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martedì 27 gennaio 2009






Annina

Avevo conosciuto Anna una sera, in una pizzeria vicino alle Carceri di San Vittore. Era con Lorena una amica della stessa età, sedici anni. Più esattamente loro mi avevano abbordato mentre mangiavo una pizza da solo, erano già abbastanza sbronze o impasticcate e mi chiesero se quando avevo finito potevo accompagnarle a casa. Perché no. Lorena era molto carina, bionda, capelli ricci, aria sfacciata, provocante, Anna , viso particolare, jeans, aria da teppistella. Purtroppo mi chiesero di accompagnare prima Lorena, alla Barona, poi Anna li vicino, al Ticinese.
Ricordo quell’incontro con una lucidità che me lo fa rivivere al presente.
“ Non vuole che la lasci davanti a casa e mi chiede di fermarmi prima in una viuzza poco prima, appena spengo il motore mi chiede se voglio scoparla, al mio rifiuto rimane meravigliata e mi chiede se voglio rivederla o telefonarle. Ero scocciato, non mi erano mai piaciute le ragazze sconvolte e senza il minimo interesse mi segno il numero di telefono e la scuola dove poterla andare a prendere. Dopo qualche giorno vado ad aspettarla all’uscita, la accompagno e ci accordiamo di vederci la sera stessa. Era cambiata, allegra, chiacchierona, casinista. Le chiedo dell’amica, dicendole chiaramente che Lorena mi era piaciuta e che avrei voluto rivederla.” E qui parte con una storia strana : la madre dell’amichetta non voleva che la figlia uscisse con dei ragazzi, perché la obbligava ad incontrarsi con un signore molto anziano che la pagava per vederla spogliarsi e rimanere a gambe aperte davanti a lui. E soprattutto voleva che rimanesse vergine. Aggiunge poi che un loro divertimento è fare l’autostop, in coppia, a Milano, fermando unicamente auto guidate da uomini soli e offrendo di esibirsi in effusioni lesbiche e di guardarlo mentre si masturba davanti a loro, il tutto in cambio di un “regalino”. Rimango colpito da questi racconti, veri o falsi che siano, Anna mi incuriosisce, così le propongo di rivederci. Dopo un paio di uscite, iniziamo a scopare, bene anche, la ragazzina ci sa fare. In pratica la chiamo solo quando ho voglia di fare del sesso, senza una frequenza abituale, senza una parola affettuosa, apparendo e sparendo anche a distanza di settimane.
Lo strano fu che ad ogni mia telefonata, anche nelle ore più assurde, non si rifiutasse mai di uscire. Non volle mai parlarmi della sua famiglia e dribblava qualsiasi mi domanda in proposito. Spesso la riaccompagnavo a casa molto tardi e le chiesi se a sedicianni i suoi non protestassero. Risposta sintetica : mio padre abita a Montegrino e mia madre dorme e non si accorge dell’ora. Era una relazione che mi andava bene e mi permetteva, di avere altre storie e legami affettivi con ragazze e di uscire con lei quando ne avevo voglia. Non mi chiese mai nulla di cosa facessi quando sparivo per giorni o settimane. Fino ad una sera, o meglio una notte d’inverno. Erano le due, avevo una vecchia Jaguar 3.8 blu, ero vestito con dei jeans di velluto arancione e una pelliccia di mia nonna , a dorso nudo. Piazza del Duomo era ancora aperta alle auto e si poteva parcheggiare proprio sotto il monumento : dopo un panino con la ventresca di tonno ed il caprino, ingozzato alla Crota di piazza Beccaria per tamponare una fila interminabile di whiskies, stavamo scopando sui sedili di pelle Connolly rossa, e nevicava. Anna si mise a piangere e mi disse di essersi innamorata di me ormai da parecchio tempo. E che era l’ultima volta che ci saremmo visti. Un flash bruttissimo. Io volevo rivederla. Mi resi conto che mi piaceva la sua discreta presenza, velata di un sottile masochismo.
In quel periodo non avevo altre storie affettive e le proposi di fare coppia. Senza domande inutili. Così ci vedemmo più spesso e scoprii il piacere di conoscere un Anna nuova , dolce, piacevole e sempre più interessante sessualmente.
Una sera, dopo oramai qualche mese che ci frequentavamo eravamo di notte in auto a scopare alla Fossa dei serpenti alla Triennale, in un boschetto metropolitano frequentato da coppiette in cerca di tranquillità ( così almeno avevo sempre creduto !) scomodissimi, su una spider inglese anni 60. Ero preso dai contorsionismi e vari cambiamenti di posizione, quando alzando gli occhi ai finestrini mi accorsi che l’auto era circondata da 4 o 5 guardoni che spudoratamente si stavano masturbando davanti alle nostre acrobazie sessuali. La reazione di Anna quando glielo sussurrai in un orecchio, per non spaventarla, fu da par suo : “che forza, fammi vedere cosa fanno e facciamo finta di niente.” Così fu, e la ragazzina si divertì pure all’idea di eccitare degli sconosciuti, commentando anche le dimensioni dei vari sessi che aveva visto. Come accesi i fari, gli spettatori soddisfatti o meno sparirono nel nulla. Accompagnai a casa Anna, ma non resistetti alla tentazione di tornare sul luogo del mistero e capire qualcosa di più. Mi tornava strano che tante persone senza il minimo timore di essere viste si fossero comportate così. Mi era già accaduto che un guardone si avvicinasse di soppiatto, ma al mio minimo movimento fuggiva velocemente.
Ritornato alla Fossa, parcheggiai nella stessa posizione e attesi. In un attimo fui di nuovo accerchiato da uomini che erano arrivati silenziosamente, come marines in una azione nella boscaglia. Quando furono coi visi vicini al finestrino sentii chiaramente : “ uhe, ma le, la ghè nò” ( lei non c’è ) . Si allontanarono parlottando fra loro, per fermarsi poco più in là sotto degli alberi. Scesi e appoggiato all’auto mi accesi una sigaretta, poi con una lentezza che avrebbe voluto dimostrare sicurezza, ma che invece nascondeva una agitazione scivolante in paura, mi avvicinai al gruppo. Mi tolsero dall’ imbarazzo con un : “ bella la ragazzina, peccato che lo spettacolo sia durato poco.” La mia domanda fu ovvia : “ mi spiegate cosa succede qui ?” più esattamente dissi” ma com’è il colpo qua ?” Sorrisi generali. Ma senza prendermi in giro per la mia ignoranza in materia, mi spiegarono che quello, come altri a Milano, era un luogo dove le coppie esibizioniste cercavano spettatori per le loro performances e molto spesso anche compagni di giochi. Alla mia incredulità risposero semplicemente : sta qui un po’ e vedrai ! Nell’attesa mi spiegarono le varie modalità di aggancio. Coppia esibizionista : si piazza in un posto tranquillo e non visibile dalle auto di passaggio, fa dei segnali con le luci dei freni, ci si può avvicinare, uno per volta e guardare o attendere cenni dall’interno. Se i vetri rimangono chiusi è segno che vogliono solo essere guardati e guardarti mentre ti masturbi, se il vetro dalla parte di lei si abbassa e chiaro che la lei desidera almeno masturbarti. Coppia in cerca di “ un terzo “( o anche un quarto, un quinto ecc. !! ) passano in auto rallentando vistosamente nella strada fra i giardini, compiono più giri fino a quando non si accorgono di essere seguiti da un’altra auto, allora si dirigono dove preferiscono : può essere una zona periferica e tranquilla, un campo o addirittura casa loro. Raggiunto il luogo prescelto ci si parcheggia dietro di loro, quando accendono la luce interna ci si avvicina al finestrino che sarà aperto e la lei già pronta al gioco.
Verso le 2.30 passò lentamente una Simca 1000 e forse per ringraziarmi dello show che avevo offerto loro poche ore prima o per dissipare i miei dubbi mi dissero : “ vai tu, che è buona, la conosciamo, viene tutti i giovedì notte, è uno del comune con la segretaria . “ Non esitai un secondo e mi misi dietro di loro con l’auto. La mia eccitazione saliva ad ogni svolta segnalata da loro con la freccia e ad ogni semaforo rosso che mi permetteva di affiancarmi e scambiare significative occhiate con lei, veramente molto carina. Dopo aver attraversato quasi tutta una Milano , silenziosa, con i marciapiedi ancora occupati da prostitute italiane e parecchi posti disponibili per parcheggiare le poche auto che si muovevano in quegl’anni, la Simca 1000 grigio topo metallizzato si fermò in una viuzza buia e deserta che sicuramente conosceva bene, scovandola in un dedalo di capannoni industriali. Mi arrestai pochi metri dietro loro e spensi il motore, attendendo l’accendersi della loro luce interna. Nulla accadde per alcuni minuti. Poi un segnale con le luci dei freni ripetuto più volte. Mi decisi a scendere ed avvicinarmi, con le gambe un po’ tremolanti, alla portiera del passeggero, mi sentivo estremamente ridicolo ed impacciato, ma lo spettacolo che vidi nell’auto cambiò subito il mio stato d’animo eccitandomi improvvisamente. Lei, bellissima trentenne, era con un impermebile chiaro spalancato su uno splendido corpo coperto solo da mutandine, reggicalze e calze. Mi sorrise e mi fece segno di masturbarmi. Non mi lasciò quasi neanche iniziare che, abbassato il vetro e reclinato il sedile, allungò una mano per toccarmi, sfilandosi contemporaneamente le mutandine. Credevo di sognare, un’avventura così non era mai neanche passata nelle mie più sfrenate fantasie. Lui le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei apri la portiera e scese dall’auto dicendomi : ti va di scoparmi ? Il giochino si protrasse fino alle 3.30 con variazioni infinite sul tema e sulle posizioni, mentre lui si limitava a guardare e masturbarsi. Al termine lei mi disse che le era piaciuto, che ero un ragazzo simpatico e che potevamo rivederci. Come fece a giudicare la mia simpatia non lo seppi mai. Se avessero già allora inventato i cellulari sarebbe stato più semplice rincontrarci, dato che scambiare i numeri dei telefoni di casa era impensabile. Con appostamenti e successivi appuntamenti riuscii a rivederli spesso e imparai da loro molte notizie sulle coppie, le vie di ritrovo a Milano, gli annunci, e informazioni sugli incontri nelle sale cinematografiche, particolare che finalmente diede una risposta a quello che mi era capitato anni prima al cinema Abel.

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