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lunedì 28 dicembre 2009





Rosa B.

Vivendo in pratica con Marcella e usando raramente il mio appartamento si presentò la necessità di avere qualcuno che mi tenesse in ordine la casa. Dopo un tentativo disastroso con Emilia stupenda 18 enne, sorella di un amico cileno, che riuscì in due sessioni di lavoro a sconvolgermi la casa spostandomi i mobili secondo il suo gusto e facendo ore di telefonate alla madre in Cile e a sconvolgermi pure dalla voglia di scoparla, decisi di chiedere alla portiera se conoscesse qualche signora che facesse i “ mestieri a casa”. Mi rispose che la signora Rosa del primo piano aveva bisogno di lavorare perché la situazione economica della famiglia era paurosamente in crisi per colpa del marito e della sua passione per i cavalli e l’alcool, però non era certa se fosse interessata ad una proposta per quel tipo lavoro.
La signora Rosa era una splendida donna di non più di 35 anni con una figlia di 15. Siciliana, capelli neri corti, occhi nerissimi, un corpo esile ed una carnagione sempre abbronzata da pensare quasi che fosse mulatta. Ci salutavamo ogni giorno e d’estate ammiravo la sua pelle liscia e morbida. Aveva sposato il figlio di una coppia che abitava nel condominio già quando arrivai io, e che fin da quel tempo era noto per la passione per il gioco d’azzardo e la scarsa voglia di lavorare. Lei lavorava come ragioniera in una società della zona, ma da quando era rimasta in cinta, cioè subito dopo il matrimonio e dopo la maternità, aveva perso il lavoro stabile, si arrangiava con lavori saltuari per contribuire alla gestione economica della famiglia, messa sempre in crisi dal marito che occupava il tempo libero nella sala corse o alle macchinette del bar. La portiera ne parlò con l’interessata e vista la disponibilità mi fissò un incontro. Venne una mattina a casa mia e le spiegai che non avrebbe dovuto fare lavori particolarmente pesanti, ma solo tenere un po’ d’ordine nel casino nel quale vivevo, accettò pregandomi di non far sapere di questo suo lavoro, le lasciai le chiavi della porta e le dissi che poteva arrivare al martedì e al venerdì mattina e fare come se fosse a casa sua. Erano le sole sere che a volte dormivo a casa mia perché Marcella frequentava un corso serale. Non discusse sul compenso, che non era comunque economico, come mi aveva suggerito la portiera. Era primavera e mi capitava qualche volta di incrociarla se ritardavo ad uscire di casa, poche parole, ma il suo aspetto da ragazzina in jeans e maglietta mi piaceva, inoltre trovavo sempre la casa in un ordine spettacoloso. Dopo qualche settimana mi capitò un giovedì sera di avere un incontro a casa mia con Marcella e una sua amica. La mattina, lasciai la camera da letto palesemente disfatta, un vibratore dimenticato sotto le coperte, una cassetta hard core vicino al video registratore ed altre tracce della serata allegra. Al mio rientro la sera trovai tutto in ordine come al solito ed il vibratore riposto nel cassetto della biancheria intima assieme ad altri strumenti analoghi che tenevo in quel posto. Il fatto mi incuriosì, voleva dire che aveva già visto gli oggetti nel cassetto. Iniziai a ritardare al martedì e venerdì le mie uscite di casa per incontrarla e fare qualche scambio di battute. Una volta che era particolarmente spettinata le feci una allusione al fortuna del marito che quella mattina l’aveva spettinata, la risposta fu glaciale : è da tempo che mio marito non mi spettina più. Il gioco mi piaceva e più l’osservavo più la trovavo attraente, denti bianchissimi e regolari, belle mani ed un corpo che anche se sempre visto con pantaloni era armonioso e da ragazzina. La svolta fortunata avvenne una mattina. Ormai in quei due giorni l’aspettavo sempre prima di uscire con la scusa di chiederle qualche particolare lavoro in casa, quella mattina quando aprì la porta ed entrò rimasi fulminato.
Indossava una tunichetta corta, sbracciata, con due spacchi laterali e delle pantofole. Per la prima volta mi consentì di avere la conferma di quanto fosse ben fatta e desiderabile. La prima cosa che mi venne in mente fu di chiederle di togliermi le tende della camera, perché volevo farle lavare, le portai la scala e mi godetti lo spettacolo, alla Antonelli, di vederla salire ed offrirmi la vista delle sue cosce che non poteva coprire. Si rese conto dove stavo guardando, ma non si scompose. Quando sentì una mia mano su una caviglia, non disse nulla, mentre scendeva dalla scala l’abbracciai e tenendole la nuca la guardai in attesa di una ribellione che non arrivò. Ci baciammo a lungo, le slacciai i due bottoni che reggevano le spalline della tunichetta che scivolò a terra. Aveva solo le mutandine e affondai il viso in un seno morbido e sodo, la leccai tutta e quando arrivai al sesso indugia a lungo fino a quando si scatenò, esplodendo in un orgasmo che certamente non mi aspettavo così repentino. Passammo la mattina scopando furiosamente, era una gatta che graffiava e godeva scaricando una voglia che non sfogava da molto. A mezzogiorno si vestì e mi disse che doveva scendere perché sarebbe rientrata la figlia da scuola. Quella settimana non volle che le pagassi le ore di lavoro di quella mattina. Carinissima. Iniziammo ad incontrarci, sempre di mattina, mi confessò di aver usato più volte un mio vibratore dopo aver scoperto dove erano riposti, fantasticando su quello che facevo di sera con Marcella e altri amici. Volle che le raccontassi tutto nei minimi particolari, mentre facevamo sesso, eccitandosi particolarmente all’idea che qualche mattina mi facessi trovare in casa con Marcella. La relazione continuò con l’approvazione di Marcella, purtroppo con la limitazione che potendoci vedere solamente la mattina dovemmo escludere che loro due riuscissero mai ad incontrarsi. Era spesso particolarmente eccitata e appena il marito e la figlia uscivano di casa, molto discretamente mi telefonava e mi chiedeva se volevo il caffè, entrava in casa, si infilava nel letto dando libero sfogo alle sue fantasie. Amava il sesso in ogni posizione, e quando scoprii che la eccitava un po’ di dolore, iniziai a torturarle i capezzoli, prima strizzandoli con le dita, poi applicandole le classiche mollette dei panni, la seconda piacevole scoperta me la indicò lei, essere penetrata dietro con un piccolo pene di gomma che aveva già trovato nel cassetto e sperimentato da sola. Voleva fare da sola, prima lo lubrificava in bocca, poi lo introduceva muovendolo, chiedendomi di leccarla e poi di penetrarla davanti, gli orgasmi che otteneva così erano lunghi e la lasciavano stremata. Aveva ripreso, con la nostra relazione a prendere la pillola, chiedendomi sempre di venirle dentro perché il caldo che sentiva le dava un ultimo piccolo orgasmo. L’avventura cessò bruscamente una mattina che la figlia rientrò da scuola prima del solito e la cercò da me, e la trovò. E non era un martedì o venerdì ed io ero in casa. Peccato persi in un sol colpo delle belle scopate e l’ordine in casa.

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