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lunedì 9 agosto 2010




MARTINA

Era stata lei a dirmi "legami". Stavamo scopando in una di quelle domeniche d'inverno che si decide di passare a letto facendo sesso fino a sfinirsi. Non era una ragazzina, se non nel corpo, porca e cerebralmente preparata a tutto, doveva solo decidere se e quando saltare il fosso. Fantasticava a volte di vedermi scopare con un'altra o farsi scopare davanti a me, ma rimanevano desideri. Amava masturbarsi davanti a me che mi toccavo per lei, erano ditalini interminabili e seghe infinite, perchè ci fermavamo ognuno poco prima i venire, da mal di testa, da vibrare come corde di violino, attenti a non lasciarsi scappare l'orgasmo, centellinarlo come un malto di 40 anni. Quando dopo ore di questo gioco decidevamo di venire era una esplosione, quasi delle convulsioni che duravano alcuni minuti....e non era raro che lei non riuscisse in quei momenti a trattenere la pipì. La legai con le prime cose che trovai in camera, forse le cinture degli accappatoi, le bendai gli occhi e le feci tutto quello che volevo compreso farla venire più volte....proprio perchè non lo voleva. Godeva nel sentirsi costretta, immobilizzata, a disposizione, oggetto del mio piacere e ovviamente del suo. In seguito, ma non con troppa assiduità, perchè avevamo capito che era piacere particolare, da non bruciare con la quotidianità, perfezionammo questo gioco : legata meglio, pinzette sui capezzoli e sulle grandi labbra, mascherina nera, frustino soft, insomma un po’di attrezzatura ad hoc. Si dovette assentare dall'Italia per un mese ed io ne approfittai per decidermi ad un ricovero per un piccolo intervento. Saranno state le infermiere che hanno sempre stuzzicato la mia fantasia, sarà stata l'astinenza forzata ma la mia fantasia si scatenò mettendo a dura prova i punti di sutura dell'ernia ed il consiglio del medico di evitare rapporti ed erezioni. Decisi che appena fuori e prima che Martina ritornasse dalla Germania le avrei preparato una sorpresa, un regalo, un tavolo di tortura. Il pensiero dei particolari, degli accessori e di come l'avremmo usato mi provocava dolorose erezioni che non potevo calmare con la masturbazione. Come fui dimesso mi misi all'opera, da un falegname feci tagliare una bella tavola di mogano di una dimensione tale che lei ci potesse stare sdraiata di schiena, con le gambe spalancate e le ginocchia piegate. Adatta ad essere appoggiata sul tavolo del mio studio. Feci sagomare in tondo il lato che sarebbe rimasto fra le sue gambe in modo tale da potermi avvicinare in piedi e scoparla o stare seduto e avere il mio viso all'altezza del suo sesso poterci giocare a mio piacere. Praticamente una tavola ginecologica !! La feci rivestire di raso rosso da un tappezziere che non capì mai cosa fosse !!! E me la portai a casa trionfante. La perfezionai personalmente montando ganci e fermagli tali che mi permettessero di bloccarla completamente una volta che si fosse sdraiata. Bloccarle il collo, i polsi, le braccia, il bacino e le caviglie. Era pronta ! Al telefono le dissi che al rientro le avrei fatto una sorpresa relativa ai nostri giochini di legature. Era curiosissima ed eccitata, ma non mi cavò una parola sulla sorpresa. Rientrò e con simpatica crudeltà non volli che venisse a casa mia, andai io da lei per qualche sera, scopammo, scherzammo, mi chiese, non risposi, rimasi sul vago dicendole che domenica le avrei dato il regalo. Quando a casa mia entrò nel mio studio rimase senza parole. Volle provarla subito, così per curiosità, si tolse solo le scarpe la gonna ed il golf. Dopo che la legai per mostrarle il tutto capì che il gioco era già iniziato. Era bloccata. Le misi una mascherina da aereo ed iniziai con un coltello a tagliarle l'elastico delle mutandine, poi il reggiseno, ora era nuda. E bagnata, si la tavola faceva il suo effetto.
Le fissai delle pinzette sui capezzoli, non dolorose, ma legate fra di loro con una catenella che le passai dietro il collo, se avesse mosso la testa si sarebbe procurata un leggero dolore. Passai al suo sesso, che gocciolava.....pinzette sulle labbra anche queste con catenelle che arrivavano alle ginocchia, se le avesse mosse le avrebbe aperto ancora di più il suo sesso, già spalancato. Era pronta. Ora l'attesa, in silenzio, di quello che le avrei fatto, sapeva che sarebbe stato un gioco lungo, domenicale. Sentì il mio respiro vicino al sua sesso....la mia lingua che le sfiorava il clitoride, poi nulla, l'attesa. Capì che mi stavo spogliando, e capì che mi stavo masturbando guardandola così, come si offriva. Quando strofinai la punta del mio sesso fra le sue labbra, si mischiarono in nostri umori...... mi alzai e le passai il cazzo sulla bocca, cercò di accoglierlo, ma per riuscirci tirò la catenella dei capezzoli, le dissi solo : " stai ferma, devi fare solo quello che ti dirò", "tira fuori la lingua che ti faccio sentire il tuo sapore" bagnai ancora il mio sesso negli umori del suo e tornai a passarlo sulla sua lingua. Poi nulla, pausa, silenzio, attesa, ero davanti a lei e senza preavviso entrai nel suo sesso di colpo...fino in fondo, fermandomi dentro di lei. " vuoi che ti scopi ?" no, dovrai scoparmi tu se vuoi, contraendo i muscoli del tuo sesso " lo fece e bene, così uscii subito, lasciandola con quella insoddisfazione che la eccitava tanto. Mi accesi un sigaretta e rimasi a guardarla, la sua figa era lucida e il liquido le colava fra le natiche bagnandole l'ano, lo spalmai meglio e capì che ora mi sarei dedicato a quello, la penetrai prima con un dito, poi due, gemeva, ma non sarebbe mai venuta così, la conoscevo, il suo orgasmo stava nel clitoride. Godeva solo masturbandosi o facendosi masturbare mentre la scopavo davanti o dietro, sapeva che non avrebbe goduto se non l'avessi voluto io, perchè lei aveva le mani bloccate, io volevo che fosse ancora più eccitata, e lei lo desiderava quanto me. Smisi di toccarla e uscii dalla stanza, l'attesa e il non sapere cosa stava succedendo sapevo che la facevano impazzire di eccitazione. Presi dal frigorifero il pestello di marmo di un mortaio, grosso come un membro normale e tornato di là glie lo infilai di colpo davanti, vibrò come una pazza dal piacere, temetti che stesse godendo, era un suo desiderio, una sua fantasia che ancora non avevamo attuato. Con quell'affare freddo davanti spinsi il mio, caldo, per entrarle dietro, non ci riuscii facilmente, perchè gemeva e si contraeva, quando i suoi muscoli si rilassarono entrai fino in fondo. Iniziò a pregarmi di slegarle almeno una mano o di masturbarla. Sapeva che non l'avrei mai fatto. La scopai dietro facendo veramente fatica a non venire, mi tolsi da lei e le tolsi l'affare di marmo che ormai era caldo, il suo ano era aperto, bagnato e accolse facilmente un grosso fallo di lattice che usai per provocarla meglio, mentre io le entrai davanti trovandola eccitantemente bagnata e fredda. Le parole senza senso che le uscivano dalla bocca erano musica. Erano le cinque e come d'accordo un mio amico aspettava dietro la porta d'ingresso. Uscii da lei e la lascia col fallo infilato che scivolava fuori. Aprii la porta in silenzio e lo feci entrare senza che lei se ne rendesse conto, si spogliò di là e arrivo nello studio come avevamo concordato già nudo, si masturbò un attimo guardandola ed in breve il suo sesso assunse le dimensioni adatte. Lei non percepì la sua presenza, lo stereo copriva i minimi rumori dei passi scalzi. Attendeva cos’ altro le avrei fatto e per farle capire meglio che questa volta sarebbe stata diversa dalle altre le misi in bocca una pallina da golf che avevo bucato da parte a parte e trapassata con una stringa di cuoio, fissandola alla tavola, era più simbolica che altro, non l'avrei fatta urlare di dolore, ma forse di piacere. Mi misi dietro di lei appoggiandole il cazzo sul collo e accarezzandole i seni. Andrea sfregò il suo arnese fra le labbra e scivolò dentro di lei.
Gemette e cercò di dire no, ma le sussurrai all'orecchio : "ora amore puoi farti scopare da un altro davanti a me e se farai la brava ti libererò la bocca e te lo farò succhiare." Mugolava e non capivo, ma le piaceva, Andrea la martellava senza sosta, prima davanti poi dietro.... le chiesi di nuovo : " ti piace ? vuoi il mio in bocca ?" mosse leggermente il capo accennando la risposta affermativa. Mi leccò come un'invasata e mi pregò di farla venire. Non ci misi molto, mi bastò accarezzarle il clitoride mentre lui la scopava e venne scaricando in quell'orgasmo le ore d'attesa, Andrea volle venirle sul viso mentre la scopavo io e lei tentò con la lingua di assaporarne il gusto, mentre io guardandola con la lingua fuori, le venni sul sesso spalancato. La lasciammo così legata, senza ascoltare le sue richieste di liberarla e dopo un pò riprendemmo a scoparla a turno in tutti i suoi ingressi, alla fine quando ci pregò di liberarle almeno una mano per potersi masturbare l'accontentammo e le venimmo sulla mano e sulle dita che si muovevano veloci fra le labbra ed il clitoride.

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