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martedì 27 luglio 2010



Barbara e Marco

Il contatto con Marco, il lui della coppia milanese che mi aveva risposto, presupponevava una possibilità di conoscerci una volta definite le particolari modalità dell’incontro che si voleva organizzare. La moglie che, dalle foto inviatemi da lui, era di una
bellezza notevole, ultimamente aveva fantasie di sottomissione e lui, fotografo abilissimo, che adorava riprenderla mentre si masturbava o si esibiva con altri partners, desiderava accontentarla anche in questa nuova passione. Era un marito di una fantasia senza limiti e ci scambiammo decine di mail per studiare assieme come incontrarci facendo apparire a lei tutto come casuale. Marco mi propose infine la sceneggiatura e l’ambientazione di un incontro del quale ovviamente sarebbe stato il regista. Andai all’appuntamento veramente eccitato e curioso: il presupposto perché tutto funzionasse era nelle mani di Barbara, dovevo piacerle subito. Marco era ottimista, le mie caratteristiche fisiche unite all’età e alle sue indicazioni avrebbero attratto sua moglie. Ero in anticipo perché volevo fare un sopraluogo sul posto dove li avrei trovati, piazza del Duomo a Bergamo Alta. Eravamo a settembre e molti passanti e turisti animavano ancora la zona anche se mancava poco alla mezzanotte. Tornai al parcheggio dove obbligatoriamente avrebbero dovuto lasciare l’auto e li vidi arrivare sulla mercedes blu che avevo già visto in una foto inviatami, dove lei era appoggiata nuda al baule. Puntuale come Cenerentola la trovai intenta a farsi scattare foto dal marito sulle scale della chiesa, con una attrezzatura che non poteva passare inosservata, due Nikon, innumerevoli obbiettivi, illuminatori e servoflash. Lei era ancor più bella che nelle foto, una folta capigliatura bionda staccava sul nero dell’abbigliamento, rimasi solo deluso dal vederla con i pantaloni, mi aspettavo che si presentasse in gonna e reggicalze che avrebbero facilitato il suo esibizionismo nel coinvolgermi, come prevedeva la regia di Marco. Passai vicino a loro lentamente, fissandola negli occhi, al mio secondo passaggio mi notò e ricambiò lo scambio di sguardi. Molti passanti si fermavano a curiosare perché sembrava veramente un servizio fotografico professionale. Al mio terzo passaggio non li vidi più erano spariti e subito pensai che il gioco fosse andato a monte, ma mi squillò il telefono per un messaggio, era Marco : “ siamo dietro il Duomo “. Muovendomi un‘pò a fatica nel labirinto di viuzze li ritrovai in una piccolissima piazza antica e molto carina con un lavatoio di pietra , un portico, dei giardinetti, un’ambientazione molto adatta per scattare belle foto. Inoltre quel luogo era isolato e passavano pochissimi curiosi. Io per primo. Salii da una stradina che dava nella piazza e rallentai per guardare, poi mi appoggiai ad una balaustra come se fosse naturale fermarsi ad osservare la scena. Lui scattava continuamente e lei cambiava posa con una facilità estrema, di colpo si sfilò il golfino nero e rimase per qualche scatto a seno scoperto. Un seno stupendo che avrebbe potuto appartenere ad una ragazzina ventenne. Si coprì solo con un soprabito chiaro e continuò a farsi riprendere, guardandomi e sorridendo, poi si avvicinò e tendendomi una mano mi chiese se potevo affiancarla per qualche scatto. Con non poco imbarazzo, avendo sempre odiato farmi riprendere in foto, mi feci guidare su quel set e sistemare come voleva lei. Si mise dietro di me abbracciandomi e posando le sue mani bianchissime sul mio petto sopra il maglioncino nero, si, pure io ero vestito di nero, impermeabile, pantaloni, golf e non indossavo slip, come mi aveva chiesto Marco. Barbara infilò le sue mani sotto il tessuto e mi accarezzò, scendendo poi sul ventre, insinuandosi nei calzoni e raggiungendo il mio sesso che ormai non poteva nascondere l ’eccitazione, sfregava i suoi seni nudi sulla mia schiena. Marco scattava come un assatanato e ci fece segno di cambiare posizione, mi misi dietro di lei e restituii le carezze ai seni e le feci sentire la mia eccitazione. Quando la mia mano scese oltre la cintura dei suoi pantaloni e si fermò negli slip trovò un sesso completamente depilato e intriso di piacevoli umori, l’accarezzai fino a quando non mi baciò e mi disse: “ no, ti prego, così vengo subito”. Feci scendere la lampo e offrii all’obbiettivo di Marco uno scorcio degli slip neri. Smontato il set decisero di tornare nella piazza del Duomo, sotto le colonne, era l’una ed i passanti erano ormai pochi, mi fece appoggiare con la schiena ad una colonna e si inginocchiò davanti a me, dopo alcuni scatti artistici, estrasse il mio sesso e coprendosi un po’ alla vista di chi transitava, lo fece sparire in bocca, mentre le tiravo i capelli con forza per farla smettere, al contrario si eccitò ancora di più per quella piccola violenza, scattò in piedi e si appoggiò col seno nudo al marmo ed alzò le braccia e le mani verso un grosso anello di ferro battuto. Capii subito cosa voleva e sfilata la cintura del suo soprabito la usai per legarle i polsi all’anello, fremeva e ansimava quando raggiunsi con la mano il suo sesso mi chiese di farla venire. Fermai invece le mia dita un attimo prima del piacere che invocava, strizzandole un capezzolo fino a sentirla contrarsi per il dolore e offrendole quella dolce sofferenza che provoca un orgasmo negato e rimandato. Ripetei questa piccola tortura più volte, fino a quando non la sentii implorarmi di slegarla e permetterle di toccarsi, solo allora le abbassai i pantaloni e la penetrai da dietro rimanendo immobile dentro di lei, obbligandola a raggiungere l’orgasmo solo contraendo i muscoli del suo sesso. Marco che si era avvicinato fotografando il volto di Barbara contratto da una smorfia di piacere propose di spostarci in posto più tranquillo. Salii in auto con loro e in pochi minuti raggiungemmo un belvedere fra delle mura antiche, assolutamente isolato e deserto, anche perché ormai si erano passate le due. Marco ricaricò la F4 ma non la usò, rimase a guardare Barbara che, rimasta solo con le scarpe e le autoreggenti si masturbava appoggiata ad un muretto, le bloccai le mani e le legai ancora dietro la schiena, con la cintura spingendola a piegarsi appoggiando il seno al marmo della balaustra ed aprire le gambe. La penetrai così, con violenza afferrando i suoi seni e procurandole un orgasmo interminabile fino a quando non si decise a dirmi quasi urlando : “ dietro ora “, entrai così senza preparazione, sentendola lamentarsi per il dolore ed il piacere, mentre Marco si era sdraiato per terra sotto di lei, le baciava il sesso, masturbandosi. Barbara era scossa da continui orgasmi, che inanellava senza interruzione di continuità, ogni tanto sussurrava “basta” ma se accennavamo a smettere era lei chiederci di continuare.
Io e Marco ormai eravamo in una condizione, normale se fossimo stati bevuti o fumati, ma non lo eravamo, che non riuscivamo più a venire. Forse aspettavamo entrambi un qualcosa che Barbara doveva ancora fare per farci raggiungere un’altra vetta di eccitazione e finalmente l’orgasmo. Barbara ci pregò di smettere immediatamente perché doveva fare pipì.
Tentò di spostarsi dietro un cespuglio, ma quando la obbligammo a rimanere lì e farla davanti a noi, sembrò eccitarsi ancor di più. Rimanendo in piedi si appoggiò al muretto, apri le gambe, piegandosi leggermente e lasciò scendere il liquido. Come se ci fossimo messi d’accordo io e Marco, in piedi davanti a lei, le chiedemmo a una sola voce di masturbarsi subito. Lo fece immediatamente, bagnandosi le mani, le calze, riprendendo ancora a godere e chiedendoci con voce roca.” Venite, ora vi prego, venitemi addosso…” Fu un orgasmo liberatorio, ci svuotò i sessi e la mente. Barbara si strofinava sul corpo, i nostri liquidi che l’avevano raggiunta ovunque …. mentre le luci del mattino illuminavano la valle sotto di noi.

3 commenti:

  1. Sei sicuro che si chiamasse Barbara e non Carla ??
    Scherzi a parte , in questo raccontino vedo molti aspetti che mi interessano ...
    Soprattutto il " Timing " del Pissing é perfetto .. devi ammettere che noi donne abbiamo sempre un'arma in piú .. hehe

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  2. Buono! Eccitante e complesso. Non te la prendere, ma potrebbe essere tutto splendidamente inventato. Comunque se passavo per le silenziose strade di Berghem la patta dei pantaloni la tiravo giù anch'io.

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  3. mastersat di morenasex16 agosto 2010 alle ore 07:00

    Caspita, questo racconto mi è piaciuto particolarmente...sarà il contesto, zona della Curia bergamasca, l'affronto, il profano che sberleffa il sacro, la vena sottile di voyeurismo, con il mio omonimo impegnato a scattare foto...molto eccitante, complimenti...

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