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giovedì 24 giugno 2010




L’ingegnere

Settembre era un mese piacevole a Milano negli anni ottanta, aveva ancora una sua connotazione stagionale precisa, giornate calde, sere fresche, il buio arrivava prima, ma l’abbigliamento era quasi estivo, al massimo un golf, se andavi in giro di sera. Settembre era anche il mese nel quale le coppie in cerca di divertimenti particolari riprendevano a girare di notte dopo la pausa di agosto lontano da Milano e dai loro vizietti.
Ero solo, seduto in auto e parcheggiato in una di quelle vie dove passavano abitualmente coppie che volevano farsi seguire per offrire intimità, mancava poco a mezzanotte, venivo da una cena con amici e prima di tornare a casa da Bianca decisi di perdere un po’ di tempo lì. Non ero il solo a perder tempo lì, altre auto con single aspettavano con le luci di posizione accese.
Passò una berlina beige con una coppia. Non era una vettura già vista e la velocità era eccessiva per chi cerca di agganciare qualcuno, inoltre la regola era : se passa una seconda volta, seguila. Infrangendo istintivamente le abitudini, misi in moto e partii, nessuno mi seguì. Fortunatamente.
Per un paio di volte ai semafori mi affiancai a loro guardandoli, la donna era bionda sui trent’anni, si accorsero di essere seguiti e rallentarono la velocità per evitare che li perdessi, mi anticipavano addirittura il percorso segnalando le decisioni con la freccia. Giravano a Milano e non andavano da nessuna parte precisa, dopo venti minuti pensavo di mollarli e andarmene a casa, quando finalmente puntarono verso la periferia e si fermarono in una viuzza senza sbocco e senza illuminazione. Entrai girando la vettura per essere pronto ad uscire e parcheggiai a una decina di metri prima di loro, controllando nel retrovisore le loro mosse. Si accese la luce interna della loro vettura e io scesi dalla mia, incamminandomi lentamente verso di loro, passando in fianco al finestrino abbassato. Lei, molto carina, aveva la gonna leggermente alzata, ma non quel tanto da provocare chiaramente. Non mi fermai, arrivai in fondo alla via e ritornai lentamente, rallentando in fianco all’auto, la gonna era poco più sollevata, ma si vedeva la fine delle calze, le gambe erano accavallate, indugiai e mi sentii dire gentilmente: cerca qualcosa ? Sorpreso, risposi solamente “ e voi ?” La bionda scavallando le gambe ribatté: “ cerchiamo compagnia”. Mi avvicinai al finestrino mentre con la mano in tasca constatavo la mia eccitazione per quello strano approccio, si slacciò la camicetta mostrandomi un bel seno, poi alzò la gonna mostrando che non aveva mutandine, mi sentii decisamente autorizzato a tirarlo fuori e masturbarmi avvicinandomi ancor di più. Mi aspettavo che allungasse una mano invece, mi chiese se volevo seguirli a casa loro. Certo. Mi disse che arrivati sotto casa loro, sarebbero entrati dal portone da soli, lasciandolo aperto, dopo qualche minuto sarei passato io e sarei salito al quinto piano, dove avrei trovato la porta della loro abitazione socchiusa, mi pregò di fare tutto in silenzio. Con la spregiudicatezza dei vent’anni, senza pensare che potessi finire in un guaio li seguii, feci tutto quello che mi avevano chiesto e mi trovai davanti alla porta socchiusa dell’Ingegnere, come si leggeva sulla targhetta. Entrai, accolto da lei in anticamera, era una donna abbastanza alta, decisamente elegante, senza dubbio bella, ma con una espressione del viso che tutto poteva rappresentare tranne la dolcezza. L’appartamento era decisamente lussuoso, grande e arredato con gusto raffinato, mi fece accomodare in un salotto enorme, dove su un divano angolare di dimensioni esagerate il marito ci attendeva.
Lo guardai per la prima volta e mi resi conto di quanto fosse brutto, secondo i canoni tradizionali della bellezza: sembrava un aborigeno con la pelle chiara, la fronte non superava i tre centimetri, i capelli neri e cortissimi proseguivano su un collo cortissimo e largo, e probabilmente sulla schiena, da quello che potevo immaginare, guardandogli le mani, doveva essere completamente peloso.
La moglie si mise al mio fianco ben lontana da lui che silenzioso sembrava un bambino in castigo, mi offrì da bere facendomi scegliere fra una decina di ottime bottiglie posizionate su un tavolino basso. Mi chiese di raccontare le mie esperienze di incontri con coppie, spiegandomi che era la prima volta che passavano in auto in quella via, conosciuta da una coppia di amici.
Non mi feci pregare nello spiegare cosa succedeva o poteva succedere in incontri nati per caso in quella via. Sembravano entrambi curiosi ed eccitati anche se le uniche domande mi arrivavano da lei, lui era silenzioso e beveva whisky in abbondanza.
La moglie mi chiese se volevo rinfrescarmi in bagno, mi sembrò una buona idea in previsione di uno sviluppo, che mi aveva già fatto inumidire il sesso. Il bagno era da rivista d’arredamento, jacuzzi, doccia spaziale, pareti e rubinetterie firmate, marmi e quanto altro si possa immaginare per arredare un bagno. Rientrando in salotto la trovai da sola assorta a fumarsi una Astor lunga, lui era sparito, mi misi in fianco a lei che spenta la sigaretta si girò verso di me e mi baciò saettando con la lingua nella mia bocca e accertandosi che la mia erezione iniziasse. Era già iniziata, ma migliorò decisamente quando le infilai una mano fra le gambe e raggiunsi il suo sesso che aveva bagnato abbondantemente le mutandine. Iniziammo a spogliarci reciprocamente quando riapparve il marito.
La mia eccitazione ebbe una crisi e rischiai di scoppiare a ridere. L’Ing. era nudo con un collant bianco trasparente che tratteneva a stento l’erezione di un pene non piccolo. Si avvicinò alla moglie e le porse un nastro nero con il quale lei gli legò le mani dietro la schiena. Ritornò sul divano sedendosi scomodamente. La moglie mi guardò, capì il mio stupore e mi disse semplicemente: “ lui gode così, mentre gli scopano la moglie sotto gli occhi e devo legargli le mani per evitare che si masturbi.” Nei suoi occhi brillò una luce perversa ed eccitante. Davanti a quello strano spettatore terminammo di spogliarci, più precisamente lei mi spogliò completamente, rimanendo in mutandine e calze. Si dedicò subito al mio sesso con la bocca, interrompendosi spesso per rivolgersi a lui e insultarlo con i termini più volgari che avessi mai sentito uscire dalla bocca di una donna. Lui sbavava e mettendosi in ginocchio davanti a lei si mise a leccarle i piedi. Lo allontanò con una spinta, si alzò per sfilarsi lo slip, infilarlo nella bocca del marito e poi sedersi sul mio sesso, penetrandosi e scopandosi con un movimento circolatorio degno di una ballerina di belly dance. Gli descriveva ogni orgasmo che provava continuando ad umiliarlo con epiteti fra i quali “ cornuto” era il più gentile. Continuammo lo show dedicato non solo al marito, ma anche al nostro piacere, mi fece alzare in piedi, si mise in ginocchio sul divano accanto a lui e mi chiese di sodomizzarla, usando una frase molto più esplicita. Mentre entravo emise un gemito che ben presto si trasformò in un ansimare di piacere, aumentai le spinte e venne, si sedette sul divano mi masturbò davanti alla sua bocca aperta facendomi venire, lui ansimava come un animale ferito e a lei bastò stringergli i testicoli con forza per farlo copiosamente venire dentro il collant. Mentre si accomiatava da me la moglie mi pregò di non cercarli, spiegandomi che per i loro giochi non si incontravano mai due volte con la stessa persona.




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