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mercoledì 16 novembre 2011



Un gradito ritorno: due anni dopo

Dopo quella domenica particolarmente appagante, ritornai con Nicoletta alla solita quotidianità, era allegra, contenta di avermi stupito con quella sorpresa. Un sorpresa invece mi stava arrivando da un’altra persona. Una amica comune mi avvisò che avrei presto ricevuto una telefonata da Marcella. La nostra storia sconvolgente, si era conclusa da quasi due anni, con un finale che le aveva lasciata molto amareggiata. Eravamo all’apice dell’affiatamento sessuale e sentimentale, quando decisi, dopo sei anni di convivenza, che era meglio lasciarci. Prese malissimo la mia decisione, non la discusse, ma non riusciva a capirla e sicuramente mi odiò con tutto il cuore. Non rimanemmo neppure in contatto, nulla di quella consueta e apparente amicizia che rimane fra ex che hanno vissuto assieme storie importanti. Lei, dopo qualche mese, aveva avuto un flirt con un ragazzo della sua età, finito in fretta, ora stava con un altro compagno, la cosa durava da quasi un anno. La sua telefonata arrivò, non più imprevista, ma comunque gradita. Sbrigativa e decisa, ma allegra, come nel suo carattere, mi chiese se mi andava di rivederci per una cena. Accettai volentieri e fissò per una sera dopo qualche giorno. Sarei passato a prenderla e mi diede un nuovo indirizzo, sempre di Milano. Non dissi nulla a Nico, solo un uscita con vecchi amici. Rivedere Marcella mi provocò una notevole emozione, era sempre molto bella, anche se si era tagliata i lunghi capelli che mi piacevano tanto. Ora li aveva corti e stavano bene col suo viso di 26enne ancora sbarazzina: indossava una maglietta senza reggiseno, una gonna sotto il ginocchio a fiori, tipo provenzale e dei sandali, non un filo di trucco, come sua abitudine. Vederla seduta in fianco a me in auto, sentire il profumo del suo corpo e ricordarmelo nudo, mi fece provare un senso di calore che partiva dal dietro le cosce e salivai diffondendosi nello stomaco. Avevo prenotato un tavolo all’aperto in una vecchia trattoria in periferia, a ottobre la serata era ancora calda e gradevole. La cena si snocciolava piacevolmente, lei, molto opportunamente non aveva toccato l’argomento della nostra separazione. Io invece, iniziai apposta a ripescare ricordi piacevoli, prima in generale, poi arrivai, con la seconda bottiglia di gotturnio, ai ricordi strettamente personali e sessuali. Le sue guance si erano arrossate, forse per il vino, ma anche per una probabile eccitazione scaturita dai ricordi. Mi chiese se con Nicoletta “giocavo” come avevo fatto con lei. La mia conferma non la stupì. Mi sentii autorizzato a chiederle se anche lei avesse mantenuto le sue abitudini sessuali trasgressive. Fu come aver tolto il freno ad un’auto in discesa. Mi disse seriamente che mi malediceva spesso per quanto le avevo fatto scoprire e provare del sesso. Mi disse che da quando non eravamo più assieme, non era più riuscita a trovare un affiatamento sessuale con un compagno che le facesse riprovare le emozioni alle quali si era abituata. Mi confessò che, mentre faceva sesso col suo compagno, per riuscire a raggiungere l’orgasmo, le capitava spesso di dover ripensare ai giochi che aveva fatto con me. Non sempre ci riusciva, allora fingeva e dopo, quando lui si addormentava, si masturbava in silenzio fantasticando sulle esperienze passate. La masturbazione era il suo sfogo quasi quotidiano, anche perché non aveva il coraggio di parlare delle sue fantasie col nuovo compagno, per il timore di non essere capita e sconvolgerlo. Tutti questi discorsi mi avevano eccitato ed ero certo che anche Marcella, fra le gambe, avesse un certo languorino. L’aria si era rinfrescata, terminata la cena, eravamo seduti in auto nel parcheggio, ben isolato da una siepe e protetto dal buio da sguardi indiscreti. Aspettai a mettere in moto. Feci scendere la cerniera dei pantaloni, lo tirai fuori e già eccitato, iniziai lentamente a masturbarmi. Marcella mi guardava, stupita e sicuramente anche lei eccitata. Quando le chiesi di alzare le gonne e “farmi rivedere le sue gambe e toccarsi”, l’esitazione fu minima. Si scoprì mettendosi più comoda e abbassando leggermente il sedile, non le dissi altro perché la sua mano era già entrata nel suo slip e si stava muovendo mentre le gambe si aprivano facilitando la manovra. Il salto indietro di anni fu immediato e in pochi minuti ero pronto a venire. L’avvisai e accelerando il ritmo della sua mano, mi rispose.” aspettami”. Le presi l’altra mano e la portai sul mio sesso nel momento preciso dell’orgasmo. Giocò impiastricciandosi la mano col mio sperma e venne subito dopo. Mancava poco alle 11 e mi aveva detto che doveva essere a casa per quell’ora facendomi supporre che il fidanzato l’aspettasse. Misi in moto e arrivammo fino a dove ero andato a prenderla, guidavo, la toccavo fra le gambe e le raccontavo del brunch in via Forlanini. Il suo sesso era gonfio e umido. Appena percepivo che ra sul punto di venire, smettevo. Mi meravigliai quando prima di scendere mi disse: “lui è a Montecarlo per lavoro mi chiama ogni sera a quest’ora per salutarmi e credo controllare se sono a casa, perché è geloso”. Già con la portiera e le gambe fuori, aggiunse sorridendo : ” se mi aspetti poi riscendo … non penserai di liberarti di me così in fretta un’altra volta’”. Smontò dall’auto e si incamminò, entrando in un portone un decina di metri più avanti. Aspettai una decina di minuti durante i quali ripercorsi i sei anni che avevamo passato assieme. O meglio, ciò che avevamo fatto in quegli anni. Quando uscì dal portone e si diresse verso l’auto mi colpì il fatto che in così pochi minuti fosse riuscita a parlare al telefono e cambiarsi. Ora indossava una ampia gonna di velluto nero, un golfino grigio scuro e … calze velate fumè e scarpe con un po’ di tacco. Salì e mi disse subito di non rimanere fermi lì, perché non voleva che qualche coinquilino la vedesse. Misi in moto e quasi automaticamente mi diressi verso il campo sportivo Giuriati. Era la via dove, per la prima volta, Marcella mi aveva stupito esibendosi per dei guardoni. Non parlavamo più, solo la mia mano, mentre guidavo lentamente, dopo aver avuto conferma che indossava il reggicalze e probabilmente non aveva cambiato lo slip, parlava per noi. Le mutandine erano bagnatissime e quando Marcella rivide quella via, le mie dita mi dissero che gradiva quel ritorno al passato. Non ero più stato lì da molto tempo e mai con Nicoletta. Non era cambiato quasi nulla, stessi lampioni rotti, stessa illuminazione furtiva, macchine con single strategicamente parcheggiate in attesa. Parcheggiai accostando ad un marciapiede con un raggio di luce che entrava dal parabrezza diritto sulle gambe di Marcella, le avevo alzato leggermente la gonna e si vedevano solo le ginocchia. Era tesa ed eccitata, le chiesi: “ti va?”. Risposta lampo.” me lo domandi anche, volevi anche che te lo chiedessi?”. Fu come un deja vù pazzesco! Con qualche variazione. Tre auto si staccarono da dov’erano e parcheggiarono dietro di noi, dallo specchietto vidi scendere un uomo piuttosto elegante, giacca e cravatta, non passò in fianco a noi curiosando dentro con lo sguardo. Si fermò direttamente in fianco alla portiera di Marcella, lo tirò fuori ancora molle e iniziò a masturbarsi. Lei lo guardava e basta, lui si eccitò subito, fino a poter mostrare un sesso più che abbondante. Lei si slacciò alcuni bottoni del golfino e lo aprì mostrando il suo seno sempre acerbo, abbassò il finestrino, allungò una mano, si inumidì col liquido che lubrificava quel sesso la punta di indice e pollice e si accarezzò i capezzoli facendoli indurire. Marcella chiuse il finestrino e la sua mano sinistra si intrufolò sotto la gonna e fra le cosce, senza scoprirle, non voleva mostrarsi, voleva vederlo godere così. Fu invece lei a non riuscire a trattenersi. Si irrigidì allungando le gambe socchiuse, tremava coi muscoli tesi e ansimava come un animale ferito. Quello spettatore capì perfettamente cosa stava succedendo e come ringraziamento schizzò sul finestrino una quantità esagerata di sperma. Marcella si stava rilassando quando il tipo si allontanò incrociando un ragazzo giovane e in jeans che aveva seguito tutta la scena dalla sua auto e prese il suo posto. Arrivò praticamente già col pene eretto in mano, masturbandosi: era veramente minidotato e forse questo particolare eccitò maggiormente Marcella, che alzò le gonne, aprendo le gambe e scivolando sul sedile fino ad appoggiare le ginocchia sul cruscotto. Con la sinistra teneva scostato lo slip e con il medio dell’altra mano riprese a masturbarsi, alternando carezze al clitoride e profonde introduzioni. Il raggio di luce che entrava dal parabrezza illuminava quei movimenti come in quadro e non potei fare a meno di accarezzarle i seni e iniziare anch’io a masturbarmi. Il tipo osservava dal vetro anteriore e accelerava la manipolazione facendole segno di abbassare il finestrino laterale. Rispose scuotendo negativamente la testa. Fu il segnale per farlo venire, si spostò lateralmente ed esplose con ripetuti getti sotto lo sguardo eccitato di lei. Mentre il ragazzo si allontanava feci passare una mano sotto il sedere di Marcella e arrivai davanti per infilarle prima un dito poi due. Si muoveva roteando il bacino sulla mia mano, torturandosi con le dita il clitoride, mentre con l’altra mano aveva raggiunto il mio sesso e lo stringeva fino a farmi male. Era vicina al punto di godere ancora, tesa, gli occhi chiusi, quando bussarono al finestrino, erano in due e già da un po’ agitavano i loro sessi notevoli, davanti al finestrino impiastricciato. Marcella fu colpita dalla scena e dalle dimensioni e smise di toccarsi. Io tolsi la mano nel dopo che mi chiese di spostare l’auto in una posizione più buia. Mentre facevo retromarcia per un centinaio di metri e parcheggiavo in un prato i tipi stavano seguendoci a piedi. Marcella fece in tempo a scendere, togliersi lo slip, mettersi davanti al mio finestrino infilandosi dentro con mezzo busto per prendere in bocca il mio sesso bagnato, prima che i due arrivassero alle sue spalle. Non c’erano dubbi su ciò che Marcella cercasse in quella posizione e furono veloci a capirlo e ad accontentarla. La presero così, velocemente uno dopo l’altro, con il solo scopo di goderle dentro: quello che lei voleva. Quando si allontanarono dovette tamponarsi il sesso con le mutandine per il liquido che colava fuori. Io non ero riuscito a venire, per la posizione scomodissima. Eravamo rimasti soli. Risalì in auto e riprese in fretta a masturbarsi, infilandosi due dita e spalmandosi lo sperma rimasto sul clitoride. Mi misi in ginocchio sul sedile e nel momento in cui le sue mani accelerarono per farle finalmente il piacere, venni insieme a lei, sulle sue mani. Mentre l’accompagnavo a casa, mi chiese: “Lo dirai a Nicoletta?” Le risposi .” si, non so ancora come, ma glielo dirò”.

4 commenti:

  1. Mi sembra che questo tuo racconto - pur contenendo elementi " abituali " - possieda una carica erotica maggiomente accentuata che in altri che descrissero situazioni analoghe .
    Io penso che i " re-incontri " abbiano spesso il potere di aggiungere benzina al fuoco di tutti-i-giorni .
    Capisco cosa debba aver provato Marcella - credimi ... ;-P

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  2. Bello questo racconto...ma è vero???

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  3. Tutti i post del blog sono la descrizione di episodi o periodi della mia vita, ovviamente vissuta !

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