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mercoledì 14 luglio 2010



Infedeltà : Lucia


Dalla separazione da Bianca avevo sempre abitato nella stessa casa, si.. quella con lo specchio segreto in camera da letto collegato col bagno. Ora dopo che la storia con Marcella era finita avevo trovato un appartamento più grande in centro, con lo studio annesso e così avevo messo in vendita la vecchia casa. Ci vivevo ancora, ma già con un senso rimpianto, legato ai ricordi di tutto ciò che era avvenuto fra quelle mura. I primi a chiamarmi al numero che avevo segnato sul cartello affisso fuori, fu una coppia di fidanzati in attesa di sposarsi a breve e in cerca di un appartamento di quelle dimensioni. Fissai l’appuntamento per il giorno seguente verso sera. Aprii e i due che vidi erano abbastanza ridicoli e timidissimi. Lui sembrava un comico che imitava uno sfigato di Cominione e Liberazione, lei con un tailleur pantalone, fuori moda, lo chignon, occhiali da miope su un viso decisamente violentato da un naso oversize. Entrati rimasero imbarazzati e quasi lo fui anch’io, vedendoli incantati davanti ad una gigantografia, a parete intera, di un noto disegno di Schiele, una donna seduta a gambe spalancate. In effetti mi ero completamente scordato che la mia casa era suggestivamente arredata in un modo forse troppo trasgressivo per degli acquirenti “normali”. Ormai con questo dubbio in mente aprivo la porta della camera da letto a Lucia, così si era presentata la futura sposina, mentre Edoardo misurava il bagno. Bella e assolutamente impossibile da non notare, trionfava su un mobile davanti al letto, una teca di vetro con dentro tre falli. Non una composizione volgare, ma un’opera d’arte che avevo acquistato a Parigi da un mercante, anche esageratamente costosa. I falli, uno di vetro del 700, un altro Giapponese di lacca nera e l’ultimo d’avorio proveniente da Giava, erano opere stupende, lavorati ad arte, sistemati su appositi supporti e soprattutto di una rassomiglianza impressionante con veri sessi maschili eretti, con il particolare della dimensione: quello di vetro era quasi normale, quello d’avorio XL e quello di lacca XXL. La futura sposina era incantata davanti a quell’oggetto, lo guardava, poi guardava me e arrossiva, poi lo riguardava imbambolata, mi fissava negli occhi in modo incomprensibile, probabilmente scorrevano nella sue mente i più disparati pensieri. Forse ero gay? Ma le foto su una parete della camera, di Marcella nuda, pur essendo artistiche e non volgari, le tolsero il dubbio. Appena in tempo per l’ingresso del futuro marito. Cercai di far da paravento all’oggetto e ci riuscii, non lo vide, Lucia in compenso mi lanciò uno sguardo carico di sensualità da imbarazzarmi, quasi. Finita la visita mi informarono che attualmente abitavano con i genitori di lei e il matrimonio era fissato fra un mese. Dopo il viaggio di nozze mi avrebbero ricontattato sperando che non l’avessi già venduto. Mi ero ormai quasi dimenticato della coppietta quando dopo un paio di mesi, circa, mi telefonò Lucia, la voce era più decisa, chiese un nuovo appuntamento per ulteriori misure. La curiosità di rivederla e il fatto che non avevo avuto altro trattative, facilitarono l’incontro al pomeriggio del giorno dopo, alle 16. Mi sembrò un orario strano. Puntualissimo suonò il campanello ed aprii. Di Edoardo neppure l’ombra. Lucia era irriconoscibile, l’unica cosa immutata era il naso. Abbronzata, senza occhiali, capelli lunghi sciolti sulle spalle, mini, bella corta su due gambe che assolutamente non meritavano l’affronto di essere coperte da pantaloni. Le dissi di entrare e provocatoriamente domandai “ Tuo marito deve arrivare?” senza arrossire rispose “ sono sola”. Due minuti di silenzio furono il massimo che le concessi. Poi le presi una mano e dissi.” Vuoi rivedere la camera da letto?” fece di si con la testa. Le aprii la porta, la feci entrare e la lasciai sola, dopo più di cinque minuti entrai. Era davanti alla teca di vetro, immobile. Mi misi dietro di lei, le spostai i capelli dal collo e lo baciai, accarezzandole, da dietro, il seno, mi appoggiai al suo sedere facendole sentire appena la mia eccitazione e le dissi:” li puoi toccare se vuoi”. Il suo Si, fu un sussurro. Tolsi il coperchio di vetro e lasciai che si avvicinasse, scommettendo che avrebbe preso in mano quello d’avorio. Avrei perso, perché scelse per ordine quello di vetro, poi li toccò tutti e mi chiese.” Quante donne li avranno usati?” Le risposi:” non lo so esattamente, credo molte, ma l’ultima che li vorrebbe provare penso sei tu”. Mentre finivo la frase ero seduto sul letto e le mie mani salivano sotto la sua mini. Si lasciò spogliare completamente e rimasi ad ammirarla nuda. Era stupenda, una plastica al naso e avrebbe potuto essere perfetta. Si lasciò baciare e leccare in ogni parte del corpo, animandosi lentamente ed ansimando di piacere. Quando mi spogliai e mi sdraiai sul letto, allungò subito le mani verso il mio sesso eretto, mi salì sopra, lo prese delicatamente e ne strofinò la punta fra le sue labbra già bagnate. Non insistetti per penetrarla, volevo che lo facesse lei. Non fu così, lo sfregò sul clitoride fino a raggiungere un orgasmo delicato e lunghissimo, poi si lascò cadere letteralmente sopra e rimase così ferma, impalata, sussultando. Non mi mossi e scivolò via da me alzandosi e prendendo il fallo di lacca nera. Iniziò a leccarlo, bagnarlo e tentare di introdurselo, senza successo, era troppo grosso. Mi chiese di aiutarla, ma temevo di lacerarla. La penetrai ancora io a lungo senza venire, ma lubrificandola ancor di più e provai con quello d’avorio, che scivolò abbastanza facilmente, lasciai a lei il piacere di manovrarlo, guardandola venire quasi subito. Quando lo estrasse era impregnato del suo umore vischioso e fu lei a tentare ancora con quello di lacca, senza riuscirci. La penetrai di nuovo, iniziò a godere chiedendomi di venire assieme a lei, ma non dentro “ vienimi sul clitoride ti prego”. Fu un piacere sublime estrarlo al momento opportuno e vederla godere mentre lo sfregava e mi scaricavo sul suo sesso che teneva aperto con l’altra mano. Fu rapidissima ad afferrare il fallo nero e dopo averlo passato nel mio liquido che le colava fra le labbra, infilarselo di colpo con una smorfia di dolore che si tramutò presto in piacere e poi nell’ultimo orgasmo. Per quel pomeriggio.

1 commento:

  1. Che fai adesso .... gli sconti , Luciano ??
    Mi aspettavo una " Trilogy " e mi ritrovo con solo due raccontini .. hmmm
    Cmq sono interessantisssssimi ....
    Quello che mi sorprende peró - in entrambi - é una certa incapacitá di voi uomini ( e non solo Luca .. hehe ) di realmente comprendere le motivazioni che muovono noi donne !!
    Anche tu che sei molto esperto , a volte sembri un ET che avvista i suoi primi terrestri ..
    Devo dirti che mi sono eccitata moltissimo , soprattutto con il primo raccontiiino , anche se nel secondo trovo che l'ambiente di Monza e dell'Automobilismo , é perfettamente erotizzante ..

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