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sabato 17 ottobre 2009



Il fallo di Adriano

Era capitato altre volte che Marcella venisse corteggiata da qualcuno, mi raccontava eccitata le proposte che riceveva e se il tipo non era del suo ambiente di lavoro, l’avevamo spesso coinvolto in una serata a tre. Questa volta il corteggiatore era un aitante fattorino della sua ditta, Adriano, conosciuto fra le impiegate come un conquistatore di donne ed un amante straordinario, così avevano confidato a Marcella le colleghe che l’avevano provato, specificando che era particolarmente dotato e resistente. Lei mi confermò che era veramente un bel ragazzo, muscoloso, affascinante e sensuale, un tipo alla Banderas. Marcella nell’ufficio era chiamata “ bella e impossibile” perché fedelissima al suo compagno, non era insensibile alle battute di Adriano e mi confessò che una scopata se la sarebbe fatta, cercammo assieme un modo di coinvolgerlo, ma eravamo certi che poi avrebbe raccontato tutto in ditta. Spiegai a Marcella che se avesse voluto farsi una scopata col fattorino non doveva chiedermi il permesso: non so se per una simpatica perversione mi rispose che se fosse arrivata a quel punto prima mi avrebbe avvisato, non voleva tradirmi, voleva sperimentare un ulteriore gioco della nostra trasgressione.
L’argomento sembrava accantonato da settimane, invece mi disse che il sabato sera sarebbe uscita per una cena con i colleghi dell’ufficio e sarebbe rientrata tardi perché sicuramente dopocena sarebbero andati in discoteca. Le dissi che sarei andato al cinema sperando di avere poi qualcosa da raccontarle e le chiesi se sarebbe stato presente Adriano, con una luce maliziosa negli occhi mi rispose “certo”. Si preparò con cura, piuttosto elegantemente, pantaloni che mettevano in risalto il suo bel sedere, un bolerino ricamato sopra una camicetta bianca. Dopo una pizza mi infilai in un cinema a luce rossa e dopo l’inizio dell’ultimo spettacolo uscii, solo gay e uomini soli che si masturbavano. Un giro in auto per i soliti posti con la decisione di non fermarmi, se capitava qualcosa al volo va bene, se no a casa. Alla una ero a letto con un libro, non riuscivo a leggere e dovevo sempre ricominciare i pezzi da capo, la mia mente andava a Marcella e ad Adriano. Con questa lettura sincopata tirai le tre e sentii la chiave girare nella toppa. Marcella era allegra, aveva certamente bevuto e fumato, si spogliò rimanendo in mutandine, si avvicinò al letto dalla mia parte mi prese una mano e se la portò fra le gambe. Il tessuto dello slip si poteva strizzare e appena raggiunsi le sue labbra le mie dita scivolarono nel liquido vischioso. Era eccitatissima, si infilò nel letto e cominciò a strusciarsi come una gatta in calore, mi chiese se avevo qualcosa da raccontarle della mia serata, le risposi che sicuramente a lei era andata meglio, visto come era ridotto il suo sesso. Tolte le mutandine si mise nella posizione che preferiva, davanti a me su un fianco con una gamba stesa, l’altra piegata così da dietro il mio sesso arrivava alle sue labbra e lei lo impugnava masturbandosi con la punta fra le labbra e sul clitoride. Ero eccitato all’idea che mi raccontasse cosa fosse successo. Mi raccontò, mentre si masturbava : era stata una serata simpatica e allegra con i titolari della ditta che offrivano la cena, grandi bevute di vino con i colleghi e alla fine con un gruppetto di tiratardi erano andati a ballare in un locale verso Binasco, il Cambogia, locale intimo, con separè, divanetti e luci inesistenti. Adriano l’aveva puntata già a tavola e logicamente nel locale aveva ballato solo con lei, abbracciandola e facendole sentire la sua eccitazione crescere nei pantaloni. Marcella aveva bevuto e non rifiutava lo sfregamento, anche perchè la consistenza notevole agiva sul suo sesso stimolandolo perfettamente.
Quando Adriano ha cercato di baciarla, non ha saputo resistere e si è lasciata andare completamente. Mentre raccontava il mio membro era scivolato dentro di lei e le sue dita le strapazzavano il clitoride. Continuò dicendo che erano finiti su un divanetto in un separè e avevano continuato a baciarsi e toccarsi, bloccandolo solo quando lui aveva cercato di slacciarsi i pantaloni, con la promessa che il sabato successivo sarebbero usciti per scopare. Dopo questa frase lei venne e io la seguii immediatamente. Ci addormentammo subito abbracciati. La domenica fu dedicata al sesso e mi feci ripetere maniacalmente più volte il racconto della serata, le sue sensazioni, i suoi desideri per l’incontro che sarebbe avvenuto il sabato sera.
Marcella mi chiese se fossi sicuro di non rimanerci male se veramente si fosse scopata Adriano: ero sicuro che avrei passato una serata sconvolgente, come lei. Una delle mie perversioni fu di organizzare con Marcella la serata fin nei minimi particolari, anche del suo abbigliamento.
Quella sera avrei dormito a casa mia per lasciare a lei la possibilità di usare la sua casa ed il suo letto per l’incontro, così l’avrei ritrovata nuda e addormentata dopo essersi tolta la voglia di farsi Adriano. L’accordo era che mi avrebbe telefonato appena lui se ne fosse andato, a qualsiasi ora. Le consigliai quale intimo indossare, nella convinzione di interpretare i gusti di chi mi doveva scopare la ragazza. Si vestì con un tocco eccessivo di provocazione, quasi di volgarità, volevo che lui si eccitasse subito e non perdesse tempo in preamboli. Prima di uscire di casa, quando già lui l’aspettava sotto in auto, la feci sdraiare sul letto e spostandole le mutandine, la leccai fino a che la sentìì eccitarsi: ora era veramente pronta. Me ne andai a casa, a pochi minuti da quella di Marcella, decisi di non dedicarmi a nessuna ricerca che avrebbe potuto diminuire la mia tensione ed eccitazione, mettendomi in poltrona davanti alla televisione, facendomi subito una canna e poi proseguendo con spuntini vari e nuove canne. La tele andava ma la mia mente correva a quello che Marcella forse stava giù facendo in quel momento, cercai di analizzare il mio stato emotivo in quella situazione. Gelosia, masochismo, senso di possesso, voyeurismo mentale. Odiavo e amavo Marcella. Desideravo scoparla e picchiarla. Preso da queste considerazioni e dalle canne, mi addormentai e mi svegliai sul divano alle sei di mattina. Il telefono non aveva suonato, altrimenti mi sarei svegliato, non potevo chiamarla a quell’ora, lo stomaco mi faceva male e lo uccisi definitivamente con una sorsata di Talisker. A mezzogiorno telefonai e dopo parecchi squilli mi rispose Marcella: l’avevo svegliata e mi disse a mala pena “ ti aspetto”.
Entrai in casa e non si accorse, la trovai di nuovo addormentata, regnava un odore di fumo e di sesso, mi spogliai ed entrai nel letto, si stirò e mi abbracciò, le cercai subito il sesso e mi tolse la mano dicendo che le faceva troppo male. Mi alzai e sollevata la tapparella per far entrare la luce, tolsi il piumone e la guardai, era nuda, le aprii le gambe e vidi un sesso ancora gonfio ed arrossato oltre che appiccicoso di sperma. Quando aprì la bocca mi disse solo: mi ha scopata fino alle sei, lasciami dormire, dopo ti racconto. Dormimmo fino alle quattro, poi mentre si lasciava accarezzare iniziò il racconto: cena, birreria, casa di Marcella alle due. Lei era su di giri e aveva decisamente voglia di vedere in azione quel sesso, in casa dopo avergli tolto i pantaloni e finalmente gustato la vista ed il sapore di quel membro esagerato. Dopo un breve preliminare nel quale Adriano le aveva leccato il sesso, lo interruppe perché stava quasi venendo, lui prese a scoparla velocemente e lei a venire altrettanto velocemente. Dopo un’ora di esercizio fisico, cambiando poche volte ritmo e posizione, lei venne altre volte e per la prima volta anche lui, Marcella entrò in uno stato di torpore, mentale e fisico, misto di noia, piacere, incapacità di smettere e di orgasmi che ogni tanto l’assalivano improvvisamente. L’impressione conclusiva fu positiva con la sensazione di aver passato quattro ore sotto una macchina che la scopava con un ritmo costante, fortunatamente quella ginnastica le procurava degli orgasmi vaginali incontrollabili, che non doveva facilitare con la masturbazione. Una esperienza piacevole, ma che non avrebbe ripetuto a breve ne cambiato con l’eccitazione e la varietà dei giochi che facevamo noi. La baciai e le accarezzai il sesso, bagnato, non saprò mai, se per il racconto della notte passata o per l’aspettativa di quello che avremmo fatto dopo.

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