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martedì 12 maggio 2009







Al cinema

Una domenica eravamo al cinema Ambasciatori in platea, ultimo spettacolo della sera, un film serio, pochi spettatori, uno solo nella nostra fila, due posti più in là di noi. Marcella indossava una gonna scozzese a portafoglio, seria e non mini. Io ero abbastanza preso dal film e non feci particolarmente caso ai suoi frequenti accavallamenti di gambe, fino a quando non vidi slacciato il cinturino di cuoio della gonna. Non la teneva chiusa e pur avendo le gambe accavallate, dalla parte dello spettatore alla sua destra, immaginai si vedesse il bianco della coscia sopra la fine della calza. Il tipo sembrava non accorgersi oppure credendolo un fatto normale non dava segni d’interesse. Lei con un movimento esageratamente lento e ampio scavallò le gambe, lasciandole socchiuse con la gonna ormai aperta. Il vicino si accorse e non s’interessò più del film, ma iniziò a guardare solo le gambe di Marcella. Soddisfatta di averlo finalmente agganciato scivolò col sedere sul sedile appoggiando le ginocchia alla poltrona davanti e lasciò cadere la gonna, scoprendo ancor di più le gambe. Mi ero riproposto di non intervenire, perchè ero curiosissimo di vedere dove voleva arrivare da sola, ma non riuscii, le infilai una mano fra le cosce arrivando subito alle mutandine. Volevo sapere se era eccitata. Dubbio inutile, aveva già bagnato il tessuto. Mi tolse la mano sussurrandomi in un orecchio di non volere essere toccata. Il tizio, dopo aver seguito la scena completamente girato dalla nostra parte, si alzò si spostò di un posto più vicino a lei, in fianco non avrebbe potuto per il cappotto appoggiato sulla poltroncina. Si accesero le luci dell'intervallo. Non si mosse e rimase con la gonna aperta e le cosce scoperte, il tizio uscì, forse per fumare. Come si affievolirono le luci per il secondo tempo lei mi passò il suo cappotto per sistemarlo in fianco a me. Il tizio rientrò e trovando quel palese invito ne approfittò subito. Con fare ridicolmente da sotterfugio accostò il suo ginocchio a quello di Marcella, poi la mano scivolò sul suo ginocchio .Lei lo lasciò fare socchiudendo anche le gambe. La mano del vicino scivolò su per la coscia rapidamente e altrettanto rapidamente e con forza lei la tolse e la posò come un chiaro segnale sul suo membro. Il tipo non realizzava, ma io avevo capito cosa voleva lei, Marcella. Aprì completamente la gonna tenendola bloccata solo in vita, si vedevano le mutandine, il reggicalze, le sue cosce aperte, si sentiva persino il suo profumo di sesso. Finalmente il vicino capì ed estrasse il suo arnese, notevolmente eccitato e iniziò, coprendosi con un lembo della giacca a masturbarsi lentamente. L’oggetto della manipolazione assunse presto una dimensione tale da attirare l’attenzione di Marcella e convincerla a giocarci un po’. In breve era con le entrambe le mani occupate sui nostri sessi, impegnata al punto di farci pensare a un’imminente conclusione, quando smise improvvisamente, si ricompose e mi chiese di accompagnarla alla toelette. Non ci arrivammo, perchè appena dietro la tenda in fondo alla sala e davanti ai bagni, appoggiò la schiena alla parete e, dopo aver aperto la gonna, iniziò a masturbarsi. Io feci altrettanto guardandola così sconvolta e così pure il nostro ormai amico che ci aveva raggiunto. Eccitatissima rifiutava assolutamente che la toccassimo, in un attimo si sfilò le mutandine per essere più comoda. Con il medio si penetrava, piegandosi sulle ginocchia per facilitare l’operazione e con due dita dell’altra si accarezzava il clitoride. Godeva. Era una sua fantasia. Me la ricordavo bene. Masturbarsi in un cinema di fronte a degli uomini che godevano davanti a lei. Il suo fu un solo lunghissimo orgasmo, non capivamo quando veniva e quando ricominciava, eravamo affascinati dai suoi movimenti e non volevamo ancora venire, fu lei che ce lo chiese, sussurrandoci, “venitemi sulle gambe, sulle calze....”.

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