esitavano quasi a muoversi verso di lei, guardavano e rischiavano di venire solo allo spettacolo di quel corpo nudo. Lei ormai fuori dall’auto li passò in rassegna e scelto il più dotato, si sedette su un parafango, alzando e spalancando le gambe lo invitò a penetrarla. Fu il via tutti persero l’imbarazzo e si lanciarono su di lei, chi la accarezzava, masturbandosi, chi cercava aiuto in una sua mano, chi le succhiava un seno, chi aspettava solamente che chi la stava scopando finisse per occupare il suo posto. Emma mugolava godendo continuamente e ricevendo sperma un po’ dappertutto, dentro e sopra il suo corpo. Era come vedere cani affamati spintonarsi per mangiare alla stessa ciotola. Ogni tanto si slacciava il foulard e si asciugava l’eccesso di colature, mentre il gruppo dei presenti non diminuiva, anzi mi sembrava di rivedere dei visi ritornare alla carica per la seconda volta. Solo quando decise lei, si sdraiò sul cofano offrendo la sua seconda apertura a dei sessi che abbandonata la premura dell’eccitazione iniziale la penetrarono a turno con la giusta lentezza che la fece quasi svenire dal piacere. Mancava poco alle ventitré e i ragazzi sciamarono silenziosamente come erano arrivati. Emma finì le abluzioni con delle salviettine umide, estrasse dalla borsa un paio mi microscopiche mutandine, le indossò, si rivestì, e salita in auto, mi disse solo: “grazie, mi puoi portare ad un taxi”. Quando vidi il taxi ripartire non potei fare altro che costatare la mia violenta erezione e dirigere l’auto verso una di quelle vie di Milano, dove, visto che oramai era mezzanotte, speravo di incontrare qualche coppia che mi aiutasse a risolvere il problema.











Cinema Garden





Non cercai di contattare Emma, sicuro che sarebbe stato inutile e senza senso. Avrei avuto un sacco di domande da porle, ma non mi avrebbe risposto, mi limitai quindi ad immaginarla nel suo quotidiano, la sua casa, il suo lavoro, forse un marito, e i suoi desideri perversi. Passarono alcuni mesi, l’estate, torrida, era esplosa, togliendo quasi la voglia di pensare al sesso. Da un indirizzo sconosciuto, Carbonio14, mi arrivò un e mail di Emma. “hai una proposta per una di queste sere?” Altrettanto concisamente le risposi ” no sera, pomeriggio, cinema porno, ambiente gay, extracomunitari, tutto permesso, no pantaloni”. Ancora una volta rispose “ quando?”. “Domani alle 16 cinema Garden via Durazzo 5”. L’aspettavo in auto con l’aria condizionata al massimo e fu puntualissima. La feci salire in auto e tentai di spiegarle qualcosa, mi chiuse la bocca e mi disse: “non togliermi la sorpresa, entriamo.” Il suo incarnato era più scuro di come la ricordavo, le braccia, le gambe, abbronzate, staccavano col colore sabbia della gonna, leggera, larga e sotto il ginocchio. Un top lasciava intravedere il ventre piatto e scuro e la scollatura copriva poco seno che non aveva bisogno di sostegno. Uno zainetto sportivo e sandali di corda bassi, la facevano apparire più giovane e meno severa. Alla cassa ci guardarono interrogativamente, immaginando sicuramente cosa cercassimo. L’accoglienza fu chiarificatrice, le scale scendevano per due piani e dopo il primo incontrammo due uomini abbracciati, arrivati fuori dall’ingresso della sala, un salotto scarsamente illuminato con una decina di poltroncine ed una televisione che trasmetteva un video porno gay. Qualcuno guardava il piccolo schermo, fumando. Entrammo e appena riuscimmo ad adattare la vista all’oscurità ci accorgemmo che in fianco a noi appoggiato alla parete c’era un ragazzo giovanissimo e in ginocchio davanti a lui un tipo coi capelli bianchi che gli succhiava un arnese notevole. Sempre appoggiati alla parete altri uomini si masturbavano ed uno baciava in bocca il ragazzino, infilandogli una mano sotto la maglietta. Lentamente ci indirizzammo verso il fondo della sala, quasi tutta la parete era occupata da persone in piedi, che più o meno si masturbavano a vicenda. Evidentemente per la maschera ed altri intrusi, la sala era off limits. Ci sedemmo nell’ultima fila ed Emma più che il film, di uno squallore unico, guardava i personaggi intorno a noi. Più gli occhi si adattavano al buio più era evidente quello che succedeva. Nelle file davanti non molte persone, divise ed isolate, spesso in gruppetti vicini, intorno ad un ragazzo generalmente giovane, uno anche di colore. Alle nostre spalle in piedi, seminascosti dal tendone, tre uomini di mezza età facevano del sesso come se nulla fosse, uno di loro si era calato i pantaloni e piegatosi succhiava il membro a quello che gli stava di fronte e contemporaneamente si faceva possedere dietro da un altro. Per qualche minuto ebbi il sospetto che la mia idea che portandola lì, quasi tutti si sarebbero interessati ad Emma, vacillò. Mi rincuorò il fatto che lei si stava eccitando alla vista di quella bolgia e aveva iniziato ad accarezzarsi con una mano sotto la gonna. Dalla parete si mossero due persone, un ragazzo ed un tipo decisamente anziano. Si sedettero nella fila davanti alla nostra spostati di qulache posto, ma non tanti da non consentirci di assistere a quello che fecero. Il vecchio praticamente spogliò il ragazzino e cominciò a leccargli il seno ed il ventre per poi infilarsi in bocca tutta la sua asta. Immediatamente furono circondati da altri uomini che seduti o addirittura in piedi vicino a loro diedero vita ad una vera orgia. Per la prima volta toccai Emma, raggiunsi il suo sesso, la sua mano, la tolsi e iniziai a masturbarla. Apri le gambe quasi volgarmente e sollevò la gonna per facilitare la mia manovra, la penetrai prima con due dita poi tre, e venne aiutandosi sul clitoride con la sua mano. Non volle che smettessi, era ormai partita, lo tirai fuori e lascia che se ne occupasse lei. Il nostro movimento finalmente attirò l’attenzione di qualcuno ed il primo curioso si sedette al suo fianco, già col sesso all’aria. Emma lo masturbò così velocemente che no fu difficile capire che il suo desiderio fosse quello di farlo venire subito, nella sua mano. Giocò con lo sperma su quel sesso fino a quando decise di prendere un clinex dallo zainetto e pulirsi. La situazione si stava scaldando, dietro a noi in piedi due o tre persone si masturbavano appoggiando i loro sessi sul collo di Emma o strofinandoli nei suoi capelli, uno aveva infilato una mano nella scollatura e le accarezzava un seno, il posto in fianco venne presto occupato da un altro, questa volta giovanissimo e con un sesso che attirò lo sguardo e la mano di Emma. Era occupata con una mano a masturbare uno dietro di noi e con l’altra il ragazzino, quando davanti si piazzarono altri due ragazzi che subito portarono le mani dietro frale sue cosce. Mi alzai e lasciai anche il mio posto ad un nuovo venuto e mi misi dietro masturbandomi assieme agli altri. Credo di non esagerare dicendo che vidi Emma far venire con le mani almeno una decina di sconosciuti, ma i clinex usati erano molti di più. Era passata circa un’ora, ero venuto masturbandomi in piedi e liberatosi il mio posto ritornai in fianco ad Emma, stava masturbando un ragazzo di colore che non aveva nessuna intenzione di venire, le dissi di seguirmi nei bagni e mi alzai. Stranamente obbedì subito e seguiti dal ragazzo entrammo nella toelette degli uomini. Qui avvenivano alla luce di un neon le stesse cose che succedevano in sala. La puzza era oscena, il pavimento scivoloso per lo sperma che lo ricopriva, c’era chi si faceva il bidè nel lavandino, coppie che si sodomizzavano nei bagni con le porte aperte ed Emma pareva veramente a suo agio. Il ragazzo la seguiva col suo affare in tiro e in mano, lei prese un preservativo dallo zainetto e li davanti a tutti si inginocchiò e con non poca fatica lo infilò sul quella banana al cioccolato. Appena riuscì nell’impresa lo fece sparire in bocca e quando raggiunse la dimensione massima, prima di un orgasmo si alzò e dopo aver alzato la gonna si appoggiò al lavandino attendendo solo che lui si decidesse a penetrarla. Intorno a lei, che guardava nello specchio, almeno quattro persone si masturbavano a quello spettacolo. Non riuscii a capire se il ragazzino fosse venuto e continuasse a scoparla senza tirarlo fuori o se avesse una resistenza stoica. Il fatto sicuro fu che la fece venire più volte alternandosi in entrambe le sue aperture. Ma la perversione di Emma doveva ancora dare il meglio. Si alzò lasciando il ragazzo sorpreso, eccitato e con i pantaloni abbassati. Rivolgendosi ai presenti rimasti, dopo avergli sfilato il preservativo, disse “ fatemi vedere come lo fate venire “. Emma rimase immobile guardando due vecchi bavosi inginocchiarsi davanti al ragazzo e succhiarlo a turno fino a vederlo contorcersi venendo nella bocca di uno di loro. Fui certo che nella sua immobilità avesse raggiunto l’ennesimo orgasmo.




Giardini d’inverno





L’e mail arrivò alle 22.45. “Stasera avrei bisogno di una delle tue serate. Emma”. Ero a casa infreddolito ed il brivido che quel messaggio fece correre giù per la mia schiena peggiorò la situazione. Dal freddo passai improvvisamente ad uno stato di eccitazione e di calore che partiva dalle cosce e saliva nel cervello. Le risposi scrivendo solo un orario, un indirizzo e come doveva vestirsi. Era passata l’una di una sera di inizio inverno, di quelle più schifose che puoi vivere a Milano, quando la nebbia, i primi freddi e l’umidità inizia ad entrarti nelle ossa e quel poco di cielo che si intravede ha quel colore strano, un marrone violaceo che ricorda le acque dell’Olona alle chiuse di piazza Napoli. Sul piazzale antistante l’Arco della Pace al Sempione arriva, gira e lentamente parcheggia vicino al chiosco di bibite chiuso il taxi dal quale scende Emma, stretta in una pelliccia di visone beige col largo collo alzato e stivali di camoscio. La raggiungo le offro il braccio e ci inoltriamo lungo un vialetto che costeggia l’inferriata di fronte alla chiesa. Trema mentre le spiego cosa potrebbe fare, non solo per il freddo. Siamo in un parchetto quasi a se, conosciuto dormitorio per numerosi clochard. Individuate le panchine dove sopra e sotto cartoni, circondati da bottiglioni di vino vuoti, dormivano o fumavano quattro sventurati, lei si ferma davanti a loro, lascia che la pelliccia si apra e mostra un corpo bianchissimo, coperto solo da stivali al ginocchio, calze e reggicalze nero. Sicuramente i quattro nella loro vita erano abituati a qualsiasi avvenimento, perché con una calma, forse dovuta anche all’alcool od al congelamento delle loro ossa, si riprendono lentamente dal loro torpore e come automi, allungano le mani nere e frugano quel corpo oscenamente offerto. Lei, li lascia fare, poi con calma ricambia cercando i loro membri fra i poveri stracci. Dire che raggiunsero una erezione non sarebbe corretto. Emma si siede sulla panchina fredda e a turno masturba e poi accoglie nella bocca quelle carni dal gusto perverso. Non smette fino a quando non ottiene il risultato desiderato, ancora poco e qualcuno le sarebbe venuto in bocca. Sfidando il freddo pungente lascia cadere la pelliccia sulla panchina, si mette in ginocchio su quella e offre un caldo ristoro nelle sue candide aperture posteriori ai quattro amici che ne approfittano a turno. Tutto si è svolge con una lentezza tale da far pensare ad una scena di un film, dove gli attori sono quasi stanchi di riprovare per l’ennesima volta lo stesso ciak del regista. Anche i gemiti di Emma sembrano soffocati dalla nebbia.

3 commenti:

  1. Alla faccia del " Sesso-Sicuro " ...
    È comunque una Storia eccitantissima , Luciano : una vera e propria Gang-Bang di quelle da contare ai nipotini .. ;-P

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  2. Emma si merita davvero il titolo di " Pop-Star " dell'anno !!
    Di certo un personaggio molto " popolare " ;-) ..
    Invece di enfatizzare di nuovo la mancanza di precauzioni igieniche , penso che qui si debba riconoscere in lei una specie di " modello " , un esempio che molte di noi dovrebbero seguire , invece di frustrare continuamente le nostre fantasie piú sfrenate !!
    Ragazze , la vita é cosí breve e complicata , che se - ogni tanto - ci lasciamo andare un pochino e proviamo qualche transgressioncina , i vantaggi - soprattutto psicologici - che ne trarremo , compenseranno ogni eventuale disagio ...
    Ambisco ad essere la Socia #1 dell' " EMMA FAN CLUB " .. hehe

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  3. SI! Sono daccordo.....EMMA FAN CLUB!!!
    Voglio essere il SOCIO #2
    Bella storie.....vorrei sempre sapere come cazzo fai ad avere così culo da beccare queste tipe. Magari sei anche bravo.....ma hai anche un gran culo....visto che Emma poteva essere anche un cesso allucinante....o no?
    Vivo a Milano ma delle cose che tu hai scritto, purtroppo non ne ho vissuta nessuna.

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