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domenica 6 giugno 2010



Cosmopolitan II°: Giada

L’annuncio su Cosmopolitan mi aveva portato ad avere un bel numero di risposte e di contatti da sviluppare. Il secondo incontro e la seconda trasferta fu sul lago di Garda. Giada aveva in comune con la torinese l’abitudine di telefonarmi di notte e di masturbarsi. Algerina 28enne con una erre francese molto sensuale, era sposata ad un italiano molto ricco e spesso in Algeria per lavoro. Ora abitava in un piccolo paese del Veneto, un po’ isolata dai divertimenti e dalle possibilità di soddisfare la sua esuberanza. Era difficile combinare un incontro perché viveva con loro la suocera che in assenza del marito era la sua custode: all’inizio fu un rapporto “telefonico”, lunghi scambi di ipotesi erotiche e narrazioni dei miei incontri trasgressivi. I racconti erano graditi e accompagnati da reciproche solitarie masturbazioni. Anche per realizzare queste strane intimità dovevamo aspettare che la suocera dormisse e solo allora poteva chiamarmi dalla stanza da bagno. Dopo più di un mese di questi orgasmi a distanza, con una scusa riuscì a liberarsi dalla vecchiaccia e mi fissò un appuntamento una domenica di primavera alle 14, all’uscita dell’autostrada al casello di Sirmione. Avrei dovuto aspettare una Mercedes famigliare verde metallizzato. Arrivò con un notevole ritardo, più di un’ora, ma la mia attesa fu subito ricompensata dallo spettacolo che vidi scendere dall’auto. Non so per quale motivo ma mi aspettavo una ragazza di colore invece mi trovai di fronte un sorriso su una bocca carnosa con denti bianchissimi che apparteneva ad una ragazza dalla pelle olivastra e di una bellezza mozzafiato: occhi grandi e neri, una testa fluttuante di capelli ricci neri e un corpo da farmi pensare di aver avuto un colpo di fortuna incredibile. Spiritosa e un po’ pazza sapeva ben usare il suo fascino. Giravo in cerca di un parcheggio che non trovavo ed improvvisamente, con l’auto ancora in movimento scese e con un sorriso al quale nessuno avrebbe rifiutato nulla, convinse un ragazzo che stava parcheggiando a lasciarle il posto, facendomi poi segno di entrare come una vigilessa. Ridevamo, passeggiando sul lungolago e gli sguardi di chi incrociavo mi confermavano che non stavo sognando, ero con un gran bel pezzo di ragazza. Seduti al tavolino di una gelateria, offrendo con innato esibizionismo le sue gambe accavallate, offrendo ai passanti la visione di due cosce poco coperte, mi raccontò tutta la sua vita e le sue avventure, prima e dopo il matrimonio. Non era poche. Con il massimo candore mi disse che fin da ragazzina aveva usato il suo corpo per ottenere ciò che le serviva, pur essendo di famiglia agiata, amava la bella vita, che, in Algeria costava molto. Non si era mai fatta scrupolo di passare da un letto all’altro, specificandomi che il comportarsi un po’ da “ puttana” la eccitava molto. L’ultimo esempio di come sapeva destreggiarsi era avvenuto la settimana stessa, portandosi a letto la persona giusta, che poi aveva ottenuto un permesso di soggiorno per la sorella. Agnes arrivava fra qualche giorno dall’Algeria e l’avrebbe sistemato in un bel appartamentino avuto in affitto con lo stesso meccanismo. Portandosi a letto il proprietario. Rideva raccontandomi questi episodi, con evidente soddisfazione e nessuna vergogna. Il tempo passava piacevolmente ascoltando le sue avventure, ma, avendomi anticipato che doveva rientrare per cena, vedevo lentamente sfumare la possibilità di assaporare qualcosa di quel corpo che mi stava sconvolgendo. Infatti verso le 18 mi chiese di riaccompagnarla alla sua auto parcheggiata al casello autostradale. Prima di scendere e con la massima naturalezza mi disse che voleva che ci masturbassimo guardandoci, lì con le auto che passavano e ci illuminavano con i fari. Lo spettacolo immaginato durante le telefonate era lontano dalla realtà che avevo davanti a me, vederla a gambe spalancate scostare gli slip e toccarsi ansimando nella riccia peluria, mi spinse a toccarmi immediatamente, abbassandomi anche i pantaloni e non so se sincero o meno, ma l’apprezzamento che fece sul mio sesso , mi scatenò. Le chiesi di mostrarmi i seni e la investii con parolacce che ebbero il risultato sperato : gradiva molto essere trattata da porca e la sua bocca che non aveva solo denti bianchissimi, ma anche una sapientissima abilità scivolò sul mio pene senza lasciarlo fino che era distillata l’ultima goccia. Mi chiamò ancora qualche volta di notte, chiedendomi se tutto ciò che le avevo raccontato fosse vero e se, sarei stato disponibile ad organizzare qualcosa anche con lei. Non mi feci sfuggire l’occasione per tentare un bel ricatto, anche a rischio di farla arrabbiare se avessi sbagliato a valutare il suo limite di trasgressione. Quindi le risposi che sicuramente potevo proporle qualche giochino, ma in cambio avrebbe dovuto farmi conoscere la sorella appena arrivava in Italia, aggiungendo “ sempre che sia bella come te” e con la stessa visione della vita. La lunga pausa di silenzio mi fece pensare di aver esagerato e aver detto una fesseria. Mi spiegò che non vedeva la sorellina 22enne, da quasi quattro anni, che era più carina di lei, ma non aveva nessuna informazione sul liberalità sessuale della piccola che non era mai uscita dall’Algeria. I contatti fra loro erano telefonici e formali, fermo restando che Agnes sapeva di poter entrare in Italia legalmente grazie alle “disponibilità sessuali” di Giada. Mi chiamò la settimana prima che Agnes arrivasse a Malpensa, dicendomi la sera del suo arrivo avrei potuto offrire loro una cena di benvenuto. Avrei così conosciuto la piccola e poi, visto che si sarebbero fermate in un Hotel a Milano per recarsi in questura il giorno dopo, dopo cena avrebbe lasciato la sorella in albergo e avrebbe avuto una sera libera, se avessi voluto organizzarle qualcosa di carino. Certamente una proposta allettante e migliorabile.
Le incontrai dopo che erano state in albergo, lasciate le valige, riposate, rinfrescate erano pronte per una cena “milanese” che avevo prenotato da Alfredo. Agnes era la copia di Giada con sei anni meno e i capelli corti da maschietto, solo un po’ più minuta e meno appariscente. Lei conosceva poco l’italiano io poco l’arabo, e la cena, comunque allegra, si sviluppò in un misto di francese, inglese e traduzioni che mi faceva Giada. Il vino scorreva abbondante e gli sguardi degli altri presenti mi comunicavano la loro invidia per la compagnia che avevo al tavolo. Caffè doppi e cognac conclusero la cena. Erano allegre e su di giri, Agnes mi chiese di fare un giro per Milano, città sconosciuta. Si stupì di vedere per le strade ragazze e trans “in attesa”. Giada era su di giri per le libagioni e quando le proposi di fare un giro “solo esplorativo” per certe vie dove sostavano guardoni e coppie, per mostrale dove avremmo potuto andare noi due dopo, si dichiarò d’accordo. Scelsi una via a Lambrate vicino al Giuriati, tranquilla e sempre ben frequentata. Dopo essere passato più volte per la via, mi accorsi di essere seguito da due o tre auto di guardoni, non dissi nulla a Giada e mi fermai verso il parco Lambro, con la scusa di fumare una sigaretta in pace. La via era a fondo chiuso e dopo pochi minuti, dalle auto che ci avevano seguito scese il primo guardone. Giada non capì al momento, Agnes ancora meno, ma quando le spiegai cosa poteva succedere rise prima una poi dopo la traduzione, anche l’altra delle sorelle algerine. L’idea di vedere un ragazzo masturbarsi non dispiaceva e Giada mi disse che nella loro città, Algeri, non era infrequente che qualche uomo si masturbasse di nascosto per strada guardando una ragazza. Però così tranquillamente a loro non era mai successo. Il tipo passò più volte, senza far nulla, logicamente aspettava il via con qualche esibizione della passeggera davanti. Lo spiegai a Giada che non esitò a sollevare la gonna quel tanto da autorizzare il tipo a sfoderare il sesso. Agnes rideva, ma Giada che sembrava essere entrata subito nel personaggio, mi disse “portiamo all’albergo Agnes e torniamo”. Le risposi solo “ perché ti vergogni di tua sorella ?” Fece una lunga chiacchierata con la sorella e riuscii solo capire ogni tanto un “aiua, aiua” che mi fece ben sperare. Infatti Agnes si spostò di sedile dalla parte del guardone e seguendo l’esempio della sorella sollevò la gonna, mettendo in imbarazzo il tipo che non sapeva dove guardare masturbandosi. Nell’indecisione pensò che la soluzione migliore fosse venire e lo fece con l’approvazione delle sorelle. Venne subito rimpiazzato da un altro che facendomi un grosso favore bussò al finestrino di Giada e le disse “dai, passa dietro anche tu”. Lei tradusse per Agnes che rise. Misi in moto e mi allontanai prima che mi seguissero, fermai dietro l’angolo e Giada salì dietro. Puntai diritto ad un parcheggio del parco Lambro, tranquillissimo. Le auto mi seguirono e dopo secondi che ero fermo, quattro tipi già si masturbavano ai finestrini posteriori, le sorelle erano completamente partite, Giada a gambe spalancate e senza slip, si masturbava, Agnes lo faceva più timidamente con una mano nelle mutandine. Io girato dal mio sedile accarezzavo Giada e finalmente misi in atto il proposito che mi era scattato nella mente il giorno in cui mi aveva detto che sua sorella sarebbe vunuta in Italia. Presi la mano di Giada non occupata fra le sue gambe e la portai fra le gambe di Agnes. Non fecero una piega, ne una ne l’altra, anzi Agnes lasciò che la mano della sorella sostituisse la sua. I vetri posteriori della mia auto dopo pochi minuti necessitavano di un serio lavaggio, dopo aver ricevuto numerosi “omaggi” dagli spettatori. Misi in moto e puntai diritto per casa mia, chiedendo ad Agnes di passare davanti, per non farmi fare la parte dell’autista, rise, scavalcò e si sistemò. La mia mano passò dal cambio alle sue cosce, mentre da dietro quelle di Giada le accarezzavano il seno. Chiesi alla maggiore se fosse la prima volta che “giocavano”fra di loro. Mi spiegò che da ragazzine erano cresciute in un ambiente molto chiuso ed erano molto legate, avevano imparato a baciare fra di loro, prima che Giada avesse una storiella con un ragazzo, e poi avevano scoperto il sesso sui loro corpi, reciprocamente. Fino a quando Giada era partita per l’Italia, si procuravano piacere fra di loro, come surrogato di quello che non potevano trovare con appartenenti all’altro sesso. Poi Giada si era scatenata, andandosene di casa, con scandalo famigliare. Ormai eravamo sotto casa mia e non ci furono obiezioni a salire per bere ancora qualcosa. Lo spettacolino al parco le aveva già preparate e in un attimo eravamo a letto, dopo aver lasciato rinfrescare alle sorelline i lori ricordi, facendo solo da spettatore, potei finalmente assaporare in comodità il sesso di Giada e penetrarla sotto gli occhi di Giada che accarezzava la sorella mentre si masturbava. Quando cercai di approfondire la conoscenza anche con Agnes, il rifiuto fu garbato, ma deciso. Era vergine, no grazie, ti prego. Sicuramente Giada l’avrebbe aiutata presto a disfarsi di quello scomodo residuo di Algeria.

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