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venerdì 8 gennaio 2010



Magda

Conviveva con Daniele ormai da sette anni, lei ne aveva 36, lui 30, fotografo con poco lavoro e tanti sogni.
Frequentavo Daniele ed il fratello Guido da quando eravamo ragazzini e le nostre famiglie avevano le classiche case estive in montagna, Magda era entrata nella compagnia con la decisione di farsi, l’allora 22enne, sbarbato fanciullo. Ci riuscì, senza alcuna fatica, grazie all’interesse dello stesso per le ragazze più mature. Da allora la relazione impostata su una evidente posizione di predominio di lei nella coppia era continuata sfociando anche in un convivenza.
Magda era assistente sociale in un consultorio femminile che si occupava di contraccezione, quando scherzavamo nelle nostre serate in compagnia lamentava un calo di interesse sessuale del compagno e una sua passione per i bei ragazzi giovani.
Fra me e lei non si poteva dire che esistesse una vera amicizia, piuttosto una complicità ed un antagonismo. Alcune volte avevo accompagnato delle mie compagne nel suo studio per visite di controllo, la promiscuità delle nostre attività sessuali, l’avevano dapprima stupita poi incuriosita al punto che chiacchierando mi aveva chiesto notizie su quel mondo un po’ lontano dalle sue abitudini. Alcuni miei racconti che avevano fatto ridere Daniele e Guido mi era parso che le facessero un effetto strano. Spesso avevamo piccoli scontri verbali, i nostri caratteri facevano scintille, lei abituata col compagno a comandare mal sopportava il mio decisionismo all’interno della compagnia. Ciò non ostante mi presentò diverse sue amiche, che molto esplicitamente erano interessate ad avere una avventura esclusivamente di sesso. Magda, capelli neri mossi alle spalle, alta, bel corpo statuario un po’ androgino, seno fiorente, pelle candida e gambe perfette, aveva padre tedesco e madre veneta. Era decisamente appetibile e dai miei sguardi che le frugavano il corpo di certo aveva capito che la consideravo tale. Nei mesi estivi fuggendo dal caldo di Milano era nostra abitudine ritrovarci per passare i fine settimana in quel paesino fresco e tranquillo, con serate in compagnia di vino rosso e risate. Per evitare le code ero solito salire da Milano in moto, il che mi consentiva anche puntate domenicali sui laghi vicini. Magda appassionata di motori mi aveva chiesto più volte di portarla a fare un giretto, ma non l’avevo mai accontentata, per puro dispetto.
Quella domenica pomeriggio di luglio Magda era proprio carina, un abitino estivo stile provenzale, gonna ampia e svolazzante, corpetto aderente e generosa scollatura che evidenziava l’assenza di reggiseno, così quando mi chiese per l’ennesima volta di farle fare un giro in moto, acconsentii, per la curiosità di sentirmela dietro. Salì sulla BMW curando che la gonna le passasse sotto il sedere si davanti che dietro, appena partimmo sotto gli occhi degli amici era impettita e scostata dal mio corpo in modo pericoloso, le chiesi di passarmi le braccia intorno ai fianchi. Lì avvenne la trasformazione, ormai lontani dal paese, il suo corpo aderì al mio come incollato, il suo seno premeva sulla mia schiena, il suo viso aderiva al mio collo, il suo bacino alle mie natiche e le gambe e le braccia mi stringevano decisamente più per piacere che per sicurezza stradale. Cullati dall’andatura lenta e dalla brezza dei boschi il mio sesso iniziò a muoversi dolorosamente in quella costretta posizione, staccai una mano dal manubrio, le accarezzai un ginocchio scoperto e mi restituì una carezza sul petto sotto la camicia. Le accompagnai la mano sul mio sesso per sciogliere ogni dubbio sull’effetto del suo corpo dietro di me, mi accarezzò.
Vidi una stradina laterale sterrata che si inoltrava in un bosco di noccioli, rallentai ed entrai, dopo un centinaio di metri eravamo fermi, scesi dal sellino. Ci guardammo un attimo prima di baciarci, con morsi e leccate sul viso. Le passai una mano fra i capelli sulla nuca e raccolti fra le dita li tirai come per allontanarla da me. Mugolò un : “ sii…fammi male” che mi procurò una erezione quasi dolorosa. Tirai più forte costringendola ad allontanare la testa e spingere contemporaneamente in avanti il bacino, con l’altra mano entrai con decisione nelle sue mutandine e la penetrai prima con un dito poi con due. Si sciolse perdendo quasi le forze, estrassi le dite fradice e ti tirandola ancora per i capelli gliele misi in bocca, spinsi la sua testa verso il mio sesso che esplodeva nei jeans. Le mossi la testa sfregandole le labbra sul tessuto. Come tentò di abbassarmi la lampo la tirai via e le dissi che volevo rientrare. La voglia ci perseguitò fino alla sera, quando Magda approfittando di un momento in cui eravamo soli mi disse : “Sei uno stronzo, sono ancora bagnata, non si può lasciare a metà quel discorso, chiamami in studio domani.”
Rientrato a Milano il lunedì, non la chiamai. Martedì mattina si fece viva lei, con un tono brusco e arrogante, mi chiese perché non l’ avessi chiamata. Le dissi seccato che se avesse continuato a parlarmi in quel modo l’avrei raggiunta subito per prenderla schiaffi. Rispose subito: allora continuo !
Le mie supposizioni erano azzeccate, a Magda piaceva essere sottomessa, forse il ruolo di dominante che rivestiva nella coppia l’aveva stancata oppure era un desiderio sopito e quando in moto l’avevo presa per i capelli me ne aveva dato un assaggio.
Il gioco si faceva interessante, da quella curiosità iniziale di togliermi solo la soddisfazione di stuzzicarla, ora scoprivo possibilità di qualcosa di veramente piacevole, quindi le ribattei :” va bene, però io decido e tu obbedisci, al primo rifiuto il gioco è finito, pensaci e fammi sapere ” e chiusi la telefonata. Non ci pensò molto, dopo un minuto suonò il telefono e mi informò che Daniele era rimasto al paese perché non aveva lavoro e lei era sola a Milano.
Avevo già pronta la richiesta, il cui pensiero da sempre aveva stuzzicato la mia fantasia. Fui sbrigativo : “ci vediamo dopo la chiusura nel tuo studio verso le 20” Sapevo che aveva le chiavi ed era la sola autorizzata a rimanervi di sera per organizzare il lavoro.
Ero eccitato durante le ore di attesa perché avrei voluto conoscere già quali sarebbero state le sue reazioni e i suoi limiti nei giochi che avremmo fatto la sera.
Arrivai puntuale e quando aprì, il fresco dell’aria condizionata mi avvolse assieme al suo profumo, posai la borsa a terra e la abbracciai con tenerezza. Ci baciammo a lungo con passione come due vecchi amanti ad un appuntamento clandestino. Indossava lo stesso abito della domenica precedente, le slacciai il corpetto ed rimasi ad ammirare il seno, era stupendo, i suoi occhi luccicavano e li abbassò. Con un tono improvvisamente deciso le dissi .” prendi la mia borsa e andiamo nello studio medico” obbedì ed entrati certo immaginò già cosa le avrei chiesto. La poltrona per le visite ginecologiche oltre che nella mia fantasia, probabilmente spesso aveva eccitato anche la sua. “ Togliti le mutandine e siediti” eseguì in silenzio curando però che una volta seduta a gambe spalancate sui due sostegni laterali, la gonna le ricadesse coprendole il sesso. Chiuse gli occhi e notai un leggero tremore nel suo corpo. Aprii la borsa ed estrassi una mascherina da riposo in aereo e la infilai sul suo capo passandole l’elastico dietro la nuca, la baciai e la sentii rilassarsi.
Slacciai ancora dei bottoncini che dal corpetto scendevano sulla gonna, scoprendole l’ombelico e una leggera peluria che saliva dal sesso. Dalla borsa presi dei nastri di seta e le legai prima i polsi, poi le caviglie immobilizzandola alla poltrona. Ansimava leggermente e le sfiorai il ventre con la lingua. Finii di slacciarle i bottoni e scostai i lembi della gonna, scoprendo le sue aperture. Attesi volutamente alcuni minuti ammirandola e facendole percepire la sua nudità e la sensazione di essere a mia completa disposizione. Aspettava una mia azione e sentì la mia lingua sfiorarle un capezzolo e irrigidirlo prima che venisse stretto da una banalissima molletta di legno per i panni . Una mossa di dolore e un verso soffocato e l’attesa. Lunga, mentre il dolore aumentava. Poi di nuovo la mia lingua sull’altro capezzolo già rigido e una lunga attesa prima del nuovo dolore, che le provocò un lamento. La baciai sulle labbra e le dissi che non mi sarei fermato per i suoi lamenti perché il dolore era piacere e le sue richieste di smettere sarebbero state normali, solo se avessi passato una soglia di dolore troppo alta mi avrebbe detto : rosso. Sarebbe stata l’unica parola che avrebbe fermato il gioco. Il suo “ va bene” fu un gemito di piacere. Sentì che stavo spostando una sedia e la sistemavo davanti alle sue gambe spalancate, poi la mia lingua scorrerle all’interno delle cosce senza arrivare al sesso, a lungo. Mi alzai e contemporaneamente le tolsi le mollette, ormai il dolore era scomparso, ma quando le strizzai i capezzoli fra il pollice e l’indice massaggiandoli sussultò dal male e mugolò dal dolore, senza fiatare, anche quando le riapplicai le mollette. Senti il mio alito prima di sentire le mie dite che le spalancavano il sesso e la mia lingua che le accarezzava il clitoride. Mosse il bacino per assecondarmi e smisi subito, altre pinzette meno dolorose le strinsero le grandi labbra e fissate con un cerotto lasciavano spalancato il suo sesso. I suoi umori iniziarono a luccicare fra le piccole labbra e quando infilai due dita scivolarono dentro con facilità, la masturbai per un po’ così fino a vederla spingere avanti il bacino in cerca dell’orgasmo. Le tolsi lasciandola con una smorfia e un tremito, subito dopo sentì abbattersi su quella carne tenera il cuoio della mia cintura. Poi la mia lingua e le mie labbra si impossessarono di un clitoride gonfio e dolorante facendola gemere ancora di piacere per smettere puntualmente appena mi accorsi dal suo irrigidirsi che l’orgasmo era vicino. Iniziò a supplicarmi di non smettere e a tremare come se avesse le convulsioni. Mi accesi una sigaretta e rimasi a guardarla, il mio sesso era congestionato e completamente bagnato, lo estrassi e lo sfregai sul suo clitoride mischiando i nostri umori e strappandole un “scopami, ti prego” che aspettavo da tempo. Entrai deciso fino a toccarle il fondo dell’utero e rimasi immobile. A nulla servivano i piccolo movimenti che poteva fare col bacino ne le contrazioni che riusciva ad imprimere ai muscoli della vagina. Uscii sfregandolo nei suo liquido che colava. Quando sentì le mie dite che le ungevano di crema l’altra apertura farfugliò un “ no li no ti prego” che non fece che aumentare la mia eccitazione, mentre la penetravo dietro lentamente con un dito, le introdussi davanti un pene di lattice decisamente grosso, la sentii rantolare di piacere e rilasciando i muscoli dell’ano iniziò a godere con sussulti sconnessi, quando le entrai dietro col mio sesso esplose in un urlò di piacere.
Quasi non si accorse che avevo sfilato il vibratore e la stavo solo penetrando dietro, venne ancora più a lungo di prima, scivolai fuori mentre stava ancora godendo e il dolore che provò quando sentì entrarle dietro il grosso fallo di gomma, si mescolò al piacere.
Non lo mossi, ma lo spinsi più in fondo possibile lasciandolo così mentre finalmente le entravo davanti strappandole un ”siii” di approvazione. Come mi accorsi che stavamo venendo assieme le tolsi le mollette dai capezzoli e li torturai esplodendo dentro di lei.
Finalmente Magda capì come dolore e piacere potessero confondersi. Era mezzanotte, non avevamo cenato, la Milano estiva ci trovò come due amanti al tavolo di una pizzeria, poche parole sulla serata ma molte domande sulle mie esperienze passate un lungo bacio in auto sotto casa sua e la domanda “ vuoi dormire da me?” Accettai e i racconti fra le lenzuola la eccitarono di nuovo, mi cercò chiedendomi di masturbarla dolcemente. Si addormentò così.
Daniele dopo sei mesi la lasciò per consolidare una relazione che aveva ormai da un anno con una ricca coetanea, e che divenne dopo poco un felice matrimonio d’interesse. Il consultorio rimase con le luci accese altre sere e la curiosità di Magda si fece sempre pressante.

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