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mercoledì 10 marzo 2010



Valentina


Forse Mario realizzò meglio la situazione e quando si fece vivo dopo un mese mi propose un incontro con loro ed una loro cara amica, specificando”è una giovane professoressa di lettere di Pavia”, mi chiese di portare pure un amico, ben dotato però.
Fra i frequentatori del Bar Sport, Camillo, quarantenne scapolo e puttaniere, si vantava spesso per le dimensioni del suo membro e per le sue doti di scopatore, così con discrezione gli spiegai della serata, gli descrissi Lina e gli chiesi se volesse partecipare, sembrò titubante ma accettò.
Ci incontrammo tutti in strada, sotto il loro appartamentino, Camillo alto e muscoloso fece colpo su Lina, io attendevo di conoscere la Prof. che arrivò con una Mini Travel verde, targata ovviamente Pavia. Valentina scese e mi rilassai, non era male, viso ovale, carino, occhiali, non alta, capelli castani a caschetto, gonna scozzese verde, golfino di cachemire blu, calze bianche e Saxon. Più che una professoressa sembrava una allieva di un college inglese. Un bel contrasto con la sensualità di Lina: mi incuriosiva vedere cosa avrebbe fatto una volta in casa.
Dopo le presentazioni ed il solito whisky, Lina con la consueta impazienza ci propose di accomodarci in camera, Camillo la seguì, Valentina disse che ci avrebbe raggiunto subito. Io non mi mossi dal divano convinto di essere caduto in una trappola e che la prof. non sarebbe mai andata di là. Si versò un whisky abbondante, dalla borsa prese un pacchetto di Celtic senza filtro, ne accese una aspirando con disinvoltura e mi disse sorridendo, che sapeva molte cose su di me tramite Lina. Le risposi che al contrario io non conoscevo nulla di lei e che mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa, ad esempio come aveva conosciuto Mario e Lina. Una lunga pausa di silenzio durante la quale si sfilò le scarpe aiutandosi coi piedi che mise poi sul tavolino e nel fare questo movimento notai che indossava un collant. Poi mi disse che era lunga storia e non le andava di raccontarla, che aveva trentasei anni, insegnava italiano e latino in un liceo di Pavia, dove abitava, in una mansarda nel centro storico, con tre gatti. Provocatoriamente le domandai se fosse la prima volta che partecipava ad un serata così. Sorridendo rispose: “ invece di fare domande sciocche, perché non mi accompagni in bagno, visto che sei di casa qui:” Non sarebbe stato difficile trovarlo anche da sola, dato che era l’unica porta chiusa nel corridoio, oltre la cucina, che si vedeva.
Le accesi la luce, aprii la porta e le feci il gesto di accomodarsi. Entrò e mentre le chiudevo la porta alle spalle, mi disse: “ rimani pure, non mi da fastidio farmi guardare.”Mentre pronunciava questa frase, si slacciò la gonna lasciandola cadere a terra. Rimase con le calze che mi erano sembrate un collant, perché erano molto alte e terminavano in vita, lasciando scoperto il sedere ed il sesso. Era completamente depilata. Mi fece segno di avvicinarmi mentre si sedeva sul bidé e si insaponava una mano. Mi misi dietro di lei e piegandomi le infilai le mani sotto il golf, accarezzandole i seni nudi e scendendo verso il suo ventre. Arrivai subito al sesso insaponato, ritrasse la sua mano asciugandola e continuai a lavarla, facendo scivolare le mia dita fra le sue aperture, mentre strusciavo il pene sulla sua spalla. Procedevo con quel lavaggio masturbatorio e la sentivo eccitarsi sempre di più, finché ebbi l’impressione che stesse venendo, invece lasciò scorrere un fiotto di pipì nella mia mano: accelerai il movimento, la penetrai furiosamente con due dita e mentre orinava, venne, singhiozzando e tremando. Complimenti professoressa, bell’aperitivo.
Si asciugò e mettendosi seduta sulla tazza, mi estrasse il membro ormai già appiccicoso per l’eccitazione e leccò quell’umore con gusto prima di farlo entrare tutto nella bocca. Stavo apprezzando la sua abilità quando smise improvvisamente e mi sussurrò che voleva vedermi orinare nella vasca da bagno, cercai di accontentarla, ma sia l’erezione, sia il fatto che me lo stava tenendo lei in mano, me lo impedivano, mi concentrai sforzandomi e alla fine riuscii a far uscire un leggero flusso. Valentina mi accarezzò la punta del pene bagnandosi la mano e appena ebbi finito se lo rimise in bocca. La fermai tirandole i capelli, mi stava quasi facendo venire, la alzai e sedendomi al suo posto cercai di tirarla su di me per penetrarla, la prof. mi prese per mano dicendomi che era ora di raggiungere gli altri. La pavesina mi avrebbe riservato altre sorprese, ne ero ormai certo. Già prima di entrare nella camera da letto ci giungevano i gemiti di Lina, Valentina si spogliò completamente e si fermò sulla porta, come per decidere cosa fare. Lo spettacolo nel locale era scontato, Mario con la sola camicia si masturbava sulla poltrona ed aveva quasi una erezione, Camillo invece sembrava un martello pneumatico scopava Lina da più di mezz’ora e sembrava che avesse appena iniziato. Lina che in quel momento era in ginocchio sul letto facendosi penetrare da dietro godeva con la testa affondata nel cuscino. Valentina si mise accucciata davanti a Mario e prese in bocca quel membro molliccio, rianimandolo con una passione come se fosse appartenuto a Brad Pitt. La mia eccitazione a quello spettacolo perverso vacillò per un attimo, non riuscendo a realizzare cosa fare. Valentina mi venne in aiuto e mi trascinò verso il letto, mi stese e con la bocca restituì al mio pene l’eccitazione che stava vacillando. Mentre era piegata su di me, Mario con fatica si inginocchiò dietro di lei e aprendole le natiche si mise a leccarla dietro, il viso di Lina era vicino al mio, era rosso e sconvolto e i colpi che le imprimeva Camillo a volte lo facevano appoggiare al mio, facendomi sentire il suo respiro ed il suo ansimare continuo. Valentina si staccò dal mio sesso, alzando la testa in una smorfia di piacere, Mario ora in piedi dietro di lei le era evidentemente entrato dove aveva leccato a lungo. In pochi secondi Mario venne, con una smorfia quasi di dolore. Camillo che aveva seguito evidentemente tutta la scena, venne dentro Lina e dopo qualche movimento ancora nel suo corpo estrasse il pene, effettivamente anche dopo essere venuto si capiva che non mentiva quando si vantava delle sue dimensioni. Valentina scavalcò me e Lina e afferrato il membro di Camillo si mise a leccarlo come una invasata pulendolo con la lingua. Camillo non si rianimò neppure con quel trattamento, dicendo che era già venuto tre volte, senza toglierlo dal corpo di Lina e questa volta gli credetti. Se ne andò in bagno a lavarsi seguito da Lina. Rimasi con Valentina sul letto, credendo che finalmente ora sarebbe stato il nostro turno, dato che eravamo gli unici a non essere ancora venuti. Mi sbagliavo ancora una volta, mentre le accarezzavo il seno, si alzò dicendomi: “ ti va di bere qualcosa?”Mentre sul divano versava due whisky io ero ancora ridicolmente eccitato, dal bagno uscivano nudi Lina e Camillo e tornavano in camera. Ne bevve un sorso, accese una sigaretta e entrò nel bagno dove era rimasta la luce accesa, lasciando la porta aperta. Mi alzai e rimasi sulla porta ad ammirarla: era sul bidé e si sciacquava, con la sigaretta che le pendeva in bocca. Era oscenamente eccitante, il pensiero che fosse una professoressa di latino, aumentava la mia eccitazione e mi avvicinai col sesso in mano. Buttò la sigaretta nel water e si mise a guardare il mio pene. Mi chinai e la baciai, sapeva di Celtic, whisky e sesso.
Da tutto il suo corpo saliva un calore ed un profumo eccitante. Questa volta non si rifiutò di alzarsi e lasciarmi il posto sul bidé, poi mi salì cavalcioni e si infilò il membro nel suo sesso che incredibilmente mi sembrò stretto, mentre si muoveva su e giù, mi sospirò in un orecchio: “vuoi venire a casa mia stanotte ?” Non le risposi, ma le strinsi i fianchi, aiutandola a penetrarsi ancora di più, non la lasciai più fino a quando non venne e nuovamente sentii il calore della sua pipì scendere dal suo sesso. Non riuscii più a trattenermi e venni a lungo dentro di lei, con degli scatti nervosi, dovuti alla attesa dell’orgasmo che si era protratta tutta la sera. Rimanemmo abbracciati, baciandoci fino a quando il mio pene iniziò a rimpicciolirsi, se ne accorse e mi sussurrò: ora non hai voglia di farla anche tu? La richiesta mi stupì un pò, ma riuscii ad accontentarla e sentirla apprezzare il lavaggio interno.
Mi addormentai all’alba, con la luce che entrava su un letto, in una elegantissima mansarda nel centro di Pavia.

1 commento:

  1. QUESTO - SECONDO ME - VINCE L'OSCAR-PER-MIGLIOR-RACCONTO-DEL-BLOG , LUCIANO !!!
    Non so darne una motivazione ben precisa , ma , dopo averli letti tutti - con attenzione - mi sono accorta che avevo proprio " bisogno " di rileggerlo .. ;-P

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