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venerdì 31 ottobre 2008

Gabriella





Gabriella

Ho iniziato, come credo molti ragazzini, a toccarmi verso i 10/11 anni, ma la prima masturbazione vera fu a 12 anni ascoltando Paul Anka e guardando le copertine di Quattroruote che ritraevano fotomodelle in pose allora provocanti o le pagine centrali di una rivista di destra “Il Borghese “ della quale avevo trovato dei pacchi in una soffitta abbandonata. Forse per dare un senso alla personalità dei loro lettori quattro pagine centrali, patinate erano dedicate a fotografie in bianco e nero di attrici e modelle di allora con abbigliamenti sexy. La mia favorita stimolatrice di erezioni fu sicuramente Elenora Rossi Drago seduta in poltrona con le gambe scoperte, reggicalze e calze nere. Seguendo le spiegazioni di amici più esperti di me avevo imparato quella manipolazione che portava a quel piacere strano che tanta importanza ha nella vita di uomini e donne. Il giochino era riuscito con grande soddisfazione, così il passatempo si ripeteva quasi quotidianamente con l’aiuto della fantasia più sfrenata e sensibilizzato da qualsiasi stimolo visivo. Quell’anno ero stato invitato a trascorrere una settimana in montagna, dagli zii, prima di andare in vacanza al mare con mia madre. Mio cugino aveva la mia età e le altre volte che ero stato a casa loro avevo dormito con lui nella sua cameretta. Questa volte però il mio arrivo coincise con un bella varicella che colpì il mio compagno di camera costringendolo a letto e obbligandomi, per motivi prudenziali a dormire per una settimana in un’altra stanza e in un letto matrimoniale, con sua sorella, la cugina Gabriella di 23 anni. Questa cugina era spesso stato oggetto delle mie fantasie grazie ad un corpo che a me allora sembrava da Pin Up . Purtroppo dopo un fidanzamento andato male era diventata estremamente bigotta al punto che non si poteva dire nemmeno " casino" che arrossiva e ti sgridava, sembrava quasi le fosse nata una vocazione per farsi suora. Probabilmente aveva visto o toccato solo il pene del fidanzato, prima della crisi mistica e forse per questo motivo si trascinava la mania di lavarsi continuamente le mani durante il giorno senza un apparente motivo igienico. Il ricordo di qualche contatto impuro forse la perseguitava, si spogliava in bagno ed entrava in camera da letto già in pigiama ed al buio, probabilmente per paura che la guardassi. Nel letto poi, non c'era mai fra di noi meno di un metro di distanza, ma non ostante questi presupposti, mi eccitava e quando riuscivo a trovare le sue mutandine nella cesta dei panni da lavare le annusavo eccitandomi. Non so se ci fosse qualcosa di feticistico in ciò per un ragazzino dodicenne o se fosse semplicemente la curiosità di annusare l’odore di una donna. Una mattina io e la cugina eravamo andati a fare una passeggiata nei boschi dietro la casa e dopo un’ora ci eravamo fermati a riposare all’ombra di grandi piante secolari. Gabriella aveva steso il foulard che portava abitualmente sulle spalle, mostrandomi il candore del suo collo e si era sdraiata su un prato leggermente in discesa, che emanava quel profumo umido e pesante, misto di terra e muschio che sale quando il caldo asciuga l’erba dagli umori della notte. Era bellissima, i raggi del sole che filtravano fra le foglie dei castani mosse dal vento illuminavano come in un caleidoscopio la sua pelle bianca e giocando sul suo viso come una gibigiana la obbligavano a tenere gli occhi socchiusi, così da non accorgersi che io, stando seduto un po' più in basso nel prato, riuscivo a guardarle le cosce nude in uno scorcio della gonna che aveva tirato a coprire le ginocchia.
Il desiderio di masturbarmi guardando quello spettacolo diventò impellente, così mi allontanai e credendo che lei si fosse addormentata mi misi dietro un cespuglio a sfogare le pulsioni provocate dalla vista delle sue gambe. Preso da quella occupazione non mi accorsi però che la cugina mi stava cercando. Mi trovò e col corpo del reato in mano : rimase qualche secondo a guardarmi, prima negli occhi, poi più in basso e si girò allontanandosi da quella visione peccaminosa, forse cercando un ruscello per lavare dagli occhi l’immagine oscena. Io ero rosso, per due motivi, l’impegno profuso nell’attività e la vergogna, non mi disse nulla, come se non fosse successo niente e mentre cercavo faticosamente di chiudere la lampo senza farmi male, se ne andò riprendendo la strada del ritorno. Poco dopo la raggiunsi, camminando a testa bassa qualche metro dietro di lei, sconsolato come chi è stato beccato con le dita nella marmellata, ma con la visione del suo didietro che non calmava certo la mia eccitazione interrotta bruscamente. In casa non mi rivolse la parola per il resto della giornata, alimentando il mio timore che raccontasse qualcosa alla zia, ma ero convinto si sarebbe vergognata talmente nel raccontare l’accaduto, da convincerla a stare zitta.
La sera andai a letto molto presto e prima di addormentarmi ripensando alla visione pomeridiana delle sue cosce ripresi l’operazione incompiuta, toccandomi sotto le coperte, fino a quando non la sentii entrare in camera e infilarsi nel letto. Smisi subito per la paura di essere beccato nella mia impura attività per la seconda volta nello stesso giorno. Finsi di dormire, tentando realmente di addormentarmi, ma lui non ne voleva sapere di assopirsi. Dopo una decina di minuti, credevo che Gabriella sdraiata di schiena si fosse addormentata e ne ascoltavo il respiro piacevolmente ritmato. Ma mi sbagliavo, la cara cugina avendo capito o immaginato cosa stavo facendo poco prima, fece scivolare una mano verso la mia parte fino a raggiungere il mio corpo. La mia rigidità ormai non riguardava più solo quella piccola parte di me, ero tutto duro e teso, d’altronde era la prima volta che lui incontrava una mano che non appartenesse al suo stesso corpo. Quella la mano lo accarezzò prima solo sfiorandolo e constatandone la consistenza, poi lo strinse fra le dita e iniziò un impacciato su e giù: mi stava masturbando ! La mano entrò nel pigiama e lo impugnò delicatamente, mentre io non avevo neanche il coraggio di muovermi per la paura che fosse un sogno e svanisse. Gabri la mattina dopo fece finta di nulla e mise il mio pigiama a bagno con la biancheria sporca. Ogni sera, per il resto della settimana attesi inutilmente che si ripetesse il miracolo, ma sicuramente la cugina pentita, da giorni ormai stava scontando il suo errore con continue abluzioni della povera mano peccatrice.

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