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giovedì 18 giugno 2009



Katia

Quando Marcella mi disse di volermi vedere con un’altra non capii, l’avevamo fatto molte volte ormai, ma appena mi spiegò la sua voglia di guardarmi senza che l’altra lo sapesse, rimasi folgorato dall’idea, aveva letto nel mio pensiero, era una fantasia che stava crescendo in me da qualche tempo. Poter assistere senza essere visto a un incontro di Marcella con qualcuno mi eccitava, come se la convinzione che chi la scopava fosse convinto di averla solo per se raddoppiasse la perversione dell’incontro, perché comunque il regista e lo spettatore ero ancora io. Era il passaggio intermedio. Poteva solo precedere il desiderio di non essere presente, di donare a lei la libertà di comportarsi e fare sesso con la mia autorizzazione senza regalarmi il piacere dello spettacolo. La possibilità di godere quasi del piacere di un tradimento lasciando a me quello del pensare, immaginare e aspettare il suo racconto dopo. Una follia masochistica molto eccitante che ancora una volta ci accomunava e che prima o poi avremmo realizzato. In quel momento però iniziammo solo a studiare come organizzare la possibilità di guardare senza essere visti, con l’intesa che questo gioco ci avrebbe visto a turno attori e spettatori nascosti. La difficoltà di trovare una ragazza per me fu risolta da Marcella: Katia una collega del suo ufficio, con la quale eravamo usciti alcune volte a cena, le aveva fatto capire che si sarebbe fatta volentieri un giro con me su un letto. Il problema di come fare a guardare senza essere visti, scartato il buco della serratura o la porta socchiusa perché troppo scontati e insicuri, fu risolto decidendo di fare un foro nella parete della camera e applicare un finto specchio. L’altra parte della parete corrispondeva a un ripostiglio al quale si poteva accedere senza essere sentiti anche quando qualcuno era in camera da letto. Un fascino particolare era legato al fatto di non poter capire quando dall’altra parte avrebbero iniziato a guardare. Lo spettatore poteva essere già in casa o arrivare successivamente ed entrare nel ripostiglio senza essere visto o sentito. Marcella mi spianò la strada informando Katia, la collega, che il sabato successivo lei sarebbe partita per un weekend a Parma a trovare i genitori. Le chiese di invitarmi a uscire a cena assieme, scherzando sul fatto che non si fidava a lasciarmi solo e sarebbe stata più tranquilla sapendomi con lei. Puntualmente il venerdì precedente mi telefonò Marcella dall’ufficio e al termine mi passò Katia per formalizzare l’invito e fissare l’appuntamento per la cena. Gli accordi con Marcella erano semplici, le avrei telefonato il sabato sera per augurarle la buona notte, sarebbe stata la conferma che stavo rientrando a casa con Letizia e avrebbe avuto il tempo per nascondersi nel ripostiglio. Katia era in formissima e la cena fu un palese corteggiamento reciproco. Prima del caffè le avevo già chiesto di venire da me per assicurarsi che non nascondevo un’amante e tranquillizzare Marcella, rise, scherzando sulla possibilità che fosse lei l’amante. In auto si lasciò baciare e ascoltò la mia telefonata a Marcella accarezzandomi. Salendo bloccai coreograficamente l’ascensore fra due piani e baciandola le alzai la gonna dicendo che la volevo subito, così. Era una scusa per togliermi subito la curiosità di sapere se indossasse collant o autoreggenti. Il dubbio era inutile, si aspettava tutto quello che sarebbe successo ed era abbigliata per l’occasione. Entrati in casa, volutamente indugiai in effusioni e toccamenti in salotto, per prolungare l’attesa di Marcella di poter seguire lo spettacolo, evitai di spogliare Katia lasciando questo particolare alla camera da letto dove finalmente ci infilammo iniziando lo show.
La baciai a lungo sapendo che Marcella odiava vedermi baciare un’altra, feci tutto quanto la più sfacciata sceneggiatura di un vero tradimento prevedesse, tenerezze comprese. Lasciai le luci accese e tutti nostri contorsionismi furono diretti verso un’immaginaria telecamera piazzata dietro lo specchio. Il mio piacere alla fine fu sconvolgente perché oltre che provocato da un sesso che Katia sapeva contrarre come una bocca si sommò all’immaginazione di quello che Marcella stesse facendo e provando in quel momento. Tornato a casa dopo aver accompagnato Katia, la trovai sul letto nuda e assopita, si svegliò solo quando senti la mia lingua che assaporava i suoi umori. Si scagliò contro di me riempiendomi di pugni con una furia che si placò solo quando riuscii a entrare in lei dimostrandole quanto la desiderassi. Passata l’incazzatura per avermi visto baciare con troppa passione la collega, mentre facevamo l’amore mi confessò quanto si fosse eccitata e masturbata allo spettacolo che le avevo offerto. Con un tono di sfida mi disse che la prossima volta sarebbe toccato a me stare a guardare. Una piacevole minaccia.

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