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mercoledì 10 marzo 2010



Orsola e Ricky

L’annuncio pubblicato nel sito SM era breve .” Milanese 24enne, coniugata, cerca padrone ultra cinquant’enne, dotato ed esperto. Il marito sarà presente agli incontri. Riservatezza, pulizia, telefono per rapido contatto e foto esplicita.” Risposi, poche righe con una foto ed un n. di cellulare. Dopo due giorni mi contattò il marito e mi chiese di incontrarci noi due perché voleva prima conoscermi senza la moglie, per evitare malintenzionati. Non era una richiesta abituale, ma non ci feci particolarmente caso e accettai l’appuntamento per un caffè in un bar di Viale Famagosta. La mia sorpresa fu notevole quando si presentò : “ Ricky”. Non molto alto, viso molto bello, capelli neri lunghi e raccolti in una coda e occhi…..a mandorla. Mi spiegò subito, in un italiano perfetto che la madre era nata in Indocina ed aveva sposato un funzionario francese, trasferitosi prima per anni a Parigi, era poi giunto in Italia da 10 anni. A Milano insegnava grafica in un istituto piuttosto noto dove aveva conosciuto Orsola che da allieva dopo qualche anno era diventata sua moglie ed ora gestiva con lui un avviato studio di pubblicità . Mi disse di avere un rapporto molto aperto con la moglie e che desiderava aiutarla a soddisfare la sua voglia di essere sottomessa da un uomo maturo. Il tutto fu espresso con gentilezza e calma. Sempre con gentilezza ed un sorriso mi chiese anche se poteva accertarsi che la foto fosse veramente del mio sesso. Mi venne da ridere e gli feci notare come un bar non mi sembrasse proprio un posto ideale per una presentazione del genere. Rise anche lui e mi disse : “ ho l’auto qui fuori, potremmo spostarci in parcheggio vicino, dove le mostrerei delle foto di Orsola. “ Una stranezza del genere mi incuriosiva e accettai.
Con una Saab nuova, mi condusse in un parcheggio vicino all’ospedale San Paolo, complice la sopraggiunta oscurità, mi abbassai la lampo e guardando un album di foto decisamente ben fatte e molto intriganti di una ragazza bella, dal viso dolce, il corpo armonioso ed esile, gli dimostrai l’autenticità della mia foto. Ringraziò e mi riaccompagnò alla mia auto dicendo che si sarebbe fatto vivo presto. La telefonata, questa volta di lei, arrivò il giorno dopo: con voce leggermente imbarazzata mi chiese se avrei accettato un invito a casa loro. Le risposi accettando ad una condizione, visto i loro dubbi sulla mia foto, mi sentivo autorizzato nel chiedere prima un incontro in un bar, per verificare se lei fosse la ragazza delle foto. Orsola, così si era presentata, mi propose un noto american bar dalle parti di via Giotto, alle 22.00.
Li trovai già ad attendermi ad un tavolino, lei era meglio delle foto, una bellezza diafana, pelle chiara, bionda, capelli raccolti, occhi grigi, indossava un abito semplicissimo a tubino nero, calze nere, si alzò e mi baciò la mano con un inchino.
Ricky spiegò che era la prima volta che Orsola incontravano una persona tramite un annuncio, si scusò per essere stato scortese con la loro diffidenza, ma aveva conosciuto altre persone che non avrebbe mai presentato alla moglie. Orsola mi chiese notizie sugli annunci di quel sito e chiacchierammo piacevolmente fino a quando Ricky ci informò che sarebbe stato lieto se avessi desiderato salire in casa da loro, nel qual caso ci avrebbe anticipato per mettere qualcosa in fresco.
Accettai e se ne andò dopo aver pagato il conto alla cassa.
Dopo una decina di minuti Orsola mi invitò a seguirla a casa, a poche decine di metri dal bar. In ascensore, verso l’ottavo piano, la guardai senza parlare e le passai un dito fra le labbra, socchiuse la bocca e lo introdusse succhiandolo. L’appartamento era grande ed elegante, arredato con molto gusto, orientale, mi fece accomodare su una enorme poltrona e si accucciò ai miei piedi, iniziò a leccarmi la punta delle scarpe, poi me le tolse, mi sfilò le calze e si mise a succhiarmi le dita con devozione. Mi chiese se poteva far assistere al marito e al mi assenso lo chiamò. Ebbi l’impressione che fosse entrata una donna: i capelli neri sulle spalle, un leggero trucco agli occhi e un filo di rossetto, un corpo senza un pelo che era coperto solo da delle autoreggenti bianche, mostrava un sesso degno di un bambino. In mano reggeva un vassoio con una coppa di champagne e la bottiglia. Dopo avermi servito si mise a sedere in un angolo.
Feci alzare Orsola e le ordinai di portarmi la mia borsa, tornò e le dissi di prendere il vaso di cristallo che stava sopra un tavolino e di posarlo a terra davanti a me. Obbedì senza fare domande.
Le ordinai di spogliarsi e la feci rimanere solo con calze, reggicalze e mutandine, presi dalla borsa una corda di seta e le legai i polsi dietro la schiena, dicendole di inginocchiarsi e continuare così a leccarmi i piedi come una cagnolina. Ricky si stava masturbando senza raggiungere l’erezione così dissi ad Orsola di andare da lui a quattro zampe e succhiargli quel piccolo pene moscio fino ad farlo indurire. Obbedì ed eseguì con il risultato di un sesso decisamente duro e piccolo. Lei tornò da me e lui la segui, rimanendo in piedi. Dissi a Orsola di accucciarsi sopra il vaso e fare pipì attraverso gli slip: con un po’ di fatica ci riuscì dissi a Ricky di toglierli e infilarglieli in bocca e di portarmi un fallo di lattice nero con una base d’appoggio che avevo portato con me, lo feci appoggiare a terra e ordinai a lei di sedersi sopra infilandoselo davanti. Obbedì dimostrando che a dispetto delle dimensioni del sesso di suo marito la sua vagina era ben disponibile a grossi calibri. Mi alzai e abbassata la cerniera estrassi il pene strofinandolo sul suo viso fino alla completa erezione. Orsola mugolava soffocata dagli slip per il piacere che si stava procurando col fallo finto, le liberai la bocca e lo introdussi fino in gola, il marito si masturbava freneticamente e si avvicinava a bocca aperta verso il mio sesso che entrava e usciva dalla bocca della moglie, così le ordinai di lasciarlo alla bocca del marito, solo un attimo, poi mi tolsi e ritornato seduto feci salire Orsola su di me penetrandola e dicendole di insultare il marito. Godeva lasciando scivolare dal suo sesso un abbondante liquido col quale inumidii la sua seconda apertura fino a quando le introdussi prima un dito poi due, dissi a Ricky di passarmi il fallo di lattice e la penetrai con quello, urlò prima di dolore poi di piacere, ma non le permisi di raggiungere l’orgasmo togliendo sia il mio sesso che l’altro poco prima che venisse. Rantolava dall’orgasmo represso e mi pregava di liberale i polsi per potersi masturbare. Non lo avrei mai fatto, mi piaceva vederla soffrire così. Quando si quietò un po’, dissi a Ricky di inginocchiarsi sulla poltrona e misi Orsola dietro di lui in ginocchio di leccargli l’ano e lubrificarlo bene. La penetrai dietro, strappandole un ” Sìììì “ di approvazione seguito da un breve orgasmo, violento e a lungo desiderato. Uscii da lei senza essere venuto e le ordinai di pulirmi il pene, di avvicinarlo all’ano di Ricky e di passare capovolta sotto di lui per succhiargli il cazzetto. Con non molta fatica entrai in lui e non feci in tempo a muovermi che lo sentii venire nella bocca della moglie.
Mi riposai col sesso ancora duro e bevendo un po’ di vino con i miei schiavetti ai piedi, attesi che si riprendessero per continuare un gioco che alla fine avrebbe portato anche me ad un soddisfacente orgasmo nella bocca di Orsola.

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