Viviana all'università
Sì, mi ero cacciato in un
guaio, un piacevole guaio. Viviana mi piaceva da morire, quella prima
esperienza sotto le stelle mi aveva incantato. La sua difficoltà a raggiungere
un orgasmo senza una guida e contemporaneamente la sua giovane sensualità mi
attraevano in modo morboso. Graziella ormai era lanciatissima verso la scoperta
di esperienze sempre più trasgressive e non avevo nessuna intenzione di tarpare
questo suo interesse. La sessualità Renata era un fuoco che esplodeva
improvvisamente e non mi dispiacevano affatto i suoi exploit imprevisti. Il
fatto certo era che, mentre a Graziella l’idea che potessi iniziare una storia
di sesso con Viviana poteva interessare poco ( a condizione che non facessi mancare a lei
il suo divertimento) se invece Renata avesse scoperto che mi ero fatto sua
figlia avrebbe fatto succedere un casino. Comunque, in questo intreccio di
sesso forse più impegnativo delle mie possibilità di gestione, mi sembrava
giusto esagerare aggiungendo anche la parte incompiuta della mia permanenza
estiva al paesello: farmi la bella, misteriosa e taciturna Lidia. Lidia, moglie
frustrata e trascurata di un marito alcolista, l’unica delle tre amiche che non
fosse mai andata oltre un semplice saluto quando mi incrociava. Lidia, che
probabilmente aveva capito tutte le nostre tresche, ma che non ne aveva mai
fatto parola con le amiche del cuore. Lidia, assidua frequentatrice
della chiesa, alta, un fisico forse leggermente androgino, che mi era capitato
di vedere in costume da bagno al fiume, lasciandomi senza fiato, la bellezza e
la perfezione di una statua di un atleta, pelle d’ambra e velluto. Lidia, che a
Riccione spariva anche tutta la notte da sola e non raccontava mai alle amiche
cosa avesse combinato. Stavo entrando in casa preso da questi pensieri e
infilato sotto la porta trovai un bigliettino:” domani mattina vado a Milano
per informazioni sull’università, alle 9 prendo il treno a Bergamo, a meno che
qualcuno voglia passare lì a prendermi e darmi un passaggio … V.” L’idea più assurda
mi passò subito per la mente e ritornai subito al Circolo. Aspettai che
Graziella fosse sola e le dissi:” domani devo andare a Milano e mi fermerò
anche a dormire, se mi raggiungi verso sera, potremmo cenare assieme e fare un
giretto in uno di quei cinema che ancora non conosci”. Nei suoi occhi brillò un
lampo perverso :” stai sicuro che ci sarò, però mi devi venire a prendere
all’uscita dell’autostrada, se no mi perdo”. L’indomani alle 9, a Bergamo, Viviana
invece di salire sul treno per Milano, saliva sulla mia auto. Il bacio sulla
bocca fu caldo, breve e sapeva di caffè. L’avvisai subito che non avrei potuto
riaccompagnarla perché mi sarei fermato a Milano, mi disse che era meglio così,
perché alle 7 Renata l’aspettava alla stazione per portarla a casa. Indossava una mini e una maglietta
anche se il tempo stava cambiando e minacciava temporali, la tentazione di
accarezzarle subito le gambe fu subito fortissima e mi dovetti trattenere perché
Viviana ruppe subito l’incantesimo con un:”hai intenzione di scopare ancora con
mia madre e con Graziella?” Mi venne voglia di risponderle “ vorrei farmi anche
Lidia”, ma le dissi solo:” Perché me lo chiedi?” Fu velocissima e chiara:” perché
vorrei scopare ancora con te e non mi va se lo fai anche con mia madre”.
Ribattei :” e con Graziella?” Lei:” con la vedovella puoi fare quello che vuoi,
gli servi solo per uno scopo” “E quale, se lo sai?” Lei “ l’ho sentita
raccontare a mia madre i giochi che le piacciono e che fate, e a lei interessi
solo per quello.” Fui immediato nel chiederle:” a te perché interessa scopare
con me?” “ perché mi incuriosisci e non mi piacciono i ragazzini, ma non mi
piace neanche essere usata”. Rimasi colpito da questa affermazione e accarezzandole
un ginocchio, preferii cambiare discorso e le chiesi:” fai sempre fatica a
venire quando scopi?” Velocissima la risposta:” con te è stata la mia terza scopata,
e sono venuta per la prima volta nella mia vita” Ribattei:” ma se ti masturbi
vieni?” ormai la mia mano si infilava fra le sue cosce, quando rispose:” non
sempre, a volte sento solo piacere, ma non è un orgasmo, colpa dei ragazzi che
ho avuto … gli interessava solo mettermelo in bocca e venire e poco gli importava
cosa provavo io”. Mi fermai in una piazzola di sosta e baciandola arrivai con
le dita oltre il bordo delle mutandine, era asciutta. Mentre continuavo a
baciarla le dissi:” prova a toccarti ora e lasciati andare senza pensare a
nulla”.Le presi la mano e le succhiai due dita fino a sentirle scaldarsi nella
mia bocca, poi le accompagnai fra le sue labbra. Seguì la mia richiesta e baciandola
sentii che si rilassava, dopo qualche minuto passò quelle dita, ora appiccicose,
sulle mie labbra. Mi disse:” ora continua tu”. La portai più volte vicino all’orgasmo
per poi fermarmi e alla fine sbottò” perché ti fermi?” Non le risposi, abbassai
il mio schienale e la portai su mi me,
scostai lo slip e scivolai facilmente dentro di lei. Il suo sesso scottava e
sembrava risucchiasse il mio, si muoveva lentamente, e questa volta senza
chiederglielo iniziò a toccarsi e venne quasi subito rabbiosamente, senza però
smettere di muoversi su e giù. Il secondo orgasmo fu più lento e sia ad
arrivare che ad esaurirsi e si concluse solo quando mi sussurrò:” vienimi
dentro, sto prendendo la pillola”.
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