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martedì 23 giugno 2009




Marco

In attesa che Marcella mi avvisasse di aver preparato la sua gradita vendetta e Mauro tornasse dalla Sardegna pensai di contattare Marco un ragazzo di vent’anni che aveva risposto alla nostra ricerca di superdotati. Non aveva allegato foto, ma la lettera era simpatica e mi sembravano sincere le garanzie che forniva di avere le caratteristiche richieste. Al telefono mi parve imbarazzato ed emozionato all’idea di incontrarci, ma deciso ad accettare le modalità della mia proposta, per quanto le potesse sembrare contorta.
Fra le fantasie di Marcella sapevo che esisteva quella di farsi un giovincello inesperto recuperandolo in una discoteca o in una sala giochi, così quando le dissi che quella sera mi sarebbe piaciuto vederla accalappiare un ragazzino e farselo in auto, fu subito entusiasta dell’idea. Per completare la sceneggiatura le dissi che saremmo usciti con la mia vecchia Jaguar blu che usavo solo raramente e conservavo come un pezzo d’antiquariato. Quando ci preparammo per uscire, mentre io apprezzavo la scelta accurata della biancheria intima, lei si meravigliò di vedermi contrariamente al solito, indossare una giacca blu con camicia e cravatta, ridendo mi disse che sembravo un autista. Quando nel box le dissi di salire dietro, capì immediatamente come intendevo impostare i ruoli della serata. Io l’autista, lei la giovane signora che in una sera di inizio estate va alla ricerca di avventure. Dopo aver girato volutamente a vuoto davanti a discoteche, bar e altri luoghi di ritrovo di ragazzi, indicandole ora una ora l’altra delle possibili prede, escludendole poi con qualche giustificata motivazione, tirai l’ora fissata per l’appuntamento con Marco, stuzzicando l’esibizionismo di Marcella e chiedendole di farsi ammirare nello specchietto retrovisore in pose provocanti. Puntualmente passai davanti a Marco in attesa a Trenno fuori da un chiosco di bibite, seduto su uno scooter nero e indossando una camicia bianca come d’accordo. Era veramente un bel ragazzino e chiesi a Marcella se quel tipo potesse andarle bene. Non poteva non essere soddisfatta di quella opportunità: carino e solo, quindi facile da abbordare.
Marcella abbassò il finestrino proprio davanti a Marco e disse “ scusa ! “ lui si avvicinò e probabilmente si rallegrò di aver accettato l’invito a quello strano incontro. Marcella seduta dietro di me con le gambe accavallate la gonna alzata gli disse solo “ vuoi venire a fare in giro ?” Lui salì senza fiatare e io partii lentamente aggiustando il retrovisore interno per non perdermi alcun particolare. Guidavo senza meta con il solo scopo di permettere ai miei passeggeri di abbandonarsi ai loro desideri senza fermarmi in un luogo preciso. In giro per la città e la periferia. Marcella gli chiese solo il nome e visto che era un po’ impacciato gli si accostò, gli slacciò la camicia scoprendogli il petto liscio e muscoloso e cominciò a leccarlo sul collo scendendo fino all’ombelico. Finalmente anche lui si animò e iniziò a baciarla sulla bocca mentre le sue mani la frugavano dappertutto e si erano già infilate nelle mutandine. Lei toltasi le scarpe si stese sul sedile appoggiandosi con la testa sulle sue gambe per facilitare le carezze che stava ricevendo. In quella posizione ben presto si accorse della erezione di Marco e delle dimensioni di quel sesso che gonfiava a dismisura i suoi jeans. Come una molla si ritrovò seduta e intenta trafficare con la cerniera per potersi accertare di quella piacevole sorpresa. Riuscì nell’impresa e rimase un attimo incantata ad ammirarlo, giusto un attimo perché ripresasi dallo stupore iniziò come una invasata ad accarezzarlo e succhiarlo. Quando si accorse che Marco era prossimo ad un violento orgasmo, stranamente non si fermò, come mi sarei aspettato, ma continuò a masturbarlo ammirando poi, compiaciuta, l’abbondante quantità di sperma che si riversava a fiotti sul ventre liscio del ragazzino. Era la prima volta che vedevo Marcella rimanere con la voglia senza essersi ancora toccata. Infatti mentre il ragazzo si ripuliva, si mise comoda e cominciò lentamente a masturbarsi mentre con l’altra mano accarezzava quel sesso che non aveva completamente perso vigore. Sia per lo spettacolo che lei proponeva, sia per la manipolazione, Marco in un attimo si ritrovò eccitato, con la sua super appendice svettante e di nuovo pronta all’uso. Marcella non ebbe esitazioni gli salì sopra e si impalò con una smorfia mista di piacere e meraviglia. La cavalcata fu interminabile lei venne più volte, mentre Marco dimostrava ora una resistenza notevole. Il fatto mi fece decidere di fermare l’auto dopo più di un’ora che guidavo. Eravamo finiti nelle campagne di Magenta e parcheggiata l’auto scesi e aperta la portiera posteriore offrii il mio sesso alla bocca di Marcella che in ginocchio sul sedile si faceva possedere da dietro collezionando orgasmi a ripetizione. Il posto era tranquillo e Marcella decise di scendere dall’auto e spogliarsi. Rimase solo con le calze e le scarpe e appoggiata con le mani al cofano si offriva a noi a turno. Ormai era iniziato una specie di gioco dal quale Marcella ne traeva un completo piacere: quando uno di noi due era prossimo all’orgasmo si toglieva da lei e lasciava il posto all’altro. Continuammo fino a farle dire basta. Al chiarore della luna il suo volto era sconvolto e bellissimo. Si girò inginocchiandosi davanti a noi iniziò a masturbarci senza smettere fino a quando non le scaricammo addosso il nostro piacere. Dopo una meritata sigaretta risalimmo in auto e misi in moto dirigendomi lentamente verso Milano. Marcella era sdraiata sul sedile posteriore senza scarpe con i piedi sulle gambe di Marco e forse scherzando iniziò a massaggiargli ancora il sesso sopra i jeans. Dopo pochi minuti il risultato del massaggio fu sorprendente. Era ancora eccitato e perso ormai ogni imbarazzo lo tirò fuori e iniziò a masturbarsi coi piedi di Marcella, che piacevolmente sorpresa lo lasciò fare.
Quando riaccompagnammo Marco al motorino erano ormai le tre, Marcella decisamente soddisfatta della serata e particolarmente allegra tentò di costringermi a confessarle che avevo organizzato tutto senza avvisarla. Ma non mollai, doveva rimanere col dubbio che fosse stato tutto casuale. Vedemmo spesso Marco e lo portammo anche con noi in occasione di incontri con altre coppie.

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