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giovedì 27 maggio 2010



Giovanna

Lavorava a un centinaio di metri dal mio ufficio/negozio e parecchie volte vedevo la sua vetturetta rossa parcheggiata proprio davanti alle mie vetrine.
Giovanna da almeno dieci anni era sposata con Francesco, il mio commercialista e ormai amico da qualche anno. Ci frequentavamo anche oltre i rapporti di lavoro, cene, week end , qualche vacanza estiva assieme, eravamo legati da una simpatica confidenza e affinità politiche. Quando mi presentò per la prima volta Giovanna, passammo una piacevole serata, ma la coppia, mi era sembrata sbilanciata. Lui aveva molte qualità, oltre ad una ottima posizione economica, ma decisamente non si poteva definire attraente, era grassottello, bassetto, capelli ispidi, però era dolce e innamoratissimo, la colmava di regali e sopportava anche il suo carattere capriccioso e poco affettuoso. In compenso si portava a letto ogni sera una moglie alla quale la natura non aveva fatto mancare fascino e un fisico di una sensualità straordinaria. Più alta di lui, capelli neri corti e spettinati alla moda, grandi occhi neri, fisico perfetto e gambe straordinariamente perfette, caviglie snelle, glutei alti e sodi, una pelle, che in seguito ebbi l’occasione di sfiorare accidentalmente al mare, come seta. Completavano il quadro degli occhiali da vista che le davano un tocco da intellettuale, che non stonava. L’unico neo era l’abbigliamento, un classico un po’ demodè mescolato all’uso abituale di minigonne, non vertiginose ma decisamente risaltanti la bellezza delle sue gambe.
Francesco e Giovanna conoscevano la mia vita, le mie compagne, Marcella e “ parzialmente” anche le nostre divagazioni sessuali, ne ridevamo spesso assieme, io li sfottevo chiamandoli, “repressi-cattocomunisti” e loro mi ribattevano taci “depravato-comunardo”.
Quando mi ero trasferito con la nuova attività nel negozio/ufficio, Giovanna davanti al marito aveva scherzato dicendo: “ se mi garantisci di non saltarmi addosso, qualche volta quando esco dall’ufficio passo a farmi offrire l’aperitivo”.
Iniziarono così le visite di Giovanna, sempre più frequenti ed immotivate, solo raramente mi portava dei documenti da parte del marito, altrimenti veniva a chiacchierare, mi raccontò la sua vita. Cresciuta in provincia di Bologna di famiglia contadina dopo aver finito ragioneria era venuta a Milano e si era impiegata presso lo studio di Francesco, dove era rimasta per diversi anni, lui subito si era innamorato e molto discretamente aveva tentato di iniziare una relazione sentimentale. Lei vivendo una inusuale libertà, pensava solo a divertirsi, fino al punto che la situazione in ufficio si era fatta così dolorosa per Francesco che di comune accordo lui l’aveva aiutata a trovare un buon lavoro presso una grossa società di un cliente dello studio.
Ebbe alcune storie malandate e dopo qualche anno aveva accettato l’immutato amore di Francesco ed avevano cominciato una relazione destinata a concludersi con il matrimonio, quando Giovanna finalmente provò un sentimento d’affetto per quest’uomo così pazzo di lei.
Ora a 39 anni era la signora P. ricca e felice, pur mantenendo il suo lavoro presso quella società, lavoro che per altro sapeva svolgere con grande professionalità tanto da dover rifiutare spesso le richieste del marito di tornare nello studio con lui.
Questi erano gli argomenti delle nostre conversazioni, ma continuavo a non capire l’assiduità delle sue visite.
Visite che peraltro rallegravano la mia vista, perché averla davanti alla scrivania con le sue minigonne e i suoi accavallamenti di gambe, fra le quali sbirciavo con sfacciata disinvoltura, mi stimolavano pensieri sempre più sensuali.
Capitò che fosse in ufficio da me per ritirare una pratica per Francesco e che questa fosse in un raccoglitore nell’ufficio riservato che avevo di sopra, con malizia le chiesi di salire prima di me sulla scala a chiocciola, lo scorcio che mi si presentò mi fece eccitare. Sotto la mini aveva delle autoreggenti che salendo lasciarono vedere il chiarore della sua pelle, vista la confidenza che avevamo non potei fare a meno di dirle : “complimenti per lo spettacolo, se non fossi la moglie di Francesco….” Rise compiaciuta. Questa battuta ritornò più volte in occasioni che ritenni ormai delle chiare provocazioni. Raccontavo a Marcella parte di questa storia, incuriosendola e con l’intesa che l’avrei aggiornata se ci fosse stata una svolta. E la svolta avvenne un giorno che entrata in ufficio si accorse di avere una smagliatura nel collant che si vedeva ignobilmente partire da un tallone.
Usci per acquistarne un altro paio nel supermercato adiacente. Rientro e con un sorriso mi disse “ girati, che me le cambio” risposi “ e se non mi girassi” “ beh! fa come vuoi, hai già visto le mie gambe al mare, che c’è di strano” si sfilò il collant ed estrasse dalla busta delle autoreggenti nere, con un incredibile malizia iniziò ad infilarsele una. Ripetei la battutina “ Giovanna, Giovanna, se non fossi la moglie di Franco….” La sua risposta fu immediata “ allora una buona volta mi vuoi dire cosa faresti ?” “ Ti mostrerei l’effetto che mi fai”. Era con un piede appoggiato al bordo della poltrona e si stava infilando l’altra calza, le sue mutandine bianche erano un richiamo per il mio sguardo. Con un sorrisetto malizioso mi disse “ e se mi facesse piacere vedere questo effetto ?” Mi alzai, mi avvicinai al suo viso le presi una mano e glie la portai a constatare l’effetto che mi faceva. Mi toccò a lungo sui pantaloni aumentando ancor di più la mia eccitazione, poi con una lentezza da film porno, fece scendere la lampo, infilò una mano e senza difficoltà estrasse il mio sesso. Lo guardò a lungo e disse “ proprio un bell’effetto” poi iniziò quella attività con la bocca che per la sua origine Bolognese ben aveva appreso fin da ragazzina. Non mi lasciò il tempo di avere alcuna reazione, non smise se non quando mi sentì scaricarle in bocca tutto il mio desiderio.
Usci frettolosamente perché quella sera aveva ospiti, io e Marcella fra quelli, e doveva ancora organizzare la cena. La serata fu assolutamente uguale ad altre e la sua imperturbabile faccia tosta nel rivolgersi a me con battute spiritose me la fece apprezzare ancor di più. A Marcella non raccontai ancora nulla.
Le sue visite in ufficio continuarono, almeno una volta la settimana, sempre negli stessi giorni, da brava ragioniera, pianificava tutto, riuscimmo a fare l’amore in tutti i modi e posizioni realizzabili in un ufficio, era un vulcano, ma sempre in ….attesa dell’eruzione. E l’eruzione avvenne il giorno in cui mi chiese di raccontarle qualche particolare delle divagazioni che io e Marcella avevamo in campo sessuale. Avevo chiuso a chiave la porta dell’ufficio ed eravamo di sopra, mezzi spogliati pronti ad approfittare di quel paio d’ore che ufficialmente per Francesco, lei avrebbe dovuto trascorrere in palestra. Dopo pochi minuti del racconto di una delle avventure con Marcella ed una ragazza, il vulcano Giovanna eruttò. Non l’avevo mai vista così eccitata, si staccò dal mio abbraccio sedendosi sulla scrivania. Rossa in viso, spalancò le gambe e mi disse, “ora tu mi racconti tutto e io mi masturbo fino a venire”. Quella volta le due ore furono dedicate quasi esclusivamente ad una lunga serie di orgasmi che si procurò da sola, ascoltando, chiedendo particolari e guardandomi col sesso in mano. Mentre si ricomponeva mi disse solo “ voglio fare anch’io tutte quelle cose.” Mi portai casa l’eccitazione non sfogata e Marcella la gradì molto, anche perché accompagnata, mentre facevamo sesso prima di cena, dal dettagliato racconto della mia novità con Giovanna. Il giorno dopo telefonai a Giovanna in ufficio e le chiesi se avesse cambiato idea riguardo quello che aveva detto il giorno prima. Confermò, aggiungendo che le sarebbe piaciuta una sorpresa, non una cosa preparata. Questo particolare non lo riferii a Marcella, anche perché a quell’ora del pomeriggio le sarebbe stato impossibile venire in ufficio da me. Ne parlai invece al telefono con Chiara, la barista, era un argomento che non avevo mai toccato con lei, ma non avevo nulla da perdere se mi avesse risposto che non le interessava. Invece le interessava, eccome! Quando le spiegai cosa pensavo di fare mi disse di smettere o chiederle di portarmi un caffè. Arrivò col caffè dopo un paio di minuti e si dedicò subito al mio sesso con la bocca mentre le raccontavo la mia idea, masturbandola. La settimana successiva al solito giorno Giovanna arrivò puntuale, ma invece di salire nell’ufficio, la portai con una scusa nel retro e iniziai a baciarla e toccarla. Gradiva quella novità e si lasciò andare ad un tentativo di rapporto scomodamente in piedi. Era così presa dalla situazione che quasi non si accorse che dalla porta del retro era entrata Chiara e aveva posato il fantomatico vassoio con due caffè sullo scaffale della cancelleria. Presi una mano di Chiara e la portai al mio sesso che scivolava fra le cosce di Giovanna, indugiò e capii che era la prima volta che toccava una donna. Mi scostai un po’ per guardarle, ad entrambe brillavano gli occhi, Chiara frugava il sesso di Giovanna e io quello di Chiara. La prima che si decise ad abbassarsi in ginocchio e dedicare la sua bocca al mio sesso fu comunque Chiara. Giovanna la imitò immediatamente, era quasi una sfida di cui io beneficiavo, Piacenza contro Bologna. Dovetti decidere di fermarle per non venire e accarezzando i loro capelli spinsi le loro bocche a scivolare via dal mio sesso ed incontrarsi. Si rialzarono e in piedi e avvinghiate, con le bocche unite e le mani che correvano fra le cosce una dell’altra, nei pochi minuti che Chiara aveva a disposizione, riuscirono ad avere un clamoroso e forse per loro inaspettato orgasmo. Chiara scappò subito al bar e Giovanna mi trascinò di sopra e quasi mi violentò. Non potei non raccontare tutto a Marcella, che incuriosita all’inverosimile, mi disse che piuttosto avrebbe chiesto mezza giornata di ferie, ma la prossima volta voleva essere presente. Marcella non voleva fare un incontro a tre con Giovanna, ma voleva che ci fosse un altro uomo oltre a noi. Scartammo chi conoscevamo e visto che Marcella già dopo pranzo era libera, passammo dal parcheggio dell’ospedale Maggiore, dove ci era capitato di vedere dei ragazzi senegalesi, veramente belli, vendere collanine e video pirata. Prima di parcheggiare Marcella scelse il fortunato possibile compagno di avventura. Quando il ragazzo si avvicinò all’auto la sua minigonna era già salita oltre ogni limite del sopportabile. Invece di scendere abbassammo il finestrino e lasciammo che ci proponesse la sua mercanzia, mentre Marcella socchiudeva le cosce lasciando intravedere le mutandine. Touba non staccava gli occhi dalle sue gambe e quando gli proponemmo di salire e venire a fare un giro con noi, sembrò più contento che se avesse venduto tutti i suoi prodotti in un sol colpo. Alle quattro eravamo tutti e tre in ufficio. Alle cinque aspettavo la visita di Giovanna. Marcella però non volle assolutamente sprecare quel tempo inutilmente e si spogliò e si sdraiò sul divanetto. Touba fece altrettanto rimanendo coi pantaloni di una tuta e si inginocchiò fra le gambe di Marcella iniziando a leccarla con una abilità tale che dopo pochi minuti le procurò un primo orgasmo, poi un secondo e terzo. Quando si alzò, il rigonfiamento della sua tuta convinse Marcella a controllare cosa nascondesse. Abbassò e rimase senza parole, era sicuramente il sesso più perfetto che avesse mai visto, perfetto e di notevole misura. Lo prese stando seduta, fra due mani e bastò quel contatto per farlo venire. La quantità di sperma che riuscì ad emettere fu notevole e costrinse Marcella ad usare un intero pacchetto di clinex per pulirsi le mani ed il corpo. Praticamente l’erezione era immutata e Marcella questa volta non perse tempo e gli dedicò mani e bocca. Ora non accennava minimante a venire e lei dopo avergli infilato a fatica un preservativo lo fece inginocchiare davanti al divanetto e dopo aver spalancato le gambe lo accolse, nello stesso istante in cui suonò il campanello annunciando l’arrivo di Giovanna. Dopo aver fatto loro segno di far silenzio scesi ad aprire. Baciai a lungo Giovanna, e arrivai subito con una mano nelle sue mutandine, in pochi attimi era bagnata e l’accompagnai verso la scala a chiocciola che portava di sopra. Salì davanti a me e come arrivò con il viso all’altezza del pavimento si arrestò fulminata dalla scena di Marcella a gambe aperte con Touba che la scopava. L’unica cosa che riuscì a fare fu portarsi una mano negli slip e toccarsi. Io dietro le accarezzavo il sedere e le facevo scendere le mutandine fino a sfilarle. Giovanna si masturbava a quello spettacolo torturandosi il clitoride mentre io la penetravo prima con due dita poi tre. L’orgasmo di Giovanna fu così sonoro che Touba e Marcella si girarono e vedendola, la loro eccitazione aumentò come i colpi che lui assestava e vennero assieme. Marcella era sfinita, il ragazzo invece era già pronto a continuare, solo un pit stop per cambiare il preservativo e accogliere Giovanna che gli andava incontro. La fece sdraiare sulla scrivania e affondò con la bocca fra le sue cosce. Io mi misi in fianco a Giovanna e capì subito che il mio sesso era diretto alla sua bocca che lo accolse. Marcella si era ripresa e passata dietro a Touba lo masturbava lentamente. I primi due orgasmi di Giovanna furono come aperitivo, ma quando lui la penetrò iniziò veramente a venire o quasi a svenire. Avevo lasciato la mia posizione e Marcella era salita in ginocchio sulla scrivania sedendosi col sesso sulla bocca di Giovanna, la quale con una sapienza inaspettata iniziò a leccarla gemendo sotto i colpi del ragazzo. Marcella stimolata da quel trattamento decise che era il momento di dedicarsi a me e mi trascinò sul divanetto sedendosi sul mio sesso. L’orgasmo mi prese nel momento in cui Giovanna, sfinita, si era rialzata e tolto il preservativo a Touba si faceva inondare il viso dai suoi schizzi.

3 commenti:

  1. Sei un grande! Poi scrivi benissimo! Se un giorno vi manca un "Touba", contattami, sarei molto disponibile a partecipare.
    CIAO!!!!!!

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  2. Ce li fai sospiraare i tuoi Post , Luciano ... poi , peró , ci ricompensi ampiamente per l'attesa spasmodica !!
    questa volta succedono talmente taante cose , che la mia testolina avrá bisogno di un taccuino per " sintetizzare " gli eventi ... hehe
    Certo che quel " Touba " fu davvero un Grande Ritrovamento !!!!

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  3. IMMAGINI BELLISSIME : ALCUNE SONO AUTENTICI CAPOLAVORI DEGNI DI PREMI A MOSTRE FOTOGRAFICHE ...
    DI CERTO RENDONO UN BUON SERVIZIO AL CONTENUTO DEI POST - MI CONGRATULOO ... ;-P

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