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mercoledì 14 luglio 2010




Infedeltà : Anna

Essere vicini di posto barca può già essere un buon motivo per far nascere un’amicizia. Se poi i nuovi arrivati, sono di Milano, simpatici, non sbruffoni, con un figlio tranquillo anche se piccolo e una moglie di notevole bellezza, l’amicizia ha ancor più validi motivi per sbocciare. Enrico, sportivissimo, bell’uomo, buon marinaio, imprenditore con una serie di studi pubblicitari, 40 anni. Anna 30 anni, non il tipo di donna che normalmente mi arrapa. Non esile ed eterea, ma alta, mora, fisico sportivo, bel seno, decisamente un bel corpo, viso dolce, deciso e sorridente. Bella bocca, denti stupendi. Mi meravigliavo di soffermarmi a volte nel valutare quella femmina, si, decisamente aveva qualcosa che mi eccitava. Uscivamo spesso con le barche nei fine settimana e affiancati facevamo il bagno assieme in qualche caletta, cenavamo assieme, insomma una bella amicizia, marinara. Anna è un perfetta sportiva, gran nuotatrice, Enrico più tranquillo, gran fumatore, rinunciava spesso a tuffarsi, così io , Anna e il piccolo Andrea giocavamo volentieri assieme in acqua e qualche volta mi era capitato un contatto fra il mio corpo e quello di Anna, banale, ma avevo la sensazione che le fosse gradito. Questa strana sensazione la provavo poi regolarmente, quando la domenica sera o il lunedì mattina prima di ripartire per Milano ci salutavano. I baci di Anna sulle mie guance scivolavano sempre più stranamente verso la bocca. Negli anni, avevano conosciuto due delle mie compagne che mi accompagnavano nei fine settimana in barca e senza aver mai esplicitamente chiarito la mia visione “aperta e libera”del rapporto di coppia, credo che avessero immaginato qualcosa. Molto discretamente non mi chiesero mai nulla. Capitava alcune volte che coincidendo le scelte di partenza e ritorno dei fine settimana, usassimo una sola vettura, la mia. In una di queste occasioni ero solo in auto con Enrico, perché la moglie era già in barca da giorni, e parlando finimmo sul discorso, mogli, sesso. Con una buona dose di rassegnazione disse che i rapporti sessuali con Anna, dalla nascita del figlio erano diventati rari, imputava il motivo al fatto che fossero ormai assieme da quindici anni e passato l’ardore del fidanzamento e dei primi anni di matrimonio, la passione era andata silenziosamente assopendosi. Non ne faceva un dramma, ma un fatto normale in una coppia, non fece allusione ad altre sue soluzioni per sopperire all’astinenza, ma al contrario a me venne da pensare ai molteplici impegni pomeridiani che sapevo occupassero Anna. La palestra, i massaggi, le lezioni di Tai Chi, era spesso libera e in giro da sola, con la sua bella BMW. Enrico per praticità usava una Smart. Un sabato pomeriggio ero in barca, sulla sua, Anna era sola e aspettava Enrico e Andrea che erano andati a fare provviste. Un cambio di tempo improvviso, la classica sventagliata in porto, richiedeva di rinforzate le cime d’ormeggio perché si rischiava di finire contro la banchina. Stavo sistemando la mia e vedevo Anna in difficoltà, in grosse difficoltà. Non era il tipo da chiedere aiuto perché si vantava di essere meglio di Enrico in fatto di arti marinare, ma appena finii, saltai sulla sua giusto in tempo per vederla scivolare, mollando la cima, si era spaventata perché la barca aveva rischiato di sbattere e piangeva. Sistemato il problema la raggiunsi all’interno e singhiozzando mi ringraziò buttandomi le braccia al collo e abbracciandomi. Le nostre guance erano a contatto come i nostri corpi, troppo a contatto. Staccai il viso, la guardai, avvicinai la bocca alla sua, poi esitai e la baciai sulla fronte. Me ne andai con la certezza che ci sarebbe stata. La domenica sera ritornando a Milano dopo cena, di notte, preferì guidare Enrico, Andrea era davanti col papà, perché soffriva il mal d’auto, io dietro in mezzo fra Anna e Nicoletta. Appena in autostrada Nicoletta partì in un sonno profondo, il mio corpo e quello di Anna erano più che vicini, sentivo il suo calore e le contrazioni dei muscoli della sua gamba contro la mia. Forse era stata solo la fantasia a causarlo, ma mi ero eccitato. Sulla Serravalle con la scusa delle curve mi aggrappai ad un suo ginocchio, lei poco dopo fece lo stesso col mio, ma non tolse più la mano: muovendomi feci in modo che la sua mano scivolasse sul mio sesso e avvertisse la mia eccitazione. Non la tolse fino a quando Nicoletta si svegliò e a quel punto togliendola confermò ogni dubbio in proposito. A Milano nel salutarci certi che nessuno la vedesse il suo bacio fu ancor più vicino alla bocca. Passarono due giorni e per festeggiare un contratto Enrico propose una cena in un ristorante fuori porta, Anna sarebbe passata a prendermi, poi avremmo recuperato Enrico e Nicoletta. Il piccolo era dai nonni. L’attesa per la sua scarsa puntualità valeva la pena. Scese dalla BMW e per la prima volta la vidi con una mini veramente corta. Non l’avevo mai vista in gonna e mi stupì, e quando mi baciò, sotto casa mia, inequivocabilmente sulla bocca, mi eccitai. Sedendosi in auto ebbi la netta sensazione che non avesse fatto nulla per non far salire ancor di più la mini. Gli slip erano bianchi. Dopo qualche curva presa troppo forte e vedendo che mi reggevo alla maniglia mi disse: “ cosa devo fare di più per farti capire che puoi sempre aggrapparti a me nelle curve?” Rallentò e la mia mano sparì fra le sue cosce che si dischiusero come un invito. Nei dieci minuti necessari a raggiungere Enrico e Nicoletta, Anna riuscì a venire. Arrivati alla trattoria, molto ruspante, ma dai profumi invitanti, ci accomodammo, volutamente seduti uno di fronte all’altra e già all’antipasto un suo piede era fra le mie gambe. Col secondo, dopo aver mangiato la faraona con le mani, avemmo tutti bisogno di lavarci le mani, per prima Nicoletta, che tornando spiegò quanto fosse lontano il bagno, praticamente in un angolo di quella corte, poi Enrico. Dopo esserci scambiati uno sguardo io e Anna ci alzammo insieme e uscimmo. Ero certo che ci saremmo baciati, invece da come si appoggiò al lavello, sui gomiti, capii quale era il suo pensiero. Mi misi dietro di lei, accostai la porta in modo da poter controllare anche se qualcuno attraversasse il cortile verso il bagno, le scostai lo slip ridotto ad una spugna umida del suo piacere, e la penetrai, vista la situazione sarei venuto subito, anche a costo di non aspettare il suo orgasmo. Ma una sua mano passando fra le gambe prese il mio sesso costringendolo ad uscire da quell’apertura e dirigendolo nell’altra. La penetrai inizialmente a fatica, poi mentre le sue dita si muovevano sul clitoride, accelerai il ritmo e appena mi disse “ vieni..ora, con me” lasciai che il mio piacere la inondasse fino in fondo. Forse erano trascorsi 5 minuti. Giusto il tempo perché due persone si lavassero le mani e accendessero una sigaretta.

1 commento:

  1. Ahh , ecco .. é arrivato anche l'ultimo terzo , volevo ben dire : ci spettava di diritto !!
    Rimango piú affascinata dai primi due pubblicati ( ora sono il 2º e 3º ) ma anche questo é considerevole .. sopratutto per la richiesta di Anna di andare subito sull'anale .. direi piuttosto inusuale , malgrado tutto !!

    FOTOSPETTACOLAREUNCAPOLAVOORO !!!!!!!!!!!

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