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martedì 27 gennaio 2009





Maria

La compagna Maria. Maria la Pasionaria. L’avevo vista a diverse manifestazioni e cortei, bella e fiera col suo pakistano rosso e gli anfibi, tirava calci negli stinchi ai celerini quando caricavano meglio di un ragazzo. Bergamasca, capelli corti, pelle chiara, asciutta e muscolosa in un corpo che immaginavo solo attraverso jeans e maglioni lunghi. Le chiesi il numero di telefono mentre correvamo verso Piazza 5 Giornate con il lacrimogeni che ci facevano tossire, non dovetti neppure scriverlo, lo memorizzai all’istante e la chiamai la sera stessa.
Ci incontrammo a casa sua con altri compagni e ci infilammo in una di quelle discussioni che partivano da Marx e finivano alla piadina romagnola. Quando tutti se ne andarono, anche perché le canne erano finite, rimasi, la abbracciai e baciai senza dire una parola, sapeva di Maria. Ci fermammo di reciproco accordo, anche se il nostro desiderio era di infilarci nel letto, ma dovevano anche rientrare i suoi e non volevamo bruciare velocemente qualcosa che aveva presupposti molto piacevoli. Mi invitò per il fine settimana in una casetta di suoi amici sul lago di Lecco e quando passai a prenderla rimasi stupito dalla trasformazione, vestita da donna era un‘altra persona. Minigonna, calze di lana blu lavorate, un trucco leggero e un maglioncino che per la prima volta mi faceva scoprire un seno veramente bello e sodo. Nevicava, mangiammo polenta e salamelle e tanto vino che non riuscì però a scaldarci dall’umidità paurosa che regnava in quella casa estiva rimasta chiusa da mesi. Decidemmo di dormire mettendo un materasso davanti al caminetto e scaldarci stando abbracciati sotto una coperta di pelliccia che sapeva di naftalina. Il vino, il fuoco e la pelliccia fecero l’effetto desiderato e dopo una mezzora eravamo prima sudati, poi nudi. La scena era di un romantico reazionario, ma gradito. Arrapati come mai Maria salì su di me ed il mio sesso trovò la strada da solo, cominciò a muoversi come serpente mentre le mie mani non riuscivano a contenere i suoi seni, venne più volte ed io feci veramente fatica a trattenermi e se ne accorse dai miei scatti, così con la massima naturalezza una sua mano scivolò verso il mio sesso e l’indirizzò ad un apertura fino ad allora a me sconosciuta .
La storia con Maria durò diversi anni con la caratteristica della reciproca massima libertà. Ci vedevamo quando uno di noi lo desiderava e l’altro era d’accordo : una profonda amicizia ed una straordinaria intesa sessuale che faceva di ogni nostro incontro un momento di piacevole conversazione ed appagamento sessuale, forse ci volevamo bene, ma non ce lo siamo mai detto. Potevamo stare settimane o mesi senza vederci oppure vederci tutti i giorni era sempre tutto normalmente bello. L’ultima volta che ci incontrammo, ero già sposato, lei non lo sapeva e ritenni corretto informarla prima di fare l’amore, mi chiese se ero felice e mi comunicò che anche lei si sarebbe sposata il mese seguente, mentre facevamo l’amore con ancor più coinvolgimento del solito, le chiesi se avesse mai pensato che ci volessimo bene, dopo un lungo silenzio mi rispose solo che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti. E non la vidi più.

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