Nei giorni seguenti Graziella era un
agnellino, appagata e contenta, stava ricaricando le batterie in prospettiva di
un’altra seratina movimentata. Veniva come al solito a casa mia di notte e dopo
un paio di giorni di riposo a causa del suo sesso gonfio e arrossato, avevamo
ripreso a fare l’amore, tranquillamente, stuzzicandoci solo a volte con i
ricordi degli avvenimenti del week end. Fu lei dopo una settimana a dirmi: “ti
sei dimenticato di Renata? Non ti interessa più?” Eccome se mi interessava. Le
risposi.” Organizza, io sono pronto”. Il lunedì successivo il Circolo era
chiuso, mi diede appuntamento alle sette a qualche chilometro dal paese, mi
fece lasciare lì la mia auto e salire sulla sua, sui sedili posteriori. Prima
di entrare in paese mi fece sdraiare dietro i sedili e coprire con un telo,
entrò velocemente nel suo box usando il telecomando e da lì salimmo in casa,
nessuno mi aveva visto. Mi sdraiai nel suo lettone per recuperare il sonno
rubatomi con quella sveglia all’alba, mi disse di non uscire, fino a quando mi
avrebbe avvisato lei. Alle dieci sentii suonare alla porta di casa e poco dopo
distinsi la voce di Renata. Passò una mezz’ora prima che Graziella entrasse in
camera dove ero io, era il slip e reggiseno, il caldo si faceva già sentire, mi
saltò addosso allegra cercando di toccarmi e appena si accorse della mia
eccitazione, mi slacciò i jeans e giocò col mio sesso fino a provocarmi una erezione
violenta. Graziella mi stava masturbando e pensavo che di la c’era Renata, la
situazione mi intrigava. Smise, mi prese per mano col sesso che mi ballava
davanti e mi portò davanti alla porta della camera di suo figlio. Sul letto,
con le sole micro mutandine e un foulard che le bendava gli occhi c’era Renata.
Graziella silenziosa, a piedi nudi si fermò sulla porta. Mi avvicinai al letto,
sedendomi sulla sponda, senza sfiorarla e rimasi così cinque minuti a guardare
quel corpo, che da almeno vent’anni avevo desiderato vedere nudo e poter
toccare. Renata era immobile, tesa e capivo dal suo respiro che era nervosa,
eccitata ed aspettava la mia prima mossa. Mi trovavo in una situazione strana,
come davanti ad un piatto squisito e non sapere da che parte iniziare ad
assaggiarlo, con la differenza che quel ” piatto” aveva voglia di essere
mangiato. Mi inginocchiai in fianco al letto e con la lingua le sfiorai i
capezzoli fino farli indurire, poi smisi, una pausa, le strisciai la lingua sul
ventre, solo un attimo. Aveva la bocca socchiusa e la mia lingua passò fra le
sue labbra, si aprirono in un lungo umido bacio. Guardai Graziella, era sempre
sulla porta, senza reggiseno e si accarezzava un capezzolo. Renata con la bocca
ancora socchiusa mi sembrava stupita dalla mia dolcezza, così le avvicinai la
punta del pene bagnato alle labbra e lo sfregai lentamente. Tirò fuori la
lingua per sentire meglio il sapore e accoglierne un po’ di più, l’accontentai.
Non usava le mani, era immobile. Mi staccai, le presi una mano, la destra e mi
infilai in bocca le sue dita, succhiandole a lungo, quando se sentii calde e
umide le abbassai lo slip e portai le dita sul suo sesso. Le mossi fino a farne penetrare due fra le labbra
e le aiutai a far uscire il clitoride. Le tolsi le mutandine, mentre le sue
dita si muovevano ormai da sole. Rimasi a guardarla beato, poi salii sul letto
sopra di lei e le sfregai il sesso sui seni. Finalmente si mosse da sola,
allungò la mano libera e accompagnò il mio pene alla sua bocca, le presi la
nuca con due mani e mi mossi nella sua bocca come scopandola. Venne
masturbandosi e succhiandomi. Mi girai subito su di lei e affondai la bocca sul
suo sesso che ancora vibrava per l’orgasmo, la mia lingua le impedì di smettere
di venire e la costrinse ad infilare un nuovo orgasmo senza interruzione.
Graziella ora era nuda, leggermente piegata sulle gambe, si stava infilando due
dita nel sesso e del suo viso capii che anche il suo orgasmo era imminente.
Girai Renata sul letto volevo prenderla guardando Graziella, mi cinse la
schiena con le gambe e affondai nel suo sesso, anche se non era una posizione
che adoravo quella volta mi piacque molto. Graziella veniva in silenzio,
soffrendo per non poter urlare il suo piacere, Renata veniva tremando, e
sussurrando “ancora, ancora”, io ormai ero in quella fase catartica nella quale
un uomo ha un’erezione e non riesce più a venire. E continuai. Graziella era
sparita, Renata ora sopra di me stava rilasciando un flusso di pipì che
probabilmente bagnava anche il materasso, quel liquido caldo che colava sulla
mia pancia, il suo viso contratto dal piacere e le lacrime che scendevano da
sotto il foulard, mi fecero esplodere in un orgasmo che credevo di non riuscire
ad interrompere. Uscii dalla stanza e tornai nella camera di prima, verso
mezzogiorno la sentii salutare Graziella, che velocemente si infilò nel suo
letto pretendendo la sua parte di piacere. Dovette aspettare un bel po’, ma
alla fine ci riuscì.
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